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A Levane, Levanesi organizzano viaggio nel tempo

Oggi siamo venuti a conoscenza, tramite alcune nostre fonti riservate, “Le fonti Leona”, ma non possiamo darvi altri dettagli, che a Levane, alcuni abitanti hanno fatto un viaggio nel tempo. Essi hanno viaggiato indietro nel tempo per cercare di risolvere il problema del sillogismo Levanesi – maialai, che da troppo tempo umilia il paese. Questa accusa di maialai poteva avere a che fare con le errate interpretazioni lessicali di un Americano e la colorita descrizione della locanda di Levane (una trip advisor user antelitteram) di una scrittrice Inglese.

Levane viaggio 1844

Nel 1844 passò da Levane anche il poeta statunitense Bayard Taylor che, nella sua relazione di viaggio, racconta: “ma Levane ci ha fatto dimenticare tutti i disagi della giornata. Era notte, nevicava, e davanti a un grosso falò, sedevano due o più contadini. È stato divertente perché quando uno di loro ha chiesto ad un altro di scambiare con noi qualche parola quello gli ha risposto “perché dovrei dirgli qualcosa?

Lui non fa il nostro lavoro” Poi il primo contadino è sparito improvvisamente e gli altri due mi hanno detto: “Noialtri siamo solo dei maialai e non le interesserà di certo parlare con noi”. Poi però la sua curiosità ha prevalso ed ha attaccato bottone: ne è nata una lunga chiacchierata. La cosa più buffa di tutte è che a loro rimaneva difficile da capire come è che ci fosse da attraversare tanta acqua, senza nessuna terra in mezzo, per arrivare nel nostro paese [gli USA] quando a loro basta passare l’Ambra o l’Arno per andare ovunque“.

Levane viaggio 1785

Mentre Miss Mary Barry nel suo diario di viaggio, annotava al giorno 25 maggio (Circa 1785): «Arrived at Levane; inn very bad, a tip, a pigsty». Insomma la locanda faceva schifo, un vero maialaio.

Fino ad oggi dai resoconti di questi due viaggi sembrava dovuta la fama di  maialai per tutti i Levanesi.

Levane viaggio 2016

Alcuni abitanti di Levane, guidati da un noto chitarrista rock locale, che chiamerò Marco, per non chiamarlo con il suo vero nome, hanno costruito un macchinario, trasformando amplificatori acustici collegati in serie tramite un “pipe” scritto in linguaggio “ADA”, a PC Portatili e Smart Phone Android di ultima generazione, capace, a suo dire, di percorrere un viaggio a ritroso nel tempo.

Il linguaggio di programmazione ADA è stato scelto perché porta questo nome in onore di ADA LOVELACE figlia di Lord BYRON (diciottesimo secolo).

L’intenzione della setta di Marco

L’intenzione della setta di Marco sembra fosse quella di viaggiare nel tempo per impedire che alcune asserzioni fossero pronunciate da dei contadini intorno al falò a Bayard Taylor durante l’inverno del 1844. In un secondo tempo potrebbero proseguire a ritroso nel tempo fino a pulire la locanda del paese, prima dell’arrivo della famosa scrittrice.

Sempre grazie al nostro “corvo” abbiamo la possibilità di raccontarvi come è andata.

Vediamo che cosa è successo a Levane.

Non conosciamo i dettagli della macchina ma abbiamo un pezzetto del codice ADA utilizzato per creare il Pipe Temporale che permette il viaggio nel tempo:

procedure ModMoodTaylor is
  Timelapse: array (Integer range 1844..2016) of Integer;
begin
  for Trip in Timelapse'Range loop
    Timelapse(Trip) := Trip;
  end loop;
end ModMoodTaylor;

Il viaggio a ritroso dicono si sia svolto

Il viaggio a ritroso dicono si sia svolto regolarmente, anche se la velocità del sistema lasciava a desiderare, forse per l’uso di PC con sistema operativo proprietario obsoleto, comunque il nostro Marco, che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di diventare il primo temponauta Levanese, è arrivato a Levane nell’anno a nel giorno previsto, ha visto i falò e nonostante la neve alta e soffice gli impedisse di muoversi con agilità è riuscito ad arrivare quando la conversazione non era ancora iniziata.

