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Gli intellettuali

Gli intellettuali

Quando ero giovane, mi domandavo chi fossero gli intellettuali, poi più tardi ho capito che erano persone che usavano le loro conoscenze per fare dei ragionamenti, specifici o di ordine generale, che spiegavano il mondo e cercavano di indirizzarlo nella giusta via.

Avrei voluto essere un intellettuale anch’io.

Conoscenze ne ho acquisite tante, anche se molte le ho perse in seguito, per mancanza di esercizio intellettuale.

Ma le conoscenze da sole non bastano, bisogna saper ragionare, ragionarci sopra. Ho cercato, trovato e provato tanti modelli, ma avevo sempre l’impressione che qualcosa mi sfuggisse e non riuscissi a cagliare.

Insomma invece di arrivare a certezze, finivo nel dubbio, la domanda era sempre la stessa quale analisi e, soprattutto, quale sintesi sarà giusta? Siccome non riesco mai a distinguere il falso dal vero, senza ideologizzare, come discriminare tra bianco e nero?

Piazza del comune ucine_lzn

Con il tempo

Con il tempo sono passato da una fase intransigente, di sole certezze ad una fase più misurata in cui ho accettato anche idee diverse, prima inaccettabili.

Nonostante questo enorme miglioramento sono giunto comunque alla fase finale della mia ricerca intellettuale personale, profondamente deluso, da me e dagli altri. Potremmo dire con questo risultato: “Tanto non serve a niente”. Gli sforzi, i ragionamenti, i compromessi, non cambiano la realtà, l’amara realtà, dove tutti fanno cose senza senso, cose che vanno contro il buon senso e che invece di migliorare le nostre condizioni generali ed avvicinarci alla felicità, creano barriere, distanze, ostacoli, ci mettono l’uno contro l’altro, peggiorando la vita, la nostra, della nostra famiglia e di quasi tutti gli altri intorno a noi.

Chi dovrebbe decidere

Coloro che dovrebbero decidere sul bene comune, in democrazia i politici, fanno a gara a chi fa peggio, chi dovrebbe bacchettarli perché non lo fanno (il bene comune) cioè gli intellettuali, non lo fanno. Non fa un cazzo nessuno! Ma non c’è nemmeno nessuno che protesti, nessuno che si indigni e dica: “No! Così non va. Voglio qualcosa di meglio, qualcosa di più per me, per noi noi, per i nostri amici ed i nostri figli”.

Ma, d’altronde, è anche comprensibile perché evitiamo di alzare la voce, siamo condizionati da mille lacci e laccioli (il classico “tengo famiglia”), siamo bombardati da troppe informazioni (tra cui è quasi impossibile distinguere quelle vere dalle false) e poi, infine, non abbiamo voglia di romperci i coglioni per cambiare il mondo (fatelo voi se volete).

Ma allora

Si ma allora più che un intellettuale, potrei dire di essere diventato un “omm ‘e mmerda”. A cosa è servito leggere, informarsi, ragionare sulle cose, studiare chimica,. Leggere di filosofia, di teologia (che avesse ragione Hans Kung: affermando che “Dio c’è”? Dio che, in barba a tutti i filosofi del mondo, ha già deciso tutto percui non possiamo autodeterminarci, a meno di fare i furbi o i disonesti, o forse entrambi: i politici.

Politici, persone che durano poco, ma ce ne sono sempre di nuovi e continua una rovinosa discesa verso il basso, forse non arriveremo mai al vertice, per risalire verso il cielo.

Non sarò un intellettuale ma nemmeno un “omm’e m…” e allora mi indigno.

Basta.

I politici devono agire nell’interesse generale. Per portarci vicino alla felicità e gli intellettuali devono dirci come stanno le cose, devono dire la VERITA’. La verità, eh si, la verità.

Giancarlo

 

Oggi dirò di Pace.

Oggi dirò di

Pace, cosa è?

Wikipedia la definisce come “una condizione personale (intraindividuale), sociale, relazionale, politica o legata ad altri contesti caratterizzata da condivisa armonia ed assenza di tensioni e conflitti”.

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:PACE-flag.svg

Quindi già dalla sua definizione qualcosa non va, quando non ci si combatte siamo in pace, io avrei detto c’è guerra quando non vi è più pace, quest’ultima dovrebbe essere lo standard e non viceversa. Questa è sicuramente la condizione necessaria per costruire, case, ponti, relazioni…

Pace è vita.

