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Non lo faranno

Non lo faranno

i Piddini hanno deciso: non lo faranno.

Non lo faranno
I ministri del governo Gentiloni

Non andranno a governare con i Cinquestelle, nonostante gli abbiano copiato il programma elettorale, ma andranno a sostenere un governo della destra, con Berlusconi più forte che prima.

E’ strano. Non si capisce il perché si rifiutino ostinatamente di farlo, quando hanno fatto una legge elettorale, il Rosatellum, che favorisce, rende necessarie, le alleanze.

Ma forse bisogna pensar male e le alleanze le volevano fare ma con Forza Italia, e sarebbero state forzate, richieste dal Presidente, dal Paese, dall’Europa.

Ma come si fa a comportarsi come Renzi, come la Serracchiani e chissà chi altri, continuando a dire che con i Cinque Stelle non possiamo farlo, perché non sono democratici (lo è Forza Italia?), che non hanno a cuore il lavoro (perché lo aveva il Jobs Act?), che non vogliono stare nella Nato (???).

Non lo faranno…

Ma se Renzi e la sua direzione hanno portato il partito a perdere tutte le ultime elezioni, se l’ultima emorragia di elettori è continuata anche nelle regionali, possibile che nessuno in quel partito lo butti fuori a pedate? Lui e tutta la sua classe dirigente, i cosiddetti Renziani.

Ma se gli elettori del PD erano di sinistra, può un partito come il PD fare, aver fatto, solo politiche di destra e voler governare con la destra?

Lo faranno.

Sembra inevitabile.

Forse ci sono troppe collusioni con i cosiddetti “poteri forti”, forse è scritto nel patto del Nazareno. O forse aveva ragione il Comunismo Reale a dire che le masse vanno guidate perché non sanno dove vanno, ne dove devono andare.

Se l’Americano medio ha preferito Trump alla Clinton per quale ragione l’Italiano medio dovrebbe votare PD?

Avevamo scritto che il voto al PD era per farlo governare, ne siamo sempre convinti, ma non con Berlusconi. Con Berlusconi lo hanno già fatto e gli elettori si sono sciolti come la neve di Marzo ad Aprile.

Lo faranno ancora.

Gli elettori PD si scioglieranno anche loro, alla prossima elezione, ed il PD finalmente si dissolverà. La classe dirigente potrà tornare a destra.

La base scegliere un altro partito di sinistra.

Ceppoduro

Mi pare impossibile

Mi pare impossibile

Ero al bar e ancora mi pare impossibile.

A Nonantola non ci sono tante cose da fare ma se vuoi un aperitivo vai al Petalo’s e quando sei stato li, il Cecjo ti farà tornare.

La sera era tranquilla. Una pomeriggio di primavera che se non soffri di allergia non soffri per niente.

Gli amici si davano un gran d’affare perché quella sera suonavano alla Cà Rossa a Crevalcore e non volevamo perderci niente.

mi pare impossibile

Va beh alla CàRossa iniziano alle 22, c’era tempo.

Intanto che arrivavano gli stuzzichini, sempre nuovi e ottimi, arriva un gruppo di tipe. Strafighe, ma strafighe veramente, non per modo di dire.

I ragazzi cominciano a scaldare i diesel, si sente qualche botto e non stanno aprendo un brusco.

Insomma che dire, una strage, gruppo disperso non so se saremo tutti al concerto stasera, ma tanto qualcuno verrà. Va bene che son delle belle ragazze ma non è che i ragazzi non abbiano mai visto niente.

 

Anche se…

Anche se queste… non sono normali.

Devo dire che a primo acchito quasi me lo tiravano su pure a me, l’umore. Poi, come dire, si campa bene anche solo con l’aperitivo.

Anche se …

Anche se siamo una banda di sfigati, in effetti. E ci basta poco.

Oh ci è bastato un nulla e son partiti tutti, con le scuse più cretine, mi han lasciato li a pagare.