Ha spiegato concitatamente alle persone presenti che non dovevano assolutamente raccontare all’americano di maialai, mai, altrimenti la maledizione li avrebbe colpiti inesorabilmente. Poi il loop informatico ha iniziato la modalità reverse per il rientro ai nostri giorni e lui è rapidamente sparito, come la neve intorno al falò, non prima di ascoltare i due dire all’americano: “Oh Bayard, il nostro amico, che era qui sinora, ci diceva qualcosa di noi, dei Maya, io lai, e della loro maledizione, ma noi, non se capito sai?”  “Non sappiamo che dobbiamo dirti ne perché dovresti ascoltarci”. “Don’t worry, voi Maya lay! I well understood”! Disse Taylor, poi Marco non era più lì.

Ora ci sembra che

Ora ci sembra che il fraintendimento ci fu e fu causato proprio da Marco e dal suo viaggio nel tempo, intrapreso per evitarlo. Insomma se non avessero costruito il congegno, forse noi avremmo palato mai e poi mai dei Levanesi come maialai. E lo stesso viaggio nel tempo non sarebbe stato necessario e possibile, il principio di autoconsistenza di Novikov sarebbe stato smentito ed il paradosso del nonno confermato.

Ma con i Levanesi non c’è nulla da fare

Ma con i Levanesi non c’è nulla da fare, vanno avanti tutta a capo basso, anche se si trovano di fronte un cavallo di Troia.

Da ultimo, ma non meno importante, voglio dire che i viaggi a ritroso nel tempo sono molto più facili di quello che la nostra ragione ci dice. Magari ne facciamo molti, nell’anno e non ce ne rendiamo conto assolutamente.

Per viaggiare nel tempo bastano due semplici condizioni, un cielo notturno sereno, meglio se con poco inquinamento luminoso, alzare gli occhi al cielo ad ammirar le stelle. Ed ecco che ci troviamo in mezzo ad eventi accaduti migliaia, milioni di anni fa. Viviamo momenti, seppur fugaci, che si sono conservati così a lungo per noi, per i nostri occhi solamente.

E, quando lo facciamo, non ce ne rendiamo assolutamente conto.

Bucine

time_spiral

PS: Sono amico di molti Levanesi e mi permetto di prendermi gioco di loro solo per fini ludici e divulgativi. Parlare di antinomie e paradossi portando ad esempio Levane e Levanesi è facile e troppo bello.

Ne abbiamo già parlato:

Qui,

e qui,

qui,

qui,

E qui,

Godeteveli.

destobesser.com

know.cf

Moore, i paradossi di Levane e dei Levanesi

Il paradosso di Moore

Something more about Moore paradox.

Marco abita a Levane.

Moore

Levane è una ridente cittadina in provincia di Arezzo, suddivisa tra i comuni di Montevarchi e Bucine vicina a Terranuova Bracciolini, Laterina e Pergine Valdarno.

Marco, qualche anno fa abitava nella parte di levane sotto giurisdizione del comune di Montevarchi, ma lui pensava di essere di Pergine, perché a Pergine aveva la residenza anagrafica, anche se stava a Levane in quel di Montevarchi con i genitori. Non posso dire se fosse veramente Montevarchino o Perginese so che non era di Bucine, non gli avrei mai dato del Bucinese, come userei per me, che sono nato e cresciuto a Bucine.

Ora

Ora è successo che Marco ha lasciato la residenza di Pergine e, non volendo rimanere in casa con i genitori, ha optato per comprarsi una casa. Non molto lontano da quella dei suoi cari. Una casa dignitosa che gli permette una certa autonomia, insomma che gli consente di vivere da solo. Se gli va di ospitare le ragazze può farlo. Se la relazione, con una di queste, divenisse più solida può permettergli di conviverci o di sposarla. Insomma è un posto suo, che gli consente di vivere la sua vita da adulto indipendente.

