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Quante volte

Cani sciolti

Quante volte ne ho visti in giro. Cani sciolti, cani liberi. Senza guinzaglio, senza padrone. Cani maschi e cani femmine. Le femmine le preferivo, non venivano alla ruota della Vespa per pisciarci su.

Che rabbia quando lo facevano, mi sembrava un onta insanabile.

Tutti i cani erano liberi oppure legati alla catena, perché facessero la  guardia. La catena poteva scorrere tra due pali lungo un filo di ferro. Certo quelli alla catena stavano proprio male, sempre incazzati e con la bava alla bocca. Meglio non avvicinarli. Gli altri, quelli liberi, no, potevi prenderli anche  a calci, se volevi, non ti avrebbero mai morso. Al massimo ti pisciavano nei pantaloni.

quante volteOra non se ne vedono più

Non ci sono più cani sciolti, se ne vediamo uno, subito chiamiamo i vigili o la protezione animali. Certo ci sono molte macchine in giro e i cani liberi sono pericolosi. Certo non abbiamo più tempo di rallentare, farli allontanare e riprendere il nostro percorso.

Ma siamo diventati più civili, sappiamo chi sono, sappiamo di chi sono.

Basta leggergli il chip, il microchip che gli hanno impiantato sottopelle: c’è scritto il nome del cane, quello del padrone ed il suo numero di telefono, per contattarlo, per richiamarlo all’ordine.

Quante volte

ho pensato che questo sia giusto? Tante volte, ma non sono più di questo avviso.

Abbiamo fatto ai cani quello che vorremmo fare a noi, controllare ogni cosa, sapere come, dove  e quando.
Insomma vorremmo privarci della libertà

Niente più cani sciolti, ma tutti inquadrati e consapevoli dell’inquadramento.

Ognuno con la sua posizione, ognuno nella sua casta, ognuno con il suo scopo.

Non avremo più nessun cane libero, pericoloso per se e per gli altri.

E non avremo più nessun uomo libero, che eserciti quel libero arbitrio che abbiamo conquistato ma che sostanzialmente non piace a nessuno.

Cominciamo dai cani.

Sleghiamoci.

Ceppoduro

a presto

A presto

Nei suoi occhi, negli occhi di un amico, mi intravedevo… in piedi. A presto…

a presto
Il mio cane mi accompagna nelle mie uscite all’aperto, sia con il caldo che con il freddo. Il mio cane è il mio amico.
a presto
Sai, il mio cane si chiama Chicco, il nome non è un gran che lo so, ma era piccolo, un piccolo batuffolo nero, sembrava proprio un chicco.
a presto
Ma Chicco non è male, è un cane fiero.
a presto
Fiero di se e del suo amico. Tutti dovrebbero avere un cane così in Inverno.

Inverno

L’Inverno, sembra appena iniziato, il freddo, la pioggia sono arrivati presto. Dopo l’anno più calo del secolo ecco l’inverno più triste, umido e freddo della mia vita.

Se non hai un amico vero l’inverno non passa mai ed è ancora più buio e triste che mai.

a presto
L’inverno può essere molto triste, gli alberi secchi trafiggono il cuore ed i pensieri volano lontano, come gli stormi scuri stagliati nel cielo.

Solo un amico vicino ti ascolta.

a presto
E’ lui, è Chicco, che ti sta vicino. Ascolta i tuoi pensieri e li condivide. Ha un aria triste come l’animo tuo. Non sa cosa succederà ma aspetta che succeda. Non agisce ma interagisce con te, con i tuoi sentimenti. Empatia. Quello che mostra per te ed i tuoi pensieri scuri.

Ma poi

Ma poi succede qualcosa, ti accorgi che il mondo è cambiato, è migliore.

La vita ritorna a sorriderti e la vedi in maniera diversa da come la vedevi prima.

Son tornati i fiori alle Caselle…

a presto
I bucaneve sono sbocciati ancora, sanno che l’Inverno, appena iniziato, sta per finire.

…gli ultimi ci avevano appena lasciati…

a presto
I frutti carnosi delle rose di Maggio, belli e maturi come sono tutti i frutti.

…anche se tentavamo di tenerli stretti a noi…

a presto
Abbracciato alla vite, che non voleva lasciarlo, che voleva amarlo per sempre, fino alla fine.

