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Dati ISTAT, assieme con Ministero del Lavoro, Inps e Inail

E’ stato pubblicato i comunicato congiunto sui dati congiunturali.

sui dati ISTAT Giuliano Poletti dice:

“Sono convinto che con questo prodotto potremo assicurare, grazie a una lettura e a una valutazione coordinata dei dati, un contributo importante al miglioramento della conoscenza e delle analisi delle dinamiche del mercato del lavoro”.

Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione

L’Istat, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps e l’Inail pubblicano oggi in contemporanea sui rispettivi siti web la prima nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell’occupazione. L’obiettivo è valorizzare la ricchezza delle diverse fonti sull’occupazione – amministrative e statistiche – per rispondere alla crescente domanda di una lettura integrata delle dinamiche del mercato del lavoro

Nota trimestrale congiunta “testo PDF”

comunicato congiunto Testo PDF

L’IDEA È BUONA, mettendo insieme le varie fonti che forniscono dati sull’occupazione l’informazione è migliore, più completa, più chiara, più sicura.

Cosa ci dice lo studio dei dati ISTAT?

  1. La crescita tendenziale dell’occupazione è stata interamente determinata dalla componente del lavoro dipendente. Sia in termini di occupati complessivi (+1,8% Istat-Forze di lavoro) sia di posizioni lavorative riferite specificamente ai settori
    dell’industria e dei servizi (+3,2% Istat-Oros).
    L’andamento tendenziale trova conferma sia nei dati relativi alle Comunicazioni obbligatorie (Ministero del lavoro e delle politiche sociali-CO) rielaborate. (+543 mila nella media del terzo trimestre 2016 rispetto al terzo trimestre 2015). Sia nei dati dell’Inps-Osservatorio sul precariato riferiti alle sole imprese private. (+473 mila posizioni lavorative al 30 settembre 2016 rispetto al 30 settembre 2015).
  2. La sostanziale stabilità congiunturale dell’occupazione totale è sintesi di una

    crescita del lavoro dipendente. (+66 mila occupati, Istat-Forze di lavoro per il complesso dei settori e +77 mila posizioni lavorative per i settori dell’industria e dei servizi, Istat-Oros). E della contestuale riduzione dell’occupazione indipendente. (-1,5%, pari a -80 mila occupati, Istat-Forze di lavoro). Che è tornata a calare anche sotto il profilo tendenziale. (-1,4%, Istat-Forze di lavoro).

  3. L’incremento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti è confermato dai dati destagionalizzati delle Comunicazioni obbligatorie rielaborate:

    nel terzo trimestre 2016 si sono avute 2,1 milioni di attivazioni a fronte di poco più di 2 milioni di cessazioni, che determinano un saldo positivo (attivazioni meno cessazioni) di 93 mila posizioni di lavoro, dopo la crescita di 48 mila posizioni
    nel secondo trimestre 2016 e di 257 mila nel primo trimestre (Tavola 2).
  4. Con riferimento alla tipologia contrattuale, l’aumento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti rilevato nel terzo trimestre sulla base delle CO rielaborate è frutto di 83 mila posizioni a tempo determinato e di 10 mila posizioni a tempo indeterminato. In particolare, le posizioni di lavoro a tempo determinato sono tornate a crescere dopo il ridimensionamento del secondo trimestre 2016

    (Tavola 2).