Però sembra che noi non l’apprezziamo, a parte dichiarazioni generiche, non si vede interesse reale per essa, per mantenerla, per difenderla ed esportarla.

Sorge il dubbio che la pace non sia portatrice di interessi, soldi e ricchezza.

In realtà di ricchezza ne porta, ma troppo diffusa, molta gente preferisce quella personale e si accanisce contro quella degli altri. Come con la felicità: sembra che la felicità di molti sia malvista, odiata, invidiata, combattuta.

Insomma l’uomo, non la nomino ma non escluderei a priori neppure la donna, è una merda che si diverte e far soffrire gli altri. Non gli piace donare ne condividere, preferisce prendere, prendere per se, tutto. Anche se poi non si capisce bene che se ne faccia di tutto il malloppo che prende, se è vero, com’è vero, che prima o poi tocca a tutti… E un metro quadro di terra è più che sufficiente.

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Peace-symbol.png

Però ci sono delle persone che non si comportano così. Amano fare, costruire, conoscere. Amano allo stesso tempo condividere ciò che hanno, ciò che sanno, ciò che fanno. Ce ne sono molte, ed è una bella cosa! Saranno discendenti di neanderthaliani? Saranno alieni? O saranno pazzi?

Sono pazzi.

Ma se non ci fossero questi pazzi il mondo non avrebbe speranze.

Allora, comportiamoci anche noi come pazzi,

agiamo per la pace, rimaniamo in pace, con noi e con gli altri, diffondiamola nel mondo.

Saluti

Giancarlo

 

 

Oggi vorrei parlare di guerra

Guerra

Oggi vorrei parlare di guerra. Si sono susseguiti alcuni anniversari, come la costruzione del muro di Berlino, il massacro di Sant’Anna di Stazzema. C’è sempre un anniversario di guerra, di orrori di guerra che occorrerebbe ricordare. Magari sono persi nella memoria della storia e forse non si rammentano più nemmeno li. Ma esistono

La bestia sembra essere in noi, e lo è.

Oggi vorrei parlare di guerra. Il mio cane, la bestia.
La bestia

Nessuno può dire di non essere mai stato violento e ne che mai lo sarà. Siamo galli combattenti. Ognuno a suo modo, magari senza mostrare bargigli, combattiamo tutti i giorni. La nostra guerra personale contro il nostro nemico del momento. Un collega, un famigliare, un amico, una donna o un uomo, una razza. Qualcuno da battere lo troviamo sempre.

Anche i non violenti,

anche Gandi, con la non violenza esercitano, o hanno esercitato, una violenza inaudita sugli altri, sugli avversari. Per essere in pace dovremmo essere soli. Ma soli non siamo e soli non ci piace stare. Siamo un’animale socievole. Ma quando siamo assieme abbiamo bisogno di un leader o vogliamo esserlo noi e di un nemico, vero o presunto.

Il leader è il capo. Il capo da l’esempio e da il la a tutte le cose. Lo fa per il bene di tutti. O per il suo bene? O per il bene suo e di tutti? Bene, fa e facendo decide per gli altri, contro altri- Nessuno lo critica, se non perde, sinché non perde.

Tutti siamo capi e non possiamo esserlo senza nemici.Se non li abbiamo ce li creiamo. La moglie o il marito, i figli, i figli degli amici, gli amici degli amici e i parenti tutti e poi i vicini e quelli del paese accanto, della nazione del mondo…

Minchia!

Che ne sarà dei nostri rivali sul lavoro.

Di quelli per il posto dell’ombrellone.

Di altri che vanno a pescare sardine nella nostra zona di pesca. Nostra?  In alto mare.

Dei concorrenti nella vendita di droghe? Armi? Salumi? Specialmente se questi concorrenti appartengono ad altre razze, lingue e religioni? Sarà un gran casino, sarà.

Che fa il capo?

Aizza contro nemici comuni. E tu? Hai paura! Sei forte, ma tremi di paura. Stanno arrivando, ti sottrarranno tutto. Hai il frigo pieno, ma pensi di non riuscire a sopravvivere all’inverno . Poi tutti questi immigrati, tutti schiavi. Sono schiavo anch’io, del lavoro, della famiglia del coniuge, del capo. Ahi! Quella merda, quel pezzo di merda del capo. Non capisce un cazzo ma è li che comanda. Che cazzo avrà più di me?

