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UBUNTU LINUX

UBUNTU LINUX

Quanti di voi conoscono e usano UBUNTU LINUX?

Spero in molti, a confido in pochi.

Ubuntu è una distribuzione GNU-Linux. Un sistema operativo diverso. Si basa sui concetti di Open Source, e Free Software. Si basa sul Kernel Linux per operare.

In cosa si differenzia dai sistemi operativi proprietari come WINDOWS della MICROSOFT o OS della APPLE?

Beh, intanto non è proprietario, non è mio o suo è nostro.

Questo fa si che ognuno, chi ne è capace naturalmente (nota 1), possa controllare cosa c’è scritto nel codice, cioè cosa fa quando viene utilizzato. Nel caso del software aperto ci sono migliaia, forse milioni di persone che controllano, nel caso del software proprietario non è possibile farlo, non legalmente, quindi scoprire un codice malevolo non ci è permesso.

“Bene”, direte, ” ma che me frega”!

Nulla, potete vivere uguale, magari usando uno o più  antivirus, magari pagando per il programma e per l’antivirus che poi, entrambi neppure userete tanto.

Ma torniamo ad UBUNTU. Ed a LINUX. UBUNTU LINUX. Probabilmente non lo usate, magari ci avete provato e non ci avete capito nulla, è come Windows, ma non ha il disco C. Non sembra funzionare, non si riesce a far partire un programma, insomma, non ci si capisce nulla. E’ pieno di roba che non serve, o almeno non si capisce a che serva. Non c’è nemmeno Photoshop perché in Italia siamo tutti graphic designer e tutti, tutti i PICCI devono averlo istallato sopra.

E allora…

“E allora cosa rompi?” starete chiedendovi. Rompo, cerco di rompere la pigrizia mentale e la paura che avete. Cerco di abbattere la sensazione di incapacità ad usarlo. Tutti siamo capaci di usare GNU-Linux ed UBUNTU e o qualsiasi altra distribuzione vi troviate fra le mani, cerdetemi.

Come si fa?

Scaricate la distribuzione qui.

Masterizzatela in un CD-DVD, anche riscrivibile, così potrete riutilizzarlo.

Date l’opzione CD-DVD avviabile al masterizzatore per poterlo utilizzare per i nostri scopi.

Aprite il cassetto del lettore di CD-ROM/DVD ed inserite il vostro disco appena masterizzato.

Spegnete e riavviate il PC, avendo cura di dare al BIOS del computer l’opzione “avvia da CD-DVD”, il computer avvierà il sistema operativo presente nel CD-DVD, Seguite le istruzioni o non fate niente ed il PC si avvierà con UBUNTU LINUX in modalità “live”.

Il che significa che fino a quando non decidete di installarlo, ed anche avviando la relativa procedura per sbaglio potete interromperla senza effetti permanenti finché non sceglierete di farlo veramente (il sistema vi avverte che acconsentendo non sarà più possibile tornare indietro e le modifiche saranno scritte nel disco fisso.

Comunque niente paura se non accettate, cancellate la procedura o spegnete il PC non sarà successo nulla.

Ma se non avviate questa procedura potete provare comunque il sistema come se fosse realmente presente nel computer, potete anche installare altri programmi, se avete il collegamento internet e riuscite a collegarvi (è veramente molto semplice), il PC lavorerà in RAM e tutto sparirà allo spegnimento.

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I programmi preinstallati sono tantissimi, per installarne altri dovete informarvi in Internet, ma ad esempio con i pacchetti APT è facilissimo. APT è un tool (un attrezzo) ereditato da DEBIAN, la distribuzione da cui UBUNTU LINUX prende origine. Dovete lavorare con la shell e scrivere linee di comando senza utilizzare finestre grafiche, ma assomiglia molto al vecchio MS-DOS con i caratteri bianchi su sfondo nero.

Naturalmente ci sono anche tool grafici per installare programmi “Ubuntu software”, la cui icona, una busta arancione con una specie di A maiuscola stampata sopra, si trova sulla barra verticale sul bordo sinistro dello schermo, cliccateci sopra e si aprirà un mondo nuovo, in cui potrete vedere il software già installato e cercarne di nuovo.

Insomma, buona fortuna, e buon divertimento.

E non chiedetemi quanto costa.

E’ un presente per voi, da parte mia.

Giancarlo

Note:

Nota 1:
Per questo la nostra bella Costituzione garantisce il diritto allo studio e l’istruzione per tutti. Una persona istruita, in questo caso in informatica, non dovrà farsi raccontare come accadono le cose da altri, ma, se vorrà,potrà leggerle da se.

Un programma informatico fa delle cose in risposta a nostre azioni, cose che nella maggior parte dei casi noi vogliamo che faccia e che vediamo che fa, ma può farne altre senza farcene avere notizia o visione nello schermo, senza lasciare traccia.

