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Falsità

Cos’è la falsità?

Falsità, è qualcosa di falso. Qualcosa che non è vero.

La falsità è il contrario della verità.

secondo il wikizionario:

  1. assenza di verità
    • affermare delle falsità
  2. (di persona) ipocrisia
  3. (per estensione) (senso figurato) legare due o più cose in modo non corretto né conforme, pur se singolarmente fossero state buone
    • anche se tu affermassi di aver agito onestamente, hai compiuto una falsità e io lo direi persino in tribunale

Falsità

Ma allora se l’accezione è negativa, se è una cosa brutta e indegna, perché diciamo falsità? Chi è falso e perché?

Sono domande che con l’avvicinarsi delle prossime elezioni, con la campagna elettorale già in moto, è bene farsi. Chi più di un politico mente, sapendo di mentire. Chi fa affermazioni, enuncia concetti, promette sapendo della loro ipocrisia?

Il politico.

Colui che deve convincerti a nominarlo tuo rappresentante anche se non ti rappresenterà. Non perché non voglia, beninteso, ma perché deve mantenere ed accrescere il suo potere con gli altri rappresentanti del popolo.

Dopo deve giocare con loro, venire a compromessi.

Il gioco dovrebbe servire ad ottenere il massimo per te, ma non è così.

E’ invalsa l’usanza di giocare per ottenere il massimo per se, per loro, per i rappresentanti invece che per i rappresentati.

E’ questo che ha portato la classe politica lontano dalla “gente”.
Gente importante solo al momento del voto. Neppure poi tanto se ci ricordiamo di qualche sistema di voto di scambio che è stato già scoperto. Ma insomma una volta dato il voto non possiamo più far niente. Si, sono parte della gente anch’io e mi sento impotente.

Ne ho viste troppe per credere che siano casi. Errori di gioventù o di vecchiaia.

Una volta al potere si lotta per quello, e tutto quello detto prima diventa falsità.

Allora dobbiamo trovare un modo per far mantenere le promesse elettorali ai politici.

Non possono continuare a disattendere le nostre aspettative e le loro promesse, impunemente.

Dobbiamo potergli revocare il mandato, se non lo fanno bene, se ci hanno detto falsità.

Dobbiamo capire come.

Qualcuno ci può aiutare?

 

Ceppoduro

 

 

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Falsità

 

Pensioni

Pensioni

PensioniPensioni, per le pensioni, che non ci danno, e per l’età pensionabile, che ci procrastinano continuamente in avanti, scoppierà la rivoluzione Italiana.

Ci hanno rotto i coglioni, no ne possiamo più, il vaso è colmo e, se trabocca, ne usciranno le stesse cose che conteneva quello di Pandora.

Vogliamo andare in pensione, vogliamo andarci presto. Il lavoro spetta ai giovani, i vecchi si devono mettere da parte in tutto, anche in politica.

Certo, ma li, anche per ritiro forzato, licenziamento, fallimento, rovescio elettorale, la pensione se la sono garantita comunque, come la buonuscita, mica versata all’INPS mangia mangia o ad un fondo pensioni mangia mangia mangia.

Allora dobbiamo deciderlo noi, se vogliamo lavorare o meno. A sessant’anni fai quello che cazzo ti pare, te lo sei meritato comunque, anche senza mai aver lavorato, e gli altri ti pagano la pensione.

Pensioni.

PensioniMica cifre esagerate, giusto per campare e fare qualche cosa di extra, quello che ti piace.

Ma chi ce lo fa fare di accettare questo ricatto?

Il ricatto dei soldi che non ci sono, il ricatto dell’aumento dell’aspettativa di vita.

Se non ci sono i soldi qualcuno li avrà pur presi? O avrà sbagliato a fare i conti prima di chiederceli per quaranta anni. Bene, lo cerchiamo, lo troviamo e lo manteniamo noi, per gli anni a venire, a vitto e alloggio gratis a Sollicciano, Opera o Rebibbia.

Che la vita oggi duri di più è una cosa meravigliosa. Non dobbiamo vergognarcene! Che cazzo te ne frega a te, sfigato di merda di un burocrate di merda, se io campo un anno di più? Perché lo devo regalare a te il mio semestre di vita aggiuntiva? Per quale ragione dovremmo campar meno? Per farti stare bene a te?

Via, via, via via, non voglio nemmeno sentire da lontano queste scemate.

PensioniPreparatevi a combattere, ancora una volta.

