Abbiamo una nuova banca il Monte delle Pensioni di Stato (MPS).
Credevamo di aver visto tutto, ma al peggio non v’è limite. Se vuoi andare in pensione, ma ti mancano massimo tre anni, ora puoi farlo tranquillamente,” senza penalizzazioni” dice Repubblica.it.
Vai in banca, chiedi un prestito e lo rendi con comodo, senza problemi. Con un semplice ammortamento sul prestito.
Ma chi è il genio che ha pensato questa mostruosità?
Guarda bello, che a me mi deve pagare il signor Inps. Non ho bisogno di chiedere un mutuo. Io sono iscritto obbligatoriamente con lui. Il contratto l’ho rispettato. Io ho pagato le rate di iscrizione. Ho pagato tutto.
Se il signor Inps non può pagarmi, faremo le barricate, come i Francesi.
dal gonfio conto corrente Sammarinese. Uso San Marino ad esempio, solo per non andar troppo lontano. Non ti conosco, dicevo. Non so chi sei. Penso che non lo saprò mai. E’ un peccato perché non lo saprà nessuno. Neppure in un futuro lontano, tra cento o mille anni. E’ un peccato, vorrei conoscerti. Vorrei che tu, ti facessi conoscere. Sei un tipo eccezionale. Hai messo da parte un patrimonio consistente. Hai tanti soldi che non c’è abbastanza cartamoneta per stamparli. E stanno crescendo. Sarà la crisi. E’ sicuramente la crisi. Ma tu sei bravo. Sai far fruttare anche una crisi.
Non so chi sei, ma è come se ti conoscessi.
Ti vedo. Ti sento ei capisco. I soldi non sono più un problema per te. Il problema, semmai, è come fare ad aumentarli, ancora. Certo potresti permetterti tutto, ma poi? No meglio investire. Incassare. Aumentare. Bulimia monetaria. Che poi non è propriamente bulimia. I soldi non li hai in tasca. Sono sul conto. Sui conti. Allora non si spendono, si investono. Anzi si usano per investire con i soldi degli altri. I tuoi servono solo a garanzia.
Non so chi sei, ma sei bravo.
I tuoi soldi fruttano sempre. In realtà fruttare è un termine improprio, si moltiplicano, forse per generazione spontanea, ma non dando frutti. Non vedranno mai la luce, mai il sole. Mai nasceranno, ne mai usciranno dagli estratti di uno o più C/C.
Non so chi sei ma sei fortunato.
Con la moneta elettronica, lo scambio elettronico di valori, puoi accumulare più di Paperone. Ma non ti serve un deposito. Non devi romperti la schiena per portare la borsa alla cintura, come i tuoi avi nel medio evo. Anzi non devi fare proprio nulla, solo contare ed ammirare minute, estratti, elisir di lunga vita per te.
Non so chi sei! Ma tu sai che non lo saprò mai? Che nessuno lo saprà! Mai! Lo sai?
Quelli prima di te hanno usato i loro averi per costruire, per arredare, vestirsi, armarsi. Per fare qualcosa per cui fossero conosciuti, riconosciuti e ricordati. Ci hanno lasciato statue, affreschi, dipinti, palazzi, arene, strade, chiese. Non li hanno fatti loro, con le loro mani, li hanno pagati. Manufatti di ogni tipo e fattura, con cui si sono glorificati ed assicurati l’immortalità o, almeno, un ricordo immortale.
Certo, hai ragione, per farlo, per lasciare traccia di se, hanno dovuto sfruttare uomini e donne. Lavoratori ed artigiani, artisti, poeti e scienziati. Ma nel contempo li hanno fatti vivere e ci hanno lasciato il frutto del loro lavoro. Pagato con i soldi accumulati, proprio come hai fatto tu- Ma che tanto non potevano portarsi dietro; ne da morti, ne da vivi da quanti soldi erano.
Non so chi sei, ne mai lo saprò.
Ne nessun altro lo potrà sapere. Perché hai dei disturbi seri. Accumuli per accumulare ancora. In un contenitore virtuale di cui non rimarrà traccia, nemmeno in Google. Anche tu sfrutti tanta gente per il tuo tornaconto, sicuramente molta di più di quanta ne abbiano mortificata tutti i tuoi predecessori assieme. Ma mi piace pensare che allora, queste soverchierie, siano servite a qualcosa. Non potrei ammirare Firenze, ogni volta che la vedo. Da Piazzale Michelangelo o da Ponte Vecchio o da qualsiasi altra parte. Non potrei farlo se quelli come te non avessero cambiato i loro soldi con il frutto della sapienza, dell’arte e della fatica di tanti altri poveri uomini e donne a loro contemporanei.
