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Sul nucleare

Bisogna ancora dire qualcosa sul nucleare .

Eppure sembrava di aver già detto tutto. Il discorso sembrava chiuso. Abbiamo fatto due referendum, nel 1987 e nel 2011, per decidere se gli italiani volessero o meno permettere la produzione di energia da fonti nucleari con le centrali costruite sul territorio nazionale: in entrambi i casi la risposta è stata la stessa: ”In Italia non vogliamo la produzione di energia nucleare”.
Ora basta!

Non può arrivare un ministro (prone al volere delle lobby del fossile e del nucleare?) e proporre il nucleare con centrali di quarta generazione, definite “sicure”. Le centrali di cui parla sono quelle di piccole dimensioni, studiate in via sperimentale da decine di anni senza che abbiano evidenziato vantaggi particolari ne dimostrato la loro sicurezza. Il World Nuclear Industry Status Report 2021 1 riporta che i piccoli reattori modulari “Small Modular Reactors (SMRs)” hanno una grande eco sui media, prendono sovvenzioni pubbliche, ma non sono ancora commercializzati e non lo saranno ancora per altri 10-15 anni e che i progetti pilota costruiti in Argentina, China, e Russia hanno sin qui dato risultati deludenti.

Nemmeno la “Commissione Europea” può permettere che con i fondi stanziati per NEXT GENERATION YOU per l’energia “green” che si finanzi lo sviluppo del nucleare.

Ma via, siamo seri (almeno sul nucleare).


Se siamo in un paese, ancora, democratico non possiamo reintrodurre il nucleare.
E se ci sono fondi europei dedicati alle energie rinnovabili e pulite non si possono usare per il nucleare.

Se la Francia intende mantenere le sue centrali nucleari attive non possiamo evitarlo ma possiamo auspicare che faccia come la Germania che, autonomamente, le ha dismesse tutte.

Il nucleare è pericoloso, come hanno dimostrato gli incidenti devastanti di Černobyl’ e, più recentemente, di Fukushima Dai-ichi.

In molte aree solare ed eolico producono a prezzi garantiti molto al di sotto dei costi di funzionamento e di manutenzione dei reattori nucleari, come riportato anche nel 2“The World Nuclear Industry Status Report 2019”.

Le scorie residue dal combustibile nucleare utilizzato negli impianti infine sono radioattive e pericolosissime per l’uomo, gli animali e l’ambiente in generale. Dovrebbero essere stoccate in luoghi sicuri per centinaia, se non migliaia di anni. Per ora ne è stato individuato solo uno, negli USA. Ma nulla sappiamo se sarà veramente sicuro per le future generazioni per gli anni a venire. Lo stoccaggio di queste scorie radioattive è una bomba destinata a scoppiare nelle mani dei nostri figli o nipoti: vogliamo davvero lasciargliela?

Diciamo di no.

Facciamo sentire la nostra voce a chi temporaneamente ci rappresenta.

Noi vogliamo un mondo migliore e pulito.
Non può esserlo se “sporcato” dai reattori nucleari di qualsivoglia generazione.

Giancarlo

1 https://www.worldnuclearreport.org/World-Nuclear-Industry-Status-Report-2021-773.html

2 https://www.worldnuclearreport.org/The-World-Nuclear-Industry-Status-Report-2019-HTML.html#ccanp

Come al solito

La verità viene sempre a galla, come al solito, come la merda.
Tutta questa enfasi contro Putin assassino e invasore a cosa mira? A sostenere i poveri Ucraini? Ma no! Ma figurati. Serve a vendere armi, ma è ovvio.

In questo caso le armi saranno fornite gratis “of course”, tanto qualcuno le ha già pagate, almeno tra chi paga le tasse in Italia.

Mario vuole assolutamente inviarle in Ucraina, e il nostro parlamento (con la p minuscola) subito dice si, scordandosi della Costituzione, tanto chi se ne frega della Costituzione (in parlamento)?

Allora mi vien da pensare…

Forse che stessero per scadere un sacco di bombe e munizioni?

O forse che i Sauditi non volessero più acquistare materiale in scadenza da lanciare in Yemen?

Forse che per trovare un impiego per questi botti invenduti causa la pandemia, nella finanza interconnessa, sia toccato a Putin di aprire un nuovo mercato: quello Ucraino?