Figa, ma son proprio stronzi. “Cecjo quanto è che mi son rotto il cazzo? vado via!”

mi pare impossibile

“Venti! Dove vai?”

“Se trovo qualcuno alla Cà Rossa, ma vedo come mette.”

Pago e lascio il Petalo’s.

Vorrei lasciarlo, ma vedo lei. Mi sorride. Mi dice qualcosa. Non capisco. “Che?” rispondo.

Mi chiede se ho visto le sue amiche. Dovevano trovarsi li per andare a cena fuori. Se c’erano non posso non averle notate: “sono tre schianti” afferma.

Ah, ecco. Sono andate, mi spiace. “Ma tu chi sei” gli chiedo un po’ imbranato.

Lei è gentile, si presenta e dice qualcosa.

Non capisco

Non sono ubriaco, ne sono ubriacato. Sono ebbro di lei, come un moscerino nel tino con l’uva.

Le offro da bere. Accetta. Parla, parliamo, come non ho mai ascoltato ne parlato prima.

Sono cotto.

Ma non mi era mai capitato prima.

Saranno i suoi occhi verdi. Saranno i denti bianchi, sarà il rossetto acceso, il profumo, gli ormoni.

Siamo in perfetta sintonia.

Siamo uno.

Mi sento parte del cosmo ed il Nirvana è intorno a me.

Non è possibile, non mi era mai capitato. Mai avevo incontrato un angelo. Eppure quella sera…

Ho trovato il coraggio l’ho abbracciata, l’ho toccata, era morbida. Profumata.

Poi…

mi pare impossibile

Poi ha finito il suo vino, mi ha dato un bacio. Mi è parso appassionato. Si è alzata ed andandosene mi ha detto:

“Ciao è stato bello, per la prima volta in vita mia mi è piaciuto un uomo, al primo sguardo”.

Ha salutato Cecjo con un cenno ed aggiunto: “ Devo andare, le mie amiche mi aspettano”.

E’ uscita ed è sparita tra la folla in via Roma.

 

Non sono riuscito a fermarla.

Credo di aver sognato.

Non può essere successo davvero.

Mi pare impossibile.

mi pare impossibileCeppoduro

 

Morsi

Morsi d’amore

Morsi, la strinsi, forte, tra i denti e la morsi.

Morsi

Era un morso appetitoso, un boccone da ghiotti ed io l’avevo tra i denti. Quasi non mi pareva vero.

Lo ammetto, era succosa, quasi irresistibile. Ma, d’altronde, era un po che la ciancicavo e la carne, viva, si era irrigidita, turgida, come se sapesse che stavo per addentarla. La paura può far accapponare la pelle e quella non era solo pelle, c’era tutto un sistema ghiandolare sotto.

Mi piaceva molto tenerla tra le labbra, masticarla piano, aspirare e poi soffiare come a tentare di asciugare la pelle, come si fa con l’inchiostro appena scritto.

Eccitanti, i brividi che sentiva erano proprio eccitanti, ed il turgore riempiva le labbra e premeva nel morso. Non frenai.

Si la morsi, forte, forte come non mai, come per farla gridare. Come per staccare quel morso dal resto del corpo e ingoiarlo. per tenerlo per me.

Morsi d’amore, amorevoli morsi.

Ne volevo un po e non sapevo come, non avrei mai affondato i denti, se non su richiesta di lei. Ma lei non lo chiese. Io fremevo, la mia voglia cresceva. Uno spasmo. Un contorcimento. Un crampo. Sapevo che lei lo voleva come lo volevo io, ma non faceva il primo passo. Io non trovavo il coraggio di calmare i morsi della fame.

Morsi

Allora decisi l’avrei costretta a gridare, di un piacere perverso, che mi avrebbe permesso di nutrirmi, un morso, uno solo, ben dato, deciso, pieno.

Albeggiava e capivo che non avevo nulla tra i denti.

Pensavo.

Fantasticavo.

Nessuno era con me e neppure vicino. Ero solo.