…mentre altri non sono mai spariti…

a prestoa prestoa presto…ed altri presto torneranno.
A presto Primavera.

Giancarlo

Un gatto

Un gatto anzi due

Era tanto che volevo un gatto.

Finalmente ne ho trovato uno.

Non che sia difficile trovarlo, se non lo vuoi di razza.

Io non lo voglio di razza.

Mi basta un bastardo, un piccolo bastardino peloso e miagolante.

Anzi due, che non si sa mai.

Ho due gattini, finalmente, non sono carini?

un gatto

Non è che non ne abbia mai avuti, anzi. Ma quando i vecchi se ne vanno, quando lasciano la casa per il tuo nuovo cane. O quando muoiono. Non puoi stare senza, devi colmare il vuoto.

Un gatto ti dorme sul braccio mentre scrivi su facebook, l’altro ti pesta la tastiera, mandando in tilt la sequenza dei post che vorresti leggere.

Poi se ne vanno entrambi e li vedi a caccia di mosche: Spettacolo.

Un gatto, anzi due

Il primo giorno che li hai portati in casa avevano paura del cane, dopo un mese gli mangiano in bocca e lui ti guarda e si guarda attonito intorno, come per chiederti: “Ma dove? … Ma chi? … Ma cosa?”

Gatti. Signori delle vedove. Appagamento di cuori solitari. Un gatto, anzi due, e catturano pure te. Te che pensavi di essere un duro, un uomo che non deve chiedere mai. Chiamo il cane e viene da me, si aspetta qualcosa anche solo una carezza. Chiamo il gatto, li chiamo entrambi e continuano a dormire. Solo il dito, agitato dietro l’orlo del tavolo, riesce a destare il loro interesse, ma se non sei abbastanza bravo l’interesse dura un attimo. Richiudono gli occhi e continuano a sonnecchiare.

Non sono animali sono amici.

Sono uomini e donne, a volte anche un po stronzi e dispettosi.

Ma se hanno voglia, non potrai che goderti la loro vicinanza. Non parlano ma dicono tutto.

Ti raccontano, ti descrivono, parlano con te e ti fanno sentire importante.

Per poi lasciarti solo il ricordo del loro pelo morbido sul tuo naso.

Giancarlo

Il sole

Il sole.

Il sole è caldo.

Lo senti sulla pelle, lo senti attraverso i vestiti. Ti fermi un attimo, respiri, a bocca aperta, profondamente.

Il sole ti impedisce anche la visone, accecandoti. A poco serve la mano tesa sopra la fronte. Oggi picchia veramente duro. Chissà come mi è presa la voglia di andare a Solata? Da San Leolino potevo andare alla fraschetta e scendere giù verso Le Mura e da li decidere se girare verso Tontenano o verso il Fornello, ma no, mi son detto: “Vado a Solata” e così ho fatto.

il sole

Giunto a Poggio al Fattore potevo scendere verso Ristolli e risalire il borro di Solata fino alla strada da Cennina, ma ho preferito andare lungo costa, seguendo la vecchia strada Romana fino al cimitero di Cennina. E una strada molto panoramica, anche quella coperta da alberi e rovi. Si incontrano corbezzoli stupendi. A volte i grossi massi laterali sono scavati in rivoli e buche che rendono unica e bellissima la loro conformazione superficiale, apprezzata anche dalle lucertole e dalle serpi che loro si, si godono il sole di questa torrida giornata.

Anche i tafani sono felici oggi

Un grosso mammifero sta transitando nella loro area di caccia.

il sole

Mi seguono, mi precedono, posandosi ogni tanto sulla mia pelle, sulla mia maglia, tra i miei capelli. Specialmente se mi fermo, mi sono subito addosso.

I tafani sono protetti, non possiamo schiacciarli, come sarebbe facile dopo che hanno punto e succhiano estasiati il tuo sangue. Allora non li devi far posare, li dei scacciare, devi camminare veloce, perché ti rincorrano involo ma non si buttino sulla preda.

il sole

E sudi, sudi così tanto che altri tafani arrivano famelici. Maledici ancora l’idea di andare a Solata.

Come ho potuto pensarlo.

Intanto raggiungo il bivio.