  5.  La crescita tendenziale è invece quasi interamente ascrivibile all’incremento delle posizioni lavorative a tempo indeterminato, come evidenziato dai dati sia delle CO rielaborate (+489 mila) sia dell’Inps (+457 mila) (Tavola 1). Tale incremento, particolarmente significativo e concentrato nei trimestri a cavallo tra il 2015 e il 2016, come documentato dalla dinamica sia tendenziale sia congiunturale (Figura 1), è stato tale da indurre duraturi effetti di trascinamento anche nei trimestri successivi.
  6. La dinamica del mercato del lavoro è caratterizzata anche da una consistente riduzione tendenziale dell’inattività ( -528 mila persone), associata all’incremento degli occupati (+239 mila) e delle persone in cerca di lavoro (+132 mila) ma anche
    alla riduzione complessiva di individui nella fascia di età 15-64 anni a causa   dell’invecchiamento della popolazione (Tavola 3).
  7. Nei primi 9 mesi del 2016 i voucher venduti sono stati 109,5 milioni, il 34,6% in più rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. I voucher riscossi per attività svolte nel 2015 (quasi 88 milioni) corrispondono a circa 47 mila lavoratori annui full-time e rappresentano solo lo 0,23% del totale del costo lavoro in Italia. Il numero mediano di voucher riscossi dal singolo lavoratore che ne ha usufruito è 29 nell’anno 2015: ciò significa che il 50% dei prestatori di lavoro accessorio ha riscosso voucher per (al massimo) 217,50 euro netti.

  8. Gli infortuni sul lavoro accaduti e denunciati all’Inail nel terzo trimestre del 2016 sono stati 137 mila (di cui 118 mila in occasione di lavoro e 19 mila in itinere) in aumento dell’1,1% (+1,5 mila denunce)rispetto al terzo trimestre del 2015. Tale incremento è in linea con la crescita dell’occupazione (e quindi dell’esposizione al rischio  infortunistico) registrata in termini tendenziali da tutte le fonti.

Cosa se può dedurre dai dati ISTAT?

Cresce il lavoro dipendente, bene!

Ma l’aumento dei dipendenti compensa solo il calo del lavoro indipendente.

Il saldo è di poco positivo ma ci sono milioni di posti persi e creati e, ci domandiamo se in questo giro di valzer i ballerini siano gli stessi? Chi ha perso il posto lo anche ritrovato? Se sono gli stessi al termine delle danze ci hanno guadagnato o rimesso? Ci vien da dire che ci hanno rimesso, chi licenzia e riassume per pagare la prestazione di più? Ci sono nuovi assunti a tempo determinato, ma non dovevano finire per effetto del Jobs act. Ma il suo effetto si è visto sono aumentate significativamente le assunzioni a tempo indeterminato a cavallo tra 205 e 2016, quando ancora c’erano gli incentivi e prima che i datori di lavoro si accorgessero che non c’erano più.

Qualcuno…

Ma qualcuno potrebbe obiettare che non sono molti i nuovi 10 mila lavoratori a tempo determinato l’aumento dei voucher del 35% dimostra, a prima vista, che ci sono circa 100-200 mila lavoratori che campano di caporalato legale, con lavori saltuari da fame. Infatti il rapporto ci dice che i voucher venduti corrispondono a circa 50 mila lavoratori a tempo pieno (che non sarebbe male avere visto i numeri di cui si parla con successo) ma che in realtà significano molti più lavoratori precari che danno prestazioni saltuarie una volta a settimana quindi, parlando di 100-200 mila persone siamo al 50% più bassi della probabile realtà.

I dati Istat ci dicono che mezzo milione di persone che lavorano in queste condizioni? Non voglio dire altro che è meglio, ma quando elimineranno i voucher sarà sempre troppo tardi.

Però…

Però si può verificare anche questo, cosa significa campare di voucher, ci danno i dati, ma non le valutazioni: 88 milioni di voucher riscossi nel 2015, con in media 29 voucher ciascuno per 217,5 Euro (il cinquanta per cento della forza lavoro accessoria). Per 52 settimane in un anno qualcuno riscuote 30 voucher cioè due voucher al mese, quindi percepisce meno di un euro al giorno.

