La Vergine gli passò davanti al galoppo.
Drake bestemmiò.
Aveva corrugato le ciglia
bianche cespugliose e i baffetti bianchi, a spazzolino, gli si erano
rizzati.
Da una settimana aveva dato
l’ordine che il crack fosse montato dal suo fantino. E, invece, sulla
groppa della cavalla c’era quella scimmiettina risecchita del
garzone!
Doveva essere il suo
capolavoro. Nessuno la conosceva. Un soggetto di gran classe, che lui
aveva acquistato in Inghilterra. (1)
È stato detto
È stato detto (da un matematico, sicuramente) che Iddio, in cielo, geometrizza; e gli uomini, aggiungo io, gli uomini, fatti a similitudine sua, geometrizzano in terra.
Il
quadrilatero, l’esagono, l’ottagono, il circolo, il cono, son forme
geometriche familiari al selvaggio; e queste forme egli esprime
naturalmente nella casa, quando incomincia a fabbricarsene una.
Il
circolo e il globo sono ancora le sue forme predilette, quando ha da
foggiare il primo calice e il primo vaso di terra. Su quella
stoviglia, poi, egli imprimerà i primi segni della sua arte bambina,
in poche linee regolari, geometriche per conseguenza; spezzate,
s’intende, ma ripetute con uniformità matematica.
Una
cosa sola non saprà farvi, nè seguitare, fino a che non abbia
inventate le seste: dico la linea diritta. Ma l’uomo non è nato
perfetto. E poi, anche dopo l’invenzione delle seste…. non so se mi
spiego. (2)
Rammentava ancora la vergine
Rammentava
ancora minutamente il pomeriggio di una domenica di settembre, in cui
erano seduti sotto la pergola della vite vergine dietro la casa
paterna. Il sole sbucava a sprazzi, tra foglia e foglia, e disegnava
forme bellissime, e li avvolgeva entrambi come una sciarpa di
merletto. Alcune foglie erano d’un giallo polito, e parevano larghi
fiori gialli.
Era
un’atmosfera diversa da quella della sua casa, ove tutto aveva
apparenze così comuni. Quando il signor Leivers, fuori, dava una
voce al cavallo, che allungava il collo per mangiare i ciuffi di
rose, la ragazza trasaliva, e si guardava attorno con gli occhi
scuri, come se qualcosa fosse venuto a introdursi nel suo mondo.
Paolo, la vergine
Paolo
aveva ventitre
anni, quando mandò un suo paesaggio alla mostra invernale di pittura
al Castello di Nottingham. La signorina Jordan s’era interessata
grandemente a lui, e lo invitò anche a casa sua, dove egli conobbe
altri artisti. Ora incominciava ad avere delle ambizioni. (3)
«Non
ho mai conosciuto un missionario più ardente di mia zia; essa aveva
preso dal Cristianesimo tutto ciò che può affascinare, gli inni
mesti, le visite serali alle chiese immerse nell’ombra, le vite delle
vergini che fanno pensare alle sacerdotesse druidiche, alle vestali,
alle valchirie. Tutte le sue nipoti furono prese da tale misticismo,
ed io più facilmente delle altre. (4)
Con l’andar del tempo
Con l’andar del tempo, le estasi si fecero più frequenti. La vergine canuta era colpita a quando a quando da suoni angelici, da echi lontani d’organo, da romori e voci non percettibili agli orecchi altrui. Figure luminose le si presentavano dinanzi, nel buio; odori paradisiaci la rapivano.
Intorno
tutto era quieto; ogni tanto una gocciola d’acqua cadeva
dall’alto in un bacile, sonando. Di fuori salivano le voci ed
allettavano.
La
vergine, rassicurata, guardò. Nel vicolo, sotto la pioggia il
fradiciume aveva fermentato come un lievito; una melma nera copriva
il lastrico, ove spoglie di frutta, residui di erbe, stracci,
ciabatte marce, falde di cappello, tutto il ciarpame sfatto che la
miseria gitta nella strada, si mescolavano. (5)
Pieni della desolazione
Pieni
della desolazione magnifica e tremenda che s’esaltava nel cielo,
i miei occhi incontrarono il volto della vergine così violentemente
irradiato dal riverbero che n’ebbero una gioia quasi dolorosa.
E io provai un desiderio folle di stringere quella testa fra le mie mani di rovesciarla indietro, di accostarla al mio respiro, di investigarla sempre più da presso, d’imprimerne ogni linea nel mio pensiero, non dissimile a colui il quale abbia rinvenuto sotto le glebe sterili il frammento sublime da cui il mondo riavrà la gloria di un’idea che pareva estinta.
La vergine e il cielo
Su
le nostre teste il cielo non conservava delle sue nubi se non qualche
lieve traccia simile alla poca cenere bianca dei roghi consunti.
Il
sole accendeva in giro i culmini delle rocce, rilevando nell’azzurro
i loro lineamenti solenni. Una grande tristezza e una grande dolcezza
cadevano dall’alto nella chiostra solitaria, come una bevanda magica
in una coppa rude.
Quivi
riposarono le tre sorelle, quivi io raccolsi la loro ultima armonia.
(6)
Giancarlo
I
brani sono stati tratti da:
(1)
TITOLO:
Il
mistero della Vergine
AUTORE:
De Angelis,
Augusto
CODICE
ISBN E-BOOK: 9788828101796
(2)
TITOLO:
Terra Vergine
AUTORE:
Barrili, Anton Giulio
(3)
TITOLO:
Figli
e amanti
AUTORE:
Lawrence,
David Herbert
TRADUTTORE:
Scalero, Alessandra
CODICE
ISBN E-BOOK: n. d.
(4)
TITOLO:
La
vita ardente e intrepida di Luisa Michel “la vergine rossa”
AUTORE:
Planche,
Fernand
TRADUTTORE:
Consiglio, Umberto
CODICE
ISBN E-BOOK: n. d.
(5)
TITOLO:
Le novelle della Pescara
AUTORE:
D’Annunzio, Gabriele
CURATORE:
Oliva,. Gianni
CODICE
ISBN: 88-7983-752-4
(6)
TITOLO:
Le vergini delle rocce
AUTORE:
D’Annunzio, Gabriele
CODICE
ISBN E-BOOK: non disponibile