Devo decidermi salita fino a Solata o discesa fino a Tontenano?

Ci penso. Non troppo .

Giù a valle verso casa.

Giancarlo

La trama di Gaia, come vivere il parco fluviale a Bucine

Parco reale e parco virtuale

La Trama di Gaia, associazione di promozione sociale, domenica 21 Maggio 2017, ci ha mostrato come vivere il parco reale.

Il parco è il parco fluviale di Bucine.

La trama di Gaia
Che succede?
E’ caduto un albero?
E’ caduta una foglia?
No! L’albero sembra sano, anche se l’edera è morta stecchita.
Ma sarà il gatto roso a far paura a Bacco?
Per me sono le galline

Forse il cane, Max…
Sarà questa gente…
Che cerca…
che guarda…
sorride…
passa…
e non si sa che fa.
e Leggono
Leggono,
e leggono,
Leggono
DECLAMARE
declamare

Poi abbiamo visitato la mostra di fotografie realizzate nel parco qualche giorno prima:

La trama di Gaia ha messo in mostra il parco virtuale.

Nel Santuario di San Salvatore era allestita la mostra, poche foto ma intense, mostravano vari aspetti del parco, piante, fiori, visitatori.

La mostra resterà aperta per tutta la manifestazione Bucine in Fiore

Visitatela

Enjoy

Giancarlo

Una estemporanea

25/02/2017 – Bastiola

Una estemporanea di beneficenza per l’ANGSA, si è svolta sabato a Bastiola,

Una estemporanea organizzata dal gruppo amici dell’arte “ciao Umbria” di Bastia Umbra, presieduto da Marco Giacchetti coadiuvato da Donatella Masciarri, , Giovanni Mapelli e Silvana Iafolla, ha avuto un’invidiabile adesione con partecipanti da tutta l’Umbria e dalle regioni vicine.

L’associazione ANGSA si occupa di Autismo ed organizzerà un asta con le opere prodotte per raccogliere fondi.

seguono le foto dei quadri.

Una estemporanea

Una estemporanea Una estemporanea Una estemporanea

Una estemporanea
Quadro fotografato durante l’esecuzione, poi perso da me nel finale
Lo stesso quadro finito ma recuperato da una foto d’ambiente scattata alla fine.
Una estemporanea
Particolare di una foto scattata duante la manifestazione, del quadro finito non ho traccia.

Ecco un altro cavallo, in corsa con òa criniera al vento. Metafora della libertà, della forza della bellezza.

Penso

di non aver fatto le foto di tutti i quadri prodotti durante la manifestazione, se i pittori eventualmente esclusi avessero la foto delle loro opere sarebbe interessante completare la galleria (lasciate un commento con informazioni su come contattarvi)

Prossimamente cercherò di aggiornare l’articolo anche con la lista dei partecipanti.

Intanto vi mostro alcune foto della manifestazione.

 

un estemporanea
Ecco un soggetto che troverà molto appeal nella giornata: Il cavallo. Ad esempio il cavallo degli scacchi, negli scacchi è bello e importante. Bello per la forma e importante per come si muove, come non può fare nessun altro pezzo, insomma un fascino speciale.

 

Altro tema gettonato, l’acqua nelle sua varie forme. Il fiume scorre via lento e sulla superficie si rispecchia il mondo. Panta rei.
un estemporanea
Sempre l’acqua: una marina speciale.
ancora dell’acqua azzurrissima.
Acqua di un tramonto sul mare.
Il pote che unisce ciò che l’acqua separa.
Sempre acqua, anche in bianco e nero.
Acqua sormontata da un sole immenso e caldissimo.
E l’acqua si iravede ovunque come tra le canne del lago.
L’acqua che spunta e si allarga ancora.
Terzo ed ultimo cavallo di oggi, fiero, invincibile ed invitto. Bianco come devono essere i cavalli speciali.
Una estemporanea

Giancarlo

Bufale.

Parliamo di bufale

Ci sono bufale e bufale.

Ci sono le bufale che danno il latte per fare la mozzarella di bufala Campana e le bufale via WEB.

