1. Per prima cosa preparare il fuoco e fare tanta brace.
2. Prendere le cipolle e seppellirle nella brace.
3. Dopo circa venti minuti sono cotte.
4. Toglietele dal fuoco e sbucciatele della parte fogliosa esterna bruciacchiata.
5. Raccogliete la parte interna in una ciotola ed aprite a spicchi (se preferite tagliate in quattro con il coltello).
6. Condite con olio, sale ed aceto.
Note
1. Mangiate calde sono buonissime, ma anche fredde non sono male.
2. Piatto completamente vegetariano, ma contorna bene la carne.
Da bere
1. Acqua in abbondanza, ma del pozzo o della fonte.
2. Vino, buono.
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“L’acqua può prenderla dal frigo, il panino glielo scaldo?”
Domando se sia un panino surgelato, mi dice di no. Allora perché scaldare un panino con la mortadella?
“Alcuni clienti lo chiedono così”, mi fa.
“Non io, grazie” rispondo.
Il panino è un po freddo, forse meritava scaldarlo, ma la mortadella, no, mai.
Credo che la scena giusta sarebbe stata quella della sua risposta: l’avventore, io, chiede di scaldare il panino, non il barista.
Qualcosa non va, specialmente per un panino con la mortadella.
Perché succede? Perché non ti danno un panino con qualcosa e basta?
Forse per le norme igieniche o forse per giustificare i prezzi che chiedono in autostrada, te lo devono scaldare per forza, forse è per questo, il prezzo da autostrada, che a volte, assieme alla mortadella, ci sono fette di formaggio. Formaggio??? con la mortadella? Ma anche con il prosciutto, la coppa e quant’altro, perché non ci date pane e companatico? e basta!
Non sarebbe stato meglio usare del pane fresco, a temperatura ambiente, invece che un pezzo di ghiaccio da riscaldare?
1. Pane (Bianco, toscano (senza sale) meglio fresco ma anche di qualche giorno addietro non è male).
2. Pomodoro fresco maturo (meglio se del vostro orto o del vostro balcone, in alternativa comprato direttamente dal produttore, se la campagna è lontana ci sarà pure un anziano che fa l’orto sull’argine o dovunque vicino a voi, ecco andate li).
3. Olio extravergine di oliva (se avete soldi prendetene uno costoso, comunque anche se non avete molti soldi da spendere prendetelo sempre dal produttore e prendetelo sfuso, con la stessa cifra ne prendete di più e/o migliore).
1. Tagliate il pane a fette alte (La parte migliore è il corteccio tagliato a 5-6 cm).
2. Salate.
3. Dividete in due il pomodoro (in più parti se troppo grosso) e strofinatelo sopra il pane fino a che la polpa non sia tutta trasferita sulla fetta. La rimanente buccia se ha della polpa attaccata si distribuisce sopra la fetta altrimenti si scarta. Al corteccio va cavata la mollica: con il coltello si incide in profondità lungo la crosta, come a fare una barchetta, e poi si strofina il pomodoro e la polpa si accumula nella vaschetta centrale così realizzata. La mollica non va assolutamente buttata dato che da ultimo servirà da coperchio della vaschetta.
4. A questo punto si possono aggiungere alcuni degli ingredienti a piacere: Una passata di origano, la cipolla fresca tagliata a fettine fini, l’aglio tritato finemente, alcune gocce di aceto o di vino buono, pezzetti di acciuga lavata, di solito un tipo solo tra questi ingredienti, ma potete anche esagerare ed aggiungerne due alla volta.
5. Aggiungete olio.
6. Chiudete il corteccio con la mollica.
7. Lasciate riposare il tutto per 5 minuti e mangiate.
Note
1. E’ una merenda eccezionale per voi e per i vostri figli (il vino necessario si limita a poche gocce per ogni fetta e se non volete darlo a minori basta non aggiungerlo).
2. L’aggiunta di acciuga è di una raffinatezza particolare, purtroppo è sempre più difficile trovare acciughe buone.
3. Senza acciuga pane e pomodoro è una merenda vegetariana al 100%
Da bere
L’acqua sicuramente va bene, io bevo quella del pozzo, se non lo avete ci saranno delle fonti vicino a voi, andate li. Niente bibite gassate, per il resto basta che sia buono e non dobbiate guidare.
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Mi domando mentre cammino lungo la strada che porta al lago.
In circa tre anni si sono moltiplicati, hanno percorso una ventina di metri lungo il margine della strada, l’hanno, infine, attraversata e si stanno propagando anche di la.
Compaiono a metà settembre, forse già a fine agosto e restano fioriti fino ai primi di ottobre, non assomigliano a niente visto prima, ma ci sono e non c’erano mai stati.
Ma sono belli e potrebbero essere anche buoni, se fosse zafferano.
