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Roseto Fineschi. Rose ovunque di ogni tipo e colore.

Roseto Fineschi

Sono andato al “Roseto Fineschi”, (vedi sito) a Cavriglia.

E’ un posto eccezionale. Ci sono rose ovunque di ogni tipo, antiche e moderne e di ogni colore.

Sono andato tardi, molte erano già sfiorite. A Maggio è meglio sono tutte in fiore. Ma mi sono divertito lo stesso, ce ne sono ancora tante, tutte bellissime.

Se avete voglia guardate quelle che ho fotografato.

Rosso

Roseto Fineschi

 

 

Bianco

 

 

Giallo

 

 

Altro

Comunque il posto è bello da visitare con o senza le rose fiorite.

Clicca sull’immagine per ingrandirla.

Vi consiglio una visita.

Ne ho parlato qui.

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Giancarlo

Il programma di Sviluppo rurale 2014-2020

Programma di Sviluppo rurale 2014-2020

“Cos’è

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020 della Regione Toscana consente di sostenere lo sviluppo delle aree rurali e il sistema agricolo regionale, attivando risorse pubbliche per 961 milioni di euro.

Il programma individua 6 priorità:

  1. Promuovere il trasferimento di conoscenze nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali;
  2. Potenziare la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e la2. redditività delle aziende agricole;
  3. Incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo;
  4. Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalla silvicoltura;
  5. Incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale;
  6. Promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali;

La realizzazione delle priorità avviene attraverso l’attivazione di un mix di misure e interventi rivolti al raggiungimento degli obiettivi regionali, ovvero:  crescita della competitività del settore agricolo

  • sviluppo delle zone rurali
  • salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio”

Questo, e molto altro ancora, si legge nel sito della regione Toscana.

Il programma è interessante ci sono un sacco di idee, più o meno buone, su come gestire 961 milioni di euro per aiutare l’agricoltura regionale.

Bello, direte, finalmente si fa qualcosa, si, ho visto un sacco di bandi aperti, un sacco di idee. Ma sapete come ho iniziato ad interessarmi alla cosa? Non perché sono giovane, ne agricoltore, ne perché ci siano in ballo un sacco di soldi, l’ho fatto per la pubblicità alla radio, ho cercato con Google il programma di sviluppo rurale 2014 2020, ed ho trovato il sito della regione Toscana che ne parla.

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Ma la pubblicità cosa dice?

Parla ai coltivatori, ai forestali ai giovani imprenditori agricoli che dovrebbero continuare a salvare l’Italia dale frane, dagli smottamenti, dalle slavine e dalla desertificazione?

il Programma DSC_5290_lznNooo!

il Programma DSC_5289_lzn

Consigliava di bere il Chianti, di cercare la “C” del Chianti e berlo fresco a 16 gradi circa, ma con moderazione.

Ma a che cazzo serve?

Chi l’ha pagata ‘sta cosa?

E chi l’ha pensata? Soprattutto.

Tutte le belle parole scritte sul sito della regione si trasformano, miracolosamente, in uno spot radiofonico. Speriamo non vadano a finire tutti li i soldi del piano.

Non è che altre regioni non abbiano fatto lo stesso, mi ricordo altri spot radiofonici simili.

Ora, per la verità mi ricordo poco lo spot, magari invitava a cercare in negozio la S di Sagrantino, ma insomma, non sono andato nelle marche o negli Abruzzi per quelli spot, ne mi ricorderò di comprare il Rosso Piceno al Lidl o la Passerina al Penny Market.

Sicuramente non lo ricorderà nessuno per comprare il Chianti alla Coop.

il Programma DSC_5270_lzn

Ma dai almeno per quanto possano aver speso è tutto speso bene, nessun trattore è stato maltrattato per realizzarlo e neppure è servito un abuso di fitofarmaco. Insomma uno spot green G di Green, G di Ghiandi, bevete il Ghiandi, ma con moderazione.

il Programma DSC_5302a_lzn

Mentre i fossi si riempono, le rane ed i rospi muoiono la radio continua a gracidare parole su parole, su parole, soltanto parole parole parole, parole per te.

Ringraziamo, in stretto ordine alfabetico, tutti quanti hanno contribuito alla riuscita del programma:

Italiani

Italiani.

e

Italiani!

o

Italiani?

Ceppoduro

Perché?

Perché? Anzi, come?

Perché?

