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Equo, OXFAM ci spiega cosa è equo e cosa no.

Equo

Equo significa per il Treccani

èquo agg. [dal lat. aequus]. 
– Che è conforme a equità, cioè alla giustizia nel suo ampio significato morale: 
pretendere un’e. distribuzione delle ricchezze; non sarebbe e. dar tutto a lui; di persona, 
che ha equità: un giudice equo. In senso più materiale, giusto, umano, 
debitamente proporzionato: condizioni e., un e. compenso; per e. affitto, 
e. canone, v. canone, n. 4. ◆ Avv. equaménte, con equità, con giustizia, 
con giusta proporzione: giudicare equamente; ripartire equamente gli utili o gli oneri.

Icona sinonimi.png Sinonimi

Fairytale right blue.pngFairytale left blue.png Contrari

Oggi è stato pubblicato il rapporto OXFAM e possiamo capire qualcosa in più sul termine equo.

EquoPossiamo dire subito che il mondo non è equo.

I poveri sono sempre di più e più poveri mentre i ricchi sono sempre di meno e più ricchi.

La metà più povera del pianeta è oggi più povera di quanto calcolato in precedenza, mentre i ricchi accrescono la loro ricchezza vertiginosamente, vedremo poi perché. Sapete chi detiene pari ricchezza della metà più povera del mondo? Otto persone, otto super ricchi posseggono tanto quanto la metà più povera del mondo.

Scandaloso!

Ma, comunque, l’uno per cento della popolazione planetaria, i più ricchi, detengono la stessa ricchezza del restante 99% della popolazione.

Scandaloso!

Ma leggetevi il reportage, ne troverete delle belle.

In Italia l’uno per cento dei nostri connazionali, i nostri Paperoni, possiede il venticinque per cento (un quarto) della ricchezza nazionale netta.

Scandaloso!

Ma come fanno?

“Oxfam ha calcolato che 1/3 della ricchezza dei miliardari è dovuta a eredità, mentre il 43% a relazioni clientelari. A chiudere il cerchio c’è l’uso di denaro e relazioni da parte dei ricchissimi per influenzare le decisioni politiche a loro favore. Ovunque nel mondo i governi continuano a tagliare le tasse su corporation e individui abbienti“.

Insomma ereditano, rubano, corrompono e non pagano tasse.

Equo

Ma  noi che possiamo fare?

Poco, penso, se non indignarci e non riverire i potenti, ma ricordargli che ci stanno sottraendo il futuro, a noi ma, soprattutto ai nostri figli.

Tutti, banca mondiale in testa, volevano eradicare la povertà, per evitare problemi sociali, rivolte, immagino, terrorismo, suppongo, vergogna, spero.

Ma non è successo nulla.

Anche Francesco, a parte scegliersi un nome in empatia con i poveri, non ha fatto gran che, non è vero Franci?

Ma poteva far di più?

Non credo. Se non spogliarsi dei beni materiali del papato. Ma allora… Benedetto…

Solo mi chiedo cosa se ne facciano questi signori di tutti questi soldi, di questa ricchezza, di questo potere? Utilizzato per sottomettere altri uomini e donne, per renderli servi, per affamarli, mutilarli, per piegarli e/o per piagarli.

Penseranno di sopravvivere a se stessi?

Aveva ragione Totò ne “A livella” a raccomandare al gran signore, marchese e tante altre cose, sepolto accanto a lui, di non scacciarlo via, lontano dalla sua tomba” ‘ste fesserie le fanno solo i vivi, noi siamo persone serie, apparteniamo alla morte”.

Confidiamo.

Ceppoduro

 

Numeri, amare considerazioni

Numeri.

Considerazioni, amare, sui Numeri.

Numeri.

Numeri ovunque, continuamente, sempre e comunque, veri, meno veri, non veri. Ci arrivano così tanti numeri che non se ne capisce il senso.

Numeri in pubblicità:

Come per il prezzo e le caratteristiche delle cose al megaristore o all’ipertroop: telefono con processore  a 100 megahertz, 10 megawatt, 2,4,5 mega di RAM, ROM, RUM, fino ad ubriacarti. Tutto a 499€ o 49,99€ prima rata, 29,90€ al mese fino a fine anno, a soli 9,99€, 99 centesimi… alla fine chissà cosa costa quanto? Gli sconti oramai non sono mai inferiori al 50%, meglio se, oltre al primo -50% aggiungo un altro -20%, anzi -40%. Numeri vomitati su di noi a getto continuo.

Numeri in statistica:

Ogni mese nuove statistiche che parlano del trend a fine anno, basandosi su quanto rilevato nei due o tre mesi precedenti. “Ridotta la disoccupazione dello 0,3%; 0,9 su base annua, per il secondo trimestre consecutivo, ma il numero dei cercalavoro aumenta anche se la disoccupazione giovanile cresce l’occupazione è stabile con un +0,1 medio. Statistiche con previsioni mai verificate: nessuno che ti dica tre mesi fa avevamo detto che sarebbe andata così, e ci abbiamo preso in pieno o, più realisticamente, non ci abbiamo preso per niente.

Numeri nelle tasse:

Boom delle entrate +4% ma il gettito è a rischio per le gelate di questa stagione. L’IVA cresce per l’annuncio della riduzione del cuneo fiscale, che sarà fatta quando il PIL sarà finalmente a due cifre, dopo la virgola. Numeri sempre e solo numeri.
Le cifre sono sempre interpretate a favore del governo in carica senza però, mai rinfacciarle a quello precedente, perché è pur vero che a volte ritornano e non vorrete mica parlar male di uno che oggi è nella polvere ma domani potrebbe essere ancora al balcone?

Numeri in politica:

Quello che succede o succederà per le decisioni prese viene spiegato con numeri semplici, + e – significano bene e male (o male bene a secondo dell’argomento)

– tasse = bene, + gettito = bene, – costi = bene + sconto = bene,

– disoccupazione = bene, + in cerca di lavoro = bene.

Ma anche + rifugiati = male – calcio = male.

Nessuno che dica: + trasparenza = – corruzione= bene, + corruzione = – servizi = male,

– stato = + mafia = male, – pubblico = + privato = male.

Numeri e parole:

E giù numeri in fila come se piovesse, tanto prima che ci si possa ragionar sopra ce ne danno in pasto altri che dicono il contrario ma che non smentiscono mai i precedenti. Poi se qualcosa è andato storto e va proprio detto che qualcosa è andato male, si tirano in ballo la congiuntura economica, la crisi finanziaria, le torri gemelle, l’ISIS e Saddam e Putin o la concorrenza Cinese.
Tanto che il servizio sui dati statistici sembra più un bollettino di guerra che realtà numerale. E il servizio alla radio, che dovrebbe farci capire, ci disinforma.

Parole , non numeri:

A proposito della radio, di tutte le radio, parlate, gridate, sghignazzate, di quasi tutte  insomma, i loro conduttori, speaker, giornalisti, imbonitori non solo non ci spiegano più i numeri che danno, ma non sanno più nemmeno l’Italiano, non sanno coniugare i verbi, non li mettono nemmeno correttamente al plurale.
Ma se non sanno nemmeno parlare, che volete che ci raccontino oltre le favole?
Beh secondo me sanno far bene il loro mestiere che oggi non è più di informare gli ascoltatori, ma di intrattenerli e dargli compiti leggeri da fare, calcoli e ragionamenti semplici, per tenerli occupati senza stancarli, per tenergli occupata la mente e non farli pensare, che pensare fa male e pensare male è peccato.