2. Toglietele dalla pentola e pelate la buccia con il coltello. (Occhio bruciano da matti).
3. Rompetele sul tagliere con la forchetta trasformandole in pasta.
4. Impastatele con la farina, fino ad ottenere un impasto consistente.
5. Fate riposare l’impasto per un po.
6. Spolverate la spianatoia o il tavolo con la farina.
7. Prendete un pugno di impasto e arrotolatelo con i palmi uniti delle due mani fino ad ottenere uno spaghetto cilindrico di circa un centimetro di diametro.
8. Mettetelo in una parte della spianatoia inutilizzata e spolverata di molta farina.
9. Trasformate tutto l’impasto in questi cilindri.
10. Fateli riposare.
11. Mettetene 4 o 5 paralleli vicino al bordo della spianatoia e tagliateli a tocchetti (gnocchi) di circa un centimetro con il coltello a lama lunga. Allontanandoli ad ogni taglio dagli spaghi non tagliati.
12. Quando li avete tagliati tutti spolverate la spianatoia con farina e disponeteli diradati ad asciugare.
Note
1. Per cuocerli prendeteli senza farli attaccare e buttateli nell’acqua bollente.
2. Cuociono in 2-3 minuti. come vengono a galla sono cotti.
3. Conditeli a piacimento.
4. Se le patate sono del vostro orto o dei vostri vasi o ve le ha date un vicino che le ha coltivate così, non hanno prezzo.
Da bere
1. Anche qui acqua di rubinetto o di fonte.
2. Il vino suggeritelo voi.
3. Niente bevande gassate.
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Sono felice di essere Italiano, così come Bucinese, ma qualche volta me ne vergogno anche.
Atterro a Roma, la città più bella d’Italia, all’aeroporto più bello d’Italia (ma se non conosci gli altri aeroporti Italiani non ci crederesti). Esco dall’aeromobile seguo le indicazioni per il ritiro bagagli, distrattamente. Dico distrattamente perché sono in compagnia di un’altra persona, con la quale, ovviamente, interloquisco.
Arriviamo ad un tornello che ci permette di entrare nella zona dei nastri riconsegna bagagli, strano che ci sia un tornello ma… ma sono stanco, dopo tre voli e oltre 24 ore di viaggio, passo il tornello per guardare sul tabellone, sul muro li vicino, su quale nastro arriverà la mia bella valigia rosso fuoco.
Peccato che sul tabellone compaiano tanti voli, alcuni già atterrati, ma del mio da Francoforte non ci sia traccia. Ho sbagliato qualcosa? Chiedo lumi ad una signora, in divisa, che ha appena attraversato il tornello. Mi dice che la mia area ritiro bagagli è un’altra, devo uscire salire al primo piano, rientrare ed andare a quella giusta.
Ma come è possibile che sia arrivato qui? Ho seguito sempre le frecce con la scritta “baggage claim – exit” per il ritiro bagagli e l’uscita. Cerco di tornare indietro dal tornello, c’è tanto spazio tra la sbarra e d il palo che all’uscita non mi è neppure girato. Mi bloccano subito:
“Non si può tornare indietro!”.
“Ma…la mia valigia, sono appena passato…”.
“Non si può esca e rientri! Guardi, subito a destra e poi rientra.”
Esco, ma non c’è niente, solo il lungo corridoio esterno, rientro da dove sono uscito quando la porta si apre per il passaggio di un viaggiatore, ma mi bloccano subito. Mostro il mio biglietto:
“Vengo da Francoforte, ho seguito le frecce… la mia valigia.”
“Guardi è semplicissimo esce a destra e rientra, ci sono dei colleghi, poi va al ritiro bagagli.”
Esco, cammino sulla destra, finché trovo un’entrata decine di metri più avanti a destra, è l’entrata partenze, qualcosa non va (???), entro nell’area partenze, passo dai check-in, proseguo fino al controllo passaporti.
Provo ad entrare, da dove ero entrato la settimana prima, alla partenza, spiego la situazione alla coppia del desk, sono gentilissimi ma non sono nel posto giusto, arriva un terzo, mi dice come fare:
“Torni giù, da dove è uscito, rientri, ci sono dei finanzieri che controllano i documenti e la fanno passare.”
“Ma sono gli stessi che mi hanno fatto arrivare qua?…e non mi hanno fatto rientrare prima”.
“Non si preoccupi, faccia come le ho detto”.
“Vabbè, grazie, ma credo che ci rivedremo presto”.
Esco, stavolta da una scala e non rifaccio le decine di metri indietro, rientro con lo stesso trucchetto della prima volta, lo stesso militare, sempre gentile, mi dice che non posso rientrare da li ma devo uscire, poi rientrare subito a destra, dai suoi colleghi che mi fanno accedere all’area bagagli giusta.
Sono frastornato ma deciso a riavere ciò che è mio, la mia bella valigia rossa con i manici gialli, ad ogni costo.
Esco , mi giro a destra, mi fermo, studio la situazione.