Inoltre facendo altre semplici divisioni se di 88 milioni di voucher ne sono stati pagati in media trenta per lavoratore ci sono circa 3 milioni di persone che nel 2015 lavoravano con questo sistema, e i voucher sono aumentati del 35% nel 2016. Che significa? Confidiamo che tutti ora prendano tre voucher al mese, diventando finalmente ben pagati ed in grado di fare una vita normale, con poco più di un Euro al giorno. Oppure che 4 milioni di persone sopravvivono con poco più di nulla.

Insomma…

Il ministro del lavoro cosa aspetta a dimettersi?

Ed il presidente del consiglio?

E’ responsabile anche lui? Ah si è già dimesso? Si ma non per questo. E invece di vedere il bicchiere mezzo pieno, bicchiere che invece appare completamente vuoto, di chiedere scusa agli Italiani per lo scempio commesso, non se ne parla? Sarebbe troppo.

I dati Istat Sono risultati da presentare come normali, addirittura come successi politici e amministrativi?

Lascio al lettore la triste decisione.

Ma…

Ma la ciliegina sulla torta viene messa alla fine del comunicato congiunto perché per capire tutto si deve avere la pazienza di leggere tutto, bisogna di arrivare in fondo al libro per capire chi è l’assassino.

Ci sono stati 137 mila infortuni sul lavoro +1,1% (senza, naturalmente, specificare quanti di questi si siano trasformati in decessi o abbiano causato invalidità permanenti nell’infortunato), una strage, un fallimento totale, la resa dell’obiettivo infortuni zero, dello slogan lavoriamo in sicurezza, ora che ci sono macchine e strumenti per evitare incidenti. Ora che  i DPI, dispositivi di protezione individuale, ed i corsi di sicurezza sono obbligatori per legge, ora che c’è (???) la responsabilità penale del datore di lavoro.

Comunque appare evidente l’imbarazzo per questi risultati, ci spiegano come sia un aumento in linea con l’aumento della forza lavoro (???). Ma se sono stati assunti solo gli over 37? Quelli che dovrebbero essere più esperti, più formati sulla sicurezza. Di giovani infatti non ne sono stati assunti più, forse lavorano tutti a voucher.

E’ impensabile, anche se fosse vero, che un aumento di occupazione porti con se, in maniera naturale ed automatica un aumento degli infortuni. Dovrebbe essere il contrario i nuovi assunti dovrebbero essere meglio istruiti e più protetti, degli anziani non abituati a certe tematiche del lavoro ed ad utilizzare adeguate strategie e materiali antinfortunistici.

E…

E il presidente dell’Inail, cosa aspetta a dimettersi?

Non è ancora evidente come abbia fallito nel suo compito? O è solo un ragioniere che conta il numero di incidenti? Ma allora paghiamolo adeguatamente, risparmieremo.

A maggior giustificazione viene ribadito che, dei 137 mila infortuni, 19 mila sono avvenuti in itinere, cioè nel percorso da casa al lavoro, solo 118 mila sono realmente successi al lavoro. Non sembra un gran miglioramento, questo poteva scagionare le responsabilità se solo 19 mila erano successi al lavoro, ma non è così.

Infine…

Concludendo questa, analisi minimale, non approfondita, ne dettagliata, del comunicato congiunto sui dati aggregati e mediati tra ISTAT, MINISTERO del LAVORO, INPS e INAIL possiamo sintetizzare con:

Ce n'è di che vergognarsi.

Da nessuna parte del documento sui dati Istat si ribadisce o si afferma l’impegno a migliorare i risultati: + occupazione, + reddito, – infortuni.

Si passano i dati, neutri, come fossero normali, banali, e come nel bailamme del mercato rionale, nessuno ne capisce il senso: chi, cosa e perché. I numeri, liberi dalla loro interpretazione, confondono più che spiegare.

Ceppoduro

dati istat
Giuliano Poletti, Tito Boeri

Altre fonti dati Istat:

Il fatto quotidiano

La repubblica

 

Jobs Act, perché stanno aumentando i disoccupati?

Jobs Act, aumentano i disoccupati.