Numeri

Conclusione (amara) sui numeri:

Ci propinano tutti dei numeri, tanti numeri, che ci frullano in testa e non li capiamo:

Non li capiamo un po per pigrizia, nostra, un po per malafede, di chi ce li fornisce.

Poi non c’è nessuno che li spieghi, che ne spieghi il significato in fatti reali, su come cambiano la, o dipendono dalla, nostra vita.

Smettiamo di prenderli per buoni, critichiamoli, scopriamone il significato.

Vedremo che un PIL da dieci anni negativo o al massimo allo zero virgola non è un dato positivo, significa che i governi che si sono succeduti hanno fallito o ci hanno ingannato, lo 0, non è un risultato negativo dovuto alla congiuntura è un disastro e, probabilmente, qualcuno ci ha lucrato e ne ha mangiato o sperperato una parte che ora non c’è più e sarà sempre più difficile da recuperare.

Che vuol dire…

Quando ci dicono che la disoccupazione è calata dello 0, nell’ultimo trimestre non è migliorato nulla, siamo nella merda proprio come prima.

Quando ci dicono che c’è stato un boom di gettito fiscale, vuol dire che ci hanno tassato di più, abbiamo pagato di più, chi paga ha pagato di più.

Quando ci raccontano che hanno recuperato miliardi di evasione non hanno incassato un soldo di quelli evasi, perché gli evasori non pagheranno una lira a meno che non ci siano sconti e vantaggi per loro, e totale impunità, ovviamente, hanno scoperto un’evasione ma non troveranno mai i soldi.

E quando ti dicono che hanno salvato la tua banca, significa che la tua banca ti ha rubato i tuoi soldi e, non contenti, anche lo stato ti ha rubato dei soldi per salvarla.

Quando si scopre uno scandalo politico economico ti hanno fottuto un casino di soldi o di libertà.

Oppure quando piangono gli hai bocciato una legge costituzionale incostituzionale, significa che ti sei preso una piccola rivincita.

Goditela.

Ceppoduro

Dati ISTAT, assieme con Ministero del Lavoro, Inps e Inail

E’ stato pubblicato i comunicato congiunto sui dati congiunturali.

sui dati ISTAT Giuliano Poletti dice:

“Sono convinto che con questo prodotto potremo assicurare, grazie a una lettura e a una valutazione coordinata dei dati, un contributo importante al miglioramento della conoscenza e delle analisi delle dinamiche del mercato del lavoro”.

Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione

L’Istat, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps e l’Inail pubblicano oggi in contemporanea sui rispettivi siti web la prima nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell’occupazione. L’obiettivo è valorizzare la ricchezza delle diverse fonti sull’occupazione – amministrative e statistiche – per rispondere alla crescente domanda di una lettura integrata delle dinamiche del mercato del lavoro

Nota trimestrale congiunta “testo PDF”

comunicato congiunto Testo PDF

L’IDEA È BUONA, mettendo insieme le varie fonti che forniscono dati sull’occupazione l’informazione è migliore, più completa, più chiara, più sicura.

Cosa ci dice lo studio dei dati ISTAT?

  1. La crescita tendenziale dell’occupazione è stata interamente determinata dalla componente del lavoro dipendente. Sia in termini di occupati complessivi (+1,8% Istat-Forze di lavoro) sia di posizioni lavorative riferite specificamente ai settori
    dell’industria e dei servizi (+3,2% Istat-Oros).
    L’andamento tendenziale trova conferma sia nei dati relativi alle Comunicazioni obbligatorie (Ministero del lavoro e delle politiche sociali-CO) rielaborate. (+543 mila nella media del terzo trimestre 2016 rispetto al terzo trimestre 2015). Sia nei dati dell’Inps-Osservatorio sul precariato riferiti alle sole imprese private. (+473 mila posizioni lavorative al 30 settembre 2016 rispetto al 30 settembre 2015).
  2. La sostanziale stabilità congiunturale dell’occupazione totale è sintesi di una

    crescita del lavoro dipendente. (+66 mila occupati, Istat-Forze di lavoro per il complesso dei settori e +77 mila posizioni lavorative per i settori dell’industria e dei servizi, Istat-Oros). E della contestuale riduzione dell’occupazione indipendente. (-1,5%, pari a -80 mila occupati, Istat-Forze di lavoro). Che è tornata a calare anche sotto il profilo tendenziale. (-1,4%, Istat-Forze di lavoro).

  3. L’incremento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti è confermato dai dati destagionalizzati delle Comunicazioni obbligatorie rielaborate:

    nel terzo trimestre 2016 si sono avute 2,1 milioni di attivazioni a fronte di poco più di 2 milioni di cessazioni, che determinano un saldo positivo (attivazioni meno cessazioni) di 93 mila posizioni di lavoro, dopo la crescita di 48 mila posizioni
    nel secondo trimestre 2016 e di 257 mila nel primo trimestre (Tavola 2).
  4. Con riferimento alla tipologia contrattuale, l’aumento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti rilevato nel terzo trimestre sulla base delle CO rielaborate è frutto di 83 mila posizioni a tempo determinato e di 10 mila posizioni a tempo indeterminato. In particolare, le posizioni di lavoro a tempo determinato sono tornate a crescere dopo il ridimensionamento del secondo trimestre 2016

    (Tavola 2).

  5.  La crescita tendenziale è invece quasi interamente ascrivibile all’incremento delle posizioni lavorative a tempo indeterminato, come evidenziato dai dati sia delle CO rielaborate (+489 mila) sia dell’Inps (+457 mila) (Tavola 1). Tale incremento, particolarmente significativo e concentrato nei trimestri a cavallo tra il 2015 e il 2016, come documentato dalla dinamica sia tendenziale sia congiunturale (Figura 1), è stato tale da indurre duraturi effetti di trascinamento anche nei trimestri successivi.
  6. La dinamica del mercato del lavoro è caratterizzata anche da una consistente riduzione tendenziale dell’inattività ( -528 mila persone), associata all’incremento degli occupati (+239 mila) e delle persone in cerca di lavoro (+132 mila) ma anche
    alla riduzione complessiva di individui nella fascia di età 15-64 anni a causa   dell’invecchiamento della popolazione (Tavola 3).
  7. Nei primi 9 mesi del 2016 i voucher venduti sono stati 109,5 milioni, il 34,6% in più rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. I voucher riscossi per attività svolte nel 2015 (quasi 88 milioni) corrispondono a circa 47 mila lavoratori annui full-time e rappresentano solo lo 0,23% del totale del costo lavoro in Italia. Il numero mediano di voucher riscossi dal singolo lavoratore che ne ha usufruito è 29 nell’anno 2015: ciò significa che il 50% dei prestatori di lavoro accessorio ha riscosso voucher per (al massimo) 217,50 euro netti.

  8. Gli infortuni sul lavoro accaduti e denunciati all’Inail nel terzo trimestre del 2016 sono stati 137 mila (di cui 118 mila in occasione di lavoro e 19 mila in itinere) in aumento dell’1,1% (+1,5 mila denunce)rispetto al terzo trimestre del 2015. Tale incremento è in linea con la crescita dell’occupazione (e quindi dell’esposizione al rischio  infortunistico) registrata in termini tendenziali da tutte le fonti.

Cosa se può dedurre dai dati ISTAT?

Cresce il lavoro dipendente, bene!

Ma l’aumento dei dipendenti compensa solo il calo del lavoro indipendente.