MI ha assalito la malinconia, disperato per aver fallito. Per non aver lottato. Perché lei non c’era. Non c’era più. Lei se n’era andata, già tanto tempo fa.

Ma quale morso, provavo solo rimorso.

Ceppoduro

Mi innamoro

Mi innamoro, è venerdì!

Al fine settimana mi innamoro sempre. Sempre di venerdì.

Non mi importa se il lunedì è triste o duro, mi alzo e vado a lavorare.

Non mi importa neppure che il martedì sia pesto, del resto è brutto anche il mercoledì.

Neppure il giovedì mi curo del mondo, ma…

…ma oggi e venerdì e sono innamorato.

Il lunedì vi alzate che cadete a pezzi mentre il martedì e il mercoledì mi spezzate il cuore.

Il giovedì non incomincia neppure che è già venerdì e mi innamoro.

Il sabato attende a lungo prima di cominciare.

La domenica ci mette ancor di più ad albeggiare.

Ma il venerdì non ci fa aspettare…

 

Insomma che mi frega se il lunedì è nero.

Se il martedì o il mercoledì mi verrà un infarto di sicuro.

Tranquillo il giovedì non guarderò indietro.

Che il venerdì mi innamorerò.

 

Per esser chiaro: lunedì potete assomigliare all’urlo di Munch.

Martedì e mercoledì darvi malati e stare a letto.

O giovedì osservare la copertina di “The Wall”.

Venerdì sarò innamorato comunque.

Mi innamoro comunque

Tanto il sabato resta li ad aspettare.

E la domenica si sveglia sempre troppo tardi.

Ma il venerdì non ho paura,

mi vesto a puntino e, ganzo, le mie scarpe si sollevano assieme al mio spirito.

Calpestando la tristezza, giro in giro, immerso nella musica, vestito all’ultimo grido, ingoiando roba.

E’ sempre magnifico prenderla nel mezzo della notte.

Ma non posso averne abbastanza e allora smetto, è venerdì.

E anche questo fine settimana sono innamorato.

Ceppoduro

mi innamoro

Liberamente ispirato e liberamente tradotto da una canzone dei Cure.

Friday I’m in love.

I don’t care if Monday’s blue
Tuesday’s gray and Wednesday too
Thursday I don’t care about you
It’s Friday I’m in love

Monday you can fall apart
Tuesday Wednesday break my heart
Oh, Thursday doesn’t even start
It’s Friday I’m in love

Saturday wait
And Sunday always comes too late
But Friday never hesitate

I don’t care if Monday’s black
Tuesday, Wednesday heart attack
Thursday never looking back
It’s Friday I’m in love

Monday you can hold your head
Tuesday, Wednesday stay in bed
Or Thursday watch the walls instead
It’s Friday I’m in love

Saturday wait
And Sunday always comes too late
But Friday never hesitate

Dressed up to the eyes
It’s a wonderful surprise
To see your shoes and your spirits rise
Throwing out your frown
And just smiling at the sound
And as…

Dressed up to the eyes
It’s a wonderful surprise
To see your shoes and your spirits rise
Throwing out your frown
And just smiling at the sound
And as sleek as a shriek
Spinning round and round
Always take a big bite
It’s such a gorgeous sight
To see you in the middle of the night
You can never get enough
Enough of this stuff
It’s Friday
I’m in love

I don’t care if Monday’s blue
Tuesday’s gray and Wednesday too
Thursday I don’t care about you
It’s Friday I’m in love

Monday you can fall apart
Tuesday, Wednesday break my heart
Thursday doesn’t even start
It’s Friday I’m in love

Promo

Promo

Primo. La radio, RAI Radio 1, manda in onda in questi giorni, da qualche settimana, un promo, di se stessa.

E’ un bel pezzo audio si parte con un frammento coinvolgente di telecronaca in diretta di un gol, recitandoci sopra che RAI Radio 1 è la tua radio sportiva con “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Un incipit veramente coinvolgente, devo congratularmi con gli autori, probabilmente aziendali, ma se fossero pubblicitari esterni si sono ben guadagnati il compenso pattuito.