Le prime bufale ci piacciono, meritano un “like” grosso grosso con il ditone all’insù. Oramai protetta dal DOP non ci dovrebbero essere sorprese nel consumare la mozzarella di Bufala Campana, magari è discutibile come possano dirsi, anche semplicemente “mozzarelle” le altre. Spesso sono dei pezzi di plastica duri e gommosi che non hanno neppure il sapore della busta in cui sono confezionati. Buste che contengono un siero, almeno qualcosa che dovrebbe assomigliargli, che è così limpido e trasparente da poter essere acqua distillata. Va beh, non polemizziamo troppo sulle mozzarelle, se qualcuno le compra e continua a comprarle dopo il primo assaggio, appare evidente che anche la plastica gommosa ha i suoi estimatori.

Anche le bufale via web hanno una pletora di estimatori, altrimenti non se ne comprenderebbe la vasta diffusione. La definizione di bufala via web deriva direttamente da quella di bufala. che descrive la pratica di truffare i consumatori offrendo mozzarelle dette di bufala che il latte della stessa non hanno visto neppure passare per il caseificio accanto.

Quindi bufala è sinonimo di affermazione falsa, più o meno inverosimile ma che, contrariamente alla evidenza, è ritenuta vera da tanti (quelli che cadono nella truffa e/o quelli che vogliono continuarla). Questi, convinti per incompetenza o malafede, rilanciano la notizia, l’affermazione, la foto sul web creando disinformazione e/o calunniando altre persone.

Oggi c’è un gran dibattito sopra le bufale, tutti indignati, tutti che vogliono sanzioni, per chi le scrive, per chi le rilancia, per il sito o per la piattaforma che le ospita, una vera crociata, una caccia alle streghe.

Puttanate.

Colpire chi le immette in rete è difficile, le bufale sono tante. I bufalari sono tanti. A volte i bufalari sono amici dei bufalati. Altre volte sono la stressa persona che si bufalano per innescare reazioni, pulsioni e meccanismi di difesa inconsci nei lettori.

La bufale sono truffe o diffamazioni  sofisticate ma possono essere anche stupide e puerili. Insomma una giungla difficilmente penetrabile, sicuramente inestricabile. Per questo dico “puttanate”. Per alcuni questa è l’occasione, la scusa, il “casus belli” per mettere un bavaglio al web. Perché la furia censoria deve essere appagata. Perché di tutte le storie che girano non tutte sono bufale, non tutte sono false. Ci sono anche notizie vere ad essere condivise e, guarda caso, queste sono notizie sgradite ai censori, agli inquisitori, ai tenutari della verità. E quando sono invise, sgradite, sfottenti, ma vere, nulla di meglio che fare tutta l’erba un fascio. Nulla di meglio che chiudere la bocca a tutti.

Le bufale si riconoscono subito, se uno non è ebete,

Bufale
La fronte ampia del buffone, lo sguardo strabico, la posa per terra sbilenca (dovuta a qualche malfermità), ed il sorriso ebete quasi privo di ragione, ne fanno uno dei più affascinanti ritratti di Velazquez, ma anche una delle sue più inquietanti letture della realtà, accentuate anche dalla preziosa e raffinatissima tecnica e l’illuminazione usate per la realizzazione.

ci sono dei siti apposta per smontarle il prima possibile (bufale.net o Bufale Un Tanto Al Chilo BUTAC. Ma anche una semplice ricerca su Google può essere sufficiente  a farci capire il grado di attendibilità di una notizia in rete. Poi se abbiamo i paraocchi gli crederemo sempre ed incondizionatamente.

Poi, se una volta sbagliamo e diamo credito a qualcosa di falso, non succederà nulla lo stesso, non andremo per questo all’inferno, credetemi. Non diamo fiato alle trombe dei tromboni che vogliono mettere a tacere il web.

In realtà non dovrei, secondo una linea di pensiero corrente, occuparmi di bufale. Non conoscendole bene non dovrei giudicarle, lasciando questo compito ad altri, più istruiti di me. Che magari le bufale le scrivono e, per questo, le conoscono meglio. Ricordo che nella passata campagna referendaria, bufale madornali giravano a favore e contro i due schieramenti.

Ma io non voglio far parte del coro, non faccio nemmeno il controcanto, io canto da tenore e non rinuncerò a cantare.
Leggo, penso, verifico ed esprimo opinioni cantando.

Sono e voglio continuare ad essere un uomo libero.