Il saldo è di poco positivo ma ci sono milioni di posti persi e creati e, ci domandiamo se in questo giro di valzer i ballerini siano gli stessi? Chi ha perso il posto lo anche ritrovato? Se sono gli stessi al termine delle danze ci hanno guadagnato o rimesso? Ci vien da dire che ci hanno rimesso, chi licenzia e riassume per pagare la prestazione di più? Ci sono nuovi assunti a tempo determinato, ma non dovevano finire per effetto del Jobs act. Ma il suo effetto si è visto sono aumentate significativamente le assunzioni a tempo indeterminato a cavallo tra 205 e 2016, quando ancora c’erano gli incentivi e prima che i datori di lavoro si accorgessero che non c’erano più.

Qualcuno…

Ma qualcuno potrebbe obiettare che non sono molti i nuovi 10 mila lavoratori a tempo determinato l’aumento dei voucher del 35% dimostra, a prima vista, che ci sono circa 100-200 mila lavoratori che campano di caporalato legale, con lavori saltuari da fame. Infatti il rapporto ci dice che i voucher venduti corrispondono a circa 50 mila lavoratori a tempo pieno (che non sarebbe male avere visto i numeri di cui si parla con successo) ma che in realtà significano molti più lavoratori precari che danno prestazioni saltuarie una volta a settimana quindi, parlando di 100-200 mila persone siamo al 50% più bassi della probabile realtà.

I dati Istat ci dicono che mezzo milione di persone che lavorano in queste condizioni? Non voglio dire altro che è meglio, ma quando elimineranno i voucher sarà sempre troppo tardi.

Però…

Però si può verificare anche questo, cosa significa campare di voucher, ci danno i dati, ma non le valutazioni: 88 milioni di voucher riscossi nel 2015, con in media 29 voucher ciascuno per 217,5 Euro (il cinquanta per cento della forza lavoro accessoria). Per 52 settimane in un anno qualcuno riscuote 30 voucher cioè due voucher al mese, quindi percepisce meno di un euro al giorno.

Inoltre facendo altre semplici divisioni se di 88 milioni di voucher ne sono stati pagati in media trenta per lavoratore ci sono circa 3 milioni di persone che nel 2015 lavoravano con questo sistema, e i voucher sono aumentati del 35% nel 2016. Che significa? Confidiamo che tutti ora prendano tre voucher al mese, diventando finalmente ben pagati ed in grado di fare una vita normale, con poco più di un Euro al giorno. Oppure che 4 milioni di persone sopravvivono con poco più di nulla.

Insomma…

Il ministro del lavoro cosa aspetta a dimettersi?

Ed il presidente del consiglio?

E’ responsabile anche lui? Ah si è già dimesso? Si ma non per questo. E invece di vedere il bicchiere mezzo pieno, bicchiere che invece appare completamente vuoto, di chiedere scusa agli Italiani per lo scempio commesso, non se ne parla? Sarebbe troppo.

I dati Istat Sono risultati da presentare come normali, addirittura come successi politici e amministrativi?

Lascio al lettore la triste decisione.

Ma…

Ma la ciliegina sulla torta viene messa alla fine del comunicato congiunto perché per capire tutto si deve avere la pazienza di leggere tutto, bisogna di arrivare in fondo al libro per capire chi è l’assassino.

Ci sono stati 137 mila infortuni sul lavoro +1,1% (senza, naturalmente, specificare quanti di questi si siano trasformati in decessi o abbiano causato invalidità permanenti nell’infortunato), una strage, un fallimento totale, la resa dell’obiettivo infortuni zero, dello slogan lavoriamo in sicurezza, ora che ci sono macchine e strumenti per evitare incidenti. Ora che  i DPI, dispositivi di protezione individuale, ed i corsi di sicurezza sono obbligatori per legge, ora che c’è (???) la responsabilità penale del datore di lavoro.

Comunque appare evidente l’imbarazzo per questi risultati, ci spiegano come sia un aumento in linea con l’aumento della forza lavoro (???). Ma se sono stati assunti solo gli over 37? Quelli che dovrebbero essere più esperti, più formati sulla sicurezza. Di giovani infatti non ne sono stati assunti più, forse lavorano tutti a voucher.

E’ impensabile, anche se fosse vero, che un aumento di occupazione porti con se, in maniera naturale ed automatica un aumento degli infortuni. Dovrebbe essere il contrario i nuovi assunti dovrebbero essere meglio istruiti e più protetti, degli anziani non abituati a certe tematiche del lavoro ed ad utilizzare adeguate strategie e materiali antinfortunistici.

E…

E il presidente dell’Inail, cosa aspetta a dimettersi?

Non è ancora evidente come abbia fallito nel suo compito? O è solo un ragioniere che conta il numero di incidenti? Ma allora paghiamolo adeguatamente, risparmieremo.

A maggior giustificazione viene ribadito che, dei 137 mila infortuni, 19 mila sono avvenuti in itinere, cioè nel percorso da casa al lavoro, solo 118 mila sono realmente successi al lavoro. Non sembra un gran miglioramento, questo poteva scagionare le responsabilità se solo 19 mila erano successi al lavoro, ma non è così.

Infine…

Concludendo questa, analisi minimale, non approfondita, ne dettagliata, del comunicato congiunto sui dati aggregati e mediati tra ISTAT, MINISTERO del LAVORO, INPS e INAIL possiamo sintetizzare con:

Ce n'è di che vergognarsi.

Da nessuna parte del documento sui dati Istat si ribadisce o si afferma l’impegno a migliorare i risultati: + occupazione, + reddito, – infortuni.

Si passano i dati, neutri, come fossero normali, banali, e come nel bailamme del mercato rionale, nessuno ne capisce il senso: chi, cosa e perché. I numeri, liberi dalla loro interpretazione, confondono più che spiegare.

Ceppoduro

dati istat
Giuliano Poletti, Tito Boeri

Altre fonti dati Istat:

Il fatto quotidiano

La repubblica

 

Bufale.

Parliamo di bufale

Ci sono bufale e bufale.

Ci sono le bufale che danno il latte per fare la mozzarella di bufala Campana e le bufale via WEB.

Le prime bufale ci piacciono, meritano un “like” grosso grosso con il ditone all’insù. Oramai protetta dal DOP non ci dovrebbero essere sorprese nel consumare la mozzarella di Bufala Campana, magari è discutibile come possano dirsi, anche semplicemente “mozzarelle” le altre. Spesso sono dei pezzi di plastica duri e gommosi che non hanno neppure il sapore della busta in cui sono confezionati. Buste che contengono un siero, almeno qualcosa che dovrebbe assomigliargli, che è così limpido e trasparente da poter essere acqua distillata. Va beh, non polemizziamo troppo sulle mozzarelle, se qualcuno le compra e continua a comprarle dopo il primo assaggio, appare evidente che anche la plastica gommosa ha i suoi estimatori.

Anche le bufale via web hanno una pletora di estimatori, altrimenti non se ne comprenderebbe la vasta diffusione. La definizione di bufala via web deriva direttamente da quella di bufala. che descrive la pratica di truffare i consumatori offrendo mozzarelle dette di bufala che il latte della stessa non hanno visto neppure passare per il caseificio accanto.

Quindi bufala è sinonimo di affermazione falsa, più o meno inverosimile ma che, contrariamente alla evidenza, è ritenuta vera da tanti (quelli che cadono nella truffa e/o quelli che vogliono continuarla). Questi, convinti per incompetenza o malafede, rilanciano la notizia, l’affermazione, la foto sul web creando disinformazione e/o calunniando altre persone.

Oggi c’è un gran dibattito sopra le bufale, tutti indignati, tutti che vogliono sanzioni, per chi le scrive, per chi le rilancia, per il sito o per la piattaforma che le ospita, una vera crociata, una caccia alle streghe.

Puttanate.