Dovrei farlo fuori, ribellarmi. Ma però. Possiamo anche combattere i Francesi. Quelle facce di culo. Ma sì, dai, tiriamo sassi ai Norvegesi. Sono troppo biondi e non fanno un cazzo per sei mesi all’anno. Però guadagnano molto di più di noi e hanno tutti il telefonino nuovo. Lo cambiano ogni sei mesi e noi non prima di 24. Che schifo. Che rabbia. Dagli all’infedele. A culo tutti gli Juventini. E mettiamo il burka a tutte le signore di una certa età. Delle puttane poi non ne  parliamo. Hanno impestato le strade riapriamo le case chiuse. Almeno fanno i controlli sanitari. Poi ad andare con le nere mi vergogno un po’.

 

E’ la storia.

E così di cazzata in cazzata c’è chi ci ingrassa, c’è chi ci campa sopra e c’è chi diventa leader e  fa il business. Meno male che abbiamo delle alte cariche, delle istituzioni, degli intellettuali che ci fanno riflettere e ci smontano tutte queste cazzate. Cazzate di guerra, di combattimento, che ci vengono continuamente propinate.

Anche dai giochini elettronici, nei quali le vite non contano, si muore perdendo una vita, ma ci si rigenera sempre. Basta attraversare un diamante e non si muore mai. Ma si spara, quello si, si spara senza tregua senza sosta, senza finire le munizioni. Distruggendo tutto, come fosse normale distruggere quello che altri hanno costruito: con sudore, sofferenza ed ingegno. Almeno nella vita reale si costruisce così. Ma questi giochi sono così reali che è difficile distinguerli dalla realtà.

Quando si abbatte un ponte, come fecero a Mostar, quando si prendono a cannonate statue di Budda, come in Afganistan, quando si mitraglia una scuola, come nella striscia di Gaza, siamo caduti nella trappola siamo diventati o ritornati belve, belve umane, fiere della nostra potenza, tronfie delle nostre certezze.

Se ne può uscire solo indignandosi.

Oggi vorrei parlare di guerra-

Smettendo di costruire armi, smettendo di venderle, smettendo di pensare come un capo o come un seguace. Ed indignandoci con chi lo fa.

Dobbiamo dire no: “io non mi mischio tra voi”, “io non sono d’accordo con voi”, “io non voglio la guerra e neppure il semplice il litigio”, “io sono parte del tutto e ne voglio mantenere il ruolo” e “io sono molto indignato”.

Non è facile, non ci riusciremo mai, dovremmo essere anarchici, ma l’anarchia è un’utopia, per definizione irreale, irrealizzabile, irrealistica. Mi indigno ancora di più, anche per questo.

Allora, che fare, di più?

Limitiamo i danni, diciamo sempre come la pensiamo e non accondiscendiamo alla violenza.

Impariamo a riconoscere la violenza che a volte, quasi sempre, veste pelli di agnello.

Se l’Italia va a bombardare la Libia diciamo FORTE che non può farlo, perché la nostra costituzione ce lo vieta, indigniamoci per questo.

Se andiamo a “sparacchiare” dai ponti dalle petroliere diciamolo che non possiamo farlo. Possiamo tenerci sopra un esercito sui quei ponti, se vogliamo, se ci fa sentire più sicuri. Ma da li sopra non possiamo sparare ai pirati, non possiamo sparare a nessuno, siano bersagli umani o animali. Ma chi ci da il diritto di uccidere? Di togliere la vita ad un essere vivente?

Oggi vorrei parlare di guerra.

Anche la pena di morte è equiparabile alla guerra e va combattuta.

Basta cessiamo ogni rapporto, economico, culturale, sociale con chi ancora la persegue, che ancora assassina in nome di una giustizia che nessuno conosce e che è violenta come la violenza che pretende di combattere.

Come possiamo sperare nella pace se nel mondo non riusciamo ad abolire nemmeno la pena capitale?

Infatti non ci riusciremo, ma è bello pensare che qualunque omicidio giustizialista non sarà stato fatto in nome mio. Non per me. Io non voglio che chi mi rappresenta, a qualsiasi titolo lo faccia, si arroghi il diritto di vita e di morte in nome mio o di altri.

Oggi vorrei parlare di guerra.

Io sono contro.

Ma sono anche e soprattutto a favore di tutto ciò che ci permette di vivere questa breve vita, come meglio si può.