Lo spot è suddiviso in tre parte, brevi e concise, tutte molto belle e coinvolgenti come la prima che vi ho descritto, però…

Promo

Però io dico

Penso che la RAI dovrebbe essere laica aconfessionale e non partigiana.

Considerazione smentite, completamente, con il prosieguo dello spot.

Secondo. La seconda parte ci fa sentire alcune parole del Pontefice sull’indifferenza, male dei nostri tempi.

Ora dirò che un monito religioso non è il massimo che ci possiamo aspettare dal servizio pubblico Italiano e voi ribatterete che esagero, in fondo il Papa rappresenta molto per l’Italia e gli Italiani, che il Papa è uno di noi.

Beh forse è vero ma lo spot chiosa così alla sue parole: RAI Radio 1 la tua informazione.

Ma come il Papa fa informazione? La nostra informazione? Al massimo può fare proselitismo oppure opinione, non informazione. Ma forse è l’informazione RAI che attinge dai pensieri del Papa.

Promo

In fondo

Terzo. La terza parte del promo, anch’essa bellissima, ci fa sentire una musica, che mi pare etnica e penso voglia rimandare ad una cultura (musicale) multietnica, che dovrebbe essere nostra. Che non si fermi e soffermi a Sanremo, etichettandola come: RAI Radio 1, la tua musica.

Bella anche se la mia musica è altra, non necessariamente Italiana, sicuramente non limitata a quelle sonorità esotiche.

Comunque che la RAI pretenda di farmi passare per ULTRA’, informato dal Vaticano ed amante della musica Africana, o che pretenda di rappresentare così tutti gli Italiani, no, non mi piace e non mi va.

RAI Radio 1, uno di voi.

Ceppoduro

Attraverso di te

Attraverso di te

Attraverso di te posso vedere il mondo, io che il mondo non lo vedo più.

Sono un pittore fallito. Non nel senso commerciale del termine, altrimenti non avrei neppure iniziato l’attività.

Non ho mai venduto un quadro, anche a regalarlo ho trovato sempre tante difficoltà. D’altronde non ho mai studiato, non ci sono maestri nel mio curriculum, neppure le immagini dei quadri di altri pittori famosi, mi hanno mai ispirato. Non è che non mi piacciano Modigliani, Dalì, Picasso o il Botticelli, ma non posso rifare quello che è già stato fatto, non posso dire quel che è già stato detto.

Io devo dire quello che penso io. Io devo dipingere quello che vedo io. Ma non so farlo. Credevo che bastasse avere un’idea per poterla realizzare. Credevo che bastasse dipingerla, perché gli altri la vedessero come la vedo io e l’apprezzassero.

Non è così

Non è così!

Centinaia di persone, uomini e donne, sono passati davanti ai miei dipinti. Alcuni di loro non hanno neppure indirizzato lo sguardo sopra la tela. Immaginatevi se possono averlo desiderato.

Eppure a me sembrano così intensi, autoesplicativi, a volte anche ridondanti ma mai banali. Ho dipinto persone straziate, dai corpi deformi, corpi che riflettevano il loro spirito: distorto, corrotto, incasinato.

Ho dipinto palazzi sezionati, stravolti, la cui struttura copiava, pari pari, quella del mondo, della nostra (in)civiltà, portando in evidenza i difetti strutturali del nostro vivere, costruire, amare.

Attraverso

Poi ho trasformato un quadro in un vocabolario, pieno di tutte le parole che servono e del loro significato.

Forse non ho usato la sintassi giusta.

Forse sono stato sgrammaticato, ma volevo solo capire e poi spiegare il mondo al mondo.

Non ho capito nulla e nessuno mi ha capito.

Sono fallito.

Non vedo più niente, non sento più niente, non parlo, non dipingo.