Ma tu, no! Tu, che accumuli in file elettronici, non ci lascerai nulla. Non lascerai traccia di te. Morirai e nessuno saprà, che sei passato di qua.
Quando ero piccolo non c’erano trattori, la mezzadria era ancora la principale occupazione nelle campagne. Ma tutti si aspettavano un radioso futuro
Praticamente tutti lavoravano a mezzadria. Anche se c’era gente che andava a Firenze a fare il muratore o il carpentiere. O ancora meglio il piastrellista o l’intonachino. Questi lavoravano a cottimo, per guadagnare di più.
Poi, piano, piano, tutti se ne sono andati da far questi ed altri mestieri. C’è stato il boom, poi la crisi adesso la deflazione. Insomma il mondo del lavoro è cambiato. I posti di lavoro sono cambiati. Le donne sono andate a lavorare, un lavoro importante a scapito della cura familiare. A volte no, non della famiglia, ma sempre a scapito di qualcosa. Tanto che se oggi, in famiglia, non lavori almeno in due sei alla, o vicino alla, canna del gas.
Tanti lavori sono spariti. Cambiati o cambiati di mano. Sono passati a quelli venuti dall’est, dal sud da altrove.
Sono stati inventati i computer, con tutto quello che ne segue. Adesso un agricoltore ne ha, minimo, due, di trattori. Con tanti attrezzi al seguito, specializzati in lavori speciali.
E poi le auto, una per uno, qualcuno due o più. E gli spostamenti sempre migliori. Sempre più facili, più caotiche su strada, su nave, per l’aria e per l’etere.
Poi hanno inventato l’Euro. Euro che, in associazione con la concorrenza dei lavoratori stranieri, ha mantenuto i salari a livelli infimi, da fame. Abbiamo anche quella, non dichiarata, ma tanti Italiani patiscono la fame. Vanno alle mense della CARITAS per mangiare.
Comunque siamo ottimisti. Si sta ancora bene. Solo che non si vede.
Si prospetta un radioso futuro
L’educazione si è persa, molti ragazzi, molti adulti, non sanno usare bene la lingua. Che la scuola avesse perso dei pezzi era evidente, sono trent’anni che la stanno smantellando. Con i tagli lineari, con le non ristrutturazioni, con i soffitti che crollano, dopo le ristrutturazioni. Con le aule che non ci sono. Inserite in fatiscenti edifici, che andrebbero ristrutturati completamente per poterli utilizzare per questo scopo. E invece sono rabberciati alla meglio, forse imbiancati, forse, ogni tanto.
Come ogni tanto tagliano l’erba lungo le strade. Ma tardi, a fine Giugno, così non ricresce e non si deve ritagliare una seconda volta.
Geniale.
Dimezzata, forse anche tri-mezzata la spesa per tagliare le erbacce.
Intanto fino a Giugno crescono e crescono bene, che piove sempre. Di la dal guard rail, una selva.
Ma ci sono anche erbe eleganti. Come l’avena sativa dal lungo stelo. Da cui si diramano i piccioli, esili e allungati, dei semi, che in coppia ricadono verso il basso. Aprendosi a forbice. Il grappolo che si diparte dallo stelo ha forme lineari, leggermente curve; bellissime.
Rende bene anche in pittura per dei primi piani, di contorno, sofisticati.
Speriamo in un radioso futuro
Forse non tagliamo più l’erba per non vedere emergere i rifiuti. Scaricati dalle macchine in corsa. Ben coperti dall’erba si espongono a noi, in tutta la loro bruttezza, al taglio dei margini delle strade. E nessuno che passi a pulire, nessuno che eviti di sporcare. Meglio non tagliare.
Ma se non tagli l’erba ai margini, è difficile entrare agli incroci, non si vede chi arriva, se non quando ce l’hai addosso.
Ma non si può, si spende troppo. Il Comune, la Provincia, la Regione o lo Stato non hanno soldi da spendere. Ovvero ne hanno sempre meno. E certamente non da spendere per questo.
E’ strano, il lavoro costa sempre meno. Non ci sono stati aumenti significativi dei salari dell’entrata in vigore dell’Euro. Il potere di acquisto delle persone è, conseguentemente, diminuito.
Le macchine sono diventate molto comuni, non è che costino poco, ma ci sono. Ce ne sono tante e riescono a fare di tutto. Anche tagliare l’erba al margine della strada.