Il caso ha voluto che la nuova casa fosse ubicata nel comune di Bucine. Marco è diventato Bucinese.

Credo

Credo che Marco non si consideri ancora Bucinese, nato e cresciuto com’è nella parte Montevarchina di Levane. Oppure per essere stato tanto tempo residente a Pergine. Comunque non ci sarebbe niente di strano se lui, adesso, si dicesse Bucinese. Adesso, che vive a Bucine. Quindi è normale dire che: “Marco vive a Bucine e si sente Bucinese” e sarebbe altrettanto logico e normale asserire che: “Marco, che vive a Bucine, non si sente Bucinese”. Comunque vivendo a Bucine può ben dirsi Bucinese a tutti gli effetti, senza contraddizioni.

Ma io la penso in maniera diversa, forse paradossale: “Marco è Bucinese, ma io non ci credo”.

Giancarlo

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Abitanti, parliamo degli abitanti del valdarno.

Levane 2 Juniores VS Ambra, ancora foto dell’incontro

Levane 2 Juniores VS Ambra III Categoria. Parte 2

Levane 2 Juniores VS Ambra III Categoria, ecco le più belle foto dell’incontro di Sabato 3 Settembre allo stadio di Levane.

Per la cronaca la partita è finita 1 a 0.

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Segue parte 3 con altre foto

Vai alla parte 3, Vai alla parte 1

Giancarlo

Levane Juniores VS Ambra, le più belle foto dell’incontro 1

Levane Juniores VS Ambra III Categoria. Parte 1

Levane Juniores VS Ambra III Categoria, ecco le più belle foto dell’incontro di Sabato 3 Settembre allo stadio di Levane.

Per la cronaca la partita è finita 1 a 0.

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Vai alla parte 2

Vai alla parte 3

 

Giancarlo

La bella e la bestia

Una storia vera che si racconta su Levane

La bella e la bestia:

In the very olden time there lived a semi-barbaric king, whose ideas, though somewhat polished and sharpened by the progressiveness of distant Latin neighbours,were still large, florid, and untrammelled, as became the half of him which was barbaric. He was a man of exuberant fancy, and, withal, of an authority so irresistible that, at his will, he turned his varied fancies into facts. He was greatly given to self-communing, and, when he and himself agreed upon anything, the thing was done.  When every member of his domestic and political systems moved smoothly in its appointed course, his nature was bland and genial; but, whenever there was a little hitch, and some of his orbs got out of their orbits, he was blander and more genial still, for nothing pleased him so much as to make the crooked straight and crush down uneven places.

Among the borrowed notions by which his barbarism had become semified was that of the public arena, in which, by exhibitions of manly and beastly valour, the minds of his subjects were refined and cultured.

Si, a Levane c’era un re, un re barbaro. Anzi semi-barbaro per l’influenza benevola e la vicinanza del re di Bucine. Con cui assieme a lungo combatterono la barbarie delle genti vicine.

Ma torniamo a levane, al suo re ed alle sue usanze.

La bella Levane
L’agglomerato urbano di Levane sul fondovalle
Elio Rossi – Opera propria

Egli soleva risolver le questioni, anche i più banali conflitti, come quelli d’amore o d’interesse, semplicemente gettando il presunto reo nel mezzo dello stadio. L’arena Leona. L’arena era ben recintata ed aveva due sole uscite. Le porte, che non sono semplici porte come quelle da calcio, con la rete. Sono porte di ferro, dure come l’acciaio. Colui che era oggetto di giudizio aveva l’opportunità di salvarsi come di condannarsi, uscendo da una porta o dall’altra. Una lo salva l’altra lo manda in pasto alla fiera tigre Leona, simbolo cittadino e protettrice delle terme.