Colpire chi le immette in rete è difficile, le bufale sono tante. I bufalari sono tanti. A volte i bufalari sono amici dei bufalati. Altre volte sono la stressa persona che si bufalano per innescare reazioni, pulsioni e meccanismi di difesa inconsci nei lettori.

La bufale sono truffe o diffamazioni  sofisticate ma possono essere anche stupide e puerili. Insomma una giungla difficilmente penetrabile, sicuramente inestricabile. Per questo dico “puttanate”. Per alcuni questa è l’occasione, la scusa, il “casus belli” per mettere un bavaglio al web. Perché la furia censoria deve essere appagata. Perché di tutte le storie che girano non tutte sono bufale, non tutte sono false. Ci sono anche notizie vere ad essere condivise e, guarda caso, queste sono notizie sgradite ai censori, agli inquisitori, ai tenutari della verità. E quando sono invise, sgradite, sfottenti, ma vere, nulla di meglio che fare tutta l’erba un fascio. Nulla di meglio che chiudere la bocca a tutti.

Le bufale si riconoscono subito, se uno non è ebete,

Bufale
La fronte ampia del buffone, lo sguardo strabico, la posa per terra sbilenca (dovuta a qualche malfermità), ed il sorriso ebete quasi privo di ragione, ne fanno uno dei più affascinanti ritratti di Velazquez, ma anche una delle sue più inquietanti letture della realtà, accentuate anche dalla preziosa e raffinatissima tecnica e l’illuminazione usate per la realizzazione.

ci sono dei siti apposta per smontarle il prima possibile (bufale.net o Bufale Un Tanto Al Chilo BUTAC. Ma anche una semplice ricerca su Google può essere sufficiente  a farci capire il grado di attendibilità di una notizia in rete. Poi se abbiamo i paraocchi gli crederemo sempre ed incondizionatamente.

Poi, se una volta sbagliamo e diamo credito a qualcosa di falso, non succederà nulla lo stesso, non andremo per questo all’inferno, credetemi. Non diamo fiato alle trombe dei tromboni che vogliono mettere a tacere il web.

In realtà non dovrei, secondo una linea di pensiero corrente, occuparmi di bufale. Non conoscendole bene non dovrei giudicarle, lasciando questo compito ad altri, più istruiti di me. Che magari le bufale le scrivono e, per questo, le conoscono meglio. Ricordo che nella passata campagna referendaria, bufale madornali giravano a favore e contro i due schieramenti.

Ma io non voglio far parte del coro, non faccio nemmeno il controcanto, io canto da tenore e non rinuncerò a cantare.
Leggo, penso, verifico ed esprimo opinioni cantando.

Sono e voglio continuare ad essere un uomo libero.

Sono e voglio continuare ad essere contro la censura.

Io sono Ceppoduro.

Ceppoduro

Forme di Governo. Quale sarà in futuro la nostra?

  • Repubblica semipresidenziale
  • Repubblica Socialista
  • Governo

    Qual’è la migliore tra le forme di governo?

    Vediamo, prima di tutto, quali sono le forme di governo attuali.

    Storicamente se ne sono sperimentate molte, quelle che voglio ricordare sono: Monarchia, Repubblica e Dittatura.  La monarchia e la dittatura sono ancora presenti in alcuni paesi del mondo ma la maggior parte degli altri si è evoluta verso la democrazia, preferendo la repubblica che può essere di tipo parlamentare (anche la monarchia può essere di questo tipo e in questo caso è molto simile ad una repubblica, solo che il capo di stato, re o regina, non viene eletto ma si tramanda per via genetica) o presidenziale nonché  semipresidenziale.

    Nei governi di tipo presidenziale il capo di stato o il capo del governo sono eletti direttamente dai cittadini e non hanno bisogno della fiducia dei parlamenti, mentre nel semipresidenzialismo il capo del governo si, essendo nominato indirettamente, ad esempio dal capo di stato.

    Wikipedia sancisce che

    “La forma di governo, da non confondere con la forma di Stato, è il modello organizzativo che uno Stato assume per esercitare il potere sovrano. Più in generale può intendersi come la modalità con cui viene allocato il potere tra gli organi portanti dello Stato: Parlamento, Governo e Capo di Stato; la forma di governo quindi attiene ai rapporti che si vengono a instaurare fra di essi e alle modalità con cui vengono ripartite e condivise le rispettive competenze”.

    In Italia, secondo la Costituzione il potere sovrano appartiene al popolo, infatti lo cita nei principi fondamentali all’articolo 1:

    Art. 1.
    L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
    La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

    Tutti gli altri sono al servizio del volere del popolo, dei cittadini.

    Può allora un governo democratico togliere i diritti ai cittadini?

    NO! Non può, e se lo fa l’atto è illegittimo.

    Vediamo cosa ha fatto questo governo.

    A- Con il Jobs Act ha eliminato l’articolo 18 dallo statuto dei lavoratori, che sanciva dei diritti dei lavoratori stessi, di tutti i cittadini, perché la repubblica Italiana, sempre secondo la Costituzione, è fondata sul lavoro, sempre scritto nei principi fondamentali, sempre nell’articolo1:

    Art. 1.
    L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
    La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

    B- Con la modifica alla seconda parte della Costituzione toglie agli elettori il diritto di votare i propri Senatori, che saranno scelti, non sappiamo da chi, tra i sindaci ed altri consiglieri, non sappiamo come.

    Se questa riforma avesse eliminato il Senato, non ci sarebbe problema ma con un senato sempre attivo, sempre con le stesse funzioni, avere Senatori nominati anziché eletti per fare quel mestiere è un’alienazione grave del diritto.Tra l’altro il potere del Senato come rappresentante delle istanze locali, come dicono lo avrebbero trasformato, non potrà essere esercitato in quanto sappiamo già che la decisione sulle questioni locali sarà prioritaria del governo con la “clausola di supremazia statale”. In caso di difformità di giudizio ha ragione il governo che decide autonomamente. Il governo si aumenta i poteri da solo.

    Inaccettabile.

    Questi sono solo due esempi di come si sta evolvendo la forma di governo in Italia, da Repubblica Democratica a…

    Ma dove andremo a finire? Chissà!!!

    Non fatevi infinocchiare, nessuno si è opposto al Jobs Act, perché sotto ricatto della crisi e dell’emergenza lavoro. Stavolta non facciamoci ricattare più, non confermiamo questa porcata, passata al vaglio parlamentare di un parlamento prono e  servizievole ai voleri del governo, eletto con una legge elettorale incostituzionale e che pretende di cambiare la Costituzione stessa. Forzata nei contenuti, nei tempi e nell’interpretazione.

    Ma possiamo rimediare, fortunatamente il governo, il promotore, il fautore di questa modifica costituzionale deve chiederci il permesso, almeno finché vige la costituzione attuale deve farlo, perché continui a chiedercelo, perché non decida autonomamente anche questo, al referendum confermativo diciamo di no.

    NON SIAMO PIÙ DISPOSTI A CEDERE I NOSTRI DIRITTI.

    Andate a votare e votate NO.

    Ceppoduro

    Alcuni altri motivi per votare no.

    Altre informazioni aggiuntive sulle forme di governo:

    Di seguito è riportata è una lista alfabetica non esaustiva. È da notare che è possibile combinare tra di loro più forme di governo.