Sono e voglio continuare ad essere contro la censura.

Io sono Ceppoduro.

Ceppoduro

Perché?

Perché? Anzi, come?

Perché?

Vi siete mai chiesti “perché”, delle cose che vi accadono intorno? E’ un approccio metafisico. Chiedersi perché permette di rispondersi come meglio ci aggrada. Ad esempio alla domanda perché esistiamo? Posso rispondere voi esistete perché fate parte di un mio sogno. Io sto dormendo e vi sto sognando. Quando  mi risveglierò voi sparirete dal mondo ed anche dai miei ricordi. Ma se preferite possiamo esistere anche solo perché così piace a Dio. Sono risposte che non servono a molto, se non ad evitare di dire: “non lo so”.

Dio, Perché?

Sarebbe meglio domandarsi “come”, come funziona qualcosa? E’ un approccio più scientifico e può portare a delle risposte sensate. Non che le risposte siano più facili, è solo che: o sono semplici, chiare e verificabili o si deve dire non so e basta. Alla domanda come funziona l’esistenza possiamo rispondere fisiologicamente, fisicamente, meccanicamente, chimicamente oppure anche “non lo so”, ma non possiamo inventarci un perché di comodo, ad esempio “perché siamo un popolo eletto che deve guidare il mondo”.

“Io penso”.

Come faccio a pensare?  Cosa significa pensare? Penso (e dubito *) dunque vivo. Vivere! Come funziona la vita? Come la morte? Non c’è spazio per dei Dei o Dei demoni. La fisiologia ha già le risposte per le ragioni della vita. Sulla morte nessuno sa niente oltre la decomposizione del corpo che, in assenza di pratiche di mummificazione, avviene in pochissimo tempo dalla cessazione della vita, anzi inizia con la cessazione della vita stessa.

Se ci domandassimo il perché della vita saremmo fritti, o bolliti, anche la scienza non risponde semplicemente a questa domanda se non che la vita serve a mantenere la vita stessa nel tempo. Anche sul perché della morte c’è casino, se non volete accettare semplicemente il fatto che la morte individuale serve a mantenere la vita collettiva.

Meglio domandarsi “come”.

Le risposte possono essere solo serie.

Domandarsi “perché” è ingannevole e pericoloso.

Scritto. Perché?

Infatti potete facilmente spiegarvi come ho scritto questo post, ma non altrettanto perché.

Ceppoduro

(* in omaggio ad una polemica serrata avuta tempo addietro con un caro amico)

La bella e la bestia

Una storia vera che si racconta su Levane

La bella e la bestia:

In the very olden time there lived a semi-barbaric king, whose ideas, though somewhat polished and sharpened by the progressiveness of distant Latin neighbours,were still large, florid, and untrammelled, as became the half of him which was barbaric. He was a man of exuberant fancy, and, withal, of an authority so irresistible that, at his will, he turned his varied fancies into facts. He was greatly given to self-communing, and, when he and himself agreed upon anything, the thing was done.  When every member of his domestic and political systems moved smoothly in its appointed course, his nature was bland and genial; but, whenever there was a little hitch, and some of his orbs got out of their orbits, he was blander and more genial still, for nothing pleased him so much as to make the crooked straight and crush down uneven places.

Among the borrowed notions by which his barbarism had become semified was that of the public arena, in which, by exhibitions of manly and beastly valour, the minds of his subjects were refined and cultured.

Si, a Levane c’era un re, un re barbaro. Anzi semi-barbaro per l’influenza benevola e la vicinanza del re di Bucine. Con cui assieme a lungo combatterono la barbarie delle genti vicine.

Ma torniamo a levane, al suo re ed alle sue usanze.

La bella Levane
L’agglomerato urbano di Levane sul fondovalle
Elio Rossi – Opera propria

Egli soleva risolver le questioni, anche i più banali conflitti, come quelli d’amore o d’interesse, semplicemente gettando il presunto reo nel mezzo dello stadio. L’arena Leona. L’arena era ben recintata ed aveva due sole uscite. Le porte, che non sono semplici porte come quelle da calcio, con la rete. Sono porte di ferro, dure come l’acciaio. Colui che era oggetto di giudizio aveva l’opportunità di salvarsi come di condannarsi, uscendo da una porta o dall’altra. Una lo salva l’altra lo manda in pasto alla fiera tigre Leona, simbolo cittadino e protettrice delle terme.