Ma può farle solo se è scritto nel programma “…allora cerca tra i file, filtra “con carta di credito”, se trovi numero spedisci il codice a XXX@Bingo,acx… ; se questo codice  non è scritto, più o meno così, nel codice il programma non può farlo, per questo è importante poterlo aprire e leggere, per vedere che non ci sia scritto di fare cose contro la vostra volontà a vostra insaputa.

Campeggio d’Agosto.

Campeggio

Sono stato in campeggio.
Un bel campeggio, grande, tenuto discretamente bene, pulito e fornito di molti servizi. Anche il Wi-Fi, con connessione gratuita ad internet.
Di Wi-Fi Alliance - Wi-Fi Alliance, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20637759
Beh, devo dire che in realtà io, personalmente, mi trovo piuttosto male in campeggio. Saranno le mie dimensioni, sarà l’età, ma non è che questa esperienza mi soddisfi un gran che.
Dormire per terra, con i moderni materassini gonfiabili non è un problema, anzi.
Se non piove o fa freddo anche i giorni successivi non sono problematici affatto.
I problemi nascono dai servizi offerti. Specialmente quelli igienici, ma anche da altri.

CampeggioA meno che non decidiate di andare ogni giorno al ristorante o mangiate panini e frutta sulla spiaggia dovrete cucinare.

Molti, tutti, hanno delle mega tende da sbarco fornite di tutti i comfort, Anche il cucinotto in una mini tenda laterale, con acqua corrente (un fusto con la pompa elettrica) con fornello a gas (con la bombola di propano).

La corrente elettrica è fornita dal campeggio, quindi, tramite una miriade di cavi cavetti, prese femmine (multiple) e spine (singole) si riesce ad avere luce ovunque (volendo anche nelle tendine che si montano per gli ospiti). Si riesce ad avere anche gli attacchi per ricaricare la batteria dei cellulari.

Ognuno ha, almeno un televisore.

Eppoi, ventilatori, frigoriferi, surgelatori e … fate voi. Beh, oggigiorno i cellulari son quelli che vanno per la maggiore, uno a persona sicuro, a volte due con quello aziendale, oppure tre per l’amante o quant’altro. Meno male che hanno uniformato gli spinotti delle prese di carica dei cellulari altrimenti sarebbe stato caos. Attualmente le ricariche per la batteria sono quasi tutte uguali (qualcuno se ne frega delle regole) ma le tensioni e le potenze erogate son quasi tutte diverse, cosicché è lo stesso un caos: anarchia.

Tecnologia e servizi.

Oramai tutti i cellulari, gli “smart phone”, hanno dei piani tariffari pieni di giga (ma che saranno mai ‘sti giga?) il collegamento internet è sempre garantito a velocità astronomiche, almeno finché non finiscono i giga e almeno se c’è rete telefonica. Di entrambe ne manca sempre qualcuna.
Ma per questo c’è il Wi-Fi, un ponte radio che da un router fisso ti collega sicuro alla rete, sia tramite gli smart che i tablet o i portatili.

Bagni.

Dicevo dei servizi igienici, i gabinetti, sono uno accanto all’altro, come le docce, dislocati in un paio di palazzine. Sono puliti, come dicevo, frequentemente. Sono in numero sufficiente, visto che non ho mai fatto la fila per usufruirne, ma forse defecavo in orari non canonici, questo non posso saperlo.

Certo che una cinquantina di bagni per diverse centinaia di ospiti devono, per forza, essere usati in comune. Una parte sono cosiddetti “alla turca” non ti puoi sedere non hai contatto con il cesso, se non con i piedi nell’urina del precedente ospite, molte turche hanno una doccetta, che puoi usare per pulire prima, dopo ed anche come bidet.
Teoricamente questo è perfetto, solo che in pratica se non sei allampanato e bassino non riesci a tenere la doccetta e pulirti quello che devi pulirti con sapone o altro. Poi gli schizzi vanno e vengono, insomma per me “un disastro” meglio la seduta.

Ma se non ti porti dietro una bella spugna intrisa di WC-NET come fai? Pulisci con la carte igienica? Ma insomma, non mi sembra il massimo. Meno male che poi vai subito a farti una bella doccia, così il rischio di trasmissioni, infezioni ecc, si riduce. Si ma ti devi rivestire, anche solo con l’accappatoio, per raggiungere le docce. Che sono li dietro, vicine, ma da un’altra parte. E l’accappatoio tocca ed asciuga, assorbe e pulisce, insomma si prende parte di quel che tu hai reso prima.

Doccia.