Quando diciamo che il re era mezzo barbaro non lo diciamo a offesa o per dileggio. E’ che era così. A parte un ridicolo Pantheon di Dei accroccati alla meglio, egli aveva credenze e superstizioni che, a quei tempi, lo facevano apparire strano agli occhi dei suoi sudditi. Ad esempio non riteneva opportuno che alcun uomo potesse decidere della vita di un altro. Men che meno che gliela potesse togliere, uccidendolo. Per questo ideò l’ingegnosa soluzione delle due porte nell’arena Leona. Il malcapitato si sarebbe ucciso da solo se reo dell’accusa oppure si sarebbe salvato se innocente. Se il destino, o i suoi Dei, lo avessero voluto salvare. E quando fosse uscito dalla porta giusta avrebbe ottenuto un premio, come risarcimento per l’ingiusta accusa.

Il premio era una “femmina”

Il premio era una “femmina”, di solito una dolce e bella fanciulla. Che sarebbe stata sua compagna e sposa per il resto della loro vita. Non importava se il liberato avesse già moglie, figli o altri gusti di coppia, quello era il premio e doveva accettarlo. Tutto il resto, tutto il passato, veniva cancellato come l’imputazione del reato.

Dobbiamo, però, notare come il re fosse avanti nel trattamento dei delitti e delle pene. Ma, forse per la crudele fine riservata a quelli divorati dalla tigre, era considerato mezzo barbaro. Ma certamente il restante mezzo appariva più buono e più moderno di quanto non fosse. Per questo si diceva anche che se il re fosse convinto della colpevolezza dell’imputato, questi anche salvandosi non si sarebbe salvato. Il presunto reo avrebbe ricevuto in dono una fanciulla speciale che gli avrebbe creato problemi ben peggiori della morte appena scampata. E questi “problemi” sarebbero durati per tutto il resto della sua vita. Comunque, l’omaggio non poteva essere rifiutato, pena ripetere la prova dell’arena, magari con tutt’altro esito.

Ecco, l’arena Leona poteva essere una trappola senza uscita. Si racconta che qualcuno, alla vista  della fanciulla in dono, abbia voluto ripetere la prova sperando nella tigre ad attenderlo dietro la porta.

La bella DSC_5603_lzn

Ora vi voglio raccontare quello che accadde a un bucinese. Un mio antico concittadino, che a quei tempi era scapolo e si chiamava Luzio. Era il secondo ed il più scaltro di tre fratelli, di una famiglia molto povera di Bucine.

Il re di Levane aveva una figlia.

Il re di Levane aveva una figlia, che si chiamava Utopia, già in età da marito da qualche anno. Ma nessuno l’aveva ancora reclamata in moglie, si vociferava, per non imparentarsi con il re. Ma Utopia era in realtà bellissima, come il suo nome. Luzio l’aveva notata da tempo, anche se non era mai riuscito ad incontrarla prima.

Un giorno, aiutato con una scala, dal fratello minore Nario, irruppe nelle sue stanze. Al primo pano del palazzo del re dove ella viveva. Per rapirla e portarla con se. La vide come lei lo vide. Rimasero incantati a guardarsi per un po. Poi lui le si avvicinò e l’abbracciò appena. Ma subito le guardie arrivarono togliendogli l’Utopia senza che potesse portala con se per farla sua. Bloccato dagli sbirri del re, come ho detto, fu condotto al suo cospetto. Il re lo condannò alla prova dell’arena, entro trenta giorni, per aver abbracciato Utopia, senza il suo consenso.

Il re scelse la donna che sarebbe andata in dote a Luzio, se avesse scelto la porta giusta. La scelse non senza con una certa ripicca. Infatti non scelse la bella ma preferì la Bomba. Bomba era una ragazzona rotonda. Sembrava più un macchinista ferroviere che una rappresentante del gentil sesso. Proprio l’opposto di Utopia. Anche se le due erano amiche e cresciute insieme sin da piccole.

La bella! E la bestia?

