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Chiusi della Verna

Una domenica di Agosto

Ho visitato Chiusi della Verna ed ho scoperto un villaggio bellissimo, non Chiusi, che conoscevo già, ma il villaggio degli gnomi…

Non potevo immaginarlo, nel parco del mercatino di Natale, dove cercavo refrigerio, ci sono alberi ombreggianti e tavoli con sedute dove mi sono sistemato. Dovevo telefonare a qualche amico per combinare l’incontro. Ci sono riuscito anche se dovevo aspettare li ancora per qualche minuto.

L’intenzione era fermarsi e dipingere “en plein air“, anche se la visuale da li sembrava abbastanza limitata. Ma mai dire mai, dovevo verificare, così, mi sono alzato ed ho fatto un giro per guardare intorno.

E cosa ti trovo a Chiusi della Verna ?

Nel parco accanto ai mercatini di Natale c’è un villaggio. Un piccolo villaggio variopinto destinato a piccoli esseri, gli Gnomi

Certo trattandosi di case per esseri piccolini, il piccolo villaggio è formato da piccole case, ma dalle forme spettacolari.

Gli Gnomi devono essere ben strani per vivere in quelle architetture mai viste, e lo vedrete anche voi se continuate la lettura.

Comunque vi consiglio una visita personale, le foto, fatte col telefonino, non rendono bene l’idea, le sensazioni che si provano dal vero.
Sembra di essere piccoli anche noi e poterci entrare dentro.
Almeno vorremmo poterci entrare per godere di quelle architetture, di quegli interni, di quelle viste mozzafiato da finestre e balconi che paiono sfidare le leggi della statica e della gravità.

Ma ecco le case del villaggio.

Un bel villaggio.
Anche Chiusi della Verna è un bel villaggio.
Ho incrociato delle belle case lungo la strada, ma soprattutto ho visto la fontana del Campari, che oramai un monumento storico.

La Campari ne mise una trentina in varie parti di Italia nel secolo scorso, a scopo pubblicitario, ne sono rimaste solo tre, due in Toscana ed una a Como, ma questa è la meglio conservata, anche grazie ad un recente restauro.

Direi che è un oggetto molto bello, giudicate voi:

Ma non basta, durante la salita da Chitignano, nei pressi della “Fonte del rospo” ho trovato qualcos’altro:

Fateci un giro anche voi.

Sarà bello.

Giancarlo

Nonantola

Nonantola

Il 15 Aprile a Nonantola si è svolta una bella estemporanea di pittura.
Dal tema: “Nonantola eccentrica”.

Quick facts

Nonantola is a town and comune in the province of Modena in the Emilia-Romagna region of northern Italy. It is in the Po Valley about 10 kilometres from Modena on the road to Ferrara. Wikipedia

14 Aprile

Siamo andati, io e Davide, all’avventura. Siamo arrivati il giorno prima, in perlustrazione. Nessuno di noi due conosceva il paese ma abbiamo trovato subito il Bar Ristorante Birreria Petalo’s, in via Roma, un bel bar dove ci siamo tuffati in un ottimo aperitivo.

La gente è speciale nel modenese, al Petalo’s ancor di più.

Abbiamo girato un po per conoscere la cittadina e abbiamo trovato la piazza del pozzo, la torre dei Modenesi o dell’orologio, abbiamo visto gli scavi archeologici ed il palazzo della Partecipanza.

La sera abbiamo cenato alla Cà Rossa a Crevalcore, tortellini in brodo come si deve e poi alle 22:00 musica. Ambiente favoloso, gente speciale, come ho già detto. Da queste parti è facile fare amicizia e con Marco Lenzi non è da meno. E’ un ospite eccezionale.

15 Aprile

Il giorno dell’estemporanea Davide ha deciso di fare il Pozzo, io la torre dei Modenesi. Ma il tema diceva di farla eccentrica. Ho pensato ad una Nonantola speciale, con la torre dell’orologio ed il pozzo ma nel 2118, fra cent’anni.

Nonostante i danni del terremoto recente, la torre sarà ancora li, a presidiare il pozzo, come sempre… anche se…

Anche se il clima sarà diverso, lo scioglimento della banchisa polare sarà andato avanti. Ce lo dicevano di non usare gli spray per le ascelle e le bombolette del lucido per i dipinti acrilici. Ma non ci abbiamo creduto e Nonantola sarà in riva al mare, in mezzo alle palme e sotto il solleone, ma ci sarà.

Intanto al Petalo’s, a mezzogiorno, si è mangiato benissimo e bevuto anche meglio con una bottiglia di lambrusco “Unico“.

E poi una sorpresa, Sergio Cecjo Marcheggiani del Petalo’s ci ha detto che Marco della Cà Rossa ci aveva lasciato una bottiglia di Unico pagata.