Sono a favore di chi costruisce, distribuisce e condivide, per quanto può e vuole fare.

Oggi vorrei parlare di guerra, anzi NO!

W la PACE

Giancarlo

Talete. E’ stato un filosofo greco antico il primo a cui

Talete

E’ stato un filosofo greco antico. Il primo a cui fu dato l’attributo di “sapiente” come attesta Platone che, nel dialogo, lo inserisce in una lista di nomi (i cosiddetti Sette savi). « Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, Solone, Cleobulo di Lindos, Misone di Chene e Chilone di Sparta. Tutti quanti furono emuli, ammiratori e discepoli della costituzione spartana »

Erodoto attribuisce a Talete la previsione dell’eclissi di sole verificatasi il 28 maggio 585 a.C. Che avrebbe impressionato talmente i Medi e i Lidi, in guerra tra loro, da smettere di combattere.Nonché l’elaborazione d’un espediente che avrebbe permesso all’esercito di Creso, il re della Lidia in guerra contro il persiano Ciro il Grande, di attraversare il fiume Halys.

Racconta Erodoto che abbia fatto guadare l’esercito, dividendo il fiume halys in due bracci. Con un’abile scavo sulla riva a monte dell’accampamento delle truppe. I due bracci, suddividendo la portata del fiume, sarebbero entrambi divenuti guadabili.

Talete

Egli scrisse ma non è rimasto nulla dei suoi scritti.

Gli sono attribuite varie opere letterarie e alcune sentenze. Tra queste mi piacciono:

 

  • Il più veloce è l’intelletto, perché passa attraverso tutto.
  • Il più forte è la necessità, perché tutto domina.
  • Che il tempo è più saggio di tutti, scopre sempre tutto.
  • La cosa più sgradevole è vedere un tiranno esser potuto invecchiare.
  • Che si vive virtuosamente non facendo quello che rinfacciamo agli altri.
  • Di non abbellirsi nell’aspetto ma nei comportamenti.
  • Sosteneva che la morte non è diversa in nulla dalla vita. A chi gli obbiettava perché allora non morisse, rispondeva che era perché non c’era alcuna differenza.
Si diceva che

Talete avesse misurato l’altezza della piramide di Cheope. Calcolando il rapporto tra la sua ombra e quella del suo corpo. Nel momento del giorno in cui la sua ombra ha la stessa lunghezza della sua altezza. In questo caso l’angolo tra altezza e larghezza della piramide è esattamente 45°C. Relazionando l’ombra della piramide ad un ombra di un’altezza nota si può agevolmente calcolare l’altezza ignota. Perché i triangoli generati da ombra, altezza e larghezza sono simili. Per similitudine esistono relazioni tra le varie misure.

Giza_piramidi_di_Henutsen_e_CheopeProclo, il commentatore di Euclide, attribuisce a Talete anche cinque teoremi di geometria elementare:

  • Un cerchio è diviso in due aree uguali da qualunque diametro“.
  • Gli angoli alla base di un triangolo isoscele sono uguali“.
  • In due rette che si taglino fra loro, gli angoli opposti al vertice sono uguali“.
  • Due triangoli sono uguali se hanno un lato e i due angoli adiacenti uguali“.
  • Un triangolo inscritto in una semicirconferenza è rettangolo“.
Talete aveva anche interessi astronomici.

Stabilì, tra l’altro, che alcune stelle non erano, come sembravano, fisse rispetto ad altre. Chiamandole pertanto pianeti, ossia corpi erranti. Avrebbe anche fissato in trenta il numero dei giorni del mese. Constatò che l’anno era composto da 365 giorni e un quarto. Poi per primo disse che la luna è illuminata dal sole.

Talete pensava che il principio di tutto, il nutrimento delle cose, fosse l’acqua o l’umido. In ogni caso l’acqua e le sue trasformazioni pesavano nella realtà delle cose. La sua ricerca della verità ne tenne sempre conto.