Non vi parlo troppo delle docce, che devi essere ingegnere elettrico per apprenderne il funzionamento prima di usarle.
Si parte entrando, ci si spoglia si apre il rubinetto, che a volte esce acqua, anche in quantità sufficiente per l’intera doccia. Se l’acqua non esce, o quando smette di uscire, si chiude il rubinetto, si inserisce il gettone nell’apposita macchinetta, si apre il rubinetto e si può fare la benemerita doccia o continuare a lavarsi se prima era uscito qualcosa. Se non segui la procedura rischi che i tuoi gettoni non facciano erogare acqua al sistema e vengano, come si dice in gergo, “fregati”.

La doccia non è troppo stretta ma neppure larga, se ti muovi sbatti di qua e di la, specialmente se ti rivesti, pregno dell’umidità del vapore nella pelle, con gli indumenti che si attaccano ovunque ed i pantaloni che si inzuppano in fondo.
Per me sarebbe interessante che al campeggio fornissero un bagno, collegato ad una doccia solo per te, o al limite solo per la tua piazzola, quindi per la tua famiglia, i tuoi amici, i tuoi conoscenti, da usare in esclusiva con la tua chiave. Costerebbe di più? Non lo so, ma sarebbe meglio.

(Nota: forse hanno letto l’articolo, forse qualcuno li ha avvertiti, quest’anno son tornato per un giorno, e le docce non hanno più il sistema a gettoni).

Campeggio
Wi-Fi.

A che serve fornire un Wi-Fi se poi questo è collegato al nulla? Se non è potente abbastanza da reggere la connessione con chi lo voglia utilizzare? Certo il servizio è fornito gratuitamente, cosa pretendiamo? Vorrei vedere fosse richiesta una tariffa per qualcosa che non c’è. Anche se, dalle procedure di connessione, ritengo che un tempo lo fosse (a pagamento). Ma anche quelle procedure non sembrano cambiate molto, segno che non sono molto aggiornate. Personalmente vorrei arrivare e collegarmi senza tante storie, poter andare in rete e navigare ad una velocità decente. Si può fare due anni fa, in vacanza in Istria, funzionava così, in ogni villaggio, appena arrivavi in piazza per la maggior parte dell’abitato.

(Nota: Anche questa procedura è cambiata sembra tutto più facile, anche se io non ho nemmeno provato a connettermi a causa della passata esperienza).

Bene penso di aver finito di lamentarmi.
Però se vogliamo evolverci non possiamo accettare acriticamente quello che ci viene offerto. Se offri il tennis e quando vorrei giocare io il campo è già occupato, non mi stai offrendo un servizio, mi stai prendendo per il culo.
Giancarlo

Beroide estemporanea del 7 Agosto 2016

Beroide estemporanea del 7-8-2016

Beroide estemporanea è stata un’estemporanea eccellente, tanti bei dipinti ed acquerelli

Peccato, come al solito non ho vinto niente, ma ho fatto un bel quadro, sono contento lo stesso.

Poi Beroide è Splendida.

Seguono alcune scene della giornata e scorci di Beroide:

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Ecco il risultato della giornata, dove posso o mi ricordo metto l’autore, magari aiutatemi voi se ne conoscete altri o segnalatemi i vostri.

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Giancarlo Arrigucci
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Mariolina Savino
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Fernanda Freddo Quarto classificato.

uelli che conosco metto il pittore.

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Michela Leprai
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Annamaria Campagnacci
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Collaro Vincitore del secondo premio
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Armando Tordoni Vincitore del primo premio
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Tirelli
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Natalizi
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Flavio Rossi

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DSC_4815_lzn DSC_4867_lzn DSC_4857_lzn DSC_4853_lzn DSC_4852_lzn DSC_4851_lzn DSC_4850_lzn DSC_4849_lzn DSC_4837_lzn DSC_4829_lzn DSC_4825_lzn DSC_4821_lzn DSC_4820_lzn DSC_4819_lzn DSC_4818_lzn DSC_4817_lzn DSC_4816_lznPoi, finalmente la premiazione.

DSC_4874_lzn DSC_4875_lzn DSC_4876_lzn DSC_4877_lzn DSC_4878_lzn DSC_4879_lzn DSC_4880_lzn DSC_4881_lzn DSC_4883_lzn DSC_4885_lzn DSC_4886_lzn DSC_4897_lzn DSC_4899_lzn DSC_4910_lzn DSC_4914_lzn DSC_4921_lzn DSC_4924_lzn DSC_4934_lzn DSC_4946_lzn DSC_4954_lzn DSC_4959_lzn DSC_4986_lzn DSC_4989_lzn DSC_4997_lzn DSC_5013_lzn DSC_5032_lzn DSC_5042_lzn DSC_5055_lzn DSC_5060_lzn DSC_5074_lzn DSC_5089_lzn DSC_5102_lzn DSC_5120_lzn DSC_5122_lzn

Giusta, ma non mi ha reso giustizia.