Una sorpresa bellissima, grazie Marco, non dovevi, davvero.
Grazie anche a Cecjo per l’ottimo supporto logistico durante tutta la giornata in estempore.

Nella pittura non abbiamo vinto gran che, ma abbiamo trovato qualche nuovo amico.

E’ bello essere stati a Nonantola.

Giancarlo

Le opere realizzate in estemporanea

Sergio Cecjo MarcheggianiSergio Cecjo Marcheggiani Sergio Cecjo MarcheggianiSergio Cecjo MarcheggianiSergio Cecjo MarcheggianiSergio Cecjo Marcheggiani Sergio Cecjo Marcheggiani Sergio Cecjo MarcheggianiSergio Cecjo Marcheggiani Sergio Cecjo MarcheggianiSergio Cecjo Marcheggiani Sergio Cecjo Marcheggiani

In giro per il paese

Nonantola La torre come la vedevo io. Davide Emanuelli: Work in progress. Io la vedevo proprio a quel modo. Giancarlo Arrigucci: Mini personale in strada. Il pozzo come lo vedeva Davide. Petalo’s un bar bellissimo. Opere in mostra per strada. Mazziale: Sergio Cecjo Marcheggiani, uno dei nuovi amici che ho conosciuto. Segue Max Oddone, un pittore, un poeta, un artista.

Un tipo in gamba. Che bottiglie lunghe, che vino ci sarà dentro? Un nuovo amico, conosciuto in estemporanea. Fenek Rouhani, pittore eccentrico.

La premiazione:

Il sindaco Famoso gesto amichevole no-nantolese. Non è che mi vergogni… …è che fa proprio freddo. Vincerò? Non vincerò? Non vincerò. Non te la prendere, non vincerò nemmeno io.Ah, ora ti torna. Che ti torna?Nonantola mhm! eh-he.

LOW COST: Viaggiare “low cost”, è bello e conveniente?

Viaggiare “low cost”

E’ una vera fortuna, viviamo in un mondo sempre più piccolo. Dove possiamo spostarci velocemente senza spendere una fortuna. Tutto è Low cost”.

Beh, “velocemente” è tutto da vedere e la spesa c’è, eccome, non si paga solo il costo del biglietto, si paga anche con qualcos’altro, anche se non sembra. Tempo e stress.

Tempo, qualcosa ci costa in termini di tempo. Gli aeroporti utilizzati dai vettori low cost sono secondari, lontani dalle aree metropolitane, più difficili da raggiungere. Ma questo potrebbe essere un vantaggio, se poi possiamo facilmente prendere un treno o un autobus o una macchina a noleggio. Di solito non è un vantaggio, sono solo fuori mano e per questo costano poco.

Stress

Qualcosa ci costa anche in termini di stress. Le lunghe file per il controllo bagagli, per l’imbarco, a volte anche per il controllo documenti non sono certo rilassanti. Ma le lunghe file in aeroporto sono comuni a tutto il trasporto aereo e non c’è modo di evitarle. Le file low cost sono comunque più lunghe in aereo, e intendo le file dentro l’aeromobile. Gli aerei sono grandi in modo da avere 6 posti per fila per tutto l’aereo. E anche le file sono tante, oltre 30, in modo da trasportare più passeggeri.

Low cost: mappa-boing-737
Tutti i voli di Ryanair utilizzano lo stesso aereo Boing 737-800

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Airbus A320 Alitalia

Ma non  in modo da trasportarli meglio, ma in modo da trasportarne di più. Con l’inserimento di qualche linea in più. Non importa se dovremo sederci con i ginocchi conficcati nel seggiolino di fronte. Naturalmente tutto il peso superfluo è stato asportato (???). Niente tasche posteriori al sedile di fronte (di solito sotto al tavolinetto). Le quali potrebbero contenere sporcizia e ritardare la pulizia. Così non c’è modo di posare nemmeno un giornale. Ma tanto nel low cost mica lo danno il giornale. Il tavolino c’è sempre, ma se lo apri non stai seduto. Lo spazio tra le file se lo prende lui, allora a che serve? Era meglio la tasca, che almeno mantiene la sua utilità anche allo stretto.

Insomma, se vogliamo spendere meno, possiamo/dobbiamo pur patire un po di più.

Ma chi vuole spendere meno?

Ma chi vuole spendere meno? Io no di certo, io vorrei spendere il giusto. Per essere trasportato comodamente sin dove voglio andare. Considerando che devo prenotare mesi prima, col rischio di perdere tutto se cambio idea, va a finire che spendo ugualmente tanto. Non di più, ma tanto, tanto quanto. Tanto significa che al costo del tragitto aereo ci devo mettere, il costo dei tragitti accessori, treno o altro, che non sono “low cost” come il volo, anzi. Ci devo mettere il mio tempo. Le partenze non sono sincronizzate su altri voli o sui treni o sulle navi.