  • Anarchia
  • Androcrazia
  • Aristocrazia
  • Autocrazia e dittatura
  • Cleptocrazia
  • Demagogia
  • Diarchia
  • Dispotismo illuminato
  • Dispotismo e tirannia
  • Dittatura militare
  • Democrazia
  • Democrazia deliberativa
  • Democrazia diretta
  • Democrazia partecipativa
  • Democrazia rappresentativa
  • Elitismo
  • Fascismo
  • Federazione
  • Gerontocrazia
  • Meritocrazia
  • Monarchia
  • Monarchia assoluta
  • Monarchia elettiva
  • Monarchia ereditaria
  • Monarchia costituzionale
  • Monarchia costituzionale pura
  • Monarchia parlamentare
  • Nazismo
  • Oclocrazia
  • Oligarchia
  • Partitocrazia
  • Paternalismo
  • Plutocrazia
  • Polisinodia
  • Premierato
  • Repubblica
  • Repubblica direttoriale
  • Repubblica Islamica
  • Repubblica parlamentare
  • Repubblica presidenziale
  • Sistema WestminsterStratocrazia
  • Tecnocrazia
  • Teocrazia

Queste forme di governo danno uno schema generale della variabilità della struttura di potere racchiusa all’interno del governo di una nazione. Comunque, ogni governo è unico, così come ogni nazione e la sua costituzione – le leggi fondamentali che descrivono la forma di governo dello Stato

Come andrà a finire? Bella domanda.

Come andrà a finire?

Come? Bella domanda.

Tutti lo vorrebbero sapere prima.

Chi per giocarsi l risultato in qualche sito on line, chi per pura curiosità, chi non gliene importa nulla, ma messo di fronte alla questione se ne interessa comunque.

Infatti su questo quesito hanno costruito anche un programma televisivo di successo(?), che interrompendo un video particolarmente avvincente un attimo prima che qualcosa succeda chiede al telespettatore di indovinare come andrà a finire, per interessare maggiormente il pubblico otre a mostrare come va a finire gli autori del programma spiegano, scientificamente, anche perché le cose vadano a quel modo.

come

Comunque la domanda è abbastanza comune, ce la facciamo per forzare il pensiero verso la risposta.
Come andrà a finire il referendum? E’ chiaro che la risposta non prevede molte possibilità: vince il si o vince il no. Anche se penso sia possibile, anche se difficile, un pareggio. Ma può essere interessante domandarsi che succede se vince il si o il no. Beh, fantastico sarebbe se pareggiassero, ci sarebbero ricorsi, si riconterebbero le schede e se, benché con numeri diversi, il nuovo conteggio riconfermasse il pareggio? si tornerebbe a votare? Poiché non ha vinto il si, il referendum non è confermato e quindi vince il no? Credo che questa sarebbe la logica soluzione, ma si segue la logica in politica? No, penso di no.

Ma come andrà a finire se vince il si?

Avremo una pessima legge elettorale che darà una maggioranza assoluta ad un pessimo parlamento che farà quello che vuole (il capo del partito di maggioranza) senza opposizione (ne esterna ne interna, ne della camera alta). Il governo sarà indiscusso ed indiscutibile, lavorerà alacremente per far si che la situazione politica non possa cambiare, magari cambiando anche la parte prima della costituzione (sarà semplice raggiungere il numero di voti necessario).

Finiremo (molto probabilmente) in una dittatura più o meno soft, che guiderà il popolo ignorante ed incapace di autodeterminazione.

Ne usciremo (molto difficilmente) tra qualche generazione, (magari) dopo una guerra civile devastante.

Se vince il no, invece, come andrà a finire?

Niente non succederà niente. Ma siamo speranzosi che i protagonisti di queste ultime stagioni politiche escano di scena, se non volontariamente, almeno naturalmente a causa dell’età (per alcuni di loro): Sarebbe bello lo facessero per vergogna (per tutti) oppure perché mandati a casa alle prossime elezioni (come dice il proverbio: la speranza è sempre l’ultima a morire).

A tal proposito so già come andrà a finire, almeno nel lungo periodo.

Saremo tutti morti. Questo è certo.

Sarei solo dispiaciuto toccasse a me prima di qualcuno di loro, qualcuno a cui sono particolarmente affezionato.

Certo è strano come questa gente si arrabatti, faccia di tutto, per detenere un potere così breve, così vacuo, così inutile, che nulla potrà contro la morte, la nostra ma anche la loro, l’unica certezza.

La morte è una livella, mette tutti sullo stesso piano, chissà perché ancora qualcuno pensa di sfuggirgli e nel frattempo fa cose dalle conseguenze terribili?

Ceppoduro

 

Jobs Act, perché stanno aumentando i disoccupati?

Jobs Act, aumentano i disoccupati.

Occupati, oggi siamo occupati a parlare dei disoccupati, secondo ISTAT sono 3 milioni, come riportato dal sole 24 ore, 60mila in più a Settembre. Complimenti al Jobs Act, un ottimo risultato. Ma gli inattivi calano cioè molti cercano lavoro, dopo che avevano smesso di farlo. Oppure hanno smesso di studiare, che le famiglie non possono più mantenerli e cercano lavoro.

Beh, c’è la congiuntura economica sfavorevole, questo è innegabile.

Ma anche con la pessima congiuntura attuale, gli occupati con contratto a tempo indeterminato sono saliti, dopo la riforma del lavoro. Si! E’ vero grazie. Già lo scorso febbraio giravano voci che il mitico “JOBS ACT” non fosse stato altro che una nuova mangiatoia per pseudo “imprenditori”.

In pratica tutti i nuovi contratti “a tutele crescenti” non sembrano essere altro che vecchi lavori a partita IVA trasformati, in fretta e furia, in “a tempo indeterminato a tutele crescenti”. Per poter accedere agli sgravi fiscali, altrimenti detti esoneri contributivi, che altro non sono che condoni tombali.

Per far dimenticare che imprenditori “furbetti” hanno utilizzato lavoratori “impropri” nelle proprie aziende. La mangiatoia si è ristretta, nel 2016, rispetto all’anno precedente, gli sgravi sono scesi al 40% e pure i contratti stipulati sono calati del 30%.

Ma allora funziona o no il JOBS ACT.

Dal punto di vista degli industriali è un regalo che nemmeno Berlusconi era riuscito a fargli.

Dal punto di vista dei lavoratori l’ombrello (quello del mitico Cipputi) ce l’hanno sempre in quel posto, solo il manico si gira in qua e in la secondo il momento (ora da sinistra lo hanno girato a destra).

corre_la_vita

Poi dal punto di vista concettuale il job acts è del tutto sbagliato, a partire dal nome. Usare una definizione inglese per una legge Italiana è assurdo e pure presuntuoso. Legge sul lavoro (o sui lavori) non sarebbe stato meglio? Bisogna essere anglofoni?

L’Inghilterra ha votato l’uscita dalla Comunità Europea e noi continuiamo ad esprimerci in Inglese. Chissà se tutti gli Italiani capiscono di cosa si parla dal titolo in Inglese? Penso di no. Ma vediamo di cosa si parla, direttamente dal sito del governo, useremo la sua presentazione e spiegazione:

TUTELE CRESCENTI

Incentivare le imprese ad assumere con il contratto a tempo indeterminato, non solo per le agevolazioni ma per la garanzia di avere regole certe e semplici.

Nello specifico il governo aggiunge:

L’obiettivo primario del Jobs Act è creare nuova occupazione stabile. Il contratto a tempo indeterminato diventa finalmente la forma di assunzione privilegiata.

Sono state fornite nuove regole più chiare e certe qualora si verifichino licenziamenti illegittimi. I lavoratori in questo caso saranno garantiti da un’indennità economica proporzionata alla loro anzianità aziendale. Comportamenti discriminatori o palesemente strumentali dei datori di lavoro saranno sanzionati con la reintegrazione del dipendente. Si previene il contenzioso giudiziario tramite un nuovo modello di conciliazione.