Vi siete mai chiesti “perché”, delle cose che vi accadono intorno? E’ un approccio metafisico. Chiedersi perché permette di rispondersi come meglio ci aggrada. Ad esempio alla domanda perché esistiamo? Posso rispondere voi esistete perché fate parte di un mio sogno. Io sto dormendo e vi sto sognando. Quando  mi risveglierò voi sparirete dal mondo ed anche dai miei ricordi. Ma se preferite possiamo esistere anche solo perché così piace a Dio. Sono risposte che non servono a molto, se non ad evitare di dire: “non lo so”.

Dio, Perché?

Sarebbe meglio domandarsi “come”, come funziona qualcosa? E’ un approccio più scientifico e può portare a delle risposte sensate. Non che le risposte siano più facili, è solo che: o sono semplici, chiare e verificabili o si deve dire non so e basta. Alla domanda come funziona l’esistenza possiamo rispondere fisiologicamente, fisicamente, meccanicamente, chimicamente oppure anche “non lo so”, ma non possiamo inventarci un perché di comodo, ad esempio “perché siamo un popolo eletto che deve guidare il mondo”.

“Io penso”.

Come faccio a pensare?  Cosa significa pensare? Penso (e dubito *) dunque vivo. Vivere! Come funziona la vita? Come la morte? Non c’è spazio per dei Dei o Dei demoni. La fisiologia ha già le risposte per le ragioni della vita. Sulla morte nessuno sa niente oltre la decomposizione del corpo che, in assenza di pratiche di mummificazione, avviene in pochissimo tempo dalla cessazione della vita, anzi inizia con la cessazione della vita stessa.

Se ci domandassimo il perché della vita saremmo fritti, o bolliti, anche la scienza non risponde semplicemente a questa domanda se non che la vita serve a mantenere la vita stessa nel tempo. Anche sul perché della morte c’è casino, se non volete accettare semplicemente il fatto che la morte individuale serve a mantenere la vita collettiva.

Meglio domandarsi “come”.

Le risposte possono essere solo serie.

Domandarsi “perché” è ingannevole e pericoloso.

Scritto. Perché?

Infatti potete facilmente spiegarvi come ho scritto questo post, ma non altrettanto perché.

Ceppoduro

(* in omaggio ad una polemica serrata avuta tempo addietro con un caro amico)

Possiamo mostrarci nudi?

Possiamo mostrarci nudi?

Possiamo, certo che possiamo. La risposta, ovviamente non può essere che si. Anzi dovremmo mostrarci molto di più nudi che vestiti, ma non lo facciamo.

Ci sono delle convenzioni sociali che ci impediscono di farlo liberamente. Quindi non sono gli altri che ci proibiscono di spogliarci, ma siamo noi che ci autocensuriamo e scegliamo di non farlo, per non offendere la morale degli altri.

possiamo

Ma come facciamo

Ma come facciamo a giudicare la morale degli altri? Lo facciamo per convenzione, lo sappiamo, la paragoniamo alla nostra, in fondo facciamo parte della stessa comunità, la pensiamo tutti allo stesso modo, abbiamo la stessa cultura. Quindi valutiamo la morale al ribasso, la nostra e quella degli altri e non ci esponiamo più di tanto o, addirittura, per nulla agli occhi del prossimo.

Questo è un bene,  rispettando le convenzioni evitiamo aggressione o dileggio. Se ci spogliamo ci esponiamo al giudizio per quello che siamo, realmente, senza protezione, senza abiti e gioielli. Mostrando essenza e non patrimonio.

Non vogliamo offendere nessuno, vogliamo solo continuare a nasconderci. Peccato, avremmo solo vantaggi dalla nudità di chi ci circonda, contro il malocchio, i leccaculo e i truffatori. Sarebbe, inoltre, piacevole, ammettetelo.

Lo so non vorreste vedermi nudo, non ritenete possibile che io nudo, sia attraente o che lo sia una una vecchia e laida. Ma queste sono convenzioni, legate all’apparire e non all’essere. Se fossimo, qualcuno ci apprezzerebbe.

Potremmo mostrarci nudi e la gente ignorare il non vestito. Si può guardare oltre la superficie.

Potrei cambiare titolo all’articolo, possiamo mostrarci semi-nudi?