Dobbiamo farlo, per noi e per gli altri.

Ne andrà del futuro dei nostri figli.

Quando non ci saremo più.

Non potremo più farlo.

All’armi.

Ceppoduro

La sinistra che perde

… continua…

La sinistra che perde.

Non finirò mai di stupirmi.
Dalema che rimette in sella Berlusconi con la bicamerale.

Monti che fa leggi che nemmeno Berlusconi aveva osato fare e Bersani che vota la fiducia al Jobs Act della Fornero.

la sinistra
Pierluigi Bersani

Renzi che vuol disfare la Costituzione, unica legge seria Italiana.

E l’Europa avida e lontana, e le banche, MPS, Etruria e Venete in testa, ma anche le BCC, che salteranno costrette a diventare SPA.

E poi il mostro Equitalia, risalito dagli inferi Danteschi, per fare ché? Quello che non riescono o vogliono fare con i grandi evasori, colpire i piccoli evasori, a volte, involontari. Araba Fenice che risorge ancora dalle proprie ceneri, più forte e malvagia di prima.

Gentiloni che chiede la fiducia su tutto e la chiede anche sulla legge elettorale.
Se ne prende il merito. Non fa sporcare le scarpe lustre alla destra, decide tutto lui.

la sinistra
Paolo Gentiloni

Ci vuole una legge che favorisca le coalizioni, noi di sinistra, che siamo per l’inclusione, siamo per coalizzarci, nell’interesse comune.

Ma l’interesse di chi?

Comune a chi?

A chi giova a la sinistra?

Cui prodest?

Ma alla destra. E’ ovvio.

“Gentiloni, fa un piacere a Berlusconi.

Che non voglia sdebitarsi ed un posto assicurargli!”

Come si fa, a sinistra, a fare una legge elettorale d’odio verso qualcuno? Qualcuno che dice le cose come stanno. Quelle cose che vorremmo tutti sentire da uno di sinistra. Che avremmo voluto sentire da tutta la sinistra, o anche solo da un pochina. Che avremmo voluto sentire ripetute alla radio, alla televisione o scritte sui giornali.

Niente!

Ma come si fa a fare una legge elettorale che favorisce la destra, che gli consegna il prossimo governo. Che a destra si coalizzano, mentre a sinistra si dividono. Già son pochi e si dividono. Come in Sicilia. Ma sul jobs act, no! Vai tutti compatti a votare la fiducia. Il Jobs Act, l’unica legge di destra mai passata in un parlamento a maggioranza di sinistra, a maggioranza Bulgara, data la precedente legge elettorale.

Ma non ti vergogni Gentiloni?

Ma non ti vergogni Renzi?

la sinistra
Matteo Renzi

e non vi vergognate voi? Bersani, Cuperlo e tutti gli altri allegri compagni di merende?

Lo so direte che non siete stati voi.

Non siete Stato, voi.

Voi siete il nulla, con una poltrona sotto il culo per non precipitare nel nulla in cui siete. Con un titolo (dis)onorevole per emergere dal nulla che vi permea.

Ma gli Italiani capiranno?

Forse no!

Se non siete in grado di capire voi, creme de la creme. Classe dirigente. Classe diligente agli ordini di alcuni.

Direi classe di merda.

Ma non lo dico, non voglio sporcarmi la bocca.

Classe politica

Ma ho trovato una foto.

Ceppoduro

La scuola.

Cosa fanno? E’ la scuola!!!

La scuola ribaltata.

La scuola Italiana ribaltata da una legge incredibile, incredibilmente … non metto l’aggettivo per rispetto a quella persona che il vocabolario on line Treccani definisce, tra l’altro, <persona di scarsa intelligenza>.

La notizia è: <Da quest’anno basterà un solo professore contrario alla bocciatura e l’alunno sarà ammesso alla classe successiva.>, dicono sia scritto nella “buona scuola” la legge di Renzi-Gentiloni.

Ho controllato, c’è scritto: <Alla primaria varrà la normativa vigente: la non ammissione è prevista solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe. Ma con una novità: viene esplicitato che l’ammissione è prevista anche in caso di livelli di apprendimento “parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”. Le scuole dovranno attivare, anche questa è una novità, specifiche strategie di miglioramento per sostenere il raggiungimento dei necessari livelli di apprendimento da parte degli alunni e delle alunne più deboli. Per una scuola più inclusiva e capace di non lasciare solo chi resta indietro. >

Quale è il problema?