Pazienza, sarà per un’altra volta.

Giancarlo

Riascoltavo “Vaffanculo” dopo tanto tempo.

Riascoltavo

Si devo ammetterlo, riascoltavo Vaffanculo di Marco Masini.

Non l’avevo capita a suo tempo.

Sì. Non mi diceva niente, ora mi piace un po di più, sono d’accordo. Si deve trovare il coraggio di mandare affanculo chi ti giudica, magari sbagliando, magari in malafede, che ti giudica inadatto, incapace di fare quello che fai o che vuoi fare.

riascoltavoNon si deve piacere a tutti per forza, di quelli a cui non piaciamo possiamo anche farne a meno. Dobbiamo farne a meno.

Certo però che quelli a cui non piaci possono rovinarti, se ti segnano, se ti additano come sfigato, come iettatore, rischi di pagarla cara. Come è successo a Marco. Bene un vaffanculo è la cura migliore. Bisogna dire no. Bisogna mandarli affanculo.

Allora riascoltiamolo, il grande Marco Masini:

Non avere paura d’amare, neppure di fanculare.

riascoltavoPerché, come dice lui, t’innamorerai, magari non di me, ma t’innamorerai.

La sua carriera dimostra come si possa salire, cadere, risalire, ricadere e senza perdersi d’animo ritornare in sella pur (non) credendo al niente, pur non credendo.

Non pensando a niente: Il niente.

riascoltandoMa in fondo c’è ancora qualcosa che vale.

Nonostante il suo babbo, nonostante tutto, lui c’è, Masini sei un grande.riascoltavo

 

Bucine

La strage di BOLOGNA, trentasei anni inutilmente…

Stazione di Bologna

Ecco son passati 36 anni da quando, a Bologna, scoppiò la bomba.

Son passati inutilmente.

Ancora non sappiamo chi furono i mandanti di quell’atto terroristico così grave, che assieme alla strage della banca dell’agricoltura in piazza Fontana del 1969 ed alla strage dell’Italicus del 74, cambiò l’Italia definitivamente.

Terrorismo? Ma quale? Di matrice Islamica? Ma no, allora non c’era ancora l’ISIS!

Forse Mu’ammar Gheddafi? No, lui sembra fosse invischiato con l’abbattimento del velivolo di ITAVIA sui cieli di Ustica, ma niente coinvolgimento in treni, ne in stazioni.

Saddam Hussein? No! Osama Bin Laden? Neanche! Al-qaeda? No, no! Questi sono icone moderne del terrore ed a quei tempi non si diceva chi terrorizzasse ed ancora oggi non è stato detto.

Chi furono?

Quelli che fecero quegli attentati erano dei nostri. Italiani e cattolici! Si son divertiti tanto a terrorizzarci, ci volevano far paura, e non solo, ci volevano piegare, e forse lo hanno fatto. E non ce ne rendiamo neppure conto. E non sappiamo neppure chi fossero. Non ancora.

Alla stazione di Bologna, quante ragazze son salite su un treno? Quanti ragazzi, studenti, militari di leva? Quanti lavoratori pendolari, insegnanti pendolari, ferrovieri o chissà? 85 di loro sono morti quel 2 Agosto 1980. 200 furono i feriti. E intanto sono passati 36 anni, il sindaco di Bologna Virginio Merola è ottimista: “è stato approvato il reato di depistaggio“, chi, ancora oggi, depista verrà punito.

(depistaggio de·pi·stàg·gio/sostantivo maschile

  1. Sviamento di un’indagine condotta dalla polizia o dal magistrato; estens., manovra o tattica mistificatoria.

E quindi?

E tutti promettono verità.
La verità è l’ottantaseiesima vittima della bomba.
E trentasei anni ne hanno decomposto ancor più il corpo smembrato.
Una lacrima per le vittime e i feriti.
E un ricordo per non dimenticare.
Giancarlo
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Strage di Bologna, 2 agosto 1980. Beppe Briguglio, Patrizia Pulga, Medardo Pedrini, Marco Vaccari – www.stragi.it/ Dettagli dell’autorizzazione Copyleft © È permesso copiare, distribuire e/o modificare questo documento in base ai termini della GNU Free Documentation License, Versione 1.2 o successive pubblicata dalla Free Software Foundation; senza alcuna

 

 

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Una stazione

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Bologna, sempre generosa.
 Fonte

Il fatto quotidiano

G U E R R A, chi vuole che ci sentiamo in guerra?

G U E R R A

Parigi dice siamo in g u e r r a, forse non si ricorda di averla fatta prima lui la guerra bombardando Raqqa, prima ancora bombardando Tripoli e ancora avanti con le loro scelte di politica Coloniale e post coloniale.

Ma perché in Europa si sente tanto bisogno di guerra?