Rivo, il fratello maggiore del nostro esuberante innamorato, cercò di far arrivare dei messaggi alla figlia del re. Messaggi con cui chiedeva aiuto per il fratello Luzio. Chiedeva che gli facesse sapere quale porta aprire, per salvarlo e non farlo finire in pasto alla tigre. Bastava un cenno e lui avrebbe capito.

La bella Utopia, in qualche modo riusci a scoprire il destino celato dietro ogni porta. Quale portasse Luzio alla morte certa e quale a Bomba. Ma per i giorni a seguire fu angosciata dai dubbi e le notti passarono insonni. Notti e giorni disperati, domandandosi se per Luzio fosse meglio la morte per la tigre o per la Bomba. Alla fine in un attimo decise, lei, Utopia, le sorti del mondo. E la sorte di Luzio, di Rivo ed anche quella di Nario, e di tutti i loro futuri compaesani, me compreso.

La bella locomotivaFine della storia

Bene credo di avervi detto tutto e non voglio tediarvi oltre, vi lascio alle parole del grande Frank Richard Stockton per sapere come la bella Utopia fu decisiva: chi verrà fuori dalla porta donna o tigre? Quale sarà il destino di Rivo, Luzio e Nario, viver con Utopia o rassegnarsi alla Bomba?

Would it not be better for him to die at once, and go to wait for her in the blessed regions of semi-barbaric futurity?

And yet, that awful tiger, those shrieks, that blood!

Her decision had been indicated in an instant, but it had been made after days and nights of anguished deliberation. She had known she would be asked, she had decided what she would answer, and, without the slightest hesitation, she had moved her hand to the right.

The question of her decision is one not to be lightly considered, and it is not for me to presume to set myself up as the one person able to answer it. And so I leave it with all of you: Which came out of the opened door,–the lady, or the tiger?

Giancarlo

Liberamente tratto da.

The Lady, or the Tiger? by Frank Richard Stockton

Da me rinominato la bella e la bestia, Per scaricarlo liberamente clicca qui.

Paura dei Levanesi. Sarà vero che a Bucine abbiamo paura di loro?

Paura dei Levanesi

Sappiamo tutti della storica rivalità tra Bucine e Levane, anche il Blog di Bucine ne ha parlato più volte (qui e qui). Oggigiorno la rivalità è solo una scusa per giocare, giocare con le parole e divertirsi, meglio se a spese dei Levanesi, comunque. Ma qualcosa sembra cambiare, che vogliano rifarsi di tante batoste? Perché ho ascoltato in giro voci che dicono che i Bucinesi abbiano paura dei Levanesi. Ma è completamente falso, ancorché paradossale, che i Bucinesi abbiano la Levanensisfobia.

2015_022_Il_ponte_di_Bucine_l_AmbraIl_Mulino_e_la_Rimessa_lzn Paura dei Levanesi
Il ponte di Bucine, l’Ambra, il mulino e la rimessa

Falso perché non esiste che un Bucinese abbia paura, specialmente di un Levanese. Falso perché non esiste la Levanensisfobia, infatti  non ho trovato nessun dizionario che la riporti.

E falso ma paradossale perché il fatto che ci sia un Bucinese a negare la Levanensisfobia, fa pensare che in realtà la paura esista veramente, in altri termini abbia paura di aver paura dei Levanesi. Questo la fa esistere davvero.

Se non c’è Levanensisfobia allora c’è paura dei Levanesi, quindi c’è Levanensisfobia.

Possiamo analizzare la cosa alla luce della logica proposizionale, cercando innanzitutto di tirarne fuori delle espressioni che abbiano senso e non siano ambigue; ponendo L = “C’è Levanensisfobia”, la frase precedente si formalizza così.

(¬L → L)→L

Questa implicazione è sempre vera, infatti se assumiamo una argomentazione come falsa allora dovrà essere falso anche il suo conseguente (L) e conseguentemente vero il suo antecedente (¬L → L); ma quest’ultimo non può essere vero avendo definito come falso il suo antecedente (¬L) e falso il suo conseguente (L).