Direte voi.

Il problema è grande, riguarda le idee, coinvolge il sentimento, la forma  educativa.

La scuola deve essere, per gli estensori della legge, capace di non lasciare solo chi resta indietro.

Non livella il livello di istruzione. Fa proseguire nelle classi chi è indietro con il livello, così che il divario aumenti.

La scuola, per me, deve educare  e non permettere a nessuno di avere un livello più basso degli altri. Non si educa tutti allo stesso modo, ma si deve educare tutti. Il compito di un insegnante è educare, non far finta di niente e promuovere formalmente. L’insegnante deve portare tutti ad un livello educativo, se non uguale, almeno molto vicino. Promuovere tutti perché tutti meritano di essere promossi. Se la scuola non insegna a tutti i suoi alunni ha fallito.

Dite che è utopia? Che non si può fare?

Io dico di no e di si.

E’ reale e si può fare.

Quello scelto con la “”buona scuola” (ma intendono prenderci per il culo quando danno i nomi alle leggi?) è un modo facile per emarginare ancora di più chi è già emarginato o ha problemi cognitivi e resta indietro. Questi problemi non verranno nemmeno affrontati, figuriamoci risolti.

Voilà, non serviranno più insegnanti di sostegno, nemmeno insegnanti capaci di insegnare. Faremo solo con i bidelli. Un grande risparmio per le casse dello Stato.
Tutti in fondo, fino al diploma, ma tutti ignoranti come piace ai potenti.

Che peccato, un’altra occasione persa.

Ma certamente un’altra prova del disvalore di chi dovrebbe guidarci.

Dico dovrebbe, perché io non lo seguo.

Io sono un uomo, non un Lemming.

Nel baratro che si gettino loro.

Ceppoduro

 

Fonte: repubblica.it

Approfondimento: Comunicato stampa del consiglio dei ministri

Cosa mi manca

Ecco vi voglio dire

Cosa mi manca.

Mi manca un esempio.

Si, mi manca un padre, che mi faccia vedere come si vive. Mi manca un riferimento, un uomo.

Uno onesto ed altruista.

Un ragazzo non può formarsi da solo.

Un uomo diventa come l’uomo che ha ammirato e seguito mentre era ragazzo.

Si può fare anche da soli, come in tutte le cose, ma è dura e con un modello è meglio.

Sarete d’accordo con me che non ci sono più i maestri di una volta. Il maestro può essere il tuo padre putativo. Può sostituirlo, può fare meglio, addirittura. Può essere più colto, può stimolarti meglio, di più.

Ma anche il mesto è sparito, tuttalpiù abbiamo delle maestre, nessuna con le palle. Poi la donna non è uomo. Non ho bisogno di una madre, ho voglia di un padre. Il babbo, il maestro, l’uomo.

Ma no! Non ce l’ho. Non ho neppure un amico, ne più grande ne più piccolo.

Ah, l’ultimo amico è sparito nel nulla, come si fosse sciolto al sole, come un pupazzo di neve. Nessuno fa più pupazzi di neve e nemmeno l’amico.

Anche qui una donna non serve, un’amica si scopa, o no, per amicizia. Ma ti insegna cose che non hanno senso nel tuo stato, tu hai bisogno di altro. Italo.

Cosa mi manca

Italo

Sei un giovane stato, Italo, ancora non hai raggiunto la maturità, ti serve tempo, esempio, ti servirebbe quello che non hai.

Chi dovrebbe guidarti non c’è. Non hai un padre, non hai un fratello, ne maestri ne amici, sei solo.

Sei circondato da prevaricazioni degli altri stati. Non ce n’è uno che condivida qualcosa con te. Tutti a prendere. Come i politici.

Politici torbidi, interessati, a volte dementi. Mai costruttivi.

Chi ti mostra attenzione lo fa per succhiarti il sangue, spolparti e poi buttarti addosso ossi e rifiuti del lauto pasto.

Italo, sveglia.

Disconosci i finti padri.

Mandali via.

Pretendi gli onesti.

Pretendi i disinteressati.

Falli spogliare prima di accoglierli.

Falli poveri.

Togligli ogni avere e per cinque anni fatti servire come deve essere. Poi scrivi il loro nome nell’albo d’oro e scegline altri.

Italo, cresci.

Ceppoduro

No, questa buffonata non sa da fare.

No, questa buffonata non sa da fare.

Buffonata, si, perché nessuno, nemmeno Zagrebelsky, ha capito cosa abbiano scritto i nuovi estensori.