Ma questo è assurdo.

I privilegi dell’assunzione vengono dati ai datori di lavoro e non ai lavoratori. Hanno tolto il reintegro, in caso di licenziamento illegittimo, con la scusa di garantire dal licenziamento illegittimo con un rimborso economico al lavoratore. Ma non era meglio mantenere il reintegro, sanzionando l’imprenditore malandrino? Facendogli anche pagare un rimborso economico equo, da versare al lavoratore ingiustamente licenziato?

No! Prima, giustamente, non ti potevo licenziare illegittimamente, adesso si. Ma ti pago. Ma poco. Qualche mensilità al massimo. Di più, non è per niente certo entro quanto ti devo pagare queste mensilità, ne se, con buoni avvocati, posso anche evitare di farlo.

Comunque…

Comunque anche se pagate subito, prima o poi le mensilità finiscono ed il lavoro non c’è più. Insomma si assisterà ad un aumento dei licenziamenti e, contemporaneamente, ad un livellamento verso il basso delle retribuzioni.

Perché non sarà facile chiedere di aumenti a chi, senza motivo, ti può mettere in mezzo ad una strada da un giorno all’altro. E’ evidente che nell’eventuale braccio di ferro tra un lavoratore ed un datore di lavoro il più forte è il datore. Lo era prima e lo è ancor di più oggi.

Però comportamenti discriminatori o “palesemente” strumentali saranno sanzionati. Ma cos’è palesemente strumentale? Chissà chi lo sa. Però niente più giudici del lavoro solo un nuovo modello di conciliazione, concilia, concilia che tanto decido io, se e come conciliare.

POLITICHE ATTIVE

Favorire il reinserimento potenziando la rete dei Servizi per l’Impiego anche grazie al coordinamento della nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro

Questa parte del Jobs Act pensa a come recuperare i licenziati. Lo fa tramite corsi di formazione, riqulificazione, aggiornamento, ecc. per gli ex lavoratori. Lo fa anche dando incentivi (ancora incentivi?) agli imprenditori. A coloro che faranno qualcosa di specifico per l’impiego.

Naturalmente, se gli imprenditori non faranno granché per l’impiego, si pensa di utilizzare anche, revisionandoli, auto-impiego e auto-imprenditoria. Insomma non sono rottamate le vecchie partite IVA e l’impresa individuale (consulenza spicciola e banco al mercato, riparazioni edili, caldarroste per il periodo natalizio, cocco fresco d’estate ecc. ecc.)

Occorrerà inventarne molte di queste professioni alternative perché l’impiego sarà facile perderlo ma non altrettanto trovarlo. Peccato che con la globalizzazione tanti di questi lavori siano, de facto, in mano ad altre etnie e nazionalità, ma chissà, forse ci sarà posto per tutti? Confidando che poi ci sia anche chi di questi lavori possa servirsi e richiederli.

MATERNITÀ

Maggiori tutele durante la maternità anche per le libere professioniste, eliminando le disuguaglianze tra lavoratrici

Anche qui grandi idee e tante promesse, se il committente non mi paga i contributi l’INPS mi paga lo stesso, poi l’INPS finisce i soldi e…

Infine le donne vittime di violenza di genere  potranno richiedere un congedo trimestrale dal lavoro fruibile anche su base oraria.

Si ma lo otterranno? E dopo il trimestre? Boh!

FLESSIBILITÀ

Aiutare le imprese e i lavoratori a trovare nuovi modelli di organizzazione aziendale che favoriscano la produttività e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro

Ma perché prima le ditte erano ingessate e non producevano bene? Infatti il “Made in Italy” era sinonimo di cialtroneria e cattivo gusto? Ma vaaa… Ma nooo. si tratta di: Un orario lavorativo meno rigido, il telelavoro, la possibilità di fruire dei congedi parentali anche su base oraria insomma si tratta di chiacchiere, tutte cose che c’erano anche prima o si potevano fare senza far tanto puzzo.

Bello il congedo parentale su base oraria, certo poter uscire un’ora prima può essere utile ma se vuoi aiutare una mamma o un babbo a crescere un piccino, falla, fallo, stare a casa mezza giornata tutti i giorni o meglio tutto il giorno per tre o cinque anni.

Come dite?

Non ci sono le risorse?

E allora di cosa ragioniamo?

Dare agevolazioni a spese dell’agevolato riesce a tutti. Sarebbe come se volessimo mandare la gente in pensione facendogli chiedere un prestito in banca, perché non possiamo pagarli l’assegno, non credete?

TUTELA DEL LAVORO

Nuovi strumenti per sostenere chi perde il lavoro o è temporaneamente sospeso, ampliando la platea dei beneficiari e sostenendo quelli più svantaggiati

E’ giusto, qui son d’accordo al 100%, chi non ha lavoro deve essere aiutato, cosa stiamo assieme a fare se non aiutiamo che sta peggio di noi? Ma chissà che vuol dire allargare la platea dei beneficiari?

Vediamo.

Se comprendo bene si tratta di dare sussidi anche a chi oggi non li prende, perché apprendista o lavoratore a nero. Ma il lavoro nero si deve prima far emergere. Sarà istituita un’apposita, nuova, agenzia del lavoro per questo. Mi viene in mente una canzone  il cui testo diceva: “…parole, parole, paroleee…”

SEMPLIFICAZIONE

Meno adempimenti burocratici ed un quadro normativo chiaro sono la chiave per creare più lavoro

E qui casca l’asino. Solo per questo “meritava di farlo”, sto maledetto Jobs Act.

Instaurare un rapporto di lavoro e gestirne le varie fasi sarà più facile. 

Certo se ti assumo o ti licenzio lo decido io, più facile di così. “Ti piace vincere facile?”.

Via, via, via, eliminare i contratti strani: Saranno eliminati i contratti scarsamente diffusi, o che sono stati utilizzati in maniera distorta ed elusiva come le associazioni in partecipazione e le collaborazioni a progetto.  

Ma si potevano anche eliminare prima o senza cambiare altre regole no? No!

Il passaggio verso la forma di lavoro stabile e subordinato permetterà alle aziende non solo di non incorrere in sanzioni, ma anche di usufruire degli incentivi introdotti dall’ultima Legge di Stabilità (Legge n.190/2014) per le assunzioni a tempo indeterminato, garantendo così un cambiamento qualitativo del mercato del lavoro.

Aha, sempre per dare soldi alle aziende e per non sanzionarle. Mi sembrava strano che la semplificazione fosse veramente a favore del lavoratore o dei disoccupati.

…aver tolto i lavori…

Bene, direte voi, anche solo per aver tolto i lavori precari, il Jobs Act, merita di essere ricordato. Niente più partite IVA (sicuri?) niente cococo, niente quaqquaraqqà, niente ‘a fà’.

Ma però non dimentichiamoci i VOUCHER, utilizzati per retribuire prestazioni di lavoro accessorio. Chi lavora con un voucher è tutelato? No, fino a poco tempo fa era anche sconosciuto, poi, il governo ha “dovuto” introdurre VOUCHER nominativi altrimenti era come agevolare il lavoro nero.

Quindi chi ne trae beneficio? Ma sempre l’azienda, ovvio, Ti può far lavorare per qualche minuto, ed è a posto con le leggi, e lo stato ne riscuoterà dei contributi ma non ci pagherà mai pensioni.

Che furbata, questi sono geni.

E l’ombrello del Cipputi lo prende sempre in quel posto il lavoratore.