Occupati, oggi siamo occupati a parlare dei disoccupati, secondo ISTAT sono 3 milioni, come riportato dal sole 24 ore, 60mila in più a Settembre. Complimenti al Jobs Act, un ottimo risultato. Ma gli inattivi calano cioè molti cercano lavoro, dopo che avevano smesso di farlo. Oppure hanno smesso di studiare, che le famiglie non possono più mantenerli e cercano lavoro.

Beh, c’è la congiuntura economica sfavorevole, questo è innegabile.

Ma anche con la pessima congiuntura attuale, gli occupati con contratto a tempo indeterminato sono saliti, dopo la riforma del lavoro. Si! E’ vero grazie. Già lo scorso febbraio giravano voci che il mitico “JOBS ACT” non fosse stato altro che una nuova mangiatoia per pseudo “imprenditori”.

In pratica tutti i nuovi contratti “a tutele crescenti” non sembrano essere altro che vecchi lavori a partita IVA trasformati, in fretta e furia, in “a tempo indeterminato a tutele crescenti”. Per poter accedere agli sgravi fiscali, altrimenti detti esoneri contributivi, che altro non sono che condoni tombali.

Per far dimenticare che imprenditori “furbetti” hanno utilizzato lavoratori “impropri” nelle proprie aziende. La mangiatoia si è ristretta, nel 2016, rispetto all’anno precedente, gli sgravi sono scesi al 40% e pure i contratti stipulati sono calati del 30%.

Ma allora funziona o no il JOBS ACT.

Dal punto di vista degli industriali è un regalo che nemmeno Berlusconi era riuscito a fargli.

Dal punto di vista dei lavoratori l’ombrello (quello del mitico Cipputi) ce l’hanno sempre in quel posto, solo il manico si gira in qua e in la secondo il momento (ora da sinistra lo hanno girato a destra).

corre_la_vita

Poi dal punto di vista concettuale il job acts è del tutto sbagliato, a partire dal nome. Usare una definizione inglese per una legge Italiana è assurdo e pure presuntuoso. Legge sul lavoro (o sui lavori) non sarebbe stato meglio? Bisogna essere anglofoni?

L’Inghilterra ha votato l’uscita dalla Comunità Europea e noi continuiamo ad esprimerci in Inglese. Chissà se tutti gli Italiani capiscono di cosa si parla dal titolo in Inglese? Penso di no. Ma vediamo di cosa si parla, direttamente dal sito del governo, useremo la sua presentazione e spiegazione:

TUTELE CRESCENTI

Incentivare le imprese ad assumere con il contratto a tempo indeterminato, non solo per le agevolazioni ma per la garanzia di avere regole certe e semplici.

Nello specifico il governo aggiunge:

L’obiettivo primario del Jobs Act è creare nuova occupazione stabile. Il contratto a tempo indeterminato diventa finalmente la forma di assunzione privilegiata.

Sono state fornite nuove regole più chiare e certe qualora si verifichino licenziamenti illegittimi. I lavoratori in questo caso saranno garantiti da un’indennità economica proporzionata alla loro anzianità aziendale. Comportamenti discriminatori o palesemente strumentali dei datori di lavoro saranno sanzionati con la reintegrazione del dipendente. Si previene il contenzioso giudiziario tramite un nuovo modello di conciliazione.

Ma questo è assurdo.

I privilegi dell’assunzione vengono dati ai datori di lavoro e non ai lavoratori. Hanno tolto il reintegro, in caso di licenziamento illegittimo, con la scusa di garantire dal licenziamento illegittimo con un rimborso economico al lavoratore. Ma non era meglio mantenere il reintegro, sanzionando l’imprenditore malandrino? Facendogli anche pagare un rimborso economico equo, da versare al lavoratore ingiustamente licenziato?