Non si scrive un testo costituzionale con i piedi. Testo a fronte

Non abbiamo bisogno di un tiranno, ne di un oligarchia.

Legge elettorale “Porcata” e modifiche costituzionali “Troiate” assieme rischiano di dare un potere immenso al bischero di turno, che per caso vince con nulla, magari col 20% dei voti, le elezioni politiche.

Non vogliono più farci eleggere nessuno, lo vogliono decidere loro, nelle segrete stanze chi fa che cosa. vogliono eliminare una camera che ha il compito di controllare l’altra e dare a questa enormi poteri. Vogliono farci credere che uno eletto per fare il sindaco possa fare, part time anche il senatore (anche qui distrutto il lavoro fisso, precari anche al senato ed in comune). Vuole che crediamo che non aumenterà il potere del primo ministro, ma se passa questa riforma ne esce un mostro,: lui e pochi altri avranno in mano il potere assoluto.

NON BASTA PROMETTERE la revisione della legge elettorale dopo il referendum. Vogliamo eleggere i nostri rappresentanti e, visto l’andazzo delle ultime legislature, vincolarli al mandato, che oggi ci sono le risorse per comprarli tutti se vogliamo, se qualcuno vuole. Ne abbiamo sentite tante di promesse e poi questa nuova legge elettorale come sarà? Chi lo sa? Fatela, fatela prima del referendum e ne riparliamo, per intanto il referendum boccerà, noi bocceremo, le Troiate che avete scritto.

Ma come è possibile che negli ultimi trent’anni ogni politico, più o meno di successo, si sia montato la testa da ritenersi o l’unto del signore o di poter piangere per noi mentre ci sta inculando a sangue il futuro o voler essere semplicemente padre delle riforme.

Le riforme non sono mai figlie di padre certo, devono nascere bastarde, e più bastarde sono, meglio è, crescono forti e resistenti, con il sangue rosso e pulito. Quelle di padre unico nascono malate, dal sangue nero e sudicio, come olio usato, come quello dei nobili di un tempo, con tare ereditarie evidenti che hanno portato a tragiche conseguenze; guerre, distruzione e morte, in tutta Europa per circa cinquant’anni.

Non vogliamo un leader decisionista e saccente, vogliamo un primo ministro, primo tra i servitori, dello Stato, della Repubblica, delle Istituzioni, delle Regioni e dei Comuni. Vogliamo qualcuno che sappia ascoltare, le esigenze della popolazione e che sia disposto a qualsiasi sacrificio, anche personale per portarle avanti.

Senza tanti amici, parenti e parenti dei parenti da sistemare.

Poi perché dovremmo fidarci di qualcuno che finora ci ha tradito continuamente:

Ha dato ottanta euro con una mano e ne ha ripresi cento con l’altra.

Ha tolto l’ICI aumentando di due punti percentuali l’IVA.

Ha salvato una banca facendola pagare ai piccoli risparmiatori.

Ha dissipato, con oculata scelta dei manager emmepiesse, il tesoro secolare dei Senesi.

Ha cancellato l’articolo 18, rendendo tutti precari, da ora e  per sempre.

Non è riuscito ad approfittare della congiuntura economica favorevole e forse irripetibile per far crescere il paese come invece han fatto tutti gli altri Europei.

Perché dovremmo fidarci di chi nei talk show verso i rappresentanti di altri partiti e movimenti, rappresentanti dell’economia e della società civile è così supponente e pieno di se da non star nemmeno ad ascoltarli, interrompendoli, offendendoli e denigrandone opinioni e posizioni in continuazione.

No!

Non dobbiamo fidarci.

Non lo faremo.

E’ una buffonata.

Voteremo NO.

NO.

NO.

NO.

 

Viva l’Italia.

Ceppoduro

 

PS: Non andare a votare aumenta le possibilità del si di vincere al referendum, andiamoci uniti e votiamo NO compatti a questa buffonata.

Se non cancelliamo questa raccolta di troiate dovremo conviverci per molti lustri, i nostri figli dovranno porvi rimedio e chissà se riusciranno mai.

VOTA NO!

Mi raccomando

Crescita, in crescita: era vero è cresciuto e di molto

In crescita

Il debito pubblico Italiano a Marzo era di 2 228 miliardi di Euro, in crescita. Leggi l’articolo del blog.