Il motivo della scelta dell’acqua deriva indubbiamente dalla sua importanza nella crescita e nell’alimentazione delle cose viventi. Della sua funzione nella vita quotidiana degli uomini, come dalle osservazioni che Talete avrebbe fatto in Egitto sull’importanza del Nilo. Ma l’originalità di Talete sta nell’aver trasformato questa spiegazione mitica in un principio di conoscenza fisica e metafisica. L’unità dell’elemento acqua è anche l’unità del mondo. L’analogia con le spiegazioni mitologiche orientali esiste indubbiamente, ma il principio utilizzato da Talete non è mitico ma fisico. Questa tesi innovativa presuppone affermazioni di verità non a partire da alcuni oggetti particolari. Come avveniva per gli Egiziani e i Babilonesi, ma per un’infinità di oggetti contenuti nel mondo. E per il mondo stesso. Egli enuncia verità che riguardano tutti gli esseri. L’apporto di Talete sta nell’aver generalizzato e concettualizzato le sue osservazioni. Giungendo al concetto dell’Uno senza perdersi nell’accumulazione di osservazioni disparate.

Insomma tutto ha origine dall’acqua e l’acqua è l’origine del mondo. Argomento che farà discutere i filosofi per tanti anni a venire.

Anche questo mostra la grandezza di Talete.

Giancarlo

 

Il Barbiere. Avete mai sentito del barbiere di Capraia?

Il Barbiere

Sono stato nel piccolo paese di Capraia nell’omonima isola di Capraia. Immersa nel Tirreno e nel parco naturale dell’arcipelago Toscano. A Capraia, son venuto a sapere, che vi è un solo barbiere. L’ho incontrato anche al bar, è un uomo minuto, ben curato e ben sbarbato. Egli mi ha detto, tra l’altro, di radere solo e tutti gli uomini del paese che non si radono da soli. Riflettendoci mi sono chiesto se il barbiere rada se stesso? »

Paradossi.

Beh, io sono di Bucine e non conosco bene Capraia, ma se lo facesse verrebbe meno alla premessa di radere solo quelli che non si radono da soli. Lui, infatti, si raderebbe da solo. Ma se non lo facesse ci dovrebbe essere un altro barbiere a Capraia. Lui non sarebbe il solo barbiere. Neppure raderebbe tutti quelli che, sull’isola, non si radono da soli.

Il barbiere di CapraiaSono caduto in una trappola?

No è il famoso paradosso del barbiere. La contraddizione che si esplicita nell’enunciato del problema. Deriva, diciamo che è una versione più semplice, dell’antinomia di Russell.

Bertrand Russell, famoso filosofo Inglese, la enunciò all’inizio del secolo scorso, rivoluzionando le conoscenze logico matematiche del tempo.

L’antinomia di Russell deriva dal tentativo di un matematico illustre del tempo, Gottlob Frege, di rifondare la matematica dal punto di vista della logica. Frege aveva già pubblicato il primo volume dei suoi Principî dell’aritmetica, in cui procedeva alla vera e propria “logicizzazione” della matematica, quando Russell gli scrisse una lettera. Enunciando l’antinomia in cui era incappato leggendo quel primo volume. Frege, che aveva in stampa il secondo volume non poté che riportare, in appendice, la scoperta di Russell. Scusandosi, non per aver commesso lui degli errori, ma perché risultava impossibile ridurre la matematica alla logica.

Il pardosso di Russell si applica nel campo degli insiemi  di Cantor, che per definizione possono essere definiti liberamente.

Pensiamo, come fece il nostro Russell, di dividere gli insiemi in due categorie distinte:

  1. Gli insiemi che tra i loro elementi hanno loro stessi. Cioè gli insiemi che appartengono a sé stessi. Ad esempio chiamando “breve” l”insieme di tutte le cose che hanno un nome breve. Che appartiene a sé stesso perché, a sua volta, ha un nome breve.  Composto di solo 5 lettere “breve” è certamente un nome breve.
  2. Gli insiemi che tra i loro elementi non hanno loro stessi. Cioè gli insiemi che non appartengono a sé stessi. Ad esempio, chiamando “lungo” l’insieme delle cose dal nome lungo. Composto sempre di 5 lettere, non possiamo certo definire “lungo” un nome lungo.

A questo punto se riusciamo a definire più insiemi che rispondono al secondo requisito possiamo definire un’insieme di tutti gli insiemi che non appartengono a sé stessi. Che chiameremo Russell o, più brevemente “R”. Il problema posto da Russell fu se questo nuovo insieme appartenesse o meno a sé stesso.