Un nemico comune è utile.

g u e r r aMa un nemico in casa è distruttivo.

Dobbiamo isolare i terroristi non coltivargli il consenso. Il terrorismo va sradicato non innaffiato.

Smettetela, smettiamola con la cultura del pregiudizio e della diffidenza.

Domandiamoci perché ci sono terroristi Francesi o di altra nazionalità, giovani, islamici, disposti a fare quegli atti che abbiamo visto ed ancora vedremo, se troviamo una risposta, forse, riusciremo a correggere le storture che ne sono la causa e la ragione, ma se non lo facciamo non li capiremo e non potremo neutralizzarli, solo combatterli, ma combattere significa essere in guerra e noi vogliamo vivere in pace, non morire in guerra.

G U E R R A

Questi giovani trovano nutrimento in internet, blocchiamo quei siti che propugnano la Jihad, ma soprattutto creiamo le condizioni per cui non sono nessuno in patria e cerchino la gloria combattendo in casa una guerra di altri per interessi di altri, contro di noi, il nostro stile di vita la nostra cultura, che dovrebbero essere anche loro.

Forse abbiamo sbagliato tutto?!

Non continuiamo così, non prendetevela con il vicino, con il profugo, con il rifugiato, con il pezzente emarginato, prendetevela, prendiamocela con chi li manda, li smista, li trasporta. Con chi pone le condizioni che debbano fuggire.

Ma non prendiamocela neppure con il giovane arabo di seconda o terza generazione, che abbiamo cresciuto senza valori nel mito di glorie passate e lontane che qualcuno non smette di evocare.

G U E R R AColpiamo chi le evoca, chi s’ingrassa coi vermi dell’odio.

Togliamogli il terreno sotto i piedi.

Ceppoduro

Sangue, oggi scorre un fiume di sangue, ovunque

Sangue, oggi scorre un fiume di sangue.

Sembra sia arrivato il tempo della barbarie. Alcuni uomini versano sangue umano a fiumi. Senza pudore, senza ritegno, anche il loro sangue. Li chiamano terroristi e terrore ne incutono, è vero, e molto. Ma non è solo quello diretto, quello delle vittime del proprio atto e quello che cade suoi presenti, a terrorizzarmi. Mi terrorizza di più il sangue di seconda mano, quello del racconto delle gesta compiute, quello della radio, della televisione, dei media, in generale. Quello per sentito dire.

NON SONO LE LORO AZIONI A TERRORIZZARCI. BENSI’ È LA NARRAZIONE DELLE LORO AZIONI, CHE CI PRENDE, COME UN VIRUS LETALE, E CI INCHIODA AI NOSTRI DIVANI, INCAPACI DI REAGIRE.

sangue

Quando sentiamo la notizia di un attacco terroristico, ci lasciamo rapire dal racconto, dalle immagini, dai commenti sull’accaduto. Ne parliamo, ne analizziamo ogni singola piega. Vogliamo conoscere anche i dettagli raccapriccianti, ma che ci affascinano e non riusciamo ad evitare di cercare, di ascoltare, di sentire. Ne siamo inorriditi e compiaciuti allo stesso tempo, che anche questa volta l’abbiamo sfangata, non eravamo il bersaglio prescelto.

Subiamo lo stesso fascino dei curiosi nella corsia opposta all’incidente in autostrada. Che morbosamente vogliono vedere che cosa sia successo, anche se sanno bene che non potranno vedere nulla. Che non conoscono i malcapitati coinvolti nell’incidente. Ne capiranno minimamente quello che sia successo. Però proviano paura, una paura esagerata. Che vorrebbe protezione e che ci fa incazzare con tutti. Ce la prendiamo con tutti: i diversi, gli stranieri, i non omologati, i fuori di testa. Ma le responsabilità di quanto succede non possono essere date a tutti, meglio restringerle, oggi il nemico è l’ISIS, Al Qaeda o l’arabo ISLAMISTA.

Oggi abbiamo più paura di sempre, nonostante la statistica ci dica che 5, 10, 100 morti non rappresentino nulla rispetto alla popolazione che ne è stata colpita.

Ogni volta che l’atto viene ricordato, commentato, è come se si ripetesse nuovamente con nuove vittime. Ecco che statisticamente diventa importante. Ci sembra di essere assediati, di non avere scampo. Ci sembra che ad ogni angolo possiamo trovarci di fronte ad una minaccia terroristica. Per ogni giornale radio, per ogni approfondimento, per ogni news che ascoltiamo, per ogni chiacchiera che facciamo, per ogni post su FB, per ogni tweet nell’aria il nostro senso di impotenza e la nostra paura aumentano, crescono, ingrossano, si ingigantiscono.

Sangue

Certo quanto altro succede nel mondo non serve a tranquillizzarci, anzi.