Oggi la Morte dovremmo rappresentarla con il decespugliatore, non con la falce fenaia; che non la ricorda nessuno, che nessun o sa a che serve.
Un radioso futuro
Con i computer si riesce a fare molto più lavoro di un tempo. Il personale contabile è diminuito, enormemente, a causa di questo.
Potendo fare con meno gente, ce ne saranno tanti disponibili per altri lavori? Certo, infatti abbiamo un tasso di disoccupazione elevatissimo. In questo siamo primi, anche noi nei record, finalmente.
Le tasse non sono diminuite. Le entrate fiscali neppure. L’amministrazione è più snella, ma non ci sono soldi per tagliare l’erbaccia.
Come è possibile?
Dovremmo cominciare a fare i conti intasca a questi amministratori. Non sembrano capaci, oppure non sono onesti.
Dovremmo vivere in un mondo felice. La nostra agricoltura potrebbe sfamare il mondo, con prodotti di qualità. Ma non si sfama neppure per se ed ha bisogno di spot per vendere il Chianti, che altrimenti chi lo conosce, chi lo compra.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato o mistificato, è evidente.
Dobbiamo solo imparare a distinguerla e denunciarla.
In genere sono favorevole ai ponti, i ponti uniscono, permettono il contatto, anche l’ibridazione, se vogliamo, comunque non dividono. Il ponte è uno strumento di amicizia, di collaborazione, di scambio economico e culturale.
Li dipingo anche, perché rappresentarli, replicarli serve a mantenerli, nel senso di manutenzione, a preservarli ad usarli.
Ma sono stato felice che il ponte sullo stretto non sia stato fatto, faraonico e inutile, ci sono i traghetti, molto più adatti ed economici a collegare le due sponde, con i soldi del ponte possiamo mettere una flotta doppia, tripla o che so io di traghetti di prima classe, con tutti i comfort, diminuendo anche il prezzo del trasporto, tanti da rendere quasi nulle le attese di imbarco, come un lungo ponte di barche, di traghetti. Insomma a che serve il ponte?
Ecco a questa domanda risponde Renzi, oggi, il ponte serviva, serve, andava fatto, va fatto e lo faremo presto.
Continuo a non essere d’accordo, come non lo ero con Berlusconi, vogliamo veramente buttare a mare un mucchio di soldi? Per fare cosa? Per mettere un ticket esorbitante a chi ci passerà e non far trovare gli altri servizi (traghetti) ormai divenuti non remunerativi, a chi non volesse passarci.
Se esistesse un piano di priorità per le opere pubbliche da realizzare, e se questo non fosse viziato da interessi di lobby o di partito, il ponte non ci sarebbe neppure inserito, neppure all’ultimo posto.
Se fosse un ponte romanico semidistrutto, come quello di Bucine, come il Romito di Laterina, non ci penserei un attimo a spender dei soldi per riportarli ai vecchi splendori.
Però buttare via soldi pubblici per la vanità o l’interessa privato no.
A questo servirebbe il ponte sullo stretto, a sperperare miliardi di Euro per ricordare chi lo costruì.
Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020 della Regione Toscana consente di sostenere lo sviluppo delle aree rurali e il sistema agricolo regionale, attivando risorse pubbliche per 961 milioni di euro.
Il programma individua 6 priorità:
Promuovere il trasferimento di conoscenze nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali;
Potenziare la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e la2. redditività delle aziende agricole;
Incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo;
Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalla silvicoltura;
Incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale;
Promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali;
La realizzazione delle priorità avviene attraverso l’attivazione di un mix di misure e interventi rivolti al raggiungimento degli obiettivi regionali, ovvero: crescita della competitività del settore agricolo
sviluppo delle zone rurali
salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio”
Questo, e molto altro ancora, si legge nel sito della regione Toscana.
Il programma è interessante ci sono un sacco di idee, più o meno buone, su come gestire 961 milioni di euro per aiutare l’agricoltura regionale.
Bello, direte, finalmente si fa qualcosa, si, ho visto un sacco di bandi aperti, un sacco di idee. Ma sapete come ho iniziato ad interessarmi alla cosa? Non perché sono giovane, ne agricoltore, ne perché ci siano in ballo un sacco di soldi, l’ho fatto per la pubblicità alla radio, ho cercato con Google il programma di sviluppo rurale 2014 2020, ed ho trovato il sito della regione Toscana che ne parla.
Ma la pubblicità cosa dice?
Parla ai coltivatori, ai forestali ai giovani imprenditori agricoli che dovrebbero continuare a salvare l’Italia dale frane, dagli smottamenti, dalle slavine e dalla desertificazione?