Supponendo che vi appartenga, si avrebbe che:

  • R appartiene a sé stesso.
  • Quindi R soddisfa la definizione che ne abbiamo appena dato.
  • Ma R, per la definizione che ne abbiamo dato al momento della sua creazione, deve essere uno degli “insiemi che non appartengono a sé stessi”.
  • Quindi R non appartiene a sé stesso. Il che contraddice quanto appena supposto nel primo enunciato.
Partendo invece dall’affermazione contraria, cioè supponendo che R non appartenga a sé stesso, si avrebbe che:
  • R non appartiene a sé stesso;
  • Quindi R non soddisfa la definizione;
  • R, pertanto, non è uno degli “insiemi che non appartengono a sé stessi”;
  • Quindi R deve essere un insieme “che appartiene a sé stesso”, il che contraddice il primo enunciato.

In sintesi, il paradosso di Russell si può enunciare così: l’insieme di tutti gli insiemi che non appartengono a sé stessi appartiene a sé stesso se, e solo se, non appartiene a sé stesso. Ovvero se appartiene ad un livello di insiemi superiore.

Il Bibliotecario di Capraia

Il paradosso del bibliotecario è un’altra versione del paradosso di Russell dovuta al logico matematico norvegese Thoralf Skolem.

Qui il responsabile di una grande biblioteca (di Capraia?) comincia a catalogare ogni libro presente. Utilizzando diversi argomenti: autore, titolo, anno di edizione, pagine, casa editrice ecc. Dato il gran numero di cataloghi prodotti, si rende necessaria una catalogazione dei cataloghi stessi. Per una migliore fruizione degli stessi. Nella catalogazione di questi cataloghi definisce un criterio. I cataloghi che catalogano anche se stessi. Es. il catalogo dei volumi con meno di 100 pagine. I cataloghi che non includono loro stessi nella lista dei cataloghi catalogati. Per una catalogazione esaustiva il bibliotecario giunge a fare il catalogo di tutti i cataloghi. Comprensivo della lista di tutti i cataloghi che riportano se stessi e di tutti i cataloghi che non riportano se stessi.

Ma, a questo punto della catalogazione il bibliotecario non riesce a definire se in quest’ultimo catalogo dovrà o meno riportare questo stesso catalogo in elenco, ed abbandona l’impresa.

Capraia è un’isola meravigliosa.

Commenti?

Giancarlo

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Articolo 32.

<<La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della
collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.>>
Articolo 32 "Piazza Venezia dal Vittoriano". Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Piazza_Venezia_dal_Vittoriano.jpg#/media/File:Piazza_Venezia_dal_Vittoriano.jpg
“Piazza Venezia dal Vittoriano”. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons – http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Piazza_Venezia_dal_Vittoriano.jpg#/media/File:Piazza_Venezia_dal_Vittoriano.jpg
Come possiamo pensare che sia stato scritto qualcosa di più bello. Si sancisce che la cosa più importante, quello che conta di più nella nostra comunità nazionale è l’individuo, i suoi diritti, il suo rispetto.
Tutto il resto non conta o viene in secondo piano.
Per l’Articolo 32:
La persona deve rimanere in salute, anzi la sua salute è tutelata, non possiamo offrile un ambiente degradato, del cibo adulterato, non possiamo privarla delle cure, anche se non può permettersi di pagarle. Ma neppure possiamo forzarla a sottoporsi a trattamenti terapeutici indesiderati, salvo esigenze collettive e, in questo caso, a patto che non violino il rispetto della persona umana. Cioè le esigenze collettive vengono in seconda istanza rispetto a quelle individuali ed al rispetto della persona umana.
Perché la persona umana va, innanzitutto, rispettata anche dall’accanimento terapeutico.
Per questo non andrebbe incarcerata.
Per questo non deve essere torturata.
E per questo non deve essere uccisa (neanche condannata a morte in seguito ad un reato).
Viva la COSTITUZIONE ITALIANA, la più bella del mondo.
Giancarlo

Socrate: fondatore dell’Etica, la filosofia morale.

Socrate

Socrate è il pensatore che ha più di tutti influenzato la cultura occidentale. Nonostante non abbia lasciato scritti: “scrivere corrompe la memoria”. Importante infatti è il metodo di filosofare che ci ha lasciato la confutazione mediante dialogo, il confronto verbale, la discussione mediante il discorso, la parola. Il dialogo è fondamentale nelle culture prevalentemente orali. Ed il rifiuto della scrittura da parte di Socrate appare ora fortemente motivato.

socrate
Morte di Socrate, tela di Jacques-Louis David
Jacques-Louis David – http://www.metmuseum.org/collection/the-collection-online/search/436105 – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:David_-_The_Death_of_Socrates.jpg

Socrate è il fondatore dell’Etica, filosofia morale che cataloga e studia i comportamenti umani. Per distinguerli in buoni, giusti, leciti. Rispetto ai comportamenti ritenuti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi. Seguendo un ideale modello morale.