Il debito pubblico sembra l’unica cosa che cresce bene in Italia:

La repubblica: ” Sale ancora il debito della Pubblica amministrazione: in maggio registra la cifra record 2.241,8 miliardi, in aumento di 10,9 miliardi rispetto al mese precedente.”

Il fatto quotidiano: “Debito pubblico, gli interessi a zero non impediscono nuovo record a luglio: 2.252,2 miliardi”

Ansa: “Nuovo record per il debito pubblico, tocca i 2.252 miliardi Bankitalia: in aumento di 3,4 miliardi rispetto a giugno”

La Repubblica: “Debito pubblico record, nei primi sette mesi è cresciuto di 80,5 miliardi

A luglio il debito delle Amministrazioni pubbliche si è attestato a 2.252,2 miliardi, in aumento di 3,4 miliardi rispetto a giugno. In crescita anche le entrate, ma il dato è “falsato” dalle disomogeneità contabili e temporali (Iva, ritenute Irpef, canone Rai e l’imposta di bollo virtuale)”.

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ALLORA E’ VERO.

Ci stanno prendendo per il culo.

Sono anni che non si vede una congiuntura così favorevole.

crescita

IL PETROLIO COSTA NIENTE.

IL GAS LO SEGUE.

IL DENARO COSTA NIENTE.

LA BANCA EUROPEA ACQUISTA I TITOLI DI STATO IN GIRO.

e l’Italia che fa?

Gioca, gioca al gratta e vinci e raschia raschia, raschierà il fondo.

crescita

COME È STATO POSSIBILE AUMENTARE IL DEBITO PUBBLICO DI ALTRI 80 MILIARDI DALL’INIZIO DELL’ANNO? COME? Mi chiedo come.

Fortunatamente il governo è ottimista, ed il suo capo ancor di più. Certo lui non ha tempo di occuparsi di questo, gioca allo statista. Vuole scambiare la dignità umana, il lavoro, con più mercato. E intanto perdiamo altri ottanta miliardi che per noi voglion dire più di mille euro a testa.

Complimenti.

Un ottima performance.

Sono proprio contento di essere Italiano.

Giuseppe_Garibaldi_1

Povero Garibaldi, ma chi te lo ha fatto fare, avresti dovuto stare di più con la bella Anita e a noi lasciarci con il Papa in Vaticano.

Ceppoduro

Fonti

Il fatto quotidiano

Ansa economia

Repubblica

 

 

Il paradosso di Berlusconj, che insegnò legge gratis a Renzj

Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo.

Il paradosso di Berlusconj

di Rosy Bindj

Bindy, Il paradosso di Berlusconj

Il grande sofista Berlusconj accettò di insegnare legge a uno studente di nome Renzj.
Poiché questi era povero, i due presero i seguenti accordi: Renzj avrebbe ricompensato Berlusconj non appena avesse vinto la sua prima causa in tribunale.
Terminati gli studi, Renzj decise di seguire la carriera politica, abbandonando il proposito di praticare la professione legale. Berlusconj, che non aveva ancora ricevuto l’onorario pattuito, chiese a Renzj il pagamento. Quest’ultimo rispose che avrebbe dovuto pagare solo dopo aver vinto la sua prima causa. E ciò non era ancora avvenuto. Allora Berlusconj, irritatissimo, decise di citare Renzj in giudizio. Per fargli mantenere la promessa.

In dibattimento.

Di fronte alla corte, Berlusconj disse che se Renzj avesse perso la causa, allora avrebbe dovuto obbedire al giudizio della corte. E quindi pagare il dovuto. Se, invece, Renzj avesse vinto, allora avrebbe appunto vinto la sua prima causa. E quindi, in base al vecchio accordo, avrebbe dovuto versare a Berlusconj la cifra pattuita.
Renzj, in maniera altrettanto impeccabile, dimostrando di aver appreso brillantemente quanto insegnatogli dal Maestro, ribatté che se avesse vinto la causa, la corte avrebbe dato ragione a lui, quindi non avrebbe dovuto nulla a Berlusconj. Se, invece, avesse perso la causa non avrebbe dovuto pagare comunque il suo vecchio Maestro. Non avendo ancora vinto la sua prima causa.

Il verdetto.

A chi dareste ragione?
Quale decisione prese la Corte?


Berlusconi, Il paradosso di Berlusconj Renzi, Il paradosso di Berlusconj

Riflessioni

Ringrazio infinitamente Maria Elena Boschj, Pier Luigi Bersanj, Massimo Da-lemà per il contributo che segue. Questo preziosissimo lavoro fa finalmente luce sulle origini del paradosso di Berlusconj.