Certo una politica senza idee ne  ideali, basata sul nulla, che twitta senza dir nulla, come quella attuale, non ci aiuta.

Il continuo afflusso di migranti, la presenza intorno a noi di tanta gente di diverse etnie, di cui non sai nulla, ne da dove vengano, ne che idee professino, fa paura. Rende ognuno di loro un possibile killer, un terrorista, una bomba, pronta ad esplodere.

E allora? Che dobbiamo fare?

Molti vorrebbero la guerra contro l’ISLAM. Non ricordando che la prima guerra mondiale ha fatto almeno quindici milioni di morti e la seconda oltre settanta milioni. Non sembra una soluzione.

Niente, credo che non dovremmo fare niente. Continuiamo a vivere la nostra vita. Sperando di aver abbastanza soldi e salute per stare bene, a lungo. Come lo sperano gli stranieri che ci circondano la sera in piazza, a prendere il fresco, e che vorremmo combattere in questa ipotetica guerra al terrorismo.

I muri non servono più.

Adesso che siamo già tutti assieme, servirebbe di più smussare le differenze, ridurre gli attriti, pacificare gli animi.

Aiutiamo il mondo deprecando la guerra, anche riducendo o smettendo di fare tutte le piccole grandi battaglie, che giornalmente combattiamo con i nostri confinanti, vicini, conoscenti, colleghi, mariti, figli e via dicendo.

Aiutiamolo propugnando la pace, allentando le piccole grandi tensioni che proviamo ogni giorno con chi ci è vicino, figli, mogli, colleghi, condomini, stranieri ecc.

Aiutiamo il mondo RIFIUTANDO la reintroduzione della pena capitale in EUROPA, anche se dovesse essere utilizzata esclusivamente contro i terroristi.

Vogliamo vivere in un paese, in un’area del mondo libera, laica  e civile. Senza fanatismi di alcun genere, ne religiosi, ne tanto meno, politici.

Ma non ci riusciremo mai. Non ci riescono gli STATI UNITI D’AMERICA, dove continuano, con una scusa o l’altra ad uccidersi tra se, tra neri e bianchi, tra bianchi e rossi tra anglosassoni e latini. Non c’è riuscita la RUSSIA, che dopo la disgregazione dei suoi confini ha visto fronteggiarsi tutti i suoi popoli. I Baltici, l’Ucraina, la Cecenia ecc. Non c’è riuscita la JUGOSLAVIA, che il maresciallo Tito voleva multietnica e felice, che si è massacrata nei Balcani. E non c’è riuscita l’ITALIA dove un partito è nato solo per antagonismo con i terroni del sud, emigrati al nord per lavorare nell’industria e nell’indotto Fiat.

Non si prospetta un  radioso futuro, ma almeno non facciamoci il sangue amaro.

Nonostante gli sforzi del governo, resterà un solo cantiere aperto in autostrada, sulla Salerno Reggio Calabria, c’è un elevato rischio che ne muoiano più nell’esodo di Agosto, in incidenti su strade ed autostrade Italiane, che in una anno per mano di terroristi.

Forse sarebbe meglio analizzare più a fondo i problemi dei trasporti che le gesta dei terroristi, sarebbe più interessante e più proficuo, che ne pensate?

CEPPODURO

Fatture false ENEL. Come sono fatte , come funzionano.

Fatture false ENEL

Fatture false, ho ricevuto, nella posta al lavoro, una mail ENEL, con fattura e totale a pagare abbastanza considerevole.

fatture false

 

Di solito non apro queste spam, si riconoscono bene, ed evito.

Stavolta, invece, l’ho aperta, forse ero distratto, forse ho inavvertitamente aperto questa volendo invece aprirne un’altra, ma tant’è.

Come è fatta questa fattura falsa, a che serve e come funziona.

Come è fatta si vede bene, è fatta bene, sembra la “bolletta della luce”. Ma l’importo è chiaramente esagerato per la maggior parte degli utenti.

Viene riportato il tuo numero utente, ma chi si ricorda il numero utente dell’ENEL?

C’è anche il codice fiscale, chiaramente falso, ma quanti sanno come è fatto e si ricordano il proprio CF?

Per il resto la fattura è credibile, l’importo è alto, ma potrebbe essere un errore, ad ogni modo si deve pagare velocemente, entro una decina di giorni.

Naturalmente non dobbiamo fare nulla, come abbiamo richiesto, l’importo sarà addebitato nel nostro conto corrente presso 8295558, magari un fantomatico sportello della nostra banca.

Comunque meno male che ci sono due link uno per scaricare (Cosa? Forse la fattura.) ed uno per togliere l’iscrizione al servizio/sistema.

Peccato rimandino ad un indirizzo solo:

http://lmurraycounseling/psh1cn5/ii8jv10f.php id: come il mio indirizzo di posta elettronica.