Comunque Socrate era un rompiballe: giocava con gli uomini. Li prendeva in giro. Li assillava. Sapendo ciò che loro pensavano di sapere, li portava ironicamente a contraddirsi. Non tutti accettavano di buon cuore i suoi sputtanamenti. Come vedremo questo gli costerà la vita.

Socrate, comunque

Comunque era anche un “ganzo”. E’ forse il primo uomo accusato di essere ateo, perché preoccupato di scoprire i segreti della natura.

Socrate era sapiente ma asseriva di non sapere. Arrivando a confutare l’oracolo di Giove a Delfi. Che aveva detto esser lui, Socrate, il più sapiente.Egli sapeva bene di non essere il più sapiente. Per dimostrarlo si mise a dialogare con artigiani e politici, da tutti ritenuti molto sapienti. Il suo modo di dialogare portò alla luce tutte le inadeguatezze, le contraddizioni dei suoi interlocutori. Facendogli di nuovo cambiar idea. Egli comprese di essere veramente il più sapiente. Perché l’unico a sapere di non sapere. La sua coscienza di ignoranza gli imponeva di conoscere di più per migliorarsi. Chi invece pensava di saper già tutto non aveva questo atteggiamento positivo. Quindi Socrate è anche il precursore del pensiero scientifico moderno e del pensiero critico generale.

Questa continua verifica della sapienza degli altri, che finiva sempre per dimostrare il contrario, portò all’accusa di corruzione dei giovani e di introduzione di nuovi dei. Accusa che poi lo fece condannare a morte. Morte che scelse invece di un facile esilio, in cui poteva rifugiarsi se avesse voluto.

Socrate, spirito libero, definì anche il moderno concetto di libertà. Tutti devono essere liberi di cercare o usare il bene purché non in conflitto con gli altri beni e con il bene intellettuale, con la ragione.

Socrate preferiva il dialogo alla retorica ed al monologo. Preferiva confrontarsi con gli altri e tirar fuori il meglio (ed il peggio) da ognuno.

Alla fine della storia si arriva al processo a cui viene sottoposto, processo in cui si difende da solo, sperando di cavarsela con una multa.

Ma viene, ingiustamente, condannato a morte. Per non commettere un’ingiustizia la accetta. Beve la cicuta e, quando il lento veleno fa il suo effetto dice ad uno dei suoi amici e discepoli presenti:

«O Critone, noi siamo debitori di un gallo ad Asclepio: dateglielo e non dimenticatevene!».

E queste sue ultime poche parole faranno scorrere fiumi d’inchiostro (e se ne avrò voglia ne riparleremo).

Giancarlo

I Presocratici. Chi erano i filosofi che hanno preceduto il grande Socrate?

I presocratici

i Presocratici

Tavola cronologica dei principali i presocratici (Da WIKIPEDIA l’enciclopedia libera)

Socrate è considerato il massimo filosofo mai esistito, il fondatore della filosofia e del pensiero occidente. Non ha lasciato scritti se non tramite i suoi discepoli, Platone, suo allievo, in primis e di Senofonte, altro suo allievo. Ma di lui hanno detto molti, senza pretese di essere storicamente veritieri, molte volte è stato citato in modo partigiano per accreditare le basi del proprio pensiero.

A Socrate è stato, quasi universalmente, riconosciuto il merito di aver sviluppato il metodo di pensiero che ha consentito lo svilupparsi della riflessione astratta razionale che a permesso i progressi filosofici successivi.

Ma chi erano i presocratici e cosa pensavano?

In realtà alcuni presocratici gli furono contemporanei (i sofisti)  per cui si dovrebbe parlare di presofisti e sofisti, poi ci sono alcune distinzioni in base all’area geografica, alla scuola ecc, ma insomma se date un occhio alla tavola cronologica più sopra ci sono tutti, da Talete  fino a Socrate e da Parmenide in poi son tutti contemporanei.

E di cosa si occuparono?

