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Mi domando come sarò, quando sarò morto.

Quando sarò morto

Quando sarò morto sarò molto, molto dispiaciuto.

Penso che quando sarò morto non potrò più ascoltare la musica che, anche distrattamente, ho ascoltato fin’ora e che ascolto anche oggi e che mi ha dato e mi da tanto piacere. Non potrò ammirare i dipinti che ho visto durante la mia vita, che sono diventate icone della vita stessa. Non potrò più gioire della luce, che a volte abbaglia, ma riesce a creare effetti che non posso pensare altrimenti.

Il mondo è bello e le sue rappresentazioni artistiche lo sono ancor di più. Il Davide di Michelangelo è una rappresentazione del blocco di marmo che non avrei potuto pensare senza di lui, mi mancherà Michelangelo, mi mancherà Botero, mi mancherà Piero della Francesca, mi mancherà Antonio Ligabue, mi mancheranno Fabrizio de Andrè, Leonard Cohen , Joan Baez, i Pink Floyd, i Nomadi, i cccp e anche Luciano Ligabue.

Non potrò più ammirare le trame di qualche muro a pietra dei casolari Toscani o delle strade tortuose che salgono la Valpolicella.
Non godrò dei panorami che ammiro oggi verso e dal Pratomagno, ne i tramonti sul mare o sul lago Trasimeno.

E non rivedrò la mia famiglia, non discuterò delle cose ne potrò essere accusato di nulla: non sbaglierò più. Non commetterò più errori.

Quando sarò morto

Quando sarò morto non ci sarà chance di cambiamento, solo il corpo si disfarà e niente, nessun ricordo resterà in me e di me.

Solo quello che ho fatto resterà, finché il tempo e le intemperie non lo rovineranno. Resteranno anche i ricordi che qualcuno avrà di me, finché resteranno nella sua mente, di chi mi ha conosciuto o di chi ne ha sentito parlare, finché non sarà morto anche lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi sono particolarmente triste e pessimista.

 

 

 

 

Ma non posso farci nulla: questa è la vita, il resto è la morte.

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Giancarlo

La verità. Vi spiego cos’è la verità.

La verità.

Cosa sia la verità l’ho scoperto stasera ascoltando la radio.

La televisione non l’ascolto quasi più. E’ inguardabile, ma anche starla a sentire mette in  serio imbarazzo chiunque conosca i rudimenti della lingua e/o ragioni con la sua testa.

LA Verità autoradio2

Comunque alla radio, conducevano il programma un uomo ed una donna. Il conduttore parlava con un nostro connazionale residente in Scozia, non conosco l’argomento della intervista, che era già iniziata quando mi sono messo all’ascolto, ma quasi certamente verteva sulle ultime elezioni presidenziali americane paragonate al referendum sulla BREXIT e al precedente referendum sulla indipendenza della Scozia dall’Inghilterra.

Votato per l’indipendenza

Penso di aver capito che nella famiglia dell’ospite le figlie abbiano idee diverse, ad esempio le due maggiorenni, abbiano votato per l’indipendenza della Scozia, contrariamente al padre.

Allora, alla fine, la conduttrice ha chiesto all’ospite se avrebbe guardato la partita Scozia Inghilterra alla TV questa sera e se le figlie lo avrebbero fatto tifare Scozia. Lui ha risposto di non essere più il gestore del telecomando, ormai da tanto tempo, che comunque, anche se non avesse visto la partita, sperava vincesse la Scozia, naturalmente.

Vincerà l’Inghilterra

Allora il conduttore ha chiosato: “Mi dispiace ma stasera la Scozia è data 10 a 1, dovrà rassegnarsi alla vincita dell’Inghilterra”.

La verità autoradio

ECCO! Ho capito. La verità è degli allibratori. Il conduttore radiofonico sapeva, sa come va il mondo e mi ha convinto.

I sondaggisti non ci azzeccano più, ma i bookmaker si. Ormai nel linguaggio comune si usa riportare a quanto è dato un avvenimento nelle scommesse per capire come andrà a finire, per decidere se è vero, se crederci o no.