Lavoratore che con i voucher non avrà futuro. Con quel voucher non potrà avere prestiti, mutui, decurtazioni del quinto, niente. Non gli cambierà nulla, tutto resterà come prima. Ma se accetta un lavoro pagato con voucher, quali sono le sue condizioni. Soprattutto quali saranno le sue prospettive, le sue possibilità?

Insomma una bella riforma, su cui guadagnano in pochi, i soliti, e perdono tutti gli altri, i soliti.

La costituzione, disattesa, dice che l’Italia è una Repubblica basata sul lavoro. Il lavoro è dignità, autonomia, indipendenza. Infatti nel Jobs Act si parla del non lavoro, di aiuti a chi non ha lavoro o lo perde, a sostegni, recuperi, aiuti per ritrovarlo. Voglio dire che parla solo del lavoro che non c’è. Forse perché il Job Acts contribuisce ad incrementare la mancanza di lavoro, la sua precarietà. Forse il Job Acts tenta di aumentare il numero dei senza lavoro, per giustificare il Jobs Act stesso. o forse il governo ha creato lavoro per se stesso, per potersi occupare di disoccupazione.

…preoccupati…

Anche noi ce ne siamo preoccupati, vedete, il lavoro aumenta, il Jobs Act funziona.Jobs 2015_018_paese_di_strada

Però, dobbiamo dirlo, se siamo in piazza non è colpa del governo, che ha cercato di metterci una pezza, come ha potuto (male) e come ha saputo (male) o come gli è stato possibile (anch’io mi domando come questo sia stato possibile).

L’economia globale, la globalizzazione, permette agli imprenditori di andarsene, se vogliono, dall’Italia. Occorreva togliergli la grana del reintegro, non potevano andarsene e mantenere l’impiego ai lavoratori. Devono potersene andare, licenziando e salutando, senza altri problemi.

Grazie al governo Renzi ed al Jobs Act ora possono farlo.

Diciamo grazie Governo.

Grazie Renzi.

Grazie.

Ceppoduro

 

No, questa buffonata non sa da fare.

No, questa buffonata non sa da fare.

Buffonata, si, perché nessuno, nemmeno Zagrebelsky, ha capito cosa abbiano scritto i nuovi estensori.

Non si scrive un testo costituzionale con i piedi. Testo a fronte

Non abbiamo bisogno di un tiranno, ne di un oligarchia.

Legge elettorale “Porcata” e modifiche costituzionali “Troiate” assieme rischiano di dare un potere immenso al bischero di turno, che per caso vince con nulla, magari col 20% dei voti, le elezioni politiche.

Non vogliono più farci eleggere nessuno, lo vogliono decidere loro, nelle segrete stanze chi fa che cosa. vogliono eliminare una camera che ha il compito di controllare l’altra e dare a questa enormi poteri. Vogliono farci credere che uno eletto per fare il sindaco possa fare, part time anche il senatore (anche qui distrutto il lavoro fisso, precari anche al senato ed in comune). Vuole che crediamo che non aumenterà il potere del primo ministro, ma se passa questa riforma ne esce un mostro,: lui e pochi altri avranno in mano il potere assoluto.

NON BASTA PROMETTERE la revisione della legge elettorale dopo il referendum. Vogliamo eleggere i nostri rappresentanti e, visto l’andazzo delle ultime legislature, vincolarli al mandato, che oggi ci sono le risorse per comprarli tutti se vogliamo, se qualcuno vuole. Ne abbiamo sentite tante di promesse e poi questa nuova legge elettorale come sarà? Chi lo sa? Fatela, fatela prima del referendum e ne riparliamo, per intanto il referendum boccerà, noi bocceremo, le Troiate che avete scritto.

Ma come è possibile che negli ultimi trent’anni ogni politico, più o meno di successo, si sia montato la testa da ritenersi o l’unto del signore o di poter piangere per noi mentre ci sta inculando a sangue il futuro o voler essere semplicemente padre delle riforme.

Le riforme non sono mai figlie di padre certo, devono nascere bastarde, e più bastarde sono, meglio è, crescono forti e resistenti, con il sangue rosso e pulito. Quelle di padre unico nascono malate, dal sangue nero e sudicio, come olio usato, come quello dei nobili di un tempo, con tare ereditarie evidenti che hanno portato a tragiche conseguenze; guerre, distruzione e morte, in tutta Europa per circa cinquant’anni.

Non vogliamo un leader decisionista e saccente, vogliamo un primo ministro, primo tra i servitori, dello Stato, della Repubblica, delle Istituzioni, delle Regioni e dei Comuni. Vogliamo qualcuno che sappia ascoltare, le esigenze della popolazione e che sia disposto a qualsiasi sacrificio, anche personale per portarle avanti.

Senza tanti amici, parenti e parenti dei parenti da sistemare.

Poi perché dovremmo fidarci di qualcuno che finora ci ha tradito continuamente:

Ha dato ottanta euro con una mano e ne ha ripresi cento con l’altra.

Ha tolto l’ICI aumentando di due punti percentuali l’IVA.

Ha salvato una banca facendola pagare ai piccoli risparmiatori.

Ha dissipato, con oculata scelta dei manager emmepiesse, il tesoro secolare dei Senesi.

Ha cancellato l’articolo 18, rendendo tutti precari, da ora e  per sempre.

Non è riuscito ad approfittare della congiuntura economica favorevole e forse irripetibile per far crescere il paese come invece han fatto tutti gli altri Europei.

Perché dovremmo fidarci di chi nei talk show verso i rappresentanti di altri partiti e movimenti, rappresentanti dell’economia e della società civile è così supponente e pieno di se da non star nemmeno ad ascoltarli, interrompendoli, offendendoli e denigrandone opinioni e posizioni in continuazione.

No!

Non dobbiamo fidarci.

Non lo faremo.

E’ una buffonata.

Voteremo NO.

NO.

NO.

NO.

 

Viva l’Italia.

Ceppoduro

 

PS: Non andare a votare aumenta le possibilità del si di vincere al referendum, andiamoci uniti e votiamo NO compatti a questa buffonata.

Se non cancelliamo questa raccolta di troiate dovremo conviverci per molti lustri, i nostri figli dovranno porvi rimedio e chissà se riusciranno mai.

VOTA NO!

Mi raccomando

La strage di BOLOGNA, trentasei anni inutilmente…

Stazione di Bologna

Ecco son passati 36 anni da quando, a Bologna, scoppiò la bomba.

Son passati inutilmente.

Ancora non sappiamo chi furono i mandanti di quell’atto terroristico così grave, che assieme alla strage della banca dell’agricoltura in piazza Fontana del 1969 ed alla strage dell’Italicus del 74, cambiò l’Italia definitivamente.

Terrorismo? Ma quale? Di matrice Islamica? Ma no, allora non c’era ancora l’ISIS!

Forse Mu’ammar Gheddafi? No, lui sembra fosse invischiato con l’abbattimento del velivolo di ITAVIA sui cieli di Ustica, ma niente coinvolgimento in treni, ne in stazioni.

Saddam Hussein? No! Osama Bin Laden? Neanche! Al-qaeda? No, no! Questi sono icone moderne del terrore ed a quei tempi non si diceva chi terrorizzasse ed ancora oggi non è stato detto.

Chi furono?

Quelli che fecero quegli attentati erano dei nostri. Italiani e cattolici! Si son divertiti tanto a terrorizzarci, ci volevano far paura, e non solo, ci volevano piegare, e forse lo hanno fatto. E non ce ne rendiamo neppure conto. E non sappiamo neppure chi fossero. Non ancora.