Se e non stesse così, ma si cercasse solo di fermare il sanguinario Zar, allora dovremmo chiudere noi i rubinetti del gas, isolare la Russia in Russia, non muovere più una lira russa, non mandare merce in ne prenderla dalla Russia.
Chiudere i conti correnti della Russia (tutti, non solo quelli che non hanno niente a che vedere con i pagamenti del gas) e le transazioni da e verso la Russia (senza mantenere nello swift la Gazprombank).

Ma no, e poi come facciamo per il freddo, e come facciamo per l’economia e come facciamo con i soldi? Meglio inviare armi, che si scannino per un po’, così si alza il livello della guerra, l’intensità dei combattimenti, il numero dei morti; poi facciamo finta che non sia successo nulla, Putin si rifarà dei costi col gas alle stelle e gli altri rinnoveranno il parco armi e munizioni, morirà tanta gente e tutti felici e contenti.

Pensate

Pensate veramente che l’Ucraina armata dagli europei possa resistere al colosso Russia? Illusi, imbecilli, ipocriti. La guerra guerreggiata la vincerà comunque la Russia; noi possiamo solo vincere l’ipocrisia e stare dalla parte giusta della storia con i comportamenti giusti, senza armi e senza darle a qualcun altro.
Lo so gli Ucraini no; non saranno felici, ma anche loro, mettersi così in mezzo, se anni fa fossero rimasti russi o con la Russia ora non sarebbero nei guai.

Dai che poi facciamo un bel torneo di calcio da quelle parti e ci scordiamo tutto.

Come al solito

Sembrava un colpo di scena di un vecchio dittatore ansioso di riprendersi il palco e invece no. Era solo quello che spara con un colpo in canna alla roulette russa del mercato delle armi, è toccato a lui salvare il mondo trovando un sito dove scaricare tutta l’immondizia bellica russa ed europea, e vuoi vedere che ce ne finirà anche di quella americana?

Mario finiscila.

Non si danno le armi “per la risoluzione delle controversie tra i popoli”.

Mario torna a fare il banchiere o mettiti il cuore in pace o fai il nonno, che altro non sei capace di fare.

Il blog di Bucine è sempre stato, è e sempre sarà contro qualsiasi guerra.

Anche se guerreggiata da altri con armi pagate a noi.

Giancarlo

Contro la guerra

lo sapete, io sono contro la guerra, contro tutte le guerre.

In Italia e in quasi tutta l’Europa siamo stati bravi viviamo in pace da quasi ottant’anni.

In quasi tutta l’Europa perché dal disfacimento del comunismo abbiamo assistito a guerre e guerriglie nell’area balcanica, ma insomma piccole cose rispetto al passato.

Noi Italiani, ma penso sia comune anche in altri paesi europei, non ci rendiamo neppure conto di cosa significhi vivere in pace da così tanto tempo.

Forse ci siamo assuefatti e non pensiamo meriti rifletterci sopra.

Visto il successo di certi giochi elettronici, sembra addirittura che molti soffrano di non poter andare in guerra. A sfogarsi a uccidere tutti, confidando per loro di non morire mai.

Ma forse anche queste son piccole cose.

Ecco, però, che se vogliamo dirla tutta sulle piccole cose, con esse abbiamo dei problemi con la pace.

Non facciamo la guerra, ma nemmeno la pace.
Continuiamo ad essere esportatori di armamenti che, nonostante li definiamo difensivi, difensivi non lo sono per nulla.

L’opinione pubblica, a parte qualche conato di repulsione contro le mine antiuomo o le bombe a grappolo, non si indigna più per l’esportazione delle armi.
Che facciano qualche guerra nei paesi arabi o in Africa oppure che si armino fino ai denti in Sud America non gli importa nulla. Beh, no! Si indigna quando arrivano i profughi dalla Siria, che dobbiamo prenderceli sempre noi mentre l’Europa su tura il naso, si tappa le orecchie e li lascia gestire all’Italia, alla Grecia ed alla Turchia; o anche la Libia e, dove possiamo, paghiamo per farlo per noi.

Contro la guerra dovremmo vivere in pace

Contro la guerra dovremmo vivere in pace ed essere tolleranti verso gli altri, ma non ci riusciamo.

D’altronde siamo competitivi. Ci educano si da piccoli ad esserlo. Ci comprano giocattoli adatti allo scopo. Compriamo libri e fumetti, guardiamo film e programmi che esaltano competizione, prevaricazione, stupro e guerra.