Per una giovane donna scollacciata e sgambata direste di si, almeno la maggior parte degli uomini, per parità di genere anche un giovane palestrato con la maglietta attillata sarebbe apprezzato da molte donne. salvo dare scandalo se non lo fa nei posti preposti o lo si fa in maniera troppo generosa ed evidente. E voi vi mostrereste seminudi? Pensate di no, ma lo fate ogni giorno, a secondo della stagione, sempre più apertamente.

Gli indumenti, anche succinti, ci permettono

Possiamo mostrarci nudi?

Possiamo mostrarci nudi?

Possiamo mostrarci nudi? Possiamo mostrarci nudi?

Possiamo mostrarci nudi?

Possiamo mostrarci nudi? Possiamo mostrarci nudi? Possiamo mostrarci nudi?

il controllo su noi stessi e sugli altri.

Gli indumenti parlano di noi, come vogliamo che se ne parli.

Ci fanno apparire meglio di come siamo.

Per non essere.

Essere umani, nudi.

Giancarlo

 

Squali.

Squali

Sembra che gli squali siano attratti dal sangue e, seguendone il profumo, mordano a mandibola aperta.

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Squalo limone (Negaprion brevirostris) circondato dalle remore. Albert kok – Opera propria

 

Sono anche detti pescecani, e dai cani si passa ai lupi , cani e lupi sono simili (genere Canis famiglia Canidi) si radunano in branco, assalgono prede più deboli, stringendole in cerchio per soverchiarle.

E’ l’odore del sangue, che si respira nel mondo, che ora eccita le belve, a tal punto da renderle palesi. Perché altrimenti, vigliacchi, il cane scodinzola, il lupo si nasconde nel bosco, si mimetizza e lo squalo si disperde nell’oceano. Tutti invisibili, finché il sangue… l’odore del sangue, li risveglia d’improvviso. Non si controllano più e si manifestano a noi.

Ho visto squali oggi, che pensavo estinti nel mare.

Ho visto i lupi accorrere a branchi.

E ho sentito i cani latrare forte.

Sono preoccupato, il male è tra noi e noi non lo sappiamo.

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Un bulldog inglese ritratto ad una mostra canina in Polonia Pleple2000 – Opera propria English Bulldog during dog’s show in Racibórz,Poland
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Lupo grigio con la zampa posteriore di una renna, Parco Nazionale di Denali. Denali NPS – Wolf with Caribou Hindquarter Uploaded by Mariomassone

 

Bucine A.D. MMXV

Giancarlo

 

Cuccioli

Cuccioli

il 10 Settembre dell’anno scorso veniva uccisa Daniza, un’orsa che, sorpresa nel bosco al seguito dei suoi cuccioli, da un cercatore di funghi. Daniza lo aveva leggermente ferito per allontanarlo e proteggere i figli.

Per questo le “autorità” decisero di catturarla e durante la cattura ne causarono la morte. Con una dose letale di anestetico insopportabile a fronte delle sue condizioni di stress.

Ne ho parlato qui.

Dopo questa notizia, ero preoccupato per gli orfani. Ma i cuccioli sembrano salvi (Leggi qui o qui o ancora, ma, insomma, tutti dicono lo stesso) il resto conta poco. Se volete vedere un video con un orso della zona cliccate il link, dura un minuto.

Resta il fatto, tremendo, della nostra insensibilità verso gli animali. Ma anche verso i vegetali, verso tutti gli esseri viventi direi.

Dobbiamo.

Dovremmo migliorarci e protestare quando gli uomini sono ingiusti con gli animali e le piante. Fortunatamente non succede mai il contrario; anche l’orsa, a parte il ridicolo tentativo di far apparire le sue azioni di difesa come aggressioni, non lo fa. Non è che un mammifero, che vuole e deve proteggere la prole. Tutti gli animali vivono per prolificare, anche i vegetali, anche se lo fanno in maniera diversa. Allora perché non dare a tutti i viventi, almeno a quelli che accudiscono i figli come i mammiferi, che a volte lo fanno per anni, la possibilità di farlo?

In special modo oggi, con la tecnologia, il sapere e la scienza che possediamo potremmo stare bene, in pace ad accudire la reciproca prole, tutti quanti.

Ma in molti non possono farlo, devono lavorare e non hanno tempo o non lavorando non hanno soldi per farlo. Altri non si pongono il problema. Altri ancora appena ne parlano.

Almeno parlarne è un buon inizio.

cuccioli

Alla fine, auguro di cuore “un figlio, un cucciolo ed un vaso di fiori” da accudire a tutti, così ognuno potrà capire, se vorrà.