Rosy

Boschi, Il paradosso di Berlusconj
Maria Elena Boschj,
Bersani, Il paradosso di Berlusconj
Pier Luigi Bersanj
Dalema, Il paradosso di Berlusconj
Massimo Da-lemà

Gent.ma Rosy,

Pier Luigi Bersanj, Massimo Da-lemà e io abbiamo contattato, tramite posta elettronica, il prof. Odifreddi. Cercando di trovare la fonte latina del “Paradosso di Berlusconj”. Il quale non appare negli “Academica II, 95” di Cicerone.

Odifreddi, con squisita gentilezza, ci ha immediatamente risposto. Rimanendo in contatto con noi, per collaborare nel portare a termine la ricerca. Ci ha soccorso citando “Le notti aretine” di Aulo Ljcjo Gellj.

gelli, Il paradosso di Berlusconj
Aulo Ljcjo Gellj

In queste ultime siamo riusciti a trovare il brano ricercato. Precisamente nel libro quinto, al capitolo 10. Trascriviamo il testo latino:

(NOCTIUM ARETIARUM V, X)

De argumentis quae Graece «antistréphonta» appellantur, a nobis «reciproca» dici possunt.

1. Inter vitia argumentorum longe maximum esse vitium videtur quae “antistréphonta” Graeci dicunt.

2. Ea quidam e nostris non hercle nimis absurde “reciproca”appellaverunt.

3. Id autem vitium accidit hoc modo, cum argumentum propositum referri contra convertique in eum potest a quo dictum est, et utrimque pariter valet; quale est pervolgatum illud quo Berlusconjm, sophistarum acerrimum, usum esse ferunt adversus Renzhlum, discipulum suum.

4. Lis namque inter eos et controversia super pacta mercede haec fuit.

5. Renzje, adulescens dives, eloquentiae discendae causarumque orandi cupiens fuit.

6. Is in disciplinam Berlusconje sese dedit daturumque promisit mercedem grandem pecuniam, quantam Berlusconjs petiverat, dimidiumque eius dedit iam tunc statim priusquam disceret, pepigitque ut reliquum dimidium daret quo primo die causam apud iudices orasset et vicisset.

7. Postea cum diutule auditor adsectatorque Berlusconje fuisset et in studio quidem facundiae abunde promovisset, causas tamen non reciperet tempusque iam longum transcurreret et facere id videretur, ne relicum mercedis daret, capit consilium Berlusconjs, ut tum existimabat, astutum;

8. petere institit ex pacto mercedem, litem cum Renzjo contestatur.

9. Et cum ad iudices coniciendae consistendaeque causae gratia venissent, tum Berlusconjs sic exorsus est:”Disce, inquit, stultissime adulescens, utroque id modo fore uti reddas quod peto, sive contra te pronuntiatum erit sive pro te.

10. Nam si contra te lis data erit, merces mihi ex sententia debebitur, quia ego vicero; sin vero secundum te iudicatum erit, merces mihi ex pacto debebitur, quia tu viceris”

11. Ad ea respondit Renzje:”Potui, inquit, huic tuae tam ancipiti captioni isse obviam, si verba non ipse faceret atque alio patrono uterer.

12. Sed maius mihi in ista victoria prolubium est, cum te non in causa tantum, sed in argomento quoque isto vinco.

13. Disce igitur tu quoque, magister sapientissime, utroque modo fore uti non reddam quod petis, sive contra me pronuntiatum fuerit sive pro me.

14. Nam si iudices pro causa mea senserint, nihil tibi ex sententia debebitur, quia ego vicero; sin contra me pronuntiaverint, nihil tibi ex pacto debebo, quia non vicero.”

15. Tum iudices, dubiosum hoc inexplicabileque esse quod utrimque dicebatur rati, ne sententia sua, utramcumque in partem dicta esset, ipsa sese rescinderet, rem iniudicatam reliquerunt causamque in diem longissimam distulerunt.

16. Sic ab adulescente discipulo magister eloquentiae inclutus suo sibi argumento confutatus est et captionis versute excogitatae frustratus fuit.