Sogniamo di “arrivare”, di avere più degli altri, anche se in realtà viviamo con le “pezze al culo”.
E se proprio non ce la facciamo a possedere qualcosa, se proprio non ce la facciamo ad essere qualcuno, allora vogliamo sembrare. Vogliamo apparire.

Giovani, pieni di soldi, sani, di successo, anche se non è così.

Insomma anche li dobbiamo prevaricare qualcuno, combattere con qualcuno, umiliare gli altri per apparire “migliori” degli altri.
E anche in questo ci incoraggiano in tutti i modi a dare la colpa a qualcuno per i nostri insuccessi, a procurarci un nemico.

Ma un nemico terzo, che non è mai quello che ha mentito, rubato o ucciso a noi o più di noi.

Quando finalmente abbiamo trovato un nemico giustifichiamo la vendita delle armi, l’evasione delle tasse, l’accumulo della ricchezza, la menzogna politica e la guerra perché altri possano mantenere saldo il guinzaglio che ci tiene stretti alle miserie della nostra misera vita.

Giancarlo

Base di copertina

2014 – Giancarlo Arrigucci – Gian Franz Marc Fighting Forms – Acrilico su tavola XLIV (cm 101,5 x 61) (Collezione privata)

Lavoro e lavoratori

Lavoro e lavoratori.

“Lavoro! Raccolgo foglie di tabacco, anzi non lo faccio, non ne ho voglia! Ma chi me lo fa fare? Sto sul divano, fumo con i 50 Euro del babbo e vivo col reddito di cittadinanza”.

In un articolo vergognoso del corriere aretino “on line”, si vaneggia di come nella Valtiberina, nella piana di Sansepolcro in particolare, non riescano a trovare personale per la raccolta delle foglie del tabacco (quello da sigari: il Kentucky). La raccolta del tabacco è un’attività stagionale di questo periodo.

Qualche imprenditore agricolo della zona sproloquia su come non si trovino giovani, ne italiani ne stranieri, per soddisfare le esigenze contingenti della filiera del tabacco. Quindi afferma perentorio, senza che l’intervistatore (un giornalista???) autore dell’articolo dica pé (in toscano ribatta, dica qualcosa di contro, osi controbattere), che i suddetti giovani preferiscono oziare sul divano e godersi i soldi di “mammà” e il reddito di cittadinanza piuttosto che andare a cogliere le foglie di tabacco.
Ma come si possono affermare, senza essere presi a calci, certe madonne?

Ma come si fa a riportarle in un articolo di giornale, seppur di provincia, seppur digitale, senza domandarsi se sia vero, senza esibire prove documentali o intervistare anche l’altra parte?

Mi viene spontaneo pensare.
Che giornale di m., che giornalista di m. che articolo di m. quante bugie di m..

Lavoro e lavoratori e letame

Il letame si sparge prima di arare il terreno dove si pianterà il tabacco, la merda evidentemente dopo, quando si deve raccogliere.

Questi imprenditori, che vorrebbero avere schiavi al posto degli operai, dovrebbero stare muti e invece berciano le loro bestemmie: possibile che nessuno li sputtani.

Quanto pensano sia attraente il salario che offrono se, veramente, gli aspiranti stagionali gli preferiscono il reddito di cittadinanza?

Ma che siano in malafede su lavoro e lavoratori, che siano tutte balle inventate per farsi compatire ed ottenere gli schifati ristori statali, si capisce immediatamente. Sappiamo che il reddito di cittadinanza è un integrazione al reddito familiare per colmare il divario tra reddito reale e livello minimo di povertà della gente, quindi immagino che i più prenderanno meno di 300 Euro per uno (per arrivare a 700 devono essere completamente privi di reddito, cioè alla fame nera). I soldi percepiti col RC sono destinati a varie voci fisse, come l’affitto, il cibo e altro e non spendibili come cazzo ci pare, ad esempio per la birra da bere sul divano mentre guardiamo divertiti la TV.
Sono in malafede perché non vogliono pagare la gente che lavora per loro occasionalmente, facendosi un culo così; più gretti di così: offrire meno dell’integrazione al reddito minimo.

Sono in malafede perché se avessero bisogno di operai li assumerebbero, così da fargli togliere quel cazzo di reddito di cittadinanza che tanto li offende e li scandalizza.