Nooo!
Consigliava di bere il Chianti, di cercare la “C” del Chianti e berlo fresco a 16 gradi circa, ma con moderazione.
Ma a che cazzo serve?
Chi l’ha pagata ‘sta cosa?
E chi l’ha pensata? Soprattutto.
Tutte le belle parole scritte sul sito della regione si trasformano, miracolosamente, in uno spot radiofonico. Speriamo non vadano a finire tutti li i soldi del piano.
Non è che altre regioni non abbiano fatto lo stesso, mi ricordo altri spot radiofonici simili.
Ora, per la verità mi ricordo poco lo spot, magari invitava a cercare in negozio la S di Sagrantino, ma insomma, non sono andato nelle marche o negli Abruzzi per quelli spot, ne mi ricorderò di comprare il Rosso Piceno al Lidl o la Passerina al Penny Market.
Sicuramente non lo ricorderà nessuno per comprare il Chianti alla Coop.
Ma dai almeno per quanto possano aver speso è tutto speso bene, nessun trattore è stato maltrattato per realizzarlo e neppure è servito un abuso di fitofarmaco. Insomma uno spot green G di Green, G di Ghiandi, bevete il Ghiandi, ma con moderazione.
Mentre i fossi si riempono, le rane ed i rospi muoiono la radio continua a gracidare parole su parole, su parole, soltanto parole parole parole, parole per te.
Ringraziamo, in stretto ordine alfabetico, tutti quanti hanno contribuito alla riuscita del programma:
In Francia stanno discutendo di una legge sul lavoro come il nostro “Job act”.
Visto come è andata in Italia ci stanno provando tutti a cambiare le regole del gioco (del lavoro).
Ma non sta andando proprio come da noi: Operai e sindacati sono in sciopero. Le manifestazioni sono vere e proprie battaglie (che ci siano i “Blocs noirs” anche lì?).
Qui ha protestato solo l’accademia della Crusca, contraria ad usare un termine Inglese inutile per la legge sul lavoro.
In una settimana sono finite le scorte dei carburanti, hanno spento le centrali nucleari e non so cos’altro si sono inventati. A che nostalgia quando anche in Italia si scioperava per qualcosa. Fosse anche solo per ridurre l’orario di lavoro dei piloti Alitalia. Che nostalgia per le manifestazioni dei controllori FFSS.
Purtroppo dopo la Fornero siamo entrati in depressione e non riusciamo più a protestare. E da questa depressione non ci siamo ancora ripresi, nonostante l’ottimismo del governo.
A nulla sono valsi gli incitamenti alla lotta e alla ribellione di Bersani, Anche i sogni di rottamazione sono finiti in qualche cassetto che nessuno apre più. Gli psicofarmaci non sembrano funzionare, come fanno invece i dopanti e gli anabolizzanti.
Meno male che ancora possiamo indignarci per la sorte dei Marò e per il naufragio di un barcone a 35 miglia dalla costa Libica, durante l’avvicinamento per il salvataggio in mare. Da notare che 35 miglia sono circa 56 km e 570 km è la distanza tra Mazara del vallo a Tripoli. 506 km da Siracusa, 350 da Malta e 300 da Lampedusa.
Naturalmente se non vogliamo impegnarci troppo, possiamo sempre manifestare contro le buche di Roma.
Ma no! Non lo faremo, siamo Italiani, ci siamo evoluti. Ormai non ci importa più niente del lavoro che non c’è, cose plebee. Non ci importa della vita, ne della morte, cose di chiesa. Ci basta amore, salute e amici (della Defilippi).
E’ interessante sentire gli argomenti di chi sostiene l’attuale governo, di chi sosteneva i precedenti, di chi sosterrà i futuri.
Nessuno ha, o aveva o avrà, dubbi.
Finalmente un cambiamento, finalmente possiamo fare. Possiamo cambiare. Possiamo,,,
Ma non importa quale sia la maggioranza in parlamento, sempre la sessa storia, alla fine non è stato fatto per colpa delle opposizioni, o delle forze oscure, o del vento, di scirocco.
Abbiamo un’infinità di accise, tasse e pseudo tasse, contributi volontari e donazioni, 2, 3, 4 otto per mille; ma mai un soldo da spendere per quello che ci si proponeva, con le buone intenzioni, in campagna elettorale.
Quello che viene fatto, viene fato male: tanto possiamo migliorarlo dopo.