Siete d’accordo?

In genere, quando si portano questo tipo di argomentazioni, chi ne fruisce rimane perplesso, dipende dal fatto che ho usato l’argomentazione logica che sottende la cosiddetta consequentia mirabilis, in cui la validità di un’affermazione viene fatta scaturire dalla constatazione di inconsistenza logica della sua negazione, detta anche dimostrazione per assurdo.

Leggete cosa scrive in proposito Il matematico Gabriele Lolli:

« Si pensi alle dimostrazioni per assurdo. Già accostare “dimostrazione” e “assurdo” è ardito ossimoro; tra le forme dell’assurdo, il primo posto spetta alla consequentia mirabilis, che è un trucco di magia, e come i trucchi di magia, per quanto la si veda all’opera e la si esamini, resta sempre incomprensibile: “se A implica nonA, allora nonA” o, per dirla con gli Stoici: “se il primo allora non il primo, dunque non il primo”. La consequentia mirabilis sembra pericolosamente vicina alla fallacia dell’affermazione del conseguente, e ancor più ai paradossi dei sofisti. Chi la ascolta non riesce a togliersi l’impressione di essere stato gabbato. Ma la dimostrazione per assurdo è la regola principale per derivare una conclusione senza alcuna assunzione. »
2015_029_A_Bucine_di_notte_con_la_luna_e_la_mia_moto_lzn-1 Paura dei Levanesi
A Bucine di notte con la luna e la mia moto (particolare)

Giancarlo

 

Tutti i Levanesi

Tutti i Levanesi sono castani

Ma sarà vero?

Sono stato molte volte a Levane, un paesone del Valdarno superiore sud situato tra Arezzo e Firenze, lungo la Statale 69 del Valdarno. Non ci avevo fatto caso, ma poi mi hanno fatto notare che tutti i Levanesi (gli abitanti di Levane) sono castani. Oh sembra sia proprio vero, ogni volta che vedo un levanese, questi ha i capelli castani, immancabilmente, quindi, induttivamente, mi viene naturale affermare che tutti i Levanesi sono castani.

Tutti i levanesi

Personalmente sono portato verso il pensiero scientifico, logico o matematico, purché sostenuto da prove chiare.

Certo per essere sicuro che tutti i levanesi sono castani dovrei incontrarli uno ad uno e verificare, troppo difficile anche appostandomi al bar o all’incrocio.

Tutti

Potrei, più comodamente, usare la logica, usando altre prove. Se è vero che tutti i levanesi sono castani deve essere vero anche il suo contrario logico. Cioè che tutti i non Levanesi sono non castani. Infatti, io che sono di Bucine, sono moro. Cioè io non Levanese sono non castano. Conosco anche uno di Montevarchi biondo, altra prova a sostegno della tesi induttiva che siccome un Montevarchino è biondo un non levanese è non Castano quindi tutti i Levanesi sono castani.Tutti i Non Levanesi

Non farebbe una piega, se non avessi incontrato uno di Laterina con una bella chioma castana, allora se un non Levanese è castano almeno un Levanese è non castano.

Ma perché ho sbagliato così clamorosamente le mie conclusioni? Il processo di induzione, derivare regole generali da una singola prova è un metodo usato da tutti, ogni giorno, per stabilire cosa fare. Se al mattino scendiamo dal letto e poggiamo i piedi nel pavimento senza sprofondare al piano inferiore. Significa che ci aspettiamo, correttamente, che ogni mattina successiva possiamo alzarci nello stesso modo senza preoccuparci della presenza o solidità del pavimento.

Ragioniamoci bene

Beh, a volte il nostro ragionamento è troppo affrettato e ci fidiamo troppo delle poche prove che il metodo induttivo ci da. Infatti non basta che si rompa l’auto partendo il martedì mattina per le vacanze, per confermare il detto che “Di Venere e di Marte, ne si torna ne si parte”.