Sono in malafede perché se avessero operai stabili e laboriosi non potrebbero più chiedere contributi e sussidi a Pantalone.

Imprenditori agricoli e non solo


Imprenditori che quando viene una gelata o un virus o non vendono abbastanza prodotti vogliono i soldi dallo stato e quando va tutto bene non pagano, e vorrebbero essere giustificati a non pagare, le tasse.
Che uomini rampanti!

Che esempi per la gioventù da divano.

Ancora giornali e giornalisti su lavoro e lavoratori

Ma qualcuno tra quelli che hanno raccolto le notizie, le anno impaginate e redatte in forma di articolo ha mai raccolto il tabacco da sigari? Qualcuno lo ha mai caricato e scaricato nei carrelli e poi trasportato in tabaccaia? Lo ha mai cucito ed impilato nei seccatoi e fatto fuoco e vapore giorno e notte per settimane per curarlo? A qualcuno è mai rimasto attaccato alle mani, ai guanti, ai calzoni alle scarpe la montagna di resina e nicotina che esce dalle belle e larghe foglie mature del tabacco appena colto?

Qualcuno di voi

Qualcuno ha mai colto le olive, l’uva, le mele o i pomodori?


Allora, voi che non lo avete fatto, andate tutti aff…..o e non parlate, non scrivete, non discutete più di queste cose.
Questi sono lavori di merda, stagionali, appunto, che durano poco nel lungo periodo, ma dove non c’è orario durante il giorno, dove non c’è limite alla fatica, dove la sera sei “sderenato”, “stronco”, “sfinito”, “cotto”.
Questi lavori di merda, pericolosi perché non può essere garantita una preparazione adeguata contro gli infortuni, occorrerebbe più tempo alla formazione sulla sicurezza di quanto ce ne sia per fare il lavoro occasionale. Perdinci!

E allora come si fa? Si fa in qualche maniera, chiudendo un occhio sperando non muoia nessuno.

Dicevo, questi lavori stagionali di merda dovrebbero essere pagati almeno tre volte più di quanto viene dato ad un operaio fisso, allora potrebbe convenire farli, allora si troverebbero i giovani disposti a farli. Perché i gestori (oramai abusivi) degli stabilimenti balneari si fanno un culo così per i tre quattro mesi della stagione? Perché con quello che prendono poi campano per il resto dell’anno, ma ai dipendenti vorrebbero dargli l’osso del pollo.
Bravi!
E quelli che gli danno spago e giustificazione per queste cazzate sono delle emerite teste di cazzo.

E pure quelli che non ci trovano niente da ridire.

Diverso è il discorso per chi offre lavoro come svago, come vacanza, attività fisica e si fa giustamente pagare (e anche qui i giornalisti agricoli… fanno una figura del cazzo).

Comunque


Sarebbe bello sentire qualcuno, magari un politico italiano, che si scagli contro queste cose, che smerdi chi fa queste affermazioni del cazzo e che dica a questi avvoltoi “Basta! Avete già avuto, adesso dovete pgare di tasca vostra, pagare il giusto, pagare le tasse e non rompere i coglioni”.
Sarebbe un sogno.
Non lo sentirò mai, ma…

…è così bello sognare!


Giancarlo

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra, anzi non vorremmo proprio farlo ma forse dobbiamo.

Lo abbiamo già fatto varie volte in questo blog, e lo faremo ancora se sarà necessario. Se riterremo che il sentimento comune sia più incline alla guerra, alla sua giustificazione, che alla pace e alla sua difesa.

Non che oggi ci si senta più guerrafondai di ieri, ma sono successe cose che vanno stigmatizzate, vanno denunciate, vanno semplicemente dette e quindi torniamo a parlare di guerra.

In un articolo precedente scrivemmo: “Quando si abbatte un ponte, come fecero a Mostar, quando si prendono a cannonate statue di Budda, come in Afghanistan, quando si mitraglia una scuola, come nella striscia di Gaza, siamo caduti nella trappola siamo diventati o ritornati belve, belve umane, fiere della nostra potenza, tronfie delle nostre certezze.”