Poi

Poi ti ho trovato, per caso. Non mi sono neppure accorto di te.

Anche tu avevi una tua idea del mondo, ma non trovavi nessuno che la capisse, che la condividesse.

Hai parlato per ore.

Mi hai detto di metter il rosso nei miei dipinti.

Di metterci il cuore.

Mi hai detto che vedevi oltre la tela, dietro la vernice e che vedevi il mare.

Attraverso

Un mare nero, tempestoso. Io sto remando e non voglio affogare tu mi lanci una cima.

Riuscirò a prenderla?

Arriverò alla riva?

Vivrò di nuovo attraverso di te?

Il guaio è che mi sono innamorato di te ed ancora non sono capace di dirtelo.

Ceppoduro

Attraverso Attraverso

Titti

Titti non è il nome di un famoso canarino animato.

Si! Titti è il mio cane!

Un cane bastardo, come tutti i cani che ho avuto, come tutti i cani che avrò.

Nella conformazione assomiglia ad un alano anche se leggermente più basso.

Si muove ondeggiando, sempre con la coda allungata all’indietro e con alla bocca un filo di bava. Come tutti i bastardi è molto intelligente, ma anche un po scemo. Sicuramente curioso, non perde occasione di esplorare il mondo.

Non è un cane da caccia ma gli piace ormare e seguire i pulcini dei fagiani, per poi farsi fregare, perché non può entrare e seguirli, nella fitta macchia della lama del borro.

Con i ricci ha smesso di giocare, sono ispidi e non si riescono a rosicchiare come gli ossi di prosciutto che ogni tanto gli getto.

titti

Gli animali

Gli animali gli fanno tutti. Amico dei i gatti e avversario dei cani, quelli maschi, specie nella competizione per quella cagnetta in calore. Una femmina che, pur mezzo metro più bassa di lui, trova così irresistibile da volerla ad ogni costo. Perdendo, regolarmente il duello, con quei maschi più bassi che ci arrivano prima, sempre prima di lui.

Non è che abbia più fortuna con le gatte, almeno le neo mamme. Quella volta che la gatta aveva figliato dietro la stufa nella loggia, lui era così eccitato nel vedere i gattini che li annusava come fossero suoi. Come fossero ossi, avrà pensato la mamma che dopo qualche “FFFHHHFFF” con tutti i peli e i baffi ritti gli ha rifilato due unghiate sul naso da fargli uscire il sangue a fiotti.

O come con la chioccia che, pur avendo covato uova di tacchino, considerava i piccoli tacchini come figli suoi, ed a ragione direi. E che quando lui gli si avvicinava curioso gli dava dietro ad ali basse ed aperte, rincorrendolo per tutta l’aia assolata, spolverando come un trattore al lavoro nei campi.

Le macchine

Quello che lo eccitava di più però, era l’agguato all’automobile.

In campagna ne passano poche ma fanno un gran rumore per via delle buche sulla strada a sterro.

Il rombo del motore lo sente da lontano. Quando lo sente si prepara, sul margine della via, dietro la curva della stradella che viene a casa. Poi parte all’assalto della diligenza e abbaia. Se riesce tenta di mordere l’auto al fianco. Cerca di superarla, ma l’auto è di solito più veloce, nemmeno con le sue leve lunghe riesce a passarla.

Non c’è mai riuscito.

Non c’è mai riuscito, ma ieri sera si. Forse l’auto era più vecchia e lenta od il guidatore era anziano, non lo so.

Ma ieri Titti ha coronato il suo sogno ed ha superato la macchina.

Chissà che gioia, che emozione.

Quale orgoglio avrà provato? Che gli avrà voluto dire abbaiando? Schermirla perché lui aveva vinto e lei perso la corsa?

Che voleva fare quando le si è fermato davanti e l’auto lo ha travolto?

L’ho trovato stamani, nel fosso, al lato della strada, ed ho pianto.