Giancarlo

Sant Egidio

Sant Egidio

Sant Egidio è un posto, Sant Egidio è un monte, Sant Egidio è un posto sotto un monte, Sant Egidio è una pineta. Sant Egidio è un’area attrezzata per i picnic, Sant Egidio è un luogo della memoria o forse Sant Egidio era tutto questo e non lo è più. Sant Egidio è abbandonato o quasi.

DENUNCIO le condizioni di Sant Egidio.

Confidando che qualcuno condivida. Confidando che sia fatto qualcosa per fermare il disastro e l’abbandono in cui versa. Tralasciamo gli alberi abbattuti dal vento, magari impetuoso durante qualche bufera passata. Alberi caduti i cui rami, ammonticchiati in qualche modo, non sono stati portati via. Le cui radici, mezze divelte dai crolli, stanno in bella mostra di se come un monumento al disastro di quelle bufere. Qui c’era un pino che è crollato una notte o un giorno, di qualche tempo fa. Disteso, come gli altri tronchi abbandonati in disparte, in attesa di essere mangiati dalle termiti e dai tarli. Vedi i rami, oramai caduti da anni, in mostra come scheletri spolpati e scarniti.

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Anche i tavoli, mai stati comodi, che furono fatti alla meglio (o sarebbe più giusto dire alla peggio), sono rovinati. Ne restano un paio su sette o otto che erano, marci scavati dall’acqua e dal gelo. Forse pericolosi. Forse neppure igenici, visto il degrado totale.

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Ma, dicevo, Sant’Egidio dovrebbe essere un posto di memorie. C’è una stele con targa:

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Forse ricorda uno che si chiamava Giuseppe ed è morto il 6 4 1955, il cognome, come la data di nascita non riusciamo più a decifrarla tra l’usura del tempo ed i graffiti recenti, l’ultimo sembra del 2013.

Eppure è un bel posto, da cui si vedono panorami mozzafiato.

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Ci sono fiori e piante che combattono contro il secco e l’incuria.

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Gli alberi sono alti e belli, anche se non di particolare pregio.

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E la gente, anch’io con la gente, ci va. Continua ad andarci, sempre di meno, ma ci va.

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SALVATE Sant Egidio SALVATELO.

Non ci vogliono tanti soldi, e noi ne paghiamo tanti.

Dove sono finiti quelli che abbiamo dato per Sant Egidio?

Cosa aspettiamo ad intervenire?

Il fine lavoro dei tarli?

Il fuoco?

Le ruspe?

VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!!  VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!!VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!!VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!!VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!!VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!! VERGOGNA!!!

VERGOGNA!!!

Giancarlo

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Fischia il vento, un vento che non può passare inosservato.

Il vento

Oggi tira, e in questi giorni ha tirato, il vento.

Ma tira forte che tutti ci si gonfia come scriccioli o pettirossi.

D’altronde è un vento fortissimo, freddo e umido, non può passare inosservato.

Poi ha fatto delle vittime, potrebbe farne ancora, sta sbarbicando alberi e chiodi, i tetti se non volano si impennano ruggenti, specie nelle vecchie capanne di lamiera ancora in uso.

Ma è solo vento, fischia fischia, finirà e verrà la Primavera, anche se ci saranno ancora giorni piovosi, ventosi, freddi e, chissà, nevosi.

Sono morte delle persone, certo, ma come salvarsi da un pino che cade, da un cornicione, da un oggetto che vola giù, sopra di te?

Vento record

E, a sentire i ti-gi, quello attuale è sempre un anno da record, mai come prima da 10 anni a questa parte, mai così dall’ottantotto, mai, mai, mai più.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/da/Eruzione_del_1834.jpg?uselang=itDi see description [Public domain], attraverso Wikimedia Commons

E, invece, a dispetto, il pericolo ritorna, ritorna il vento sradicante, l’acqua dirompente, le scosse devastanti e le eruzioni infernali, e giù statistiche e litanie da record. Ma…in realtà, è sempre stato così, e sempre lo sarà, sia che l’uomo sia responsabile del mutamento climatico, sia che no.