Oggi vorremmo tornare

Anzi siamo tornati a parlare di Afghanistan, come tutti i media del mondo, da dove gli americani e tutti i loro pseudo alleati portatori e difensori di niente stanno fuggendo.
L’abbandono della missione internazionale era stato annunciato da tempo, ma come sempre il momento di andarsene arriva all’improvviso e, come a Mostar crollano i ponti. Si tratta dei ponti aerei di evacuazione, dove non c’è posto, non per tutti i collaboratori locali che rischiano le rappresaglie talebane. Rappresaglie che saranno come le rappresaglie tedesche di Civitella, San Pancrazio, Marzabotto e via elencando, con in gioco la vita.

Ponti aerei mancanti che rivelando l’ipocrisia che ci contraddistingue; imbarchiamo tutti finché siamo li e ci servono aiuti logistici, collaboratori, traduttori, guide, e tutti gli altri mestieri necessari, e poi “chissenefrega”, non li imbarchiamo per fuggire per portarli in Italia con noi, tanto sono loro che restano li, “cazzi loro”.
Le cannonate di quelli che chiamiamo talebani sono rivolte solo verso altri afghani, poi riprenderanno anche verso di noi, verso le idee e la cultura, contro l’autodeterminazione dei popoli (pur essendo esse stesse oggetto, o almeno conseguenza, dell’autodeterminazione del “popolo” Afghano). Ma tanto allora saremo già a casa, al sicuro, magari a cercare un altro scopo per la nostra vita.

Che fare? Che dire?

Fare non possiamo fare niente, dire dobbiamo dirlo, ripetendolo e ribadendolo fino alla noia.
Quello che lasciamo in Afghanistan è la guerra. La guerra non serve! Quanti anni siamo rimasti li ad esportare la libertà e la democrazia? Quanta libertà gli abbiamo dato? Quanta democrazia abbiamo esportato? Quali risultati abbiamo raggiunto?

Per tutte queste domande la risposta è ZERO!
Abbiamo fatto e lasciato solo GUERRA.

Ma con un costo enorme umano (le nostre e le loro vittime) ed economico (i soldi spesi per l’intervento).

Non si potevano usare meglio i quasi 10 miliardi che abbiamo speso?

E cosa ci siamo andati a fare in missione di guerra in Afghanistan noi italiani, noi che la guerra la dovremmo aborrire?
Per che cosa abbiamo forzato, ignorato, vilipeso la nostra Costituzione ed il suo articolo 11?

Perché non siamo intervenuti con l’esercito prima che prendessero a cannonate le statue di Budda nella parete della montagna. In difesa della cultura della civiltà del patrimonio artistico mondiale dell’umanità? E ricordate che passarono giorni dalle dichiarazioni alla messa in pratica del cannoneggiamento del sito. L’unico intervento afgano giusto da fare non siamo stati capaci di farlo, forse nemmeno di pensarlo.
E allora a cosa serve il nostro apparato militare, professionista, se non è capace di difendere, di difenderci, di difendere gli altri (ad esempio i collaboratori afghani che lasceremo a Kabul in aeroporto, in attesa di un volo italiano che non partirà)?

Cosa aspettiamo a liberarci di un apparato militare inutile, inefficace e costoso?

Povera Italia!

Che vergogna!

Giancarlo

Il sindaco

Il sindaco

Il sindaco di Firenze non ha capito la differenza tra centrale e locale, tra governo Italiano e governo di Firenze. Ma che ha capito il sindaco di Firenze?

Lui è un bonaccione, non è capace di dire di no agli amici. Se alcuni di loro vogliono ritrovarsi a fare l’aperitivo in piazza Santa Croce come fa ad impedirlo?

E se un sacco di pirla vanno tutti assieme in piazza della Signoria ad ammirare il Davide di Donatello, la copia, che l’originale è ben custodito da un’altra parte per salvaguardarlo da ammiratori troppo invadenti e da piccioni scagazzoni, come impedirlo?

Come fa il presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte a demandare a lui la scelta se e come chiudere una piazza per evitare troppi contagi. Che lo faccia Conte, che diamine! Il sindaco non può mica pensare a tutto per la sua città. Ma che modi, ma che prepotente questo Conte.
E poi come può fare il sindaco di Firenze, qualora decidesse di chiudere Piazza della Repubblica onde disperdere le file di gente per entrare al vicino orto botanico, a controllare che la gente, turisti e fiorentini, non disobbediscano e vi si accalchino lo stesso? Non ha mica centinaia di vigili urbani ai suoi ordini? Meglio se Conte decide lui e manda l’esercito a controllare. Suvvia Conte ti prego. Firenze val bene una messa!