Ceppoduro

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Dice la Fornero

Dice,

Dice la Fornero a sua discolpa che quando era al governo, dovevano trovare i soldi per il mese dopo, che non c’erano alternative.

Lei dice, se guardate il video linkato sentirete anche voi, all’esodato che deve esser soddisfatto del suo lavoro (di lei), che ha fatto la cosa giusta per far tornare i conti che non tornavano, per trovare i soldi che non c’erano.

Ma che debbano pagare sempre i soliti dove è scritto? E che quelli che pagano debbano dirsi contenti, poi?

dice

Ma la Fornero dove vive?

Ah già, dice di avere un ufficio, perché lei è tornata all’università, a lei il lavoro glielo hanno mantenuto. All’altro no! Ma il suo problema non è essere esodato, non riscuotere pensione e non aver idea di quando potrà riceverla e ricominciare a vivere. Il suo problema non sono i figli da mantenere, non sono i lavoretti in nero che deve fare per vivere. Lo dice la professoressa, ex ministro, e se lo dice lei… Ma la proffe non dice proprio così, precisa, puntigliosa, che è il lavoro bianco che manca al suo interlocutore.

“Se ci fossero ancora i Vaucher, peccato siano stati aboliti, se ci fossero ancora potrebbe lavorare e contribuire pagandoci le tasse”. Per fare cosa, per andare in pensione prima? Prima o poi? Ma quando mai un lavoratore con i vaucher ci prenderà la pensione? Che fanno? Si cumulano col lavoro precedente?
E se anche si cumulassero, con alcuni giorni l’anno non andrà mai in pensione. Come con il lavoro nero. Solo che dai vaucher gli detrarranno anche tasse e contributi.

Complimenti.

E’ proprio vero, son tutti bravi.

Tutti professoroni.

Son tutti salvatori della patria.

Tutti: “Se non c’ero io chissà che disastro”.

Signora, lei ha sbagliato tutto, se voleva fare giustizia doveva togliere i soldi a chi se li era fregati, non a chi era stato derubato.

Il contratto sociale non è stato scritto dai lavoratori, i quali si sono limitati a pagare. Se i soldi erano spariti si doveva frugare nelle tasche di chi i soldi li ha chiesti e poi distratti.

Già ma non se ne è accorta, forse lei era un po distratta.

Peccato.

Ceppoduro.

Sotto la luce della luna.

Sotto la luce della luna.

Sotto la luce della luna tutto mi pareva bello.

Ero uscito di casa a sera.

Mentre l’orizzonte si stava inzuppando nel Chianti, sempre più intensamente.

Sotto la luce della luna

Le scure colline, in lontananza, si facevano ancora più scure per la caduta del sole al di là del cielo. I pendii perdevano i dettagli che, fino a qualche minuto prima li caratterizzavano. Restavano solo i contorni. Molte creste sembrano uguali o indistinguibili.

Il rosso, piano piano virò al blu, attraverso un viola profondo per poi perdersi nell’oblio della notte.

Allora tutto scurì ed apparve migliore. La mia vita, persa, sembrava avere riacquistato un senso anche se un senso non poteva averlo più.

Avevo perso il mio lavoro. Ero perso. Non sapevo chi fossi, ne perché fosse capitato proprio a me. Io che avevo sempre aiutato tutti. Ma Dio esisteva? E se c’era, che faceva? Perché non interveniva? Perché non mi aiutava? Aveva sicuramente di meglio da fare!

Dio non c’è!

Non c’è, Dio! Ma nemmeno un dio minore c’è! Uno piccolo, poco importante! Anche usato, liso, consunto, deriso, abbandonato. Come me.