Intanto abbiamo delle leggi dementi che non verranno mai corrette se non da altre altrettanto dementi; che non le cambieranno ma si aggiungeranno ad esse, complicando la materia.
Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti. TTIP
Transatlantic Trade and Investment Partnership. TTIP
Cos’è? E’ un trattato che ha lo scopo di creare una zona di libero scambio tra USA ed Europa. Abbattendo barriere doganali ed uniformando regolamenti e legislazioni si creerebbe un’area commerciale, probabilmente, la più grane del mondo. Vasta e libera. Libera di esportare, senza controlli senza divieti.
Si stima che il pil mondiale aumenterà entro il 2030 di mezzo punto percentuale, se il trattato verrà fatto.
Sarà possibile esportare i nostri formaggi i America senza dazi, finalmente uno sfogo commerciale alla stagnazione di mercato per i pastori Italiani.
Insomma sembra bello, almeno stando a chi è favorevole.
Non è che finora fosse facile giudicarne gli scopi, il trattato è stato ufficialmente desecretato nel 2014 ma solo oggi i deputati Italiani hanno la possibilità di leggerlo, in un’apposita sala di lettura in parlamento. In realtà ci sono alcune limitazioni, ma altrimenti si può cercare on-line, dove si trova tutto e di tutto.
Ci sono molte ragioni per condividere le preoccupazioni dei contrari.
In primo luogo la segretezza: non è bello far le cose di nascosto.
In secondo luogo la vaghezza degli scopi dei promotori e dei vantaggi per la comunità.
Terzo la perdita di etica. Non si vive di sola etica ma della sua mancanza si muore.
Aumentare il profitto a scapito della qualità offerta, non è etico. Imporre regole meno stringenti sui controlli e sui limiti accettabili non è etico, è criminale.
Abbiamo veramente bisogno di questo trattato?
Forse che non riusciamo a trovare uno smart-phone americano in vendita nei nostri negozi? O forse ci vorrebbe una maggiore disponibilità hamburger ad un prezzo migliore, si forse sarebbe meglio trovare del vero Gallo Nero Californiano negli scaffali delle nostre enoteche e non quell’insulso Chianti che abbiamo.
Siamo sicuri che i pastori Sardi Toscani riusciranno ad esportare il pecorino o il marzolino in Alabama? O non dovranno chiudere bottega perché non potranno competere con il formaggio della North Carolina, fatto con latte ormonale di mucche ormonate che producono “latte” a fiumi, come piovesse in Ambrella.
I nostri agricoltori saranno in competizione con i Rancheros, finalmente, era ora che aziende di pochi ettari si confrontassero con altre che coltivano aree più grandi delle nostre ex province. OGM, pesticidi polli al cloro, ci dovremo adattare al loro stile di vita, uno stile “Awuanagana” mentre il “made in Italy” sarà sempre più made e meno in Italy, ma la cola non ci mancherà, colà.
Insomma il TTIP non ci piace.
Ci piacciono le cose semplici, Italiane, verdure, salumi, carni fresche o secche, pesci , uova, pasta e riso, ma tutto fatto come sappiamo farlo noi, con i nostri metodi e le nostre regole. Non abbiamo bisogno di altro.
Guardatevi una di quelle oscene trasmissioni sui cibi americani, Chili con carne o carne (ribs) coperta con salsa barbecue, oppure solo carne tritata e formaggio Cheddar, il tutto addolcito con un mare di sciroppo d’acero è quello che troveremo nelle nostre tavole. Solo quello.
Davigo, il nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Piercamillo Davigo, ha rilasciato un intervista al corriere che ha sollevato molte polemiche.
Io sto con lui. Devo dire che la classe politica, le classi politiche, che si sono succedute dopo mani pulite alla guida del paese, hanno dimostrato di non vergognarsi più.
Gli scandali ed i reati che li riguardano vengono scoperti giornalmente e non succede assolutamente nulla. Neppure una voce si leva, dalla nostra classe dirigente, per esprimere vergogna e biasimo per gli scandali e criticare i comportamenti che ne sono all’origine.
Quindi con semplice deduzione e sillogismo: sono tutti interessati a mantenere il silenzio e lo status quo.
Leggete un articolo che riporta l’intervista a da Davigo su questo link.
Sostanzialmente ed in breve, Davigo ha detto, relativamente a cosa sia cambiato, dopo mani pulite, nel comportamento dei politici Italiani:
«Non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: “Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare”. Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti».
In realtà qualcuno denuncia, si scandalizza e si comporta differentemente.
Io, alle prossime elezioni, mi ricorderò di loro, di quelli che non rubano e lo dimostrano.