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“Prismas Basálticos, Huasca de Ocampo, Hidalgo, México, 2013-10-10, DD 25” di Diego Delso. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki

Certo sarebbe meglio evitarlo, il cambiamento a causa nostra. Ma la tragedia serve solo a far innalzare i cori e gli ascolti più in altro, non a migliorarci, e i cori sono un crescendo che sale di intensità, come gli ascolti. Perché quel che succede deve sempre essere peggio di quello che è accaduto poco prima, anche se non v’è ragione perché lo sia. Anche se l’argomento non è provato, anche se è vento, aria, un soffio, un sussurro, un anelito, ma… va gridato forte

al disastro,

alla tragedia,

alla catastrofe,

alla strage…

Chiagne e fotte, dicono a Napoli.

Finiamola!

Il clima non è impazzito, è perfettamente normale, a memoria d’uomo ed anche da prima, la memoria dell’uomo, anche scritta. Non è niente rispetto ai tempi della natura, le cose sono andate sempre così, anche peggio.

Non esiste un clima cattivo, ne uno malato ma neppure mutato o mutageno.

Il clima, tra due glaciazioni, è variabile ed imprevedibile, mentre è costante, certo e prevedibile soltanto durante una glaciazione, quando è sempre e solo glaciale.

E noi stiamo vivendo un periodo tra due glaciazioni.

Anche se il vento sta facendo danni, portando disastri e causando sciagure, è stato, sarà e deve essere così,

non possiamo farci nulla,

se non progettare, costruire e manutenere meglio l’ambiente in cui viviamo. Che resista meglio alla o alle forze della natura. Non pensiamo sempre a come ridurre i costi. Iniziamo a spendere di più, a spendere meglio, anche del nostro tempo. Ad esempio quello che dedichiamo alla nostra vita, per renderla migliore assieme a quella di tutti gli altri inquilini del mondo, a tutti nello stesso modo.

Enjoy.

Giancarlo

L’Orsa, distruzione di una famiglia

L’Orsa.

l'Orsa Kodiak_Brown_Bear.jpg (1050×681) l'Orsa

By Hollingworth, John and Karen, U. S. Fish and Wildlife Service [Public domain], via Wikimedia Commons

Hanno ucciso l’Orsa

Scritta con la lettera maiuscola, perché gli animali non hanno nome, glielo diamo noi, per me lei non ne ha uno ma è l’Orsa, la rappresentante di tutti.

Uomini e animali.

Un vero peccato, specialmente per i cuccioli, poveri orfani. Si orfani, perché i plantigradi sono mammiferi e i mamiferi hanno la mamma e devono starci assieme, più o meno a lungo, con la mamma per imparare.

Imparare a vivere e a sopravvivere, questi non ci sono stati abbastanza e non ci saranno più assieme.

l'Orsa

By Nevit Dilmen (Own work) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC-BY-SA-3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/)], via Wikimedia Commons

Ma certo a chi l’ha uccisa non importa, non se ne cura(no) e fa(nno) bene come potrebbe(ro) uccidere mantenendo l’intelligenza. Non intendo offendere, parlo di intelletto, di ragione.

Oggi ho iniziato a leggere un libro che avevo nel cassetto da diverso tempo: Trattato sulla tolleranza, di Voltaire. E’ stato pubblicato nel 1763 ed è scioccante leggere le parole di condanna dell’autore. Condanna verso chi uccide. All’inizio del libro, i membri di una famiglia, sono uccisi per ragioni religiose, dal branco (come diremo oggi) e Voltaire si indigna, si ribella.

Questo caso mi appare molto simile ed allo stesso modo da condannare, non si tratta che di una famiglia di orsi, ma perché dovrebbero essere diversi da noi, e non indignarsi? Se potessero parlare come ci vedrebbero e definirebbero? Bigotti? Fanatici? Terroristi? Forse solo poco intelligenti, sicuramente intolleranti.

Che dire.

Un’ultima parola sul signore che ha originato tutto questo, il cosiddetto cercatore di funghi. Non so se si debba ancora pagare per andar per boschi in cerca di funghi, ma chi ci và dovrebbe essere cosciente ed istruito adeguatamente sul fatto che la natura, il bosco e gli animali che ci vivono, devono essere rispettati.

Non si sta a guardare un’orsa con i cuccioli, nemmeno si osservano i cuccioli senza mamma orsa, se non con il cannocchiale da lontano e ben riposti. Poi non ci si avvicina di certo, magari per farci un selfie, come immagino volesse fare lui. Se così fosse ne è pienamente responsabile, non per la legge ma, moralmente, per noi… si.

Giancarlo

Sting ed il lavoro a pagamento: “NUOVO SCHIAVISTA?”