Quindi devo partire presto o tardi ed aspettare prima o dopo l’arrivo o la ripartenza. E se attendo in aeroporto sai le spese che devo sostenere. Come l’acqua. Che la butto (me la fanno buttare) per entrare e subito dopo la compro e la pago come fosse vino. Appena entrato, dopo i controlli, perché sfinito dalle file infinite, ho bisogno di bere. Allora converrebbe starsene a casa, guardare il mondo su google maps o wikimapia o flickr o instagram o facebook o linkedin o qualcos’altro. Godendosi la vita comodamente seduti nella propria poltrona, magari bevendo un bicchiere di quello buono in compagnia di parenti, amici e conoscenti.

Ma insomma

Ma insomma, perché per spendere meno devo pretendere ed ottenere di meno. E quel molto meno in termini di spazio e quel molto più in termini di tempo non è proporzionale. Ppotrebbero darmi le condizioni standard ad un prezzo poco superiore al low cost. Ecco questo mi piacerebbe, il meglio ad un prezzo giusto.

Va bene, starò a casa.

Einculo a tutti.

Giancarlo

 

Paesaggi, la magia dei posti che conosco.

Paesaggi

Alcuni paesaggi sono meglio, o peggio, di altri.

Si può riuscire a cogliere, del tutto o per niente, la magia di un posto.

Ne ho fatti alcuni che vi voglio mostrare.

Sogna, è il migliore per me.

E’ un paesino del comune di Bucine, perduto e poi recuperato per i turisti, ma bello, bello, bello.

Anche Montebenichi non è male, sempre nello stesso comune, sempre bello, meriterebbe una visita, mettetela in programma.

Poi ci sono paesaggi più mentali come Valparaiso, la valle del paradiso, l’Eden perduto dove ritrovarsi., dai colori chiari, rilassanti, culla di nuova vita.

Ma c’è pure la Valle dell’Inferno, dopo Levane, verso Monticello, proprio accanto alla diga del Enel di Bandella. La valle, dove ha trovato ispirazione il grande Dante Alighieri, traghettato di là d’Arno dal mitico Caronte, traghettatore levanese del tempo, è blu come il fiume e si perde nella nebbia del tempo. Il tempo di trovarla e ritrovarla sempre uguale, alta e vorticosa, da capogiro, da perderci l’anima, oltreché la testa.

L’anima di Jill, che lotta la sua personale battaglia e che,

come tutte le più belle cose, visse solo tre giorni,

come le rose.

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Ricordatevi questi paesaggi, immaginateli domani e ricordatevi anche che non c’è speranza, ne futuro, nella guerra.

Un nuovo orrido si delinea in medio Oriente e noi dobbiamo fare qualcosa, trovare un compromesso, una soluzione, evitare un nuovo conflitto Israelo-Palestinese, che, come in passato, rischia di cambiare tutto, in peggio.

E non sarà un belvedere.

Giancarlo

Il lago Trasimeno

Il lago Trasimeno

Il lago Trasimeno

In Umbria, ma proprio accanto alla Toscana, c’è un lago, bellissimo, il lago Trasimeno.

Se non lo conosci vacci, e presto, è bello.

Io sono partito da Tuoro per l’isola maggiore, il costo è accettabile, come il servizio di traghetti.

Sull’isola dall’attracco si accede alla strada principale, sul lato occidentale dell’isola.

Ai lati della strada ci sono delle case, a nord si  arriva ad una spiaggetta con una passeggiata che gira tutto intorno attorno all’isola.

Nel mezzo, in alto, la chiesa di San Michele Arcangelo, a sud, villa Guglielmini.

A nord ovest San Salvatore e un’altra chiesa nella strada principale.

Come molte cose in Italia i palazzi e le cose sull’isola sono un po lasciati a se stessi.

Comunque ci sono bar, ristoranti, negozietti vari ed il tutto merita una visita.

Un resoconto nel video Trasimeno.

Lago Trasimeno2 Il Lago Trasimeno

Giancarlo

Ma dobbiamo sempre farci riconoscere?

Ma_dobbiamo_sempre_farci_riconoscere?

Sono felice di essere Italiano, così come Bucinese, ma qualche volta me ne vergogno anche.

Atterro a Roma, la città più bella d’Italia, all’aeroporto più bello d’Italia (ma se non conosci gli altri aeroporti Italiani non ci crederesti). Esco dall’aeromobile seguo le indicazioni per il ritiro bagagli, distrattamente. Dico distrattamente perché sono in compagnia di un’altra persona, con la quale, ovviamente, interloquisco.

Arriviamo ad un tornello che ci permette di entrare nella zona dei nastri riconsegna bagagli, strano che ci sia un tornello ma… ma sono stanco, dopo tre voli e oltre 24 ore di viaggio, passo il tornello per guardare sul tabellone, sul muro li vicino, su quale nastro arriverà la mia bella valigia rosso fuoco.