Sotto la luce della luna

Non si vede alcun dio al buio, neppure si vedono le cose della terra, al buio, ma si vedono bene quelle del cielo. Quante cose ci sono in cielo! Ma senza consolazione per noi. La terra è la nostra vita, qui nasciamo e, poi, moriamo. Nel frattempo crediamo di vivere, viviamo credendo. Credendo nelle relazioni che intratteniamo con gli altri. Conoscendoli, riconoscendoli, facendoci conoscere e riconoscere a nostra volta.  Facendoci apprezzare per quel che diciamo, per quel che facciamo, per il nostro lavoro. Quello che facciamo per noi e per gli altri.
Già il lavoro. L’avevano detto che non era importante. C’era tanta gente che voleva lavorare, anche gratis. Schiavi, prostitute schiave, deportati schiavi di ogni colore. Ma ora non si distinguono più i colori, quando è notte fonda, nel buio. Come erano bui i miei pensieri.

Sotto la luce della luna

Lo avevano detto che occorreva riformare il lavoro, che occorrevano nuove leggi, che superassero i privilegi di molti, per tutelarci di più.

Per tutelare chi?

Non me!

Io sono stato fatto fuori, tutti saremo fatti fuori.

Mi avevano pagato sei mesi.

Quanto mi restava da vivere.

Prima di ammazzarmi.

Ceppoduro

 

Draghi

Draghi

Anche Mario Draghi si è accorto che la qualità del lavoro è peggiorata, ma Renzi no.

Draghi

Renzi continua a dare la colpa del suo fallimento al presidente della Repubblica, che non ha voluto farci votare nelle finestre del 2017, ai populisti, alle campagne d’odio, alle fake news e via discorrendo.

Dice di non voler fare un governo con i 5 Stelle, dice che se lo devono fare con la Lega, perché gli Italiani gli hanno dato mandato e maggioranza.

Perché entrambi sono disseminatori di odio, no vax ecc. ecc.

“Quando gli Italiani si accorgeranno di quanto hanno fatto i governi Renzi e Gentiloni”, dice ancora Matteo, “gli riconosceranno il valore avuto”.

Renzi, oh Renzi, anche Mario Draghi si è accorto che non è stato fatto nulla, che il lavoro, dove aumentato è qualitativamente peggiorato. Anche lui si è reso conto che il Jobs Act rende precari, non liberi.

Renzi, che fake news vai dicendo?

Gli italiani il mandato di governarli non lo hanno dato a te, dopo tutto se ne è accorto anche Draghi, ma al partito democratico si.

Gli italiani non vogliono governissimi con Berlusconi, ma non vogliono neppure la Lega al governo. La lega è aumentata ma ha preso meno del PD, il PD è il secondo partito e deve governare con i 5 Stelle.

Non tu, il PD deve aiutare l’Italia, tu l’hai già rovinata abbastanza e prima vai a sciare, a pescare o fare quello che ti pare, meglio sarà per noi Italiani.

Dai retta.

Dai retta a me, Renzi, lascia.

Draghi

Lascia, vedrai come il mondo sarà migliore ed un governo per gli Italiani sarà possibile.

Anche Draghi lascerà, presto, ed anche lui ha detto di aver creato 7,5 milioni di posti di lavoro, ma ha sollevato dubbi sulla loro qualità. La sua politica ha favorito la quantità, le tue scelte hanno determinato la (bassa) qualità. Non potevi scegliere diversamente?

Che ti mancava?

La ripresa c’è stata.

Potevi scegliere tra salvare banche o utenti.

Potevi scegliere tra riduzione o ampliamento dei diritti.

O potevi scegliere tra non mandare in pensione i lavoratori o non far lavorare i giovani.

Potevi scegliere tra favorire la scuola privata o la pubblica.

Oppure potevi evitare di dare mancette da 80 €/mese, da 500€ una tantum, da contratto collettivo e relativi aumenti (da fame) siglato con le elezioni alle porte.

Potevi scegliere e l’hai fatto, anche tramite Gentiloni, ma hai scelto male e non sei riuscito di evitare quei favoritismi feudali.

Ed ora, con qualche superstite Renziano, pretendete di dettare la linea.

Draghi
Sintel

Draghi

Che draghi!

Lascia, Matteo, lascia come sta per fare Mario.

Ceppoduro