Ma perché avrà voluto farlo?

Il sindaco intendo. Forse non aveva neppure immaginato che potesse scoppiare una pandemia, che dovesse prendere decisioni impopolari, per il bene della comunità, ma a volte le cose succedono e le decisioni amare vanno prese. E Giuseppe Conte, il nostro presidente del consiglio dei ministri, non può prenderle al posto del Sindaco se riguardano Firenze, o del presidente di regione, se riguardano la Toscana. No lui le prende solo se deve chiudere tutto o se deve commissariare un comune, per Firenze è stato eletto un sindaco e gli è stato demandato proprio questo genere di cose.

Piangere che Giuseppe Conte è cattivo non serve.
Lui ha deciso che se il sindaco vuole chiudere può farlo, ma non può sapere come vanno gli assembramenti in piazza Santa Maria Novella.

Capisco che se ci fosse stato il capo della opposizione al governo, forse più caro al primo cittadino, lui avrebbe deciso tutto, citofonando uno ad uno ai partecipanti alla ressa in piazza, ammonendoli di non fare queste cose in pandemia, ma purtroppo non è lui il capo e il sindaco di Firenze deve fare il suo mestiere.

Che è un mestiere difficile, ma che qualcuno doveva pur farlo e, se non si sentiva in grado, poteva evitare di farlo.

Ceppoduro

Immagine di copertina:

Di Connormah – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8246569

Potevano risparmiarcelo

Quei senatori potevano risparmiarcelo


Si, potevano risparmiarcelo ma non l’hanno fatto. 71 senatori hanno richiesto, come peraltro previsto dalla costituzione italiana, di consultare il corpo elettorale con un referendum confermativo, dopo che era passata in parlamento la legge di modifica costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari.

“Che c’è di strano?” già altre tre volte abbiamo votato. Due volte ha vinto il si, confermando la modifica e due il no, bocciandola e tornando alla situazione precedente.

Beh, di strano ce n’è

Prima cosa, la più evidente, è che tutti erano d’accordo con questa legge, praticamente nessuno, in parlamento e nel paese, vi si è opposto prima. 71 senatori, sono molto più dei 64 (un quinto dei membri del Senato) necessari ha chiesto il referendum. Un quinto è il 20% del totale ed anche nell’ultima votazione ha votato a favore il 98% circa dei senatori. Perché hanno cambiato idea? Perché non discuterne prima, durante le votazioni in Senato e alla Camera? Il dubbio che volessero fare i furbi sorge spontaneo, la certezza non possiamo averla ma…
Questi signori volevano assolutamente mantenere i posti disponibili in parlamento, contando di essere rieletti ad perpetuum, ma hanno votato si nei vari passaggi parlamentari, contando sul fatto che la legge non si sarebbe fatta per un motivo o per l’altro, come è sempre successo in passato.

Ma non avevano fatto i conti con gli italiani.

Ed allora fatto il male, passata la legge, hanno cercato il rimedio. Questo referendum.

Che per fortuna hanno perso, prendendo una tranvata memorabile con oltre due terzi degli elettori favorevoli.

Per i partiti questa legge è devastante, avranno meno poltrone da spartire, quindi minori possibilità di scambio ed i loro segretari meno potere.

Potevano risparmiarcelo

Ma non lo hanno fatto, una tornata elettorale costosa, con enormi difficoltà organizzative a causa della pandemia ancora in corso. Una spesa che poteva bene essere usata per altro.

Potevano ma non hanno rinunciato ai loro privilegi, ovvero hanno provato a mantenerli, come i vitalizi.

Per fortuna molti di questi non saranno rieletti alle prossime politiche, ci hanno fatto spendere, ma non spenderemo più per loro.

Finalmente avremo un parlamento più snello e, se saremo accorti nelle votazioni, anche migliore, più produttivo, più legato ai problemi che ci affliggono e che da noi è chiamato a gestire.

Sono molto soddisfatto, questo venti-venti che sembrava di merda, invece qualcosa di buono lo ha portato.
Potevano risparmiarcelo e quando andremo ancora alle urne non avrò vuoti di memoria.

Giancarlo

Radio Londra

Qui parla Radio Londra

Come nell’ultima guerra c’è radio Londra a tenerci svegli, si sente anche dai paesi più lontani e ci avvisa della guerra appena iniziata.