Sting ed il lavoro a pagamento

La Stampa ha pubblicato un articolo che è subito rimbalzato su internet con commenti unanimi e perse in giro per Sting. Anche l’articolo non è tenero con il cantante o ex tale ora dedito ad agricoltura e turismo. Addirittura paragona la notizia, l’intenzione di Sting di farsi pagare per poter raccogliere le sue olive, la sua uva o, semplicemente, per zappare la sua terra, alla schiavitù, come evoluzione della stessa che permette anche di risparmiare sul vitto e alloggio.

L’articolo sul fatto quotidiano è più serioso e riporta anche il parere positivo della Coldiretti, una organizzazione sindacale degli agricoltori.

Questo articolo riporta anche la fonte dell’informazione, per cui si può controllare la notizia.

Sembra che la notizia abbia scatenato il pandemonio in Italia, tutti contro sting, nuovo conte, nuovo schiavista, che oltre a farsi pagare offre merende e bicchieri di vino sempre a pagamento, nonostante i milioni di euro incassati nell’ultimo tour.

Mi viene da ridere,

mi viene da piangere,

ma davvero siamo arrivati a tanto, scandalizzarsi perché qualcuno offre un servizio e chiede una ricompensa?

Ma che qualcuno di voi pensa veramente che un qualsiasi proprietario di palestra, o di piscina o di campo da tennis o da calcetto, o dove voi andate a sudare  e smaltire calorie, sia uno schiavista perché alla fine vi chiede dei soldi? Oppure pensate di andarci e chiederli voi dei soldi alla fine della giornata? Ma riuscite a ragionare o il cervello vi è andato in pappa?

Ma certo che Sting fa bene a farsi pagare, anche per il bicchiere di vino, e che lo volete gratis? Ma in quale bar vi ubriacate la sera? E siete sicuri che il vino li non lo pagate? Sting ha speso dei soldi per avere le tenute che ha in Toscana, le ha mantenute, sicuramente migliorate, per offrire un paesaggio unico, un ambiente che gli Inglesi, ma anche molti di noi Italiani, se lo sognano e dovrebbe darlo gratis?

Lui non vi cerca per la vostra competenza agricola, vi offre un servizio, voi non dovete farlo per forza, siete voi (o dovrete essere voi) a voler vendemmiare.

Poi, andando sul pratico, credete veramente di essere in grado di vendemmiare o di raccogliere le olive in maniera seria e professionale, e soprattutto remunerativa?

STING

Lui, o chi per lui, perderà tempo a spiegarvi che cosa bisogna fare, come farlo senza danno per voi e per le piante, dovrà fornirvi gli attrezzi, l’equipaggiamento, il vestiario. Le duecento sterline richieste mi sembrano poche, forse lo fa per vendervi, poi, i prodotti fatti da voi, raccolti da voi, e li guadagnarci qualcosa.

Altro che schiavista, lui è un imprenditore, serio ne di quelli veri, che ha costruito qualcosa, qualcosa che rimane per tutti, che possiamo apprezzare, uno che crea ricchezza ed offre esperienze uniche, paesaggi mozzafiato, vacanze da favola.

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Se poi uno vuole provare lavori più umili della vendemmia, come zappare, rastrellare spazzare l’aia è lo stesso e, giustamente, deve pagare, ma che credete che sia tutto gratis a questo mondo?

A volte si deve anche faticare per il gusto di farlo, e lui vi offre un modo, un modo unico in un posto unico.

Altro discorso è per chi ci lavora veramente in quelle aziende, come i trainer in palestra ed i bagnini in piscina. Queste figure professionali devono essere pagate , assicurate e mantenute. Li occorre indagare ed essere severi ed inflessibili, applicare le leggi, i principi morali e non moralisti, verso chi li assume e li controlla.

Statemi bene e, prima di scrivere cazzate su facebook, riflettete, riflettete, riflettete.

Anche qualche giornalista dovrebbe riflettere, ma non credo che giornalista sia sinonimo di specchio.

Giancarlo

Io ho scritto, in risposta a qualche commento balzano:

Però Sting fa bene. Chi non pagherebbe una lezione (pura fatica) in una palestra? Quindi avere l’occasione di fare sano esercizio fisico in Toscana merita un prezzo. Poi quale sia quello giusto va visto in base all’impegno richiesto ai servizi offerti ecc. ecc. Bravo Sting sei un grande.