Quando diciamo che il re era mezzo barbaro non lo diciamo a offesa o per dileggio. E’ che era così. A parte un ridicolo Pantheon di Dei accroccati alla meglio, egli aveva credenze e superstizioni che, a quei tempi, lo facevano apparire strano agli occhi dei suoi sudditi. Ad esempio non riteneva opportuno che alcun uomo potesse decidere della vita di un altro. Men che meno che gliela potesse togliere, uccidendolo. Per questo ideò l’ingegnosa soluzione delle due porte nell’arena Leona. Il malcapitato si sarebbe ucciso da solo se reo dell’accusa oppure si sarebbe salvato se innocente. Se il destino, o i suoi Dei, lo avessero voluto salvare. E quando fosse uscito dalla porta giusta avrebbe ottenuto un premio, come risarcimento per l’ingiusta accusa.

Il premio era una “femmina”

Il premio era una “femmina”, di solito una dolce e bella fanciulla. Che sarebbe stata sua compagna e sposa per il resto della loro vita. Non importava se il liberato avesse già moglie, figli o altri gusti di coppia, quello era il premio e doveva accettarlo. Tutto il resto, tutto il passato, veniva cancellato come l’imputazione del reato.

Dobbiamo, però, notare come il re fosse avanti nel trattamento dei delitti e delle pene. Ma, forse per la crudele fine riservata a quelli divorati dalla tigre, era considerato mezzo barbaro. Ma certamente il restante mezzo appariva più buono e più moderno di quanto non fosse. Per questo si diceva anche che se il re fosse convinto della colpevolezza dell’imputato, questi anche salvandosi non si sarebbe salvato. Il presunto reo avrebbe ricevuto in dono una fanciulla speciale che gli avrebbe creato problemi ben peggiori della morte appena scampata. E questi “problemi” sarebbero durati per tutto il resto della sua vita. Comunque, l’omaggio non poteva essere rifiutato, pena ripetere la prova dell’arena, magari con tutt’altro esito.

Ecco, l’arena Leona poteva essere una trappola senza uscita. Si racconta che qualcuno, alla vista  della fanciulla in dono, abbia voluto ripetere la prova sperando nella tigre ad attenderlo dietro la porta.

La bella DSC_5603_lzn

Ora vi voglio raccontare quello che accadde a un bucinese. Un mio antico concittadino, che a quei tempi era scapolo e si chiamava Luzio. Era il secondo ed il più scaltro di tre fratelli, di una famiglia molto povera di Bucine.

Il re di Levane aveva una figlia.

Il re di Levane aveva una figlia, che si chiamava Utopia, già in età da marito da qualche anno. Ma nessuno l’aveva ancora reclamata in moglie, si vociferava, per non imparentarsi con il re. Ma Utopia era in realtà bellissima, come il suo nome. Luzio l’aveva notata da tempo, anche se non era mai riuscito ad incontrarla prima.

Un giorno, aiutato con una scala, dal fratello minore Nario, irruppe nelle sue stanze. Al primo pano del palazzo del re dove ella viveva. Per rapirla e portarla con se. La vide come lei lo vide. Rimasero incantati a guardarsi per un po. Poi lui le si avvicinò e l’abbracciò appena. Ma subito le guardie arrivarono togliendogli l’Utopia senza che potesse portala con se per farla sua. Bloccato dagli sbirri del re, come ho detto, fu condotto al suo cospetto. Il re lo condannò alla prova dell’arena, entro trenta giorni, per aver abbracciato Utopia, senza il suo consenso.

Il re scelse la donna che sarebbe andata in dote a Luzio, se avesse scelto la porta giusta. La scelse non senza con una certa ripicca. Infatti non scelse la bella ma preferì la Bomba. Bomba era una ragazzona rotonda. Sembrava più un macchinista ferroviere che una rappresentante del gentil sesso. Proprio l’opposto di Utopia. Anche se le due erano amiche e cresciute insieme sin da piccole.

La bella! E la bestia?