La verità

“La verità sta nel mezzo” si diceva, no, non è più vero la verità sta nella quota. Gli allibratori, non buttano i soldi, se danno qualcosa, qualcuno, perdente, la verità è che quello perderà.

Forse è vero che l’allibratore conosce la verità ma i nostri media non conoscono la vergogna. Ma come si fa a riportare le quote degli allibratori, così, come fosse una cosa naturale? Come fosse un’informazione neutra, neutrale? A conferma di un fatto non ancora avvenuto? Non si rendono conto che possono instillare il “demone del gioco” negli ascoltatori? Sono untori, untori come quelli della peste di Milano.

Non tutti sono immuni dall’unzione.
Molti giocano, giocano, giocano e si rovinano e rovinano quelli che gli stanno intorno e spendono e spandono e poi spendiamo, noi, per curarli ed il nostro conduttore… non se ne cura, oppure se ne rende conto, lo sa bene e l’ha fatto scientemente. E’ un untore.

E allora ragiono, penso e discuto con voi:

Ma come siamo caduti in basso?

Specialmente la televisione, e la radio, specialmente quelle pubbliche, che dovrebbero essere fuori dalla mischia, senza interesse di genere. Apparecchi che dovrebbero divulgare “la verità”, quella vera, quella non quotata nei listini dei bookmaker, quella che ci faceva dire:” E vero, l’ha detto la televisione”.

Viene voglia di staccare la corrente, cosi non si paga il canone e neanche più gli allibratori.

Ceppoduro

G U E R R A, chi vuole che ci sentiamo in guerra?

G U E R R A

Parigi dice siamo in g u e r r a, forse non si ricorda di averla fatta prima lui la guerra bombardando Raqqa, prima ancora bombardando Tripoli e ancora avanti con le loro scelte di politica Coloniale e post coloniale.

Ma perché in Europa si sente tanto bisogno di guerra?

Un nemico comune è utile.

g u e r r aMa un nemico in casa è distruttivo.

Dobbiamo isolare i terroristi non coltivargli il consenso. Il terrorismo va sradicato non innaffiato.

Smettetela, smettiamola con la cultura del pregiudizio e della diffidenza.

Domandiamoci perché ci sono terroristi Francesi o di altra nazionalità, giovani, islamici, disposti a fare quegli atti che abbiamo visto ed ancora vedremo, se troviamo una risposta, forse, riusciremo a correggere le storture che ne sono la causa e la ragione, ma se non lo facciamo non li capiremo e non potremo neutralizzarli, solo combatterli, ma combattere significa essere in guerra e noi vogliamo vivere in pace, non morire in guerra.

G U E R R A

Questi giovani trovano nutrimento in internet, blocchiamo quei siti che propugnano la Jihad, ma soprattutto creiamo le condizioni per cui non sono nessuno in patria e cerchino la gloria combattendo in casa una guerra di altri per interessi di altri, contro di noi, il nostro stile di vita la nostra cultura, che dovrebbero essere anche loro.

Forse abbiamo sbagliato tutto?!

Non continuiamo così, non prendetevela con il vicino, con il profugo, con il rifugiato, con il pezzente emarginato, prendetevela, prendiamocela con chi li manda, li smista, li trasporta. Con chi pone le condizioni che debbano fuggire.

Ma non prendiamocela neppure con il giovane arabo di seconda o terza generazione, che abbiamo cresciuto senza valori nel mito di glorie passate e lontane che qualcuno non smette di evocare.

G U E R R AColpiamo chi le evoca, chi s’ingrassa coi vermi dell’odio.

Togliamogli il terreno sotto i piedi.

Ceppoduro

Non so chi sei, ma è come se ti conoscessi.

Non so chi sei, ne mai lo saprò.

Non so chi sei siluette
???