Traduzione

Sugli argomenti che in greco si chiamano “antistréphonta”. Che da noi (Latini) possono essere detti “reciproca”

Fra gli argomenti errati, il più errato sembra quello che i Greci chiamano “antistréphon” (convertibile). Questo dai nostri, non certo senza ragione, è chiamato “reciprocum”. Cioè facile da ritorcere. Ora questo errore avviene nel seguente modo:

Quando un argomento esposto si può ritorcere in senso opposto. Ed usare contro chi se ne è servito e ha uguale valore in entrambi i casi. Tale è quello, molto conosciuto, di cui dicono si sia servito Berlusconj, il più sottile di tutti i sofisti, contro il proprio discepolo Renzj.

La discussione e la lite (nate) tra loro a proposito della mercede pattuita era questa:

Renzj, giovane ricco, desiderava essere istruito nell’eloquenza e nell’arte di discutere le cause. Egli era venuto da Berlusconj per essere istruito. E si era impegnato a corrispondere, quale mercede, l’ingente somma che Berlusconj aveva richiesto. E ne aveva versata la metà subito, prima di incominciar le lezioni. Impegnandosi a versare l’altra metà il giorno in cui avesse discussa e vinta la prima causa davanti ai giudici. Ma, pur essendo stato a lungo ascoltatore e discepolo di Berlusconj. E pur avendo fatto notevoli progressi nell’arte oratoria, non gli era toccata alcuna causa. E poiché era ormai passato molto tempo, sembrava facesse ciò a bella posta, per non pagare il saldo a Berlusconj.

Questi allora ebbe una trovata che gli parve astuta: chiese il pagamento del saldo e intentò un processo a Renzj.

Quando venne il momento di esporre e contestare il caso davanti ai giudici. Berlusconj così si espresse: “Sappi, giovane assai insensato, che in qualsiasi modo il tribunale si pronunci su ciò che chiedo, sia contro di me sia contro di te, tu dovrai pagarmi. Infatti, se il giudice ti darà torto, tu mi dovrai la somma in base alla sentenza, perciò io sarò vittorioso. Ma anche se ti verrà data ragione mi dovrai ugualmente pagare, perché avrai vinto una causa”. Renzj gli rispose: “Se, invece di discutere io stesso, mi avvalessi di un avvocato, mi sarebbe facile di trarmi dall’inganno pericoloso.

Ma io proverò maggior piacere avendo ragione di te non soltanto nella causa, ma anche nell’argomento da te addotto.

Apprendi a tua volta, dottissimo maestro, che in qualsiasi modo si pronuncino i giudici, sia contro di te sia in tuo favore, io non sarò affatto obbligato a versarti ciò che chiedi. Infatti, se i giudici si pronunceranno in mio favore nulla ti sarà dovuto perché avrò vinto; se contro di me, nulla ti dovrò in base alla pattuizione, perché non avrò vinto. I giudici, allora, considerando che il giudizio in entrambi i casi era incerto e di difficile soluzione, giacché la loro decisione, in qualunque senso fosse stata presa, poteva annullarsi da se stessa, lasciarono indecisa la causa e la rinviarono a data assai lontana. Così un famoso maestro di eloquenza fu sconfitto da un giovane discepolo che, servendosi dello stesso argomento, scaltramente prese nella trappola chi l’aveva tesa.

In attesa di una tua risposta, t’invio i migliori saluti, unitamente a Pier Luigi Bersanj e a Enrico

Maria Elena Boschj


Analisi effettuata da Taluno.
Il testo è poco dettagliato, o troppo generale, come dir si voglia: non viene specificato se Renzj (ahi, che nome, sciogli lingua di vocali) avesse dovuto vincere la sua prima causa da avvocato o da imputato.
E il gioco fonda il suo tentativo paradossale sullo scambio di dette situazioni.
Innanzitutto anticipo il risultato, e cioè che ha ragione Renzj in quanto nell’accordo non sono stati posti limiti di tempo. (questo secondo logica, anche se qualcuno potrebbe umanamente parteggiare per Berlusconj, non digerendo la furbizia di Renzj)

Caso 1)
Renzj potrebbe eludere la richiesta di Berlusconj (pur avendo vinto la causa in tribunale) affermando di aver vinto da imputato e non già da avvocato secondo i termini dell’accordo. (nella soluzione data dal testo invece si afferma che Renzj dovrebbe pagare, proprio perché si gioca sulla transitorietà dei ruoli imputato/avvocato)
Caso 2)
Il tribunale dà ragione a Berlusconj! (è un caso anomalo poiché il verdetto dovrebbe essere a favore di Renzj per i motivi di cui sopra, comunque………)
In questo caso Berlusconj potrebbe richiedere il pagamento di Renzj ricorrendo al potere esecutivo del tribunale che gli ha dato ragione ma contravvenendo ai patti presi ai tempi delle lezioni. (se volesse restare ai patti Berlusconj dovrebbe rinunciare ai soldi di Renzj o restituirglieli in un secondo tempo, nonostante il verdetto a suo favore da parte del tribunale)