Comunque senza il metodo induttivo molte cose non riusciremmo a farle. Infatti dopo un primo insuccesso generalizzeremo che l’azione connessa è impossibile o pericolosa. Meglio non farla. Allora conviene sempre valutare quanto sia probabile che un accadimento si ripeta. Se valuteremo bene, come quasi tutte le persone sono in grado di fare le nostre previsioni saranno mediamente corrette e non avremo problemi.

Tutti brilliA

Ma se il Montevarchino è biondo significa che tutti i non Montevarchini sono non biondi? Il fatto che tutti i non Levanesi siano non castani ne è un conferma, una plateale conferma direi?

Voi che ne pensate?

Giancarlo

Abitanti, parliamo degli abitanti del valdarno.

Parliamo degli abitanti del Valdarno.

Abitanti

In particolare mi vorrei soffermare sugli abitanti di Bucine e su quelli di Levane.

I primi sono detti Bucinesi ed i secondi Levanesi.

Nei secoli non è mai corso buon sangue tra le due comunità, a causa di certi scherzi e sfottò che si sono sempre scambiati.

Comunque sia, oggi le due comunità vivono in quiete tra loro, tra l’altro sempre meno Bucinesi e Levanesi vivono nei rispettivi paesi, la globalizzazione ha portato genti di tutto il mondo a diluire le specificità.

Ma noi, per la nostra trattazione assumeremo che a Bucine vivano tutti Bucinesi ed a Levane vivano tutti Levanesi. ogni comunità con le sue specificità distinte tra loro ed indistinte tra compaesani.

Inoltre vorrei dirvi che dovrete credermi per forza anche quando le mie affermazioni vi parranno assurde o paradossali e per questo mi guarderò bene dall’affermare che tutti i Bucinesi sono bugiardi, vi dirò invece che gli uomini di Bucine  dicono sempre il vero mentre le donne di Bucine dicono solo falsità. I Levanesi, stranamente si comportano esattamente al contrario. E quando parlo di donne ed uomini mi riferisco al sesso degli individui di tutte le età, bambini o centenari che siano.

Abitanti

Chiaramente sapere queste cose aiuta molto chi volesse sapere se un abitante qualunque dei due paesi è uomo o donna, è sufficiente chiedergli  “Sei di Bucine ?”  e sentire se risponde si o no. Possiamo anche domandargli se è di Levane con le risposte invertite. Poi per sapere di dov’è, di Bucine o di Levane si chiede “Sei un uomo? e risponderà si o no. Al contrario si può chiedere se è donna con le risposte al contrario. Se qualcuno ti dice “sono un uomo di Levane”, allora significa che è una donna di Bucine. Se dice “o sono una donna o sono di Levane”, allora significa che è una donna di Levane. E via andando.

Vi ho raccontato come vanno le cose in Valdarno,

Abitanti

ma in realtà sia Levane che Bucine oltre che trovarsi in Valdarno si trovano ancorché in Valdambra dal torrente Ambra, affluente di sinistra dell’Arno, che da il nome anche ad Ambra una ridente cittadina nel comune di Bucine i cui abitanti sono detti Valdambrini.

I Valdambrini maschi si dedicano tradizionalmente all’edilizia e sono sostanzialmente o muratori o manovali. i muratori dicono sempre il vero e i manovali sempre il falso. Ad Ambra nessuno può dire «sono un manovale». Se di due Valdambrini uno dice “siamo entrambi manovali”, allora lui è un manovale, ma l’altro no. Se dice “almeno uno di noi è un manovale”, allora lui è un muratore, ma l’altro no. Se invece dice “o sono un manovale o siamo entrambi muratori”, allora entrambi sono muratori. E con la banda andando.

Credo che ora, sarete in grado di praticare la zona senza sorprese e fraintendimenti.

Se, paradossalmente, la lettura di questo post vi ha resi ebrefenici, paranoici o catatonici io posso solo aggiungere che, con John Cage, “Non ho niente da dire, e lo sto dicendo”.

Giancarlo

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