Caro investitore,

dal gonfio conto corrente Sammarinese. Uso San Marino ad esempio, solo per non andar troppo lontano. Non ti conosco, dicevo. Non so chi sei. Penso che non lo saprò mai. E’ un peccato perché non lo saprà nessuno. Neppure in un futuro lontano, tra cento o mille anni. E’ un peccato, vorrei conoscerti. Vorrei che tu, ti facessi conoscere. Sei un tipo eccezionale. Hai messo da parte un patrimonio consistente. Hai tanti soldi che non c’è abbastanza cartamoneta per stamparli. E stanno crescendo. Sarà la crisi. E’ sicuramente la crisi. Ma tu sei bravo. Sai far fruttare anche una crisi.

Non so chi sei, ma è come se ti conoscessi.

Ti vedo. Ti sento ei capisco. I soldi non sono più un problema per te. Il problema, semmai, è come fare ad aumentarli, ancora. Certo potresti permetterti tutto, ma poi? No meglio investire. Incassare. Aumentare. Bulimia monetaria. Che poi non è propriamente bulimia. I soldi non li hai in tasca. Sono sul conto. Sui conti. Allora non si spendono, si investono. Anzi si usano per investire con i soldi degli altri. I tuoi servono solo a garanzia.

Non so chi sei, ma sei bravo.

I tuoi soldi fruttano sempre. In realtà fruttare è un termine improprio, si moltiplicano, forse per generazione spontanea, ma non dando frutti. Non vedranno mai la luce, mai il sole. Mai nasceranno, ne mai usciranno dagli estratti di uno o più C/C.

Non so chi sei ma sei fortunato.

Con la moneta elettronica, lo scambio elettronico di valori, puoi accumulare più di Paperone. Ma non ti serve un deposito. Non devi romperti la schiena per portare la borsa alla cintura, come i tuoi avi nel medio evo. Anzi non devi fare proprio nulla, solo contare ed ammirare minute, estratti, elisir di lunga vita per te.

Non so chi sei! Ma tu sai che non lo saprò mai? Che nessuno lo saprà! Mai! Lo sai?

Quelli prima di te hanno usato i loro averi per costruire, per arredare, vestirsi, armarsi. Per fare qualcosa per cui fossero conosciuti, riconosciuti e ricordati. Ci hanno lasciato statue, affreschi, dipinti, palazzi, arene, strade, chiese. Non li hanno fatti loro, con le loro mani, li hanno pagati. Manufatti di ogni tipo e fattura, con cui si sono glorificati ed assicurati l’immortalità o, almeno, un ricordo immortale.

Certo, hai ragione, per farlo, per lasciare traccia di se, hanno dovuto sfruttare uomini e donne. Lavoratori ed artigiani, artisti, poeti e scienziati. Ma nel contempo li hanno fatti vivere e ci hanno lasciato il frutto del loro lavoro. Pagato con i soldi accumulati, proprio come hai fatto tu- Ma che tanto non potevano portarsi dietro; ne da morti, ne da vivi da quanti soldi erano.

Non so chi sei, ne mai lo saprò.

Ne nessun altro lo potrà sapere. Perché hai dei disturbi seri. Accumuli per accumulare ancora. In un contenitore virtuale di cui non rimarrà traccia, nemmeno in Google. Anche tu sfrutti tanta gente per il tuo tornaconto, sicuramente molta di più di quanta ne abbiano mortificata tutti i tuoi predecessori assieme. Ma mi piace pensare che allora, queste soverchierie, siano servite a qualcosa. Non potrei ammirare Firenze, ogni volta che la vedo. Da Piazzale Michelangelo o da Ponte Vecchio o da qualsiasi altra parte. Non potrei farlo se quelli come te non avessero cambiato i loro soldi con il frutto della sapienza, dell’arte e della fatica di tanti altri poveri uomini e donne a loro contemporanei.

Ma tu, no! Tu, che accumuli in file elettronici, non ci lascerai nulla. Non lascerai traccia di te. Morirai e nessuno saprà, che sei passato di qua.

Che pena mi fai.

Ceppoduro.

