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I Bucinesi ed il gatto

Abbiamo i dati ufficiali

I Bucinesi. La metà di loro (*) vorrebbe un gatto.

Ora, per quanto strano vi possa sembrare, l’altra metà che non lo vuole predomina sui primi ed a Bucine, effettivamente, non c’è nessun gatto.

D’altra parte i Bucinesi tutti, è risaputo(**), hanno sempre mostrato comportamenti diversi rispetto agli abitanti di altri paesi, dove anche se ci sono persone che non amano i gatti, non per questo proibiscono agli altri di averne.

Ma a Bucine si.

Metà della popolazione è particolarmente soddisfatta di abitare un paese “degattizzato”, l’altra metà naturalmente non lo è.

Il gatto di Carnevale

Ora succede che questo anno sia bisestile e gli anni bisestile vanno particolarmente a genio ai gatti.

In aggiunta a questa congiuntura si approssima il periodo carnevalesco tradizionalmente gradito ai paesani.

Nulla sappiamo della relazione tra gli anni bisestili ed i gatti, ma è ben documentato come il Carnevale piace ai Bucinesi, ghiotti di cenci, bugie, chiacchiere e frittelle.

Durante quest’anno bisestile, c’è un giorno speciale di Febbraio, il 02-02-2020, un giorno dalla data magica col numero bifronte 02022020, in cui tutto poteva succedere e tutto successe.

A Bucine fu trovato un gatto.

Subito metà della popolazione si sollevò e l’altra metà fece le barricate. Chi per allontanare il felino, chi per integrarlo.

I Bucinesi ed un giudice

Ecco che dopo una mezza giornata di tumulti i contendenti si accordarono per trovare un giudice, una persona terza che potesse dire se il gatto potava stare a Bucine o meno.

Alla fine si sceglie uno di Gello Biscardo, che tutti i mercoledì viene a fare il mercato, a cui venne posto il quesito.

Il matto si tenne il capo tra le mani, come a pensarci su, poi alzò lo sguardo e disse:

“So cosa fare, ma vorrei che qualcuno mi dicesse qualcosa che non so,

altrimenti tra voi lo dividerò”.

Detto questo attese in silenzio che qualcuno lo apostrofasse per fargli cambiare idea.

Chi tace acconsente (I Bucinesi)

Silenzio.

Ancora silenzio…

Il giudice afferrò il gatto e un coltellaccio e divise il gatto in due.

“Così sarete soddisfatti”.

Esclamò.

E aggiunse: “Sapevate benissimo che se qualcuno avesse obiettato, il gatto si sarebbe salvato. Metà di voi non lo ha fatto di proposito. L’altra metà non ne ha avuto il coraggio”.

Ancora oggi non si sa perché questa triste storia carnevalesca finì così.

Giancarlo

(*) Bucinesi, abitanti ci Bucine (AR)

(**) Risaputa da e negli “sfottò” campanilistici tradizionali.

Mi scuso per l’immagine truculenta del gatto smezzato, ma qui non è reale, esso rappresenta il groppo alla gola, la biglia bollente che hai in gola e che non riesci ad ingoiare ne a sputare. L’insicurezza che non ti fa agire, o scegliere, quando invece dovresti. Le ragioni della guerra. Il denaro…