Rivo, il fratello maggiore del nostro esuberante innamorato, cercò di far arrivare dei messaggi alla figlia del re. Messaggi con cui chiedeva aiuto per il fratello Luzio. Chiedeva che gli facesse sapere quale porta aprire, per salvarlo e non farlo finire in pasto alla tigre. Bastava un cenno e lui avrebbe capito.

La bella Utopia, in qualche modo riusci a scoprire il destino celato dietro ogni porta. Quale portasse Luzio alla morte certa e quale a Bomba. Ma per i giorni a seguire fu angosciata dai dubbi e le notti passarono insonni. Notti e giorni disperati, domandandosi se per Luzio fosse meglio la morte per la tigre o per la Bomba. Alla fine in un attimo decise, lei, Utopia, le sorti del mondo. E la sorte di Luzio, di Rivo ed anche quella di Nario, e di tutti i loro futuri compaesani, me compreso.

La bella locomotivaFine della storia

Bene credo di avervi detto tutto e non voglio tediarvi oltre, vi lascio alle parole del grande Frank Richard Stockton per sapere come la bella Utopia fu decisiva: chi verrà fuori dalla porta donna o tigre? Quale sarà il destino di Rivo, Luzio e Nario, viver con Utopia o rassegnarsi alla Bomba?

Would it not be better for him to die at once, and go to wait for her in the blessed regions of semi-barbaric futurity?

And yet, that awful tiger, those shrieks, that blood!

Her decision had been indicated in an instant, but it had been made after days and nights of anguished deliberation. She had known she would be asked, she had decided what she would answer, and, without the slightest hesitation, she had moved her hand to the right.

The question of her decision is one not to be lightly considered, and it is not for me to presume to set myself up as the one person able to answer it. And so I leave it with all of you: Which came out of the opened door,–the lady, or the tiger?

Giancarlo

Liberamente tratto da.

The Lady, or the Tiger? by Frank Richard Stockton

Da me rinominato la bella e la bestia, Per scaricarlo liberamente clicca qui.

Della Siria non si parla più, come del gatto di Bigazzi.

Della Siria non si parla più

L’ANSA titola sulla Siria:

Madaya, nella città assediata da Assad si muore di fame”

Mostrando una foto raccapricciante di un ragazzo denutrito, tutto pelle ed ossa.

Nell’articolo si dice che i bimbi di Madaya mangino, per sopravvivere, foglie, cani e gatti.

Poi dice che il governo siriano si è impegnato a far giungere aiuti umanitari alla città che è sotto assedio delle truppe dello stesso governo, ma… per ora…

Si racconta di come in questa cittadina siano 40.000 le persone assediate su un totale di 400.000 intrappolate nelle stesse condizioni in altre zone, nella maggior parte dei casi dai governativi o loro alleati, ma in altre aree dai miliziani dell’ISIS.

L’articolo si conclude con: “Speriamo di arrivare prima che altre persone muoiano di fame”, ha affermato oggi Melissa Fleming dell’Unhcr”.

Bene, speriamo.

E’ una vergogna, chiunque sia l’assediante che cose del genere succedano ancora. Mi vergogno di non poter fare nulla se non ricordarvi, a tutti, quello che sta accadendo ora.

E’ Interessante ricordare anche che in Italia, la nostra RAI, la televisione pubblica, cinque anni fa abbia revocato il signor Beppe Bigazzi dalla trasmissione “La prova del cuoco” a cui partecipava come presentatore, per aver detto in trasmissione di aver mangiato in passato carne di gatto, e che fosse tradizione comune in tutta Italia farlo in certi periodi dell’anno. Ecco spiegato perché nessuno parla di Madaya ne della Siria.

Comunque la pensiate, sulla RAI, sulla Siria, sul gatto, che volete che mangino in quel paese sotto assedio da tempo? Ecco come si presenta il paese visto dall’alto, quattro case in mezzo al deserto, credo sia difficile anche trovare foglie, figuriamoci gatti o altro:

Siria Schermata del 2016-01-09 00:09:55Che possono trovare in paese ed intorno?

Siria Schermata del 2016-01-09 00:11:45Ricordatevi di Madaya, la prossima volta che vi sembrerà poco appetitoso il piatto della vostra mensa e non continuate così a sostenere questa guerra infame, come le altre, come lo sono tutte del resto.

Giancarlo

Fonte: ANSA