DUE, almeno due. Nessun essere umano è uguale, ma…

DUE, almeno due

DUE, almeno due. Gli esseri umani sono unici. Nessuno è uguale ad un altro. L’unicità è dimostrabile:

DUE, almeno due opposti

In matematica e logica, l’unicità di un elemento nel soddisfare una certa proprietà sta nel fatto che qualunque oggetto che soddisfi tale proprietà è uguale all’elemento di partenza. In altre parole, non possono esistere due elementi differenti che soddisfano questa proprietà. La tecnica più usuale per dimostrare l’unicità è, innanzitutto, dimostrare l’esistenza di un’entità che soddisfi la condizione in questione. Successivamente assumere l’esistenza di due entità a=b che soddisfino tale condizione. E dedurre logicamente che a dev’essere uguale a b.

Ad esempio, assumiamo che esistano due numeri a e b che soddisfino l’equazione x + 2 = 5.

Quindi

a + 2 = 5  b + 2 = 5

Per la proprietà transitiva dell’eguaglianza

a + 2 = b + 2.

Per il primo principio di equivalenza

a = b .
I due numeri sono, in realtà, lo stesso numero, sono uguali.
Ma se due numeri possono essere uguali due persone no. Neppure i gemelli che “sembrano” uguali ma non lo sono (o quasi).
Quindi uno certifica l’essere, due distingue tra esseri,
Ma siamo sicuri che uno sia indistinto, unico, appunto? E che sia anche omogeneo?
No! Non lo siamo. La teoria atomistica  e poi la sua confutazione, hanno dimostrato che qualcosa si può sempre suddividere ancora, ad esempio l’atomo nelle particelle subatomiche e poi nelle stringhe e se arriviamo agli spazi a più dimensioni

DUE, almeno due

Allora possiamo dire che l’UNO si può sempre dividere almeno in DUE. Ci sono sempre delle parti complementari che ci caratterizzano facendoci diversi. Avremo sempre un lato illuminato ed uno in ombra. Saremo in parte buoni ed in parte cattivi, giusti ed ingiusti veri e falsi.
Questa miscela ci fa differenti gli uni dagli altri.
Ma non potremo mai essere perfetti: il bene assoluto.
Come non potremo mai essere imperfetti: il male assoluto.
La composizione di questa miscela di opposti (non matematici) dipende dalla nostra storia e, meno, anche da noi.
Perseguendo il bene, la giustizia, l’onestà la bontà possiamo migliorarci, anche se di poco.
DUE, almeno due
Siamo doppi, ricordiamolo, siamo luce e tenebre, siamo
in DUE, almeno due.
Giancarlo

Quello che non c’è. Cosa c’è in Italia.

Quello che non c’è

Cosa c’è in Italia?

Meglio dire cosa non c’è, dovremmo fare prima.

Non c’è la banda larga.

Non c’è cura per le carreggiate stradali.

Non c’è neppure per la segnaletica orizzontale.

Non c’è cura per l’erba che cresce.

Non c’è benzina o gasolio per le auto delle forze dell’ordine.

Non c’è il servizio militare di leva.

Non c’è buona scuola.

Non c’è buona università.

Non c’è buon governo.

Non c’è impedimento all’obiezione di coscienza, ma non a questa obiezione di coscienza.

Cosa AngkorWatAbortionAD1150
Bassorilievo raffigurante un aborto datato intorno al 1150 A.C. Malcolm Potts – Potts, M. et al. “Thousand-year-old depictions of massage abortion,” Journal of Family Planning and Reproductive Health Care, volume 33, page 234 (2007)”. Bas relief of a massage abortion. The operator is a demon rather than a traditional birth attendant. The pregnant woman’s abdomen is darkened from being touched by pilgrims to Angkor Wat. The bas relief dates from about A.D. 1150. Dettagli dell’autorizzazione L’autorizzazione per l’uso di quest’opera è stata verificata ed archiviata nel sistema OTRS di Wikimedia ed è accessibile esclusivamente agli utenti con un account OTRS. Se vuoi riutilizzare quest’opera altrove, per favore consulta le indicazioni di Commons:Riuso del contenuto al di fuori di Wikimedia. Se sei un utente di Commons e desideri avere conferma dell’avvenuta autorizzazione o per eventuali richieste, per favore contatta qualcuno con un account OTRS oppure lascia una nota alla OTRS noticeboard. Link al ticket: https://ticket.wikimedia.org/otrs/index.pl?Action=AgentTicketZoom&TicketID=2655961 Mostra altro CC BY-SA 3.0vedi termini File:AngkorWatAbortionAD1150.JPG Creato: 25 February 2009

Non c’è laicità.