Ci sono transenne alla mia sinistra, che portano ad uscire lateralmente nel corridoio, dove di solito stazionano quelli che attendono all’uscita i passeggeri, C’è una transenna anche sulla mia destra, fatta con del nastro adesivo (???) e più corta dell’altra, che porta il flusso delle persone che escono nella direzione giusta e, presa nell’altro senso permette di accedere ed aprire una porticina con sopra un cartello che dice “Personale di servizio- Staff only”. Vuoi vedere che?…
E’ sulla destra dell’uscita, subito dopo l’uscita, (qualche metro), provo ad entrare, e, sorpresa, vinco. C’è uno scanner per le cose uno per le persone, mostri i documenti, il “boarding pass” e la ricevuta del bagaglio passo dallo scanner, e mi fanno accedere all’area giusta.
Trovo la mia valigia esco, con il mio collega prendiamo la macchina al parcheggio e torniamo a casa.
Ma perché ho intitolato questo post “Ma dobbiamo sempre farci riconoscere?”.
Per due motivi.
1- Le frecce mi hanno portato in un’area sbagliata dell’aeroporto, non dovrebbe essere possibile. Intravedo aree di miglioramento: per me, la prossima volta che volo su Roma, ma soprattutto per l’aeroporto di Roma che di passeggeri ne ha, per sua fortuna, ancora molti altri da condurre al ritiro bagagli, quello giusto.
2- Il personale poteva essere più chiaro : bastava dire “entri dalla porta qui accanto, quella del personale di servizio”. Uno “straniero” non sarebbe mai entrato da una porta con scritto “STAFF ONLY”, se non adeguatamente informato, ma forse neppure mai uscito da quella sbagliata, se le indicazioni delle frecce fossero corrette.
Che penserà di noi un turista straniero che dovesse trovarsi all’aeroporto di Roma, nelle mie stesse condizioni?
Fuori dall’Italia ho sempre raggiunto, senza difficoltà, il nastro bagagli giusto.
(*) Va bene di grano duro o tenero, tipo “0” o “00”, a me piace quella di grano tenero.
2. Uova di gallina
Ferramenta
1. Matterello
2. Spianatoia o tavolo
3. Coltello a lama liscia lunga
4. Telo di cotone.
5. Essiccatoio (*)
(*)Per essiccatoio intendo un oggetto o un’area dove mettere distesa o appesa la pasta ad essiccare. Quindi deve essere adatto.
Preparazione
1. Versare la farina in una spianatoia.
2. Dare forma a vulcano e romperci dentro le uva.
3. Rompere tuorlo con albume con le dita ed impastare il tutto con le mani, aggiungendo farina se necessario.
4. Far riposare l’impasto in un telo umido per qualche tempo (dipende dal tempo che avete). L’impasto si uniforma e si perdono i grumi.
5. Spolverate la spianatoia di farina e prendere una palla di pasta da stendere, prima grossolanamente con le mani, poi con il matterello.
6. Se non sapete usare il matterello non potete fare la pasta all’uovo da voi a meno di utilizzare una macchinetta a mano o a motore od un robot da cucina, ma allora che gusto c’è?
7. Affinate la pasta con il matterello, arrotolandola su di esso ed allargandola con i palmi dalle mani.
8. Rigiratela più volte srotolandola e riarrotolandola in direzione a 90° rispetto a quella precedente.
9. Spolverate sempre con la farina.
10. Tirate la sfoglia più che potete.
11. Fatela riposare ed asciugare un po.
12. Spolveratela di farina.
13. Piegate un bordo al centro.
14. Ripetete l’operazione dalla parte opposta.
15. Avete due semicerchi che vanno a ricoprire (parzialmente) la sfoglia.
16. Ripiegate i nuovi bordi verso il centro.
17. Ora avete un budello schiacciato con quattro sfoglie sovrapposte.
18. Ripetete l’operazione per avere un salame più stretto e la sfoglia ad otto strati.
19. Fermatevi prima che le pieghe siano troppo strette.
20. Dovreste avere un doppio tubo, largo 5-10 cm, secondo la vostra abilità.
21. Tagliatelo a fette sul tagliere o sul tavolo con il coltello a lama lunga, aiutandovi con le nocche della mano con cui non tenete il coltello per la direzione e la distanza delle fette.
22. Quando ne avete affettate alcune infilate il coltello con la lama parallela al tavolo, centrale rispetto al doppio tubo e quindi sollevatelo dalla parte della costola, tra le due metà della fetta ed apritela facendo srotolare le strisce.
23. Secondo la distanza di taglio avrete fatto pappardelle, tagliatelle o tagliolini.
24. Riponetele, disponetele, appendetele nell’essiccatoio per far evaporare l’umidità e seccare la pasta.
25. Questa pasta si cuoce in qualche minuto (3-5) se fatta con grano tenero, più lentamente se fatta con farina di grano duro.
Note
1. E’ un lavoro impegnativo e faticoso ma vuoi mettere il gusto.
2. Si condisce con quello che volete.
3. Buon appetito.
Da bere
1. Che posso dirvi, io ci berrei un buon vino.
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