Cercarono di spiegare l’universo e l’essere e la realtà, estraendone i principi fondamentali. Così Talete associa l’esistenza alla presenza di acqua. Mentre Anassimandro scelse un principio astratto, l’Apeiron. Che muovendosi all’infinito e separandosi dava origine a infiniti mondi. Anassimene utilizza il principio di questi per affermare che sia la concentrazione o la rarefazione dell’aria anch’essa infinita ed in movimento. Pitagora e la sua scuola lasciano i principi fisici e si spostano sui numeri.

E

Eraclito cerca i principi nel fuoco e nella ragione. Creando la tesi del divenire, il panta rei. Il flusso che segna il mondo e si manifesta nella lotta dei contrari, che però sono una cosa sola. Lotta che fa scaturire l’energia necessaria alla vita. “L’intero e il non intero, il convergente e il divergente, l’armonico e il disarmonico, si toccano. Da tutte le cose ne sorge una sola e da una ne sorgono tutte”, ”Polemos (la guerra) è il padre di tutte le cose”.

Poi

Parmenide invece, tramite la ragione, giunse a conclusioni diverse. “L’essere è, il non essere non è. L’essere è il fondamento, ma deve essere pensato E’ unico perché unica realtà esistente. Intero perché in quanto unico niente può dividerlo. Immobile perché per muoversi dovrebbe occupare uno spazio vuoto che non esiste. Ingenerato perché non può essere stato generato dal non essere (che appunto non esiste). Zenone, tramite il paradosso vuole dimostrare l’immobilità. Una freccia lanciata verso un bersaglio non si muove mai. In quanto in ogni istante è immobile, ed una somma di immobilità non può dare movimento.

Inoltre.

Empedocle e Anassagora cercarono la sintesi tra queste filosofie. Assunsero molti elementi, l’acqua, il fuoco, l’aria e la terra. Attribuendogli movimenti ciclici infiniti. Con la competizione tra amore ed odio che crea la vita per il primo. Mentre per il secondo la vita è creata da una intelligenza divina che facendo spostare turbinosamente le particelle del mondo ne fa conoscere le dissimili. Questi filosofi pluralisti arriviamo al concetto che nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. Democrito, per ultimo, distinguendo tra una intelligenza sensibile e oscura e una razionale e genuina, pone come base dell’universo infiniti atomi, ovvero il più piccolo elemento della materia, indivisibile e eterno. I vortici di atomi formano infiniti mondi.

In fondo i presocratici hanno già spiegato tutto. Anzi ipotizzando infiniti mondi e, con atomi diversi, inconsistenti, cose vacue come l’anima, già sono giunti a conclusioni che richiederanno altre migliaia di anni per essere comprese.

Giancarlo

 

La Filosofia. L’utilizzo del pensiero per capire il mondo

La filosofia

Aristotele diceva , a proposito della filosofia:

« Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare. Dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l’addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui. »

Ma come si definisce la filosofia:

Dal greco antico si potrebbe tradurre come amore per la sapienza. Oppure affinità alla conoscenza, realtà del mondo e delle cose, comprensione e verità delle cose.

Verità, forse la filosofia è proprio la ricerca della verità. Mediante la ragione, ragione che è l’unico giudice in grado di stabilire quale sia la verità. Naturalmente si può ricercare la verità sull’essere umano o solo sul perché esistiamo. Cercare la ragione di esistere o ragionare su quel che siamo. Comunque sembra che la filosofia sia nata subito dopo che l’uomo ha soddisfatto i suoi bisogni primari, la fame e la sete. E la filosofia è la cosa usata per interpretare il senso di meraviglia per quel che siamo e per quello che ci circonda. Ma qualcuno ha detto che non si trattava di meraviglia, si trattava di timore. Di paura di fronte agli eventi naturali ed alla difficoltà di spiegare il loro verificarsi: dal fuoco alla pioggia, dalla vita alla morte.

Allora bisogna poter conoscere, capire, anche se non sembra possibile riuscirci.

E la vicinanza con la conoscenza respinge il terrore del nulla, del divenire verso il nulla. Del mondo, della vita e dell’incomprensione dell’origine del mondo e della vita.

La filosofia quay dorsay origine della vita colbert
Gustave Courbet L’Origine del mondo http://www.musee-orsay.fr

Questa ricerca filosofica porta a usare il pensiero. Utilizzo che ha prodotto le scienze e le arti.

Storia, arte, scienza tutto nasce per spiegare la vita e la sua fine. Ed è passione per la verità.

E’ il tutto. Tutto è filosofia.

Giancarlo