La mia valigia
La mia valigia

Peccato che sul tabellone compaiano tanti voli, alcuni già atterrati, ma del mio da Francoforte non ci sia traccia. Ho sbagliato  qualcosa? Chiedo lumi ad una signora, in divisa, che ha appena attraversato il tornello. Mi dice che la mia area ritiro bagagli è un’altra, devo uscire salire al primo piano, rientrare ed andare a quella giusta.

Ma come è possibile che sia arrivato qui? Ho seguito sempre le frecce con la scritta “baggage claim – exit” per il ritiro bagagli e l’uscita. Cerco di tornare indietro dal tornello, c’è tanto spazio tra la sbarra e d il palo che all’uscita non mi è neppure girato. Mi bloccano subito:

“Non si può tornare indietro!”.

“Ma…la mia valigia, sono appena passato…”.

“Non si può esca e rientri! Guardi, subito a destra e poi rientra.”

Esco, ma non c’è niente, solo il lungo corridoio esterno, rientro da dove sono uscito quando la porta si apre per il passaggio di un viaggiatore, ma mi bloccano subito. Mostro il mio biglietto:

“Vengo da Francoforte, ho seguito le frecce… la mia valigia.”

“Guardi è semplicissimo esce a destra e rientra, ci sono dei colleghi, poi va al ritiro bagagli.”

Esco, cammino sulla destra, finché trovo un’entrata decine di metri più avanti a destra, è l’entrata partenze, qualcosa non va (???), entro nell’area partenze, passo dai check-in, proseguo fino al controllo passaporti.

Provo ad entrare, da dove ero entrato la settimana prima, alla partenza, spiego la situazione alla coppia del desk, sono gentilissimi ma non sono nel posto giusto, arriva un terzo, mi dice come fare:

“Torni giù, da dove è uscito, rientri, ci sono dei finanzieri che controllano i documenti e la fanno passare.”

“Ma sono gli stessi che mi hanno fatto arrivare qua?…e non mi hanno fatto rientrare prima”.

“Non si preoccupi, faccia come le ho detto”.

“Vabbè, grazie, ma credo che ci rivedremo presto”.

Esco, stavolta da una scala e non rifaccio le decine di metri indietro, rientro con lo stesso trucchetto della prima volta, lo stesso militare, sempre gentile, mi dice che non posso rientrare da li ma devo uscire, poi rientrare subito a destra, dai suoi colleghi che mi fanno accedere all’area bagagli giusta.

Sono frastornato ma deciso a riavere ciò che è mio, la mia bella valigia rossa con i manici gialli, ad ogni costo.

Esco , mi giro a destra, mi fermo, studio la situazione.

Ci sono transenne alla mia sinistra, che portano ad uscire lateralmente nel corridoio, dove di solito stazionano quelli che attendono all’uscita i passeggeri, C’è una transenna anche sulla mia destra, fatta con del nastro adesivo (???) e più corta dell’altra, che porta il flusso delle persone che escono nella direzione giusta e, presa nell’altro senso permette di accedere ed aprire una porticina con sopra un cartello che dice “Personale di servizio- Staff only”. Vuoi vedere che?…

E’ sulla destra dell’uscita, subito dopo l’uscita, (qualche metro), provo ad entrare, e, sorpresa, vinco. C’è uno scanner per le cose uno per le persone, mostri i documenti, il “boarding pass” e la ricevuta del bagaglio passo dallo scanner, e mi fanno accedere all’area giusta.

Trovo la mia valigia esco, con il mio collega prendiamo la macchina al parcheggio e torniamo a casa.

Ma perché ho intitolato questo post “Ma dobbiamo sempre farci riconoscere?”.

Per due motivi.

1- Le frecce mi hanno portato in un’area sbagliata dell’aeroporto, non dovrebbe essere possibile. Intravedo aree di miglioramento: per me, la prossima volta che volo su Roma,  ma soprattutto per l’aeroporto di Roma che di passeggeri ne ha, per sua fortuna, ancora molti altri da condurre al ritiro bagagli, quello giusto.

2- Il personale poteva essere più chiaro : bastava dire “entri dalla porta qui accanto, quella del personale di servizio”. Uno “straniero” non sarebbe mai entrato da una porta con scritto “STAFF ONLY”, se non adeguatamente informato, ma forse neppure mai uscito da quella sbagliata, se le indicazioni delle frecce fossero corrette.

Che penserà di noi un turista straniero che dovesse trovarsi all’aeroporto di Roma, nelle mie stesse condizioni?

Fuori dall’Italia ho sempre raggiunto, senza difficoltà, il nastro bagagli giusto.

Aeroporto di Chicago
Aeroporto di Chicago

Ma dobbiamo sempre farci riconoscere?.

Giancarlo