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Mi chiedevo

Un giorno, diverso dagli altri

Mi chiesi se si potesse esprimere un concetto senza proferir parola. Mi chiedevo se un muto potesse parlare. E dire la verità, anzi rivelarla ad altri.

Lo stavo facendo, pensando tra me e me. Ne discutevo, parlavo a me stesso, senza che un altro fosse vicino a me. E stavo certamente percorrendo il sentiero che porta al vero. Ma se questo è vero, mi chiedo anche se si possa rispondere ad una domanda del genere con un si o un no. Forse potremmo farlo con un “ni”, ma ritengo sia meglio, più giusto e corretto farlo con un “noèèè”, strascicato.

Chi sa tace. Così, grazie a questo concetto posso illudermi di sapere dove andare. Davvero. Se ci pensate tacere sapendo è una bella cosa, in un mondo dove tutti fanno a gara a dire la loro. Anch’io saccente, nel “Blog di Bucine”, distribuisco pareri non richiesti, come se fossi esperto e sapessi tutto di tutto, anche sapendo di non sapere niente.

Mi chiedevo come fosse possibile

Un bravo asino si muove anche solo vedendo la frusta da lontano. Da buon apprendista, questo l’ho capito subito e mi sono adeguato. Mi muovo, cerco la nuova strada anche se non so dove andare, anche se non mi ricordo da dove vengo. Vedo la frusta lontana, vedo la sua ombra carezzarmi le natiche, ma non vedo chi la impugna, non c’è nessuno a guidarmi, mi devo arrangiare io. Solo io posso essere la mia guida, non seguire nessuno, guai a farsi portare da altri.

In questo modo si possono ottenere cose altrimenti impossibili.

Per camminare scalzi lungo lame taglienti o correre a perdifiato sopra laghi ghiacciati non serve seguire le orme di altri.

Devi andare sugli scogli e tenere le braccia alzate.

Segui solo la tua verità.

Ceppoduro

Basato su e liberamente interpretato da un kōan compilato nel XIII secolo.

In The Gateless Gate

Immagine di copertina di https://www.flickr.com/photos/lofa/