Non c’è liceità

Non c’è lavoro.

Non c’è verso di avere la pensione.

Non c’è pace.

Non c’è onestà.

Non c’è…

Cosa?

E’ interessante sentire gli argomenti di chi sostiene l’attuale governo, di chi sosteneva i precedenti, di chi sosterrà i futuri.

Nessuno ha, o aveva o avrà, dubbi.

Finalmente un cambiamento, finalmente possiamo fare. Possiamo cambiare. Possiamo,,,

Ma non importa quale sia la maggioranza in parlamento, sempre la sessa storia, alla fine non è stato fatto per colpa delle opposizioni, o delle forze oscure, o del vento, di scirocco.

Abbiamo un’infinità di accise, tasse e pseudo tasse, contributi volontari e donazioni, 2, 3, 4 otto per mille; ma mai un soldo da spendere per quello che ci si proponeva, con le buone intenzioni, in campagna elettorale.

Quello che viene fatto, viene fato male: tanto possiamo migliorarlo dopo.

Intanto abbiamo delle leggi dementi che non verranno mai corrette se non da altre altrettanto dementi; che non le cambieranno ma si aggiungeranno ad esse, complicando la materia.

Sincerely

Ceppoduro

 

Perché?

Perché? Anzi, come?

Perché?

Vi siete mai chiesti “perché”, delle cose che vi accadono intorno? E’ un approccio metafisico. Chiedersi perché permette di rispondersi come meglio ci aggrada. Ad esempio alla domanda perché esistiamo? Posso rispondere voi esistete perché fate parte di un mio sogno. Io sto dormendo e vi sto sognando. Quando  mi risveglierò voi sparirete dal mondo ed anche dai miei ricordi. Ma se preferite possiamo esistere anche solo perché così piace a Dio. Sono risposte che non servono a molto, se non ad evitare di dire: “non lo so”.

Dio, Perché?

Sarebbe meglio domandarsi “come”, come funziona qualcosa? E’ un approccio più scientifico e può portare a delle risposte sensate. Non che le risposte siano più facili, è solo che: o sono semplici, chiare e verificabili o si deve dire non so e basta. Alla domanda come funziona l’esistenza possiamo rispondere fisiologicamente, fisicamente, meccanicamente, chimicamente oppure anche “non lo so”, ma non possiamo inventarci un perché di comodo, ad esempio “perché siamo un popolo eletto che deve guidare il mondo”.

“Io penso”.

Come faccio a pensare?  Cosa significa pensare? Penso (e dubito *) dunque vivo. Vivere! Come funziona la vita? Come la morte? Non c’è spazio per dei Dei o Dei demoni. La fisiologia ha già le risposte per le ragioni della vita. Sulla morte nessuno sa niente oltre la decomposizione del corpo che, in assenza di pratiche di mummificazione, avviene in pochissimo tempo dalla cessazione della vita, anzi inizia con la cessazione della vita stessa.

Se ci domandassimo il perché della vita saremmo fritti, o bolliti, anche la scienza non risponde semplicemente a questa domanda se non che la vita serve a mantenere la vita stessa nel tempo. Anche sul perché della morte c’è casino, se non volete accettare semplicemente il fatto che la morte individuale serve a mantenere la vita collettiva.

Meglio domandarsi “come”.

Le risposte possono essere solo serie.

Domandarsi “perché” è ingannevole e pericoloso.

Scritto. Perché?

Infatti potete facilmente spiegarvi come ho scritto questo post, ma non altrettanto perché.

Ceppoduro

(* in omaggio ad una polemica serrata avuta tempo addietro con un caro amico)

“Where is everybody?” (“Dove sono tutti quanti?”)