Parla a quei mondi nascosti, sommersi sotto le coltri del benessere e dei rifugi antiatomici. E voi ragazzi uscitene fuori, lasciate quei i rifugi e lasciatevi alle spalle le storie melense dei Beatles o rovinerete per terra.

Nessuno è più buono e non c’è più niente di bello a Londra, oggi frulla solo il manganello.
Ormai è cominciata l’era glaciale ed il sole si espanderà nella sua fusione. Il frumento seccherà, i motori gripperanno ma non ho paura.

Perché Londra si sta sciogliendo e non me ne curo, io sarò il primo, io abito in riva al fiume.

Radio Londra ci indica le zone proibite ma fregatene fratello, puoi arrivarci da solo per vedere i vivi morenti.

Radio Londra ci indica che fare: smettere di resistere e respirare.

Radio Londra

Radio Londra continua a trasmettere anche se sei distratto e io non voglio gridare, stiamo tutti impazzendo senza essere schizzati, solo quello con gli occhi giallastri lo è.

Ormai è cominciata l’era glaciale ed il sole si espanderà. I motori gripperanno ed il frumento seccherà.

Un incidente nucleare non mi fa paura, perché anche se Londra si sta sciogliendo io sto al fiume.

Ad ascoltare radio Londra c’ero anch’io, sai che dicevano? Beh, qualcosa di vero l’hanno detta, che era arrivata l’ora.
E dopo tutto questo casino non potresti regalarmi un sorriso?

Non mi sono mai sentito così…

Giancarlo

Libera interpretazione e traduzione di:
London Calling dei Clash.

Una canzone che ha ben rappresentato i dubbi e le paure dei giovani del tempo. Quando un disastro atomico sembrava imminente e le nostre capacità e possibilità di fare qualcosa per evitarlo sembravano nulle.

Abbiamo pensato che idioti al governo potessero premere quei pulsanti rossi che avrebbero distrutto il mondo.
Noi non lo volevamo e ci piace pensare che il disastro non ci sia stato anche per le nostre pacifiche proteste.

Si…no … si!

Referendum popolare confermativo

Si…no … si. In questi giorni pre-votazioni si infervora il dibattito sul referendum confermativo del taglio dei deputati e dei senatori. Tanti sono a favore del sì. Ma chi è a favore del no fa sentire, e molto, la sua voce. E’ chiaro che i meno attivi sono i sostenitori del si, visto il consenso che la riforma ha nel paese e l’ampia maggioranza con cui è passata in ben 4 votazioni parlamentari.

Ma se siamo quasi tutti d’accordo nell’effettuare il taglio quali sono le argomentazioni dei contrari? Me lo sono chiesto molte volte, ed ho cercato di seguire e capire le loro ragioni.

Per gettare

le basi dell’articolo bisogna dire che il referendum chiede di confermare il testo della legge costituzionale: “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 240 del 12 ottobre 2019.

Approvato in via definitiva dalla Camera l’8 ottobre 2019, il testo di legge prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.

Si…no. A causa

di un passaggio al senato dove il provvedimento non è passato a maggioranza qualificata (voto contrario del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, allora all’opposizione) e nonostante nell’ultima votazione la maggioranza dei favorevoli sia stata qualificata il Senato (un quinto dei suoi membri) aveva la facoltà entro i tre mesi successivi all’approvazione di chiedere il referendum confermativo. Così è stato fatto da 71 senatori, ed eccoci qua.

Dopo il voto conteremo favorevoli e contrari e la tesi che prevarrà porterà alla modifica od al mantenimento del numero dei nostri rappresentanti.

Si…no. Cosa dicono

quelli che non vorrebbero ridurre il numero dei parlamentari?

La più convincente che ho sentito: “L’unico risultato secondo me sarà avere un parlamento ancora più oligarchico e privo di quel minimo di pensiero critico offerto dalle minoranze più illuminate di questo paese, per cui voto no”.

Oppure: ”Per me il top è no con riduzione del 50 % dello stipendio (e sarebbero ancora pagati troppo.…)”.

Ovvero i sostenitori del no considerano il taglio dei parlamentari ad un taglio di rappresentatività e democrazia o, addirittura, alla fine del pensiero critico parlamentare.