E questo spiega come funzione, clicchi sperando di poter far qualcosa per non pagare l’importo notevole che ti hanno affibbiato e qualcuno sa che esisti ed ottiene delle informazioni su di te, magari ti spedisce un virus o un altro maledetto software che fa quel che deve fare e tu sei fregato.

Il più in voga in questo momento è il blocco dei contenuti del tuo computer, foto comprese, così che se vuoi sbloccarlo devi pagare.

Bisogna fare attenzione con queste mail, non aprire i link presenti e denunciare il fatto.

Le precisazioni di Enel

Enel ha voluto a precisare che le sue procedure non prevedono in nessun caso la richiesta di fornire o verificare dati bancari o codici personali. La raccomandazione, perciò, è quella di non cliccare sul link segnalato nelle email. L’azienda ha messo a disposizione i numeri verdi 800 900 800 (per Enel servizio elettrico) e 800 900 860 (per Enel energia) per i clienti che dovessero ricevere email sospette e che volessero segnalare l’accaduto. È possibile utilizzare anche i negozi Enel presenti sul territorio.

Buona fortuna.

Giancarlo

 

Fonte.

Altroconsumo

Casus Belli. Ora basta! Guerra, guerra, guerra!

Casus Belli

Un Casus Belli, quanto è successo a Nizza sembra proprio configurarsi come una ragione, millantata, per fare la guerra. Oggi è stato tutto un susseguirsi di dichiarazioni, di “basta un se ne po più” di “dobbiamo reagire prima che ci uccidano tutti”. Di “I mussulmani non sono tolleranti. Neanche i moderati dichiarano apertamente di essere contro il terrorismo”.

Insomma: “è tempo di reagire”, “facciamoli fuori questi sporchi musi rossi” o Vietcong o Zingari o…

Casus Belli

Ma se ci pensiamo bene quanto accaduto a Nizza, non ha gran che di terroristico. Certo un pazzo si è lanciato tra la folla con l’intento di ucciderne quanti più possibile. Con la volontà di farsi ammazzare, sparando all’impazzata.

Ma non per premeditazione islamica o dell’IS o di AlQuaeda , no. Voleva dimostrare alla moglie, che lo aveva lasciato, di avere le palle. Ha venduto cara la pelle, è stato un suicidio. Le sterzate non servivano a uccidere più gente, ma a schivare il più a lungo possibile i colpi di eventuali poliziotti. Che poi, inevitabilmente, come lui sapeva bene, sono arrivati a bersaglio e lo hanno ucciso.

Terrorismo?

Certo ha fatto una strage, ma non è stata rivendicata, non seriamente. Non è stato un attacco alla Francia, se non personale da quel piccolo bastardo, che forse ce l’aveva con quella nazione che ha dato modo alla moglie di ribellarglisi e lasciarlo. Che ha dato alle donne quei diritti che in altre parti del globo si ostinano ancora a negare all’altra metà del mondo, quello femminile.

Ma, con il dovuto rispetto per le vittime, non sono morti per colpa di terroristi. Che poi ci terrorizzi l’idea che chiunque sia sopra un camion possa ucciderci, lo capisco. Allora non andiamo in autostrada. Perché è quello che vi succede ogni giorno. Andate a vedere, sulle strade Italiane, quante morti ci sono per scontri tra e con camion ogni giorno. Tutti islamisti?

Ma tutti, nel caso Francese, non hanno avuto dubbi, anche la dinamica è stata raccontata “pro Jihad sua”, sin dall’inizio, per poi retrocedere ad un “semplice” suicidio. Con strage vendicativa, ma pur sempre suicidio.

Casus BelliJiad

Casus belli

Sono preoccupato non voglio un casus belli, non voglio guerre sante, guerre avventate. Non voglio limitare le mie libertà per combattere il nemico. Cosa possono fare, far chiedere il nullaosta 98 a tutti i camionisti prima di salire sul loro mezzo di trasporto?

Se questo è terrorismo non possiamo fare nulla se non conviverci o mettere bande chiodate ad ogni strada con un poliziotto all’inizio ed uno alla fine della strada stessa a manovrarle, come l’arbitro di porta agli Europei, suvvia, siate seri.

Forse I Francesi hanno la coda di paglia, forse i Francesi non hanno la coscienza pulita ma questo non può, di nuovo, scatenare una guerra. Contro chi, poi? Non è che qualcuno vuole resuscitare l’IS, dato oramai per spacciato, per altri scopi?

Suvvia riportiamo l’evento su un piano razionale. E’ stata una tragedia immensa, che dovremo evitare che si ripeta nelle stesse modalità. Ma che non riusciremo ad evitare ancora in modi diversi.

E stata una sciagura.

Piangiamo i morti ed aiutiamo i feriti.