“Where is everybody?”

(“Dove sono tutti quanti?”)

E’ più o meno la famosa domanda di fermi a Los Alamos, riferita agli extraterrestri allora di moda negli avvistamenti UFO.

Ci sono tante risposte possibili per questa domanda, addirittura Drake ha pensato un’equazione che aiuta a risolvere l’enigma.

Possiamo ipotizzare che :

Le civiltà evolute hanno breve durata

Esistono ma sono troppo lontane nello spazio e nel tempo

Esistono ma non comunicano o non vogliono comunicare

Non siamo in grado di ricevere le loro comunicazioni

oppure, e questo mi trova sostanzialmente d’accordo,

Siamo soli.

Ritengo difficile che qualcosa di così complicato come la formazione della vita, possa ripetersi altrove, e che un’altra forma di vita intelligente sia quasi impossibile (600 erano le possibilità per Drake).

Sono sicuro che molti di voi non saranno d’accordo con me, adottando qualche altra delle possibili risposte elencate o altre che non ho messo in lista, ma sono certo di essere nel giusto, meglio così, sarebbe difficile avere a che fare con altri extraterrestri “intelligenti”. Già non riusciamo ad andare d’accordo in quattro gatti su questa terra, figuriamoci Marziani e altri innominabili alieni.

Contro la guerra contro la Libia (Where)

 

Vedi il dipinto

Where?

Insomma anche Fermi si domandava: “se davvero ci sono altre forme di via intelligente, dove cavolo sono?”
Perché se ci fossero veramente avrebbero già provato a conquistarci a sfruttare i nostri giacimenti di carbone, di gas o di petrolio. O semplicemente a schiavizzarci, con o senza tratta dei terrestri in altri mondi lontani.

O forse ci hanno già preso e non lo sappiamo, ci sfruttano in altro modo e non ce ne accorgiamo, forse vogliono solo il tempo, il nostro tempo e ce lo prendono in tutte le cose che facciamo, tutti i giorni, con il nostro lavoro, gli hobby, i passatempi.

Si passa-tempo.

Il tempo passa e non ritorna.

Il tempo passa in altre mani.

Il tempo, la cosa più preziosa che abbiamo.

Ed a cui non diamo valore.

Giancarlo

Omicidio stradale.

Omicidio stradale

Siamo sicuri di risolvere la questione inasprendo le pene?

Non credo.

Omicidio stradale

Forse bastava applicare quelle precedenti.

Le pene servono a correggere errori non a creare carcerati ed emarginati, ce ne sono già troppi. Il recupero alla società non è agevolato da pene maggiori.

Negli USA, negli stati dove vige la pena di morte non mancano gli omicidi. La pena non è un deterrente, deve essere un mezzo terapeutico.

omicidio stradaleAbbiamo perso un’altra occasione di diventare un paese normale.

Che pena,

Meriteremmo legislatori migliori, forse anche stradini migliori, una viabilità migliore, autostrade migliori, più treni, più autobus, più taxi, più testa, teste con tanti neuroni, tutti accesi e collegati, un sistema neurale.

Ma siamo in Italia, che è bella non per merito nostro, qualcun altro l’ha fatta bella. Peccato quelli sian tutti morti e quelli di oggi la stiano imbruttendo.

Ceppoduro,

Contro tutte le guerre, anche quelle ideologiche.

Chi vince non ha sempre ragione.

 

Fonte

PD

Mentire

Quando

Quando è necessario mentire?

Non è una domanda frequente, tutti mentiamo, quando è necessario, senza pensarci su, senza domandarci perché. Ma vediamo quando mentire.

Intrecci di verità e menzogne Mentire

Molti mentono perché sono bugiardi, ed è loro natura mentire altrimenti sarebbero onesti. Per loro non è solo necessario, è anche logico mentire. A volte si arrampicano sugli specchi per seguire il filo delle loro menzogne e non sputtanarsi alla prossima affermazione od al prossimo avvenimento. Un bugiardo che dice la verità sarebbe un mezzo bugiardo, un bugiardino? Allora è vero che i farmaci, che hanno il bugiardino, fanno più male che bene? Ma senza farmaci come vivremmo? Meglio non pensarci.