Alla stazione di Bologna, quante ragazze son salite su un treno? Quanti ragazzi, studenti, militari di leva? Quanti lavoratori pendolari, insegnanti pendolari, ferrovieri o chissà? 85 di loro sono morti quel 2 Agosto 1980. 200 furono i feriti. E intanto sono passati 36 anni, il sindaco di Bologna Virginio Merola è ottimista: “è stato approvato il reato di depistaggio“, chi, ancora oggi, depista verrà punito.

(depistaggio de·pi·stàg·gio/sostantivo maschile

  1. Sviamento di un’indagine condotta dalla polizia o dal magistrato; estens., manovra o tattica mistificatoria.

E quindi?

E tutti promettono verità.
La verità è l’ottantaseiesima vittima della bomba.
E trentasei anni ne hanno decomposto ancor più il corpo smembrato.
Una lacrima per le vittime e i feriti.
E un ricordo per non dimenticare.
Giancarlo
Stragedibologna-2.jpg
Strage di Bologna, 2 agosto 1980. Beppe Briguglio, Patrizia Pulga, Medardo Pedrini, Marco Vaccari – www.stragi.it/ Dettagli dell’autorizzazione Copyleft © È permesso copiare, distribuire e/o modificare questo documento in base ai termini della GNU Free Documentation License, Versione 1.2 o successive pubblicata dalla Free Software Foundation; senza alcuna

 

 

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Una stazione

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Bologna, sempre generosa.
 Fonte

Il fatto quotidiano

Sangue, oggi scorre un fiume di sangue, ovunque

Sangue, oggi scorre un fiume di sangue.

Sembra sia arrivato il tempo della barbarie. Alcuni uomini versano sangue umano a fiumi. Senza pudore, senza ritegno, anche il loro sangue. Li chiamano terroristi e terrore ne incutono, è vero, e molto. Ma non è solo quello diretto, quello delle vittime del proprio atto e quello che cade suoi presenti, a terrorizzarmi. Mi terrorizza di più il sangue di seconda mano, quello del racconto delle gesta compiute, quello della radio, della televisione, dei media, in generale. Quello per sentito dire.

NON SONO LE LORO AZIONI A TERRORIZZARCI. BENSI’ È LA NARRAZIONE DELLE LORO AZIONI, CHE CI PRENDE, COME UN VIRUS LETALE, E CI INCHIODA AI NOSTRI DIVANI, INCAPACI DI REAGIRE.

sangue

Quando sentiamo la notizia di un attacco terroristico, ci lasciamo rapire dal racconto, dalle immagini, dai commenti sull’accaduto. Ne parliamo, ne analizziamo ogni singola piega. Vogliamo conoscere anche i dettagli raccapriccianti, ma che ci affascinano e non riusciamo ad evitare di cercare, di ascoltare, di sentire. Ne siamo inorriditi e compiaciuti allo stesso tempo, che anche questa volta l’abbiamo sfangata, non eravamo il bersaglio prescelto.

Subiamo lo stesso fascino dei curiosi nella corsia opposta all’incidente in autostrada. Che morbosamente vogliono vedere che cosa sia successo, anche se sanno bene che non potranno vedere nulla. Che non conoscono i malcapitati coinvolti nell’incidente. Ne capiranno minimamente quello che sia successo. Però proviano paura, una paura esagerata. Che vorrebbe protezione e che ci fa incazzare con tutti. Ce la prendiamo con tutti: i diversi, gli stranieri, i non omologati, i fuori di testa. Ma le responsabilità di quanto succede non possono essere date a tutti, meglio restringerle, oggi il nemico è l’ISIS, Al Qaeda o l’arabo ISLAMISTA.

Oggi abbiamo più paura di sempre, nonostante la statistica ci dica che 5, 10, 100 morti non rappresentino nulla rispetto alla popolazione che ne è stata colpita.

Ogni volta che l’atto viene ricordato, commentato, è come se si ripetesse nuovamente con nuove vittime. Ecco che statisticamente diventa importante. Ci sembra di essere assediati, di non avere scampo. Ci sembra che ad ogni angolo possiamo trovarci di fronte ad una minaccia terroristica. Per ogni giornale radio, per ogni approfondimento, per ogni news che ascoltiamo, per ogni chiacchiera che facciamo, per ogni post su FB, per ogni tweet nell’aria il nostro senso di impotenza e la nostra paura aumentano, crescono, ingrossano, si ingigantiscono.

Sangue

Certo quanto altro succede nel mondo non serve a tranquillizzarci, anzi.

Certo una politica senza idee ne  ideali, basata sul nulla, che twitta senza dir nulla, come quella attuale, non ci aiuta.

Il continuo afflusso di migranti, la presenza intorno a noi di tanta gente di diverse etnie, di cui non sai nulla, ne da dove vengano, ne che idee professino, fa paura. Rende ognuno di loro un possibile killer, un terrorista, una bomba, pronta ad esplodere.

E allora? Che dobbiamo fare?

Molti vorrebbero la guerra contro l’ISLAM. Non ricordando che la prima guerra mondiale ha fatto almeno quindici milioni di morti e la seconda oltre settanta milioni. Non sembra una soluzione.

Niente, credo che non dovremmo fare niente. Continuiamo a vivere la nostra vita. Sperando di aver abbastanza soldi e salute per stare bene, a lungo. Come lo sperano gli stranieri che ci circondano la sera in piazza, a prendere il fresco, e che vorremmo combattere in questa ipotetica guerra al terrorismo.

I muri non servono più.

Adesso che siamo già tutti assieme, servirebbe di più smussare le differenze, ridurre gli attriti, pacificare gli animi.

Aiutiamo il mondo deprecando la guerra, anche riducendo o smettendo di fare tutte le piccole grandi battaglie, che giornalmente combattiamo con i nostri confinanti, vicini, conoscenti, colleghi, mariti, figli e via dicendo.

Aiutiamolo propugnando la pace, allentando le piccole grandi tensioni che proviamo ogni giorno con chi ci è vicino, figli, mogli, colleghi, condomini, stranieri ecc.

Aiutiamo il mondo RIFIUTANDO la reintroduzione della pena capitale in EUROPA, anche se dovesse essere utilizzata esclusivamente contro i terroristi.

Vogliamo vivere in un paese, in un’area del mondo libera, laica  e civile. Senza fanatismi di alcun genere, ne religiosi, ne tanto meno, politici.

Ma non ci riusciremo mai. Non ci riescono gli STATI UNITI D’AMERICA, dove continuano, con una scusa o l’altra ad uccidersi tra se, tra neri e bianchi, tra bianchi e rossi tra anglosassoni e latini. Non c’è riuscita la RUSSIA, che dopo la disgregazione dei suoi confini ha visto fronteggiarsi tutti i suoi popoli. I Baltici, l’Ucraina, la Cecenia ecc. Non c’è riuscita la JUGOSLAVIA, che il maresciallo Tito voleva multietnica e felice, che si è massacrata nei Balcani. E non c’è riuscita l’ITALIA dove un partito è nato solo per antagonismo con i terroni del sud, emigrati al nord per lavorare nell’industria e nell’indotto Fiat.

Non si prospetta un  radioso futuro, ma almeno non facciamoci il sangue amaro.

Nonostante gli sforzi del governo, resterà un solo cantiere aperto in autostrada, sulla Salerno Reggio Calabria, c’è un elevato rischio che ne muoiano più nell’esodo di Agosto, in incidenti su strade ed autostrade Italiane, che in una anno per mano di terroristi.

Forse sarebbe meglio analizzare più a fondo i problemi dei trasporti che le gesta dei terroristi, sarebbe più interessante e più proficuo, che ne pensate?

CEPPODURO