Beh, posso dirvi

di non preoccuparvi, se il vostro parlamentare sarà eletto da più persone sarà più forte nel rappresentarvi (se lo vorrà, vista l’assenza di vincolo di mandato).

Il pensiero critico, gli sherpa della politica, quelli che non ci saranno più o ce ne saranno di meno nel novo parlamento, non l’hanno mai avuto ne mai lo possederanno, sono messi li da capi partito (o capi bastone) e non possono ribellarsi, non se vogliono aspirare a rientrare in parlamento la volta dopo.

Di questi meglio averne pochi.

Andate e votate si.

Non essendo necessario il quorum potrebbero bastare pochi elettori si per annullare questa magnifica opportunità che finalmente abbiamo la possibilità di cogliere, ma che se non lo facciamo forse non capiterà più, almeno non ai nostri figli.

Io voto si!

Giancarlo

Fonte informazioni: wikipedia

Sul virus

Quante cose

Quante cosa si capiscono sul virus e, guardando quello che succede a causa sua, anche sugli uomini.

Che piccoli gli uomini, che non cresceranno mai. Che meschini gli uomini, che non miglioreranno mai. Che uomini gli uomini, che non ci deluderanno mai.

La pandemia ha migliorato il mondo ha tolto il traffico convulso a cui eravamo abituati, ha smorzato i rumori quotidiani e serali, togliendo la gente in giro, ma… ma chi è costretto a casa, senza lavoro, senza risorse deve essere aiutato,confido lo faccia il governo, vedremo.
Per ora gli vada il mio pensiero, anche se non è molto, e i migliori auguri per il futuro.

Anche soddisfazioni

Dobbiamo essere contenti del nostro governo, sembrano tutti seri, il presidente del consiglio sicuramente lo è, meno male.

Dobbiamo essere soddisfatti dei sanitari, fanno quello che possono con quello che hanno e finalmente è arrivato anche il loro momento di gloria. Non più scansafatiche, fannulloni e mangiapane a tradimento.

Sono sorpreso dei cittadini, fanno la fila, mantengono la distanza, anche se, insomma, è la fila per la fifa.

Di chi dobbiamo lamentarci?

Sportivi, politicanti e giornalisti.

Professionisti e società miliardarie che potrebbero fare tanto, anche solo mettendo a disposizione i soldi, pensano solo a riaprire competizioni e campionati, che non possono essere riaperti, purtroppo.

Politicanti, tanti, troppi, che non stanno zitti, come invece dovrebbero. Con la loro voce, becera, contribuiscono solo a far stare male quei pochi o tanti che gli danno (ancora) retta. Che parlano, parlano, parlano male di altri politici, per coprire la loro incapacità, la loro pochezza, la loro impreparazione, la loro inpresentabilità.

I giornalisti che ancora gli fanno da supporto, ai politicanti. Che non raccontano le cose come stanno, che non si limitano a fare cronaca, come sarebbe giusto facessero ora.

Mi rendo conto che dovrei fare esempi concreti, invece di chiacchiere generiche, ma non posso, ognuno interpreti il messaggio come vuole.

Colpito sul virus

A parte l’apprendimento dell’arte della fila, il popolo Italiano in quarantena non è cambiato in niente altro.

Lodiamo i sanitari che stanno facendo il loro lavoro, che son pagati per questo e non ci incazziamo con chi non paga le tasse, ne con chi, rubando, ha depotenziato la sanità pubblica, che ora ci avrebbe fatto tanto comodo.

Aderiamo, ora come sempre dopo terremoti, alluvioni e disastri vari, a varie raccolte fondi.

Fondi da destinare alla protezione civile, agli ospedali, ai vigili del fuoco eccetera eccetera.

Raccolta fondi

Fondi che non serviranno a niente, che non arriveranno in tempo e che non saranno mai disponibili per gli scopi richiesti.
Aderiamo invece di incazzarci con chi evade e con chi ruba i soldi delle tasse invece di destinarli in maniera strutturale a protezione civile, ospedali e quant’altro ci possa servire.

Ma da buoni cattolici gli italiani pensano di lavarsi l’anima con una piccola elemosina.

D’altronde, mi consolo, siamo in buona compagnia basta vedere che cosa (non) fanno gli europei, incapaci di non pensare che ai loro o vostri soldi.

Povera Italia.

Povera Europa.

Ceppoduro