Caso 3)
Renzj si presenta in veste di avvocato difensore di se stesso! In questo caso se il tribunale gli dà ragione, per rispettare l’accordo con Berlusconj Renzj dovrebbe pagare; è il caso in cui Renzj si trova a cadere nella trappola di Berlusconj.

Si potrebbe anche ritenere che nel testo non si faccia distinzione tra perdere (o vincere) da imputato o da avvocato; in ogni caso dopo che il tribunale ha emesso la sentenza bisogna fare i conti con i termini dell’accordo che sarà in ultima analisi quello che conta. È una questione di tempi; prima c’è il verdetto del tribunale (che decreta se Renzj vince o perde la causa), poi in base al responso si procede a risolvere secondo l’accordo preso; non si può altalenare tra le due cose fingendo il paradosso.

Ma.

Tornare indietro e pretendere le richieste del verdetto andando contro l’accordo preso è un atto di forza che la logica non considera.
Sottolineo ancora il fatto che la corte dovrebbe dare ragione a Renzj; in quel caso Renzj vince la causa ma da imputato e non da avvocato; quindi Berlusconj non becca il becco di un quattrino!

Forse non ho scritto didatticamente bene!
Pazienza!
Accetto domande!

(mi basta un bicchiere di vino e mi addormento assai)


Ringrazio Elena Maria, esperta in legge, per il simpatico (e tecnico) scioglimento del paradosso.

Talaltro.

Buongiorno! Mi sono imbattuto nel Paradosso di Berlusconj riportato sulle vostre pagine, e mi sono divertito a ipotizzare una soluzione “giuridica”, con il sorriso sulle labbra…

L’accordo stretto tra Berlusconj e Renzj ai giorni nostri si definirebbe contratto condizionale (art. 1353 c.c.), perché l’esigibilità della prestazione da parte di Berlusconj (la somma dovuta dal suo allievo per le lezioni), sarebbe subordinata al verificarsi della condizione secondo cui Renzj intraprenda o meno la carriera forense, e vinca la sua prima causa. Non è pertanto in discussione il “se” Renzj debba dei soldi a Berlusconj, o il “quanto” denaro gli debba, bensì unicamente il “quando” glieli darà.

Tale condizione oggi si definirebbe “meramente potestativa”, giacché il suo verificarsi dipenderebbe unicamente dalla volontà di Renzj. La situazione, infatti, gli consentirebbe di far si che la condizione non si verifichi mai, per esempio scegliendo un’altra professione, il che lo lascerebbe pertanto libero da obblighi verso il suo maestro.

Ad evitare tale pericolo, il nostro codice civile (art. 1355 c.c.) sanziona con la nullità tale tipo di condizione, che si considera pertanto come non apposta, il che consentirebbe a Berlusconj di esigere immediatamente la prestazione dal suo allievo. Renzj pertanto perderebbe la causa. Apparentemente, la sentenza non porrebbe la parola fine circa l’interpretazione dell’accordo, ma andrebbe a costituire un elemento del medesimo, perché statuirebbe che la condizione non si è verificata (Renzj non ha vinto). Riempirebbe cioè di significato (negativo) la domanda, contenuta nel contratto, “si è verificato l’avvenimento previsto dalle parti?”. Avremmo cioè una sentenza che dice una cosa, e un contratto che dice il contrario proprio a seguito di quella sentenza.

Allorché in forza della sentenza Berlusconj richieda la prestazione a Renzj. E

gli tuttavia non potrebbe opporre l’eccezione relativa al mancato verificarsi della condizione “ho vinto la mia prima causa” contenuta nel contratto, proprio perché tale condizione è nulla per i motivi già visti. La sentenza agirebbe cioè “a monte” del verificarsi della condizione, rendendola nulla, e Berlusconj avrebbe via libera al soddisfacimento del proprio credito, indipendentemente dal fatto se Renzj abbia vinto o meno la sua prima causa… 🙂

Giancarlo

Civati, Il paradosso di Berlusconj
Giusephphe Civatj Non c’entra gran che ma c’avevo la foto.