Che sono le uniche due cose serie da fare.

Saluti

Ceppoduro

Scambi…e corre, corre, corre la locomotiva…

Scambi

Scambi …e corre, corre, corre la locomotiva…

Mi viene in mente la canzone di Guccini, il cui testo ricorda ed esalta il potere distruttivo e mortale della macchina a vapore, la locomotiva, con il treno dei vagoni dietro. Tonnellate di acciaio in movimento, un’energia che se liberata è paragonabile ad una bomba. Ma il povero macchinista del cantautore Bolognese viene dirottato in un binario morto e l’impatto che, inevitabile, accade uccide solo lui ed il mezzo a motore. In Puglia no. Si sono scontrati due treni pieni (non letteralmente per fortuna) di gente, impatto che ha raddoppiato l’energia coinvolta e liberata, energia distruttiva ed omicida e infatti in tanti, in troppi, sono rimasti uccisi nell’impatto o subito dopo e i treni ridotti ad una massa di ferraglia accartocciata.

Scambi, rottami Scambi, rottami 2 Scambi, rottami 4

Il treno oggi rappresenta un mezzo di trasporto sicuro, nonostante questa tragedia, rimane indubbiamente sicuro. Chi, domani, non salirà più in treno per paura di quanto è successo? O chi salendo in treno trasalirà pensando che possa succedere ancora?

NESSUNO.

Fortunatamente.

Scambi

Non doveva succedere ma è successo, si dice per un errore umano, per la mancanza di fondi che non ha permesso il raddoppio della linea e la dotazione di dispositivi di sicurezza moderni.

Si, non abbiamo speso per fornire i convogli di quelle sicurezze che pure esportiamo ed installiamo in tutto il mondo, che sono presenti di default nei treni ad alta velocità, che rendono l’errore umano risibile ed irrisorio.

Ma investire in quei trasporti, in Puglia, no, non era conveniente e non lo sarà mai.

Diciassette minuti per diciassette, maledetti chilometri, che diventano più di trenta se si deve aspettare, per dare la precedenza del treno in corsa in direzione contraria, non sono già abbastanza, non è una punizione sufficiente, per chi utilizza quella tratta.

Lasciamogli anche la vegetazione laterale ai binari, lasciamo che si accanisca su di essi limitando la visibilità, non conviene contenerla, tagliarla, disboscarla, può, deve servire, a rallentare la corsa, a limitare la velocità dei treni, poi che i macchinisti non vedano l’altra motrice che all’ultimo momento, non conta.

Scambi, ferrovia3 Scambi, ferrovia

Se poi due treni si scontrano è solo una fatalità, e speriamo vadano piano. Non dovrebbero trovarsi li assieme, come se la fisica permettesse altrimenti, c’è stato sicuramente un errore umano. Nessun errore nei dispositivi automatici di sicurezza, quelli che bloccano il treno se percorre la tratta in senso inverso ad un altro. quelli che guidano le metro senza macchinista, quelli che non erano installati in quei convogli, forse perché troppo costosi per un trasporto pendolare Pugliese, ancorché privato e d’eccellenza, che vorrebbero convincerci sia più ricco e disposto ad investire.

E intanto quasi 30 persone sono morte e quasi il doppio ferite.

Scambi

Ma abbiamo trasporti ferroviari privati (di ogni sicurezza), che restano intrinsecamente sicuri. Sicuri che il traffico a binario unico è ridotto e riduce anche i rischi di errore umano.

Oltre al cordoglio per le vittime voglio esprimere quello verso il capostazione. Che ha sbagliato e pagherà per questo suo imperdonabile, inammissibile, irripetibile, intollerabile errore umano.

Di umano, in questa storia, vorremmo solo che qualcuno avesse almeno il senso del ridicolo e, contemporaneamente all’inviare ispettori, ne traesse le naturali conseguenze.

Ceppoduro

Post scriptum (mini polemica di straforo):

Il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Graziano Delrio, con riferimento all’incidente avvenuto oggi nella tratta ferroviaria regionale tra Andria e Corato della linea Bari-Barletta, ha inviato sul luogo dell’incidente due Ispettori del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per le opportune verifiche.

Il Ministro, che si sta recando sul posto insieme al Capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, ha già preso contatti con Ferrovie dello Stato Spa. Per garantire il massimo supporto dei tecnici di Rfi Spa alle indagini e alla società Ferrotramviaria Spa, che gestisce la linea.

Ma la protezione civile non potrebbe, qualche volta, arrivare prima dei disastri e prevenirli?

Da cosa ci protegge sennò? Dalle infezioni? Dal freddo? O dal caldo? Facciamola un po di prevenzione civile.

Grazie.

Ceppoduro

 

Fonte:

Repubblica

Repubblica

Ansa

Ministero dei trasporti