No! Prima, giustamente, non ti potevo licenziare illegittimamente, adesso si. Ma ti pago. Ma poco. Qualche mensilità al massimo. Di più, non è per niente certo entro quanto ti devo pagare queste mensilità, ne se, con buoni avvocati, posso anche evitare di farlo.

Comunque…

Comunque anche se pagate subito, prima o poi le mensilità finiscono ed il lavoro non c’è più. Insomma si assisterà ad un aumento dei licenziamenti e, contemporaneamente, ad un livellamento verso il basso delle retribuzioni.

Perché non sarà facile chiedere di aumenti a chi, senza motivo, ti può mettere in mezzo ad una strada da un giorno all’altro. E’ evidente che nell’eventuale braccio di ferro tra un lavoratore ed un datore di lavoro il più forte è il datore. Lo era prima e lo è ancor di più oggi.

Però comportamenti discriminatori o “palesemente” strumentali saranno sanzionati. Ma cos’è palesemente strumentale? Chissà chi lo sa. Però niente più giudici del lavoro solo un nuovo modello di conciliazione, concilia, concilia che tanto decido io, se e come conciliare.

POLITICHE ATTIVE

Favorire il reinserimento potenziando la rete dei Servizi per l’Impiego anche grazie al coordinamento della nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro

Questa parte del Jobs Act pensa a come recuperare i licenziati. Lo fa tramite corsi di formazione, riqulificazione, aggiornamento, ecc. per gli ex lavoratori. Lo fa anche dando incentivi (ancora incentivi?) agli imprenditori. A coloro che faranno qualcosa di specifico per l’impiego.

Naturalmente, se gli imprenditori non faranno granché per l’impiego, si pensa di utilizzare anche, revisionandoli, auto-impiego e auto-imprenditoria. Insomma non sono rottamate le vecchie partite IVA e l’impresa individuale (consulenza spicciola e banco al mercato, riparazioni edili, caldarroste per il periodo natalizio, cocco fresco d’estate ecc. ecc.)

Occorrerà inventarne molte di queste professioni alternative perché l’impiego sarà facile perderlo ma non altrettanto trovarlo. Peccato che con la globalizzazione tanti di questi lavori siano, de facto, in mano ad altre etnie e nazionalità, ma chissà, forse ci sarà posto per tutti? Confidando che poi ci sia anche chi di questi lavori possa servirsi e richiederli.

MATERNITÀ

Maggiori tutele durante la maternità anche per le libere professioniste, eliminando le disuguaglianze tra lavoratrici

Anche qui grandi idee e tante promesse, se il committente non mi paga i contributi l’INPS mi paga lo stesso, poi l’INPS finisce i soldi e…

Infine le donne vittime di violenza di genere  potranno richiedere un congedo trimestrale dal lavoro fruibile anche su base oraria.

Si ma lo otterranno? E dopo il trimestre? Boh!

FLESSIBILITÀ

Aiutare le imprese e i lavoratori a trovare nuovi modelli di organizzazione aziendale che favoriscano la produttività e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro

Ma perché prima le ditte erano ingessate e non producevano bene? Infatti il “Made in Italy” era sinonimo di cialtroneria e cattivo gusto? Ma vaaa… Ma nooo. si tratta di: Un orario lavorativo meno rigido, il telelavoro, la possibilità di fruire dei congedi parentali anche su base oraria insomma si tratta di chiacchiere, tutte cose che c’erano anche prima o si potevano fare senza far tanto puzzo.

Bello il congedo parentale su base oraria, certo poter uscire un’ora prima può essere utile ma se vuoi aiutare una mamma o un babbo a crescere un piccino, falla, fallo, stare a casa mezza giornata tutti i giorni o meglio tutto il giorno per tre o cinque anni.

Come dite?

Non ci sono le risorse?

E allora di cosa ragioniamo?

Dare agevolazioni a spese dell’agevolato riesce a tutti. Sarebbe come se volessimo mandare la gente in pensione facendogli chiedere un prestito in banca, perché non possