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Non possiamo tacere

Non possiamo tacere.

Il governo Israeliano ha scelto la guerra.

Guerra a Gaza ed a tutta la Palestina per rispondere ad un tremendo atto terroristico di Hamas.

Questo blog è stato sempre, da sempre e sarà per sempre una voce contro la guerra (per altri articoli fate una ricerca nel blog).
La guerra non si deve e non si può fare e certamente mai in risposta ad atti terroristi coinvolgendo nella responsabilità di quegli atti intere popolazioni.
Sono momenti bui per l’umanità con tante guerre in corso nel mondo non si sentiva certamente il bisogno di questa ennesima ripicca tra bambini.

Cosa devono fare, anzi cosa dovevano fare i palestinesi per non essere attaccati? Per non subire lo sterminio israeliano?

Direte che non dovevano dare il sostegno ad Hamas, ma chi ha veramente sostenuto economicamente quell’organizzazione? Chi l’ha voluta per contrapporsi all’Autorità Nazionale Palestinese? Chi cercava un casus belli per rientrare e, come stiamo vedendo, distruggere tutta la striscia di Gaza? Come ha protervamente affermato l’ex ambasciatore di Israele a Roma.

Il diplomatico ha anche aggiunto che ogni persona che minaccia un ebreo, che vuole uccidere un ebreo deve morire. Cioè occhio per occhio, dente per dente, ma come puoi bombardare Gaza con una scusa così? L’intero popolo palestinese ha partecipato alle recenti azioni di Hamas? Come possiamo fare una rappresaglia contro un popolo intero?

NON SI PUÒ!

XXIV – 2015 – Giancarlo Arrigucci – Contro la guerra contro la Libia – Acrilico su tela  (cm 60 x 60)


La guerra è ingiustificabile.
La guerra è inaccettabile.
La guerra come rappresaglia verso civili inermi ed incolpevoli è un genocidio, un massacro che va punito come tutti i crimini di guerra, anzi come tutti i crimini.
Chi lo sta perpetrando si sta macchiando di un’infamia che non basteranno generazioni per cancellarla.
Nel nostro piccolo non possiamo fare altro che denunciare questo crimine e chiederne la condanna per gli autori non appena possibile.
Piangiamo il dolore dei morti e soprattutto dei loro sopravvissuti, piangiamo il dolore dei feriti, degli orfani e dei genitori dei bambini morti.
Li piangiamo con lo stesso dolore dei caduti israeliani per mano di Hamas.

Non possiamo tacere

Riteniamo i responsabili delle due azioni parimenti criminali indegni di appartenere al genere umano.


Giancarlo

Immagine di copertina:

CXCV – 2023 – Giancarlo Arrigucci – Polli del Valdarno – Olio su tela – 50x50cm

Mario?

Mario? Come ti permetti?
Ma tu Mario, chi sei?
Con quale diritto vuoi farci entrare in guerra?
Ma come si fa?
Ma come si fa, dico io?

Come si fa ad avere idee così ottuse?
“Saremo con l’Ucraina fino alla fine, fino alla vittoria finale”.

Ma lo sai, Mario, cosa significa?
Vuol dire che non cercheremo mai il compromesso, la tregua, il cessate il fuoco.

Che sono gli unici modi per far cessare una guerra.
Sia una guerra giusta (ammesso che ce ne sia una) che una ingiusta.

Se si foraggiano armi, sempre di più, sempre più potenti si alimenta il conflitto.
Ma se si usano tutte la possibilità diplomatiche di convinzione e di coercizione si può cercare la pace.
In una pace si vince in due, anche il più svantaggiato, con la vittoria finale vince uno solo e se uno dei due contendenti possiede armi nucleari probabilmente perdiamo tutti.

I fatti, Mario? A volte si confondono

XXIV – 2015 – Giancarlo Arrigucci – Contro la guerra contro la Libia – Acrilico su tela  (cm 60 x 60)

Certo quando l’aggressore erano gli statunitensi, in Bosnia, in Libia, in Iraq, in Afganistan le armi le mandavamo all’aggressore, ora all’aggredito.
Potrebbe essere un tardivo ravvedimento, se non ci fossero altre centinaia di guerre nel mondo per le quali semplicemente ce ne freghiamo sia dell’aggredito che dell’aggressore; a meno che non ci sia la possibilità di vendergli illegalmente armi allora si traffica senza neppure chiederci chi sia dei due quello con cui facciamo affari.
Allora, caro Mario la tua idea di giustizia e di partecipazione fa schifo, è cieca e sorda ed è complice della morte.
La morte di tanti giovani Ucraini e Russi e dandoti ascolto lo sarà anche di giovani europei, complice anche le idee di Jens, quello le cui idee sono sponsorizzate direttamente dai produttori di armi mondiali.

Quello forse, cui vorresti fottere il posto.
Mario, sei vecchio; di vecchi ne muoiono tanti, sicuramente anche oggi è morto qualcuno, che nessuno rimpiangerà. Sei vecchio, lascia perdere queste faccende e dedicati ai nipoti se ne hai. Se non ne hai lascia vivere i giovani, fagli avere i loro nipoti, faglieli accudire, coccolare e viziare.
Potresti farlo cercando la pace: difficile ma possibile.
Potresti farlo non mandando a morire in guerra i giovani europei.

Potresti fare del tuo meglio per non coinvolgerli, loro malgrado, in una guerra mondiale che che solo i vecchi rincoglioniti vorrebbero vedere, perché le loro menti non riescono più ad elaborare idee giuste.

Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di farlo denunciando le assurdità che hai pensato e pronunciato.

Noi cerchiamo la pace, tu vuoi la guerra?

Giancarlo

Andate alla home page del blog e digitate Guerra o Pace nel motore di ricerca evedrete quante volte ci siamo occupati dell’argomento, purtroppo sempre inascoltati.

Immagine di copertina:
VII – 2015 – Giancarlo Arrigucci – Acquerello  (cm 21 x 29,5)

Sergio? Oh Sergio.

Sergio, ma se non la conosci te la nostra Costituzione? Tu che ci hai giurato sopra. Tu che per due volte sei stato incaricato difenderla. Chi dovrebbe meglio di te?


Però, considerando le tue parole durante le ultime uscite pubbliche e tenendo presenti le leggi che hai controfirmato sin qui, mi dispiace doverti redarguire, ma non mi pare tu la conosca molto bene.
O almeno, su alcuni punti mi sembri molto distratto.
Quasi evasivo.

Come se non comprendessi bene il senso delle parole scritte nella nostra Carta.
Eppure chi le vergò, dopo il bagno di sangue del secondo conflitto mondiale, fu ben attento ad evitare fraintendimenti.

Sergio, specialmente all’articolo 11, quello che oggi mi sta a cuore discutere con te, il suo testo non si può fraintendere:


L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.


Non mi pare tu lo stia difendendo, Sergio.
Ma quando giurasti da presidente l’ultima volta a cosa pensavi?

Sergio

Cosa ci hai letto diversamente da me?

“La pace deve ripristinare la giustizia ed il diritto internazionale. Non deve essere una resa.” Hai detto!

Quando hai controfirmato l’invio di armi a quale pace pensavi?
La pace non si fa con le armi, la pace si fa facendo tacere le armi.

Il primo passo per la pace è il cessate il fuoco, che non si fa sparando e bombardando, oppure hai un’altra idea?
La resa è di uno dei contendenti, quando perde, come la vittoria è dell’altro.
Un accordo di pace non ha vinti ne vincitori soprattutto interrompe morti e distruzioni.
Non vorrai mica avere sulla coscienza altri morti ed altre distruzioni?
Io no!

Io ho tre figli, sono italiano, cittadino italiano, cittadino del mondo e pretendo che il presidente della Repubblica Italiana tuteli il mio status e quello dei miei figli, ripudiando la guerra e cercando un altro modo per risolvere il conflitto tra Russia ed Ucraina.
Voglio che si impegni attivamente per questi scopi, Sergio sei tu che devi fare questo, sei in carica apposta, e non dia l’assenso ad altri invii di armamenti, Sergio è ora di smetterla, che rispetti il dettato costituzionale e lo difenda dai sovversivi che vogliono stravolgerlo e non tenerne conto, >srgio non so se sono stato chiaro.

Chissà?

Sergio? Caro Sergio! Devi fare ammenda, tornare sui tuoi passi, non avallare più scelte scellerate di uomini folli che foraggiano la guerra e pretendere immediatamente un cessate il fuoco ed una mediazione di pace.

Ma forse, anche se lo farai, sarà già tardi e non so se l’Italia riuscirà a perdonare il tuo tradimento, comunque provaci.
La storia sicuramente NO. Non dimenticherà e non perdonerà.

Io neppure.

Con amarezza.

Giancarlo

Lui non mi avrebbe deluso mai.

Immagini:
Di Quirinale.it, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=130119373

Fotografia ufficiale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Primo piano di Sandro Pertini, Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985.

A proposito di guerra

Vorrei dire ancora qualcosa a proposito di guerra.

In questo blog abbiamo già scritto più volte che non si deve e non si può fare la guerra.
Combattere è necessario solo se siamo attaccati, solo se qualcuno ci dichiara guerra.

In Italia, in questi giorni di guerra in Ucraina, sembra che molta gente sia propensa all’interventismo;
probabilmente seguendo il vento della propaganda della stampa principale, della propaganda del primo ministro Draghi e di parti del suo governo e della propaganda americana, in somma in una frase sola della propaganda dei produttori e degli spacciatori armi.
Altrettanto probabilmente la maggioranza dei nuovi interventisti, partigiani con la p minuscola e guerrafondai in pectore non sa minimamente che cosa stia dicendo.
Tutti vorrebbero fare la guerra con il culo degli altri.
Ancora non ho visto una sola persona partire per l’Ucraina ed andare a sparare a Putin, si insomma alle sue truppe invasori.

Nessuno ad ergersi a scudo umano contro i missili russi e le contraeree ucraine.

Allora che fare?

Se questi signori e, meravigliosamente, anche signore (donne favorevoli alla guerra? Un abominio!) volessero aiutare i contendenti a raggiungere la pace o più semplicemente volessero aiutare gli ucraini attaccati dai russi dovrebbero fare in modo che in Ucraina arrivino viveri e medicinali, probabilmente anche vestiti ed altri materiali di uso comune in caso di emergenza, come tende, camper, eccetera.

Non armi (peraltro già abbondanti in quel paese largamente fornite a suo tempo dagli americani), non armi che non servono a pacificare ma solo a sacrificare altre persone.

Accolgano in casa propria i rifugiati, diano soldi per la loro sistemazione, gli diano una possibilità di continuare a vivere.

Quante scemenze si dicono a proposito della guerra

Draghi, furbo come un banchiere, l’ha già detto: o il condizionatore acceso o la pace.

E chi in Italia sceglierà la pace? Nessuno, e lui lo sa ed i suoi amici armaioli ringraziano o ringrazieranno, vedrete. Troveranno il modo di farlo diventare presidente della repubblica anche a costo di far fuori Mattarella mandandolo in vacanza con il Papa emerito.

Però Draghi, che ha già inviato armi agli ucraini violando la costituzione, dovrebbe sapere che l’Italia non può entrare in conflitto con la Russia perché non contempla la guerra come strumento di risoluzione delle controversi tra i popoli, e d’altronde la Russia continua non volerci invadere ne a dichiararci guerra, quindi che fare? Una bella gatta da pelare per lui per far contenti i suoi “ragazzi” e tutti i guerrafondai nostrani.
Potrebbe però fare qualcosa per accontentarli tutti.
Ripristinare la leva obbligatoria, per i figli dei favorevoli al conflitto ed all’invio di armi, e farla svolgere per un anno nelle caserme ucraine.
Chi non ha figli sia mandato di persona come riservista.
Vedremo quindi chi è sinceramente filo ucraino e paladino della legalità internazionale.

Perdonate lo sfogo

A proposito di guerra, concludendo questo mio sfogo su guerra e guerrafondai “de’ noantri” come penso usino dire a Roma, ribadisco che non si fa la guerra per raggiungere la pace.

Con la guerra si ottiene solo un vincitore ed un vinto, pronti a battersi ancora.
I russi sono in torto? Non lo so, sembra che abbiano sparato per primi. Bene gli ucraini devono trattare con i russi.

Gli ucraini sono stati aggrediti ed invasi? Non lo so, sembra che questo sia accaduto. Bene gli ucraini devono trattare con i russi.

Gli europei vogliono ripristinare la situazione precedente? O i russi si ritirano come gli americani dall’Afghanistan o gli europei devono trattare con i russi.

Gli americani vogliono fare la terza guerra mondiale? Bene diamogli retta ed inviamo armi facciamo la zona di non sorvolo ecc, tanto gli Stati Uniti sono lontani che volete che gliene freghi a loro? Per evitarlo bisogna trattare con i russi.

Ulteriori considerazioni a proposito della guerra

Cari signori e signore dallo stomaco peloso, povere genti dal portafogli enorme e vorace, predatori seriali smettete di nascondervi dietro parole menzognere ed ammettete che quando un’invasione, un colpo di stato, un genocidio si fa a vantaggio vostro, vedi Afghanistan, Iraq, Palestina, Libia, altre zone dell’Africa, del medio oriente e più o meno di tutto il sud America, lo chiamate operazione di mantenimento della pace, esportazione della democrazia o come meglio vi aggrada in quel momento mentre se fatto da altri senza vantaggi evidenti per voi lo chiamate guerra.

E voi, voi altri che non avrete nessun vantaggio dalla guerra, smettetela di allinearvi al pensiero dominante (dominante???) come soldatini di latta. Cominciate a pensare con la vostra testa, se vi riesce.


Vergogna.

Vergogna.

Ancora Vergogna!

Ceppoduro

Come al solito

La verità viene sempre a galla, come al solito, come la merda.
Tutta questa enfasi contro Putin assassino e invasore a cosa mira? A sostenere i poveri Ucraini? Ma no! Ma figurati. Serve a vendere armi, ma è ovvio.

In questo caso le armi saranno fornite gratis “of course”, tanto qualcuno le ha già pagate, almeno tra chi paga le tasse in Italia.

Mario vuole assolutamente inviarle in Ucraina, e il nostro parlamento (con la p minuscola) subito dice si, scordandosi della Costituzione, tanto chi se ne frega della Costituzione (in parlamento)?

Allora mi vien da pensare…

Forse che stessero per scadere un sacco di bombe e munizioni?

O forse che i Sauditi non volessero più acquistare materiale in scadenza da lanciare in Yemen?

Forse che per trovare un impiego per questi botti invenduti causa la pandemia, nella finanza interconnessa, sia toccato a Putin di aprire un nuovo mercato: quello Ucraino?

Se e non stesse così, ma si cercasse solo di fermare il sanguinario Zar, allora dovremmo chiudere noi i rubinetti del gas, isolare la Russia in Russia, non muovere più una lira russa, non mandare merce in ne prenderla dalla Russia.
Chiudere i conti correnti della Russia (tutti, non solo quelli che non hanno niente a che vedere con i pagamenti del gas) e le transazioni da e verso la Russia (senza mantenere nello swift la Gazprombank).

Ma no, e poi come facciamo per il freddo, e come facciamo per l’economia e come facciamo con i soldi? Meglio inviare armi, che si scannino per un po’, così si alza il livello della guerra, l’intensità dei combattimenti, il numero dei morti; poi facciamo finta che non sia successo nulla, Putin si rifarà dei costi col gas alle stelle e gli altri rinnoveranno il parco armi e munizioni, morirà tanta gente e tutti felici e contenti.

Pensate

Pensate veramente che l’Ucraina armata dagli europei possa resistere al colosso Russia? Illusi, imbecilli, ipocriti. La guerra guerreggiata la vincerà comunque la Russia; noi possiamo solo vincere l’ipocrisia e stare dalla parte giusta della storia con i comportamenti giusti, senza armi e senza darle a qualcun altro.
Lo so gli Ucraini no; non saranno felici, ma anche loro, mettersi così in mezzo, se anni fa fossero rimasti russi o con la Russia ora non sarebbero nei guai.

Dai che poi facciamo un bel torneo di calcio da quelle parti e ci scordiamo tutto.

Come al solito

Sembrava un colpo di scena di un vecchio dittatore ansioso di riprendersi il palco e invece no. Era solo quello che spara con un colpo in canna alla roulette russa del mercato delle armi, è toccato a lui salvare il mondo trovando un sito dove scaricare tutta l’immondizia bellica russa ed europea, e vuoi vedere che ce ne finirà anche di quella americana?

Mario finiscila.

Non si danno le armi “per la risoluzione delle controversie tra i popoli”.

Mario torna a fare il banchiere o mettiti il cuore in pace o fai il nonno, che altro non sei capace di fare.

Il blog di Bucine è sempre stato, è e sempre sarà contro qualsiasi guerra.

Anche se guerreggiata da altri con armi pagate a noi.

Giancarlo

Contro la guerra

lo sapete, io sono contro la guerra, contro tutte le guerre.

In Italia e in quasi tutta l’Europa siamo stati bravi viviamo in pace da quasi ottant’anni.

In quasi tutta l’Europa perché dal disfacimento del comunismo abbiamo assistito a guerre e guerriglie nell’area balcanica, ma insomma piccole cose rispetto al passato.

Noi Italiani, ma penso sia comune anche in altri paesi europei, non ci rendiamo neppure conto di cosa significhi vivere in pace da così tanto tempo.

Forse ci siamo assuefatti e non pensiamo meriti rifletterci sopra.

Visto il successo di certi giochi elettronici, sembra addirittura che molti soffrano di non poter andare in guerra. A sfogarsi a uccidere tutti, confidando per loro di non morire mai.

Ma forse anche queste son piccole cose.

Ecco, però, che se vogliamo dirla tutta sulle piccole cose, con esse abbiamo dei problemi con la pace.

Non facciamo la guerra, ma nemmeno la pace.
Continuiamo ad essere esportatori di armamenti che, nonostante li definiamo difensivi, difensivi non lo sono per nulla.

L’opinione pubblica, a parte qualche conato di repulsione contro le mine antiuomo o le bombe a grappolo, non si indigna più per l’esportazione delle armi.
Che facciano qualche guerra nei paesi arabi o in Africa oppure che si armino fino ai denti in Sud America non gli importa nulla. Beh, no! Si indigna quando arrivano i profughi dalla Siria, che dobbiamo prenderceli sempre noi mentre l’Europa su tura il naso, si tappa le orecchie e li lascia gestire all’Italia, alla Grecia ed alla Turchia; o anche la Libia e, dove possiamo, paghiamo per farlo per noi.

Contro la guerra dovremmo vivere in pace

Contro la guerra dovremmo vivere in pace ed essere tolleranti verso gli altri, ma non ci riusciamo.

D’altronde siamo competitivi. Ci educano si da piccoli ad esserlo. Ci comprano giocattoli adatti allo scopo. Compriamo libri e fumetti, guardiamo film e programmi che esaltano competizione, prevaricazione, stupro e guerra.

Sogniamo di “arrivare”, di avere più degli altri, anche se in realtà viviamo con le “pezze al culo”.
E se proprio non ce la facciamo a possedere qualcosa, se proprio non ce la facciamo ad essere qualcuno, allora vogliamo sembrare. Vogliamo apparire.

Giovani, pieni di soldi, sani, di successo, anche se non è così.

Insomma anche li dobbiamo prevaricare qualcuno, combattere con qualcuno, umiliare gli altri per apparire “migliori” degli altri.
E anche in questo ci incoraggiano in tutti i modi a dare la colpa a qualcuno per i nostri insuccessi, a procurarci un nemico.

Ma un nemico terzo, che non è mai quello che ha mentito, rubato o ucciso a noi o più di noi.

Quando finalmente abbiamo trovato un nemico giustifichiamo la vendita delle armi, l’evasione delle tasse, l’accumulo della ricchezza, la menzogna politica e la guerra perché altri possano mantenere saldo il guinzaglio che ci tiene stretti alle miserie della nostra misera vita.

Giancarlo

Base di copertina

2014 – Giancarlo Arrigucci – Gian Franz Marc Fighting Forms – Acrilico su tavola XLIV (cm 101,5 x 61) (Collezione privata)

4 Novembre

4 Novembre, si festeggia il milite ignoto. Meno male qualcuno gli riconosce valore perché il milite ignoto è democratico ed inclusivo, proprio perché ignoto.

Può essere chiunque: un povero (molto, molto probabilmente) un ricco (molto molto difficilmente, ma poteva essere un ufficiale o un volontario, un Italiano (quasi certamente ne sono morti tanti), un Austriaco (magari un infiltrato o una spia con divisa italiana) ma potrebbero essere due o tre o chissà quanti (si trovavano resti sparpagliati ed ammucchiati). Tutti finivano tumulati senza nome, senza accertarne altro che la morte.
Poi uno di loro, scelto tra i morti delle undici linee di fronte finì tumulato al Vittoriano a Roma per ricordarlo come “Milite Ignoto” Eroe nazionale della prima guerra mondiale.
Una carneficina indescrivibile quella guerra; quanti militi morti, quanti ignoti ricordati in un sacrario dedicato ad un solo milite ignoto.

Il milite ignoto

Perché è morto? Perché sono morti tutti i militi ignoti e non? Italiani e non?

Per la stupidità degli uomini, di quelli al comando (ed anche di quelli al seguito).
Cosa abbiamo guadagnato e perso da quella guerra?

Chi ha vinto?

Chi ha perso?

Nessuno ha vinto e tutti hanno perso.

Hanno combattuto per un pugno di terra è gliene è avanzata tanta per sotterrarli tutti, anche se sono morti in tanti.

I danni e le vite saranno già state pagate? Penso proprio di no, anzi, chi quella guerra l’ha pensata, voluta e fatta combattere ne ha tratto sicuramente molto vantaggio senza spendere nulla.

Un macello

XXXIV – Tarabusino a San Savino – 2018 – Giancarlo Arrigucci – Tempera grassa su tela – (70 x 80 cm)  

E’ stato un macello, dicevo, ma non è servita a nulla dopo una trentina d’anni ne abbiamo fatta un’altra ancora peggio, talmente spaventosa stavolta che dopo si è deciso di finirla, di non farne più di guerre.
Ed abbiamo avuto il più lungo periodo di pace mai visto prima.
Insomma di pace se vogliamo essere ottimisti.

Perché in realtà le guerre le abbiamo fatte ancora, non qui, non troppo vicino, a parte nei Balcani, in Slovenia, Croazia e dintorni. A parte in Africa, in Medio Oriente, in Asia, a parte le mine, le bombe, i razzi, i missili tirati di qua e di là, quasi a caso, ma mai a caso.

Insomma il 4 Novembre

Il milite ignoto che si onora il 4 Novembre era quasi certamente una brava persona, morta straziata in giovane età, mandata al macello da governanti vili, incapaci e deficienti.

Ma la sua morte non è servita a nulla, ce ne sono voluti altri perché la loro morte sortisse un minimo effetto.
Ma quando lo commemoriamo, con tutto l’amore e la stima possibile, non cadiamo nella retorica della guerra.

Non era un eroe, era una vittima.

E noi non vogliamo più eroi e, soprattutto, non vogliamo più vittime.

Ricordiamo che è morto ucciso dalla brama di gloria e di profitto.
E’ morto per arricchire alcuni porci schifosi.
Quelli dobbiamo esecrare, lui lasciamolo stare in pace, se di stare in pace ne siamo ancora capaci.


M la guerra

M la violenza e M il profitto.

W la pace.

Giancarlo

PS:

M = Abbasso

W= Viva

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra

Oggi vorremmo tornare a parlare di guerra, anzi non vorremmo proprio farlo ma forse dobbiamo.

Lo abbiamo già fatto varie volte in questo blog, e lo faremo ancora se sarà necessario. Se riterremo che il sentimento comune sia più incline alla guerra, alla sua giustificazione, che alla pace e alla sua difesa.

Non che oggi ci si senta più guerrafondai di ieri, ma sono successe cose che vanno stigmatizzate, vanno denunciate, vanno semplicemente dette e quindi torniamo a parlare di guerra.

In un articolo precedente scrivemmo: “Quando si abbatte un ponte, come fecero a Mostar, quando si prendono a cannonate statue di Budda, come in Afghanistan, quando si mitraglia una scuola, come nella striscia di Gaza, siamo caduti nella trappola siamo diventati o ritornati belve, belve umane, fiere della nostra potenza, tronfie delle nostre certezze.”

Oggi vorremmo tornare

Anzi siamo tornati a parlare di Afghanistan, come tutti i media del mondo, da dove gli americani e tutti i loro pseudo alleati portatori e difensori di niente stanno fuggendo.
L’abbandono della missione internazionale era stato annunciato da tempo, ma come sempre il momento di andarsene arriva all’improvviso e, come a Mostar crollano i ponti. Si tratta dei ponti aerei di evacuazione, dove non c’è posto, non per tutti i collaboratori locali che rischiano le rappresaglie talebane. Rappresaglie che saranno come le rappresaglie tedesche di Civitella, San Pancrazio, Marzabotto e via elencando, con in gioco la vita.

Ponti aerei mancanti che rivelando l’ipocrisia che ci contraddistingue; imbarchiamo tutti finché siamo li e ci servono aiuti logistici, collaboratori, traduttori, guide, e tutti gli altri mestieri necessari, e poi “chissenefrega”, non li imbarchiamo per fuggire per portarli in Italia con noi, tanto sono loro che restano li, “cazzi loro”.
Le cannonate di quelli che chiamiamo talebani sono rivolte solo verso altri afghani, poi riprenderanno anche verso di noi, verso le idee e la cultura, contro l’autodeterminazione dei popoli (pur essendo esse stesse oggetto, o almeno conseguenza, dell’autodeterminazione del “popolo” Afghano). Ma tanto allora saremo già a casa, al sicuro, magari a cercare un altro scopo per la nostra vita.

Che fare? Che dire?

Fare non possiamo fare niente, dire dobbiamo dirlo, ripetendolo e ribadendolo fino alla noia.
Quello che lasciamo in Afghanistan è la guerra. La guerra non serve! Quanti anni siamo rimasti li ad esportare la libertà e la democrazia? Quanta libertà gli abbiamo dato? Quanta democrazia abbiamo esportato? Quali risultati abbiamo raggiunto?

Per tutte queste domande la risposta è ZERO!
Abbiamo fatto e lasciato solo GUERRA.

Ma con un costo enorme umano (le nostre e le loro vittime) ed economico (i soldi spesi per l’intervento).

Non si potevano usare meglio i quasi 10 miliardi che abbiamo speso?

E cosa ci siamo andati a fare in missione di guerra in Afghanistan noi italiani, noi che la guerra la dovremmo aborrire?
Per che cosa abbiamo forzato, ignorato, vilipeso la nostra Costituzione ed il suo articolo 11?

Perché non siamo intervenuti con l’esercito prima che prendessero a cannonate le statue di Budda nella parete della montagna. In difesa della cultura della civiltà del patrimonio artistico mondiale dell’umanità? E ricordate che passarono giorni dalle dichiarazioni alla messa in pratica del cannoneggiamento del sito. L’unico intervento afgano giusto da fare non siamo stati capaci di farlo, forse nemmeno di pensarlo.
E allora a cosa serve il nostro apparato militare, professionista, se non è capace di difendere, di difenderci, di difendere gli altri (ad esempio i collaboratori afghani che lasceremo a Kabul in aeroporto, in attesa di un volo italiano che non partirà)?

Cosa aspettiamo a liberarci di un apparato militare inutile, inefficace e costoso?

Povera Italia!

Che vergogna!

Giancarlo

Mario Pterodattili

Mario

La vera storia di Mario Pterodattili.

Mario era nato in montagna, se possiamo dire Solata in montagna con i suoi 620 metri, circa, sul livello del mare. Faceva freddo a Solata, in inverno. Il camino era sempre acceso ed anche la stufa economica raramente si spegneva.

Ma Solata è circondata di boschi, la legna da ardere non è mai stata un problema lassù. Se non  per il taglio delle piante, l’accatastamento nel bosco ed il trasporto a casa.

Ma Mario era troppo giovane per occuparsene, lo facevano gli altri componenti della famiglia. A lui toccava di portare la brocca dell’acqua e di andare a riempirla al borro, quando finiva.

Il borro era il borro di Solata, un rigagnolo che scende piano piano, tuffo dopo tuffo, pozza piccola dopo pozza grande verso valle, verso Ristolli, per arrivare a Mercatale e, da li, scendere fino al Valdarno per gettarsi nell’Ambra, poco prima che questa si perda nell’Arno.

Mario era affascinato dal corso del borro.

L’acqua non scorreva sempre, ma dopo le piogge ripartiva e scendeva allegra verso il basso.

C’erano delle piccole grotte, buche in una parete, che avevano un soffitto, una volta naturale e che per questo chiamava grotte. Ma erano introflessioni nelle rocce o erosioni delle pareti grandi, al massimo, di mezzo metro cubo. Nicchie, bellissime, piene di licheni, a volte con qualche stalattite, piccola piccola. A volte con un laghetto interno, dove poteva ammirare gamberi e gamberetti o pesciolini.

Nelle pozze, sotto ai tuffi, c’erano trote o altri pesci. Il fondo brulicava di molluschi, animali con una piccola conchiglia addosso che si confondevano col fondo sassoso. Come le trote, del resto e tutta l’altra fauna del luogo.

Mario, ogni tanto, guardando il fondo per trovare i pesci vedeva pezzetti di pietra brillare, le raccoglieva e li conservava in un sacchetto. Li conservava per regalarli alla ragazza che avrebbe sposato, più avanti.

Il sacchetto fu l’unica cosa che trovarono di lui, giù al borro. Era ai bordi di una enorme buca, testimonianza dell’esplosione appena avvenuta.

Era Maggio del 1944.

Un aereo nemico, impegnato in uno dei frequenti bombardamenti del ponte ferroviario di Bucine, era stato colpito da una contraerea leggera posta alle Caselle, vicino a Tontenano.

Mario
Il Ponte di Bucine, il mulino e la rimessa

Il pilota, in difficoltà, avrebbe voluto virare ancora verso il ponte, ma l’aereo, diventato ingovernabile, puntava dritto alle colline. Alla fine, sorvolato San Leolino, decise di sganciare il carico.

Sul fondo, nel borro, Mario era corso verso una radura, con gli occhi al cielo per vedere l’aereo, il motore che stava  arrivando.

Il rumore era forte, l’aereo basso, il fischio fu breve.

Ceppoduro

 

Approfondimenti:

1:1944-mi-ricordo

2: Sfollati

 

Scritti contro la Guerra, contro la guerra scritti.

Scritti contro la Guerra

Scritti contro la Guerra dal profilo FB di Santino Gallorini, copio un suo post, dove spiega:

“Pubblico un altro drammatico racconto di Romano Salvi, che da bambino fu testimone dei ‘GIORNI DELLA CHIASSA’ e di altre tragiche storie.
GRAZIE Romano, per la condivisione. (Pubblicali questi tuoi ricordi!)”

.LE SCARPE DI CAMOSCIO…………..
….Sullo stradone che scorre in fondo alla collina del casolare, passano sempre più spesso motociclette a tre ruote con a bordo due tedeschi. Uno è alla guida, un altro è seduto su una carrozzina. In testa hanno un elmetto e a tracolla un grosso fucile. Un giorno una di quelle moto a tre ruote si ferma. I tedeschi scendono e sparano. Dalla finestra del casolare si sentono gli spari. Si vedono solo i tedeschi che ripartono con la motocicletta.

Bruno si riaffaccia alla finestra e vede il babbo e gli zii che scendono verso lo stradone.

Laggiù, proprio dove si erano fermati i tedeschi, c’è tanta gente. Anche Bruno segue, senza raggiungerli, il babbo e gli zii. Arriva fino alla strada e s’infila in mezzo a un gruppo di persone in silenzio. Davanti al fossetto che delimita la strada c’è un mucchio di ghiaia. Uno dei tanti disseminati lungo la strada, che gli stradini spargono ad ogni stagione sul tracciato per tenerlo ben livellato.

Bruno si fa largo.

Nessuno lo ferma, neppure il babbo e gli zii, tutti in silenzio. Si affaccia sul fossetto e ci vede disteso un uomo, molto giovane e ben vestito. Ha le scarpe di camoscio, sembra che dorma. Ma le formiche gli scorrono sul viso e sugli occhi aperti. Lui non si muove. Sulla fronte ha un rivolo di sangue secco che parte da due piccoli fori. È a lui che i tedeschi hanno sparato dopo averlo messo in piedi sopra il mucchio di ghiaia.

Lo capisce anche Bruno. Anche se non sa che il ragazzo è un partigiano sceso dalla montagna. Le Ss lo sapevano. L’hanno catturato e ucciso sul posto. Anche se era disarmato e ben vestito per non essere riconosciuto. Dal paese dove Bruno la domenica va a messa con la mamma. Arriva un uomo che spinge un carretto. Altri uomini sollevano il ragazzo e lo adagiano sul carro. Lo porteranno al cimitero per seppellirlo.

Al ragazzo con le scarpe di camoscio le Ss hanno almeno risparmiato le torture.

le Ss hanno almeno risparmiato le torture, non il massacro dei suoi cinque compagni. Tutti partigiani non ancora ventenni. Tutti dello stesso paese. Quando Bruno sarà grande leggerà i loro nomi su una lapide che ricorda il massacro. Affissa davanti al cancello di una villa, lungo la salita di una collina, da dove era riuscito a fuggire a piedi. Il ragazzo ucciso sopra il mucchio di ghiaia.

Gli altri cinque erano già stati catturati e trascinati contro il muro della villa, dai tedeschi che stavano saccheggiando le case dei contadini. Non li avevano uccisi fucilandoli, li avevano impiccati al cancello della villa. Uno per volta. Infierendo sul corpo di ogni vittima con colpi di pistola. Ai parenti fu impedita perfino la sepoltura dei corpi, massacrati con ferocia disumana. Forse avevano finito di sfogarla quando hanno ucciso il ragazzo con le scarpe di camoscio. Lasciando, almeno, ai contadini la pietà di seppellirlo.

Scritti contro la Guerra

Scritti contro la Guerra.

Ricordate di non farlo più.

Erano uomini, erano così giovani.
Non attendete un Dio misericordioso.
Siatelo voi.
Siamolo noi.
Viviamo in pace, con noi e con gli altri.
Giancarlo