Mentire per non morire.

La menzogna cambia le prospettive della realtà, la verità mente sulla realtà. Mentire L'albero della vita si fonda su verità o menzogne? Mentire Verità brilla in alto MentireSi dice che è necessario mentire a fin di bene. Ora questo fin di bene è discutibile: bene nostro o di colui/lei a cui mentiamo? Negare l’evidenza ci toglie dall’imbarazzo di dire quello che pensiamo, ma quello che pensiamo potrebbe non essere la verità, solo una nostra idea, una nostra visione del mondo. Ad una persona brutta non ci rivolgiamo con “Ehi, mostro…”, a volte neppure parlandone con un’altra persona ci riferiamo ai suoi attributi ancorché evidenti ed inconfutabili. La bellezza è soggettiva, se non piace a me non per questo non piace ad altri o almeno a tutti, quindi, in questo caso, non evitiamo di dire la verità, semplicemente, evitiamo di esprimere i nostri gusti e le nostre convinzioni.

A volte è bene mentire.

Sempre nel merito del “fin di bene” evitiamo di parlare apertamente dello stato di un malato terminale o comunque grave, a volte negando la malattia stessa, dando altre spiegazioni ai sintomi, ma sono solo palliativi per non affrontare la realtà e non parlare di argomenti che evidentemente ci sconvolgono. Però queste non possiamo chiamarle menzogne, evitiamo di riportare diagnosi di altri, che potrebbero anche derivare da analisi sbagliate e non essere corrette. Sono verità che non condividiamo, che non ci piacciono, riflettono sempre nostre opinioni, le nostre ossessioni e quindi dire la verità passa in secondo piano rispetto alle nostre convinzioni. Insomma non diciamo mezze verità o mezze menzogne, solo non ci esprimiamo sull’argomento.

A volte è assolutamente necessario mentire.

E’ assolutamente necessario mentire quando potremmo subire danni fisici, mentiremo senz’altro per evitare condanne e punizioni anche se salvando quella fisica perdiamo l’integrità morale. Mentire per salvarci significa ammettere di aver sbagliato e meritare la punizione. Allora è moralmente disdicevole mentire per evitare le conseguenze della verità ma nei punti precedenti non abbiamo mentito proprio per questo? Beh! Se il danno fisico, la punizione, non è meritato/a e mentire ci salva, perché non dovremmo farlo? Come possiamo determinare se le conseguenze da pagare sono giuste, meritate o immeritate?

Verità combatte menzogn Mentire

Mentiamo anche per evitare che gli altri ci controllino. La nostra vita sociale si basa sulle menzogne, le nostre conversazioni non riflettono quello che pensiamo ma quello che pensiamo pensino gli altri, o anche quello che pensiamo gli altri pensino che noi pensiamo. Anche se così facendo nessuno sa quello che pensa veramente il suo interlocutore, neppure noi, che mentiamo pensando di compiacere l’altro.

Logicamente.

Forse dovremmo sistematicamente applicare una negazione logica a tutte le affermazioni o negazioni dei nostri interlocutori ed avremmo un’idea, sempre imprecisa, ma più vicina alla realtà del pensiero degli altri. Ad esempio:

“Sono felice di vederti” –> “NON” sono felice di vederti.

“Non ti preoccupare, ci penso io” –> “NON” non ti preoccupare, “NON” ci penso io –> Preoccupati, che a me non me ne frega niente.

“Che bel bambino, tutto sua madre” –> Che brutto rospo, tutto sua madre.

“Ti amo” –> “NON” ti amo.

“Che testa di cazzo” –> Come lo invidio, vorrei essere come lui.

Va bene, credo di essermi spiegato, finiamola qui.

Ricordate: Dobbiamo assolutamente evitare le menzogne, e dire sempre e solo la verità, anche se è un vero peccato che non possa seguire il mio stesso consiglio; io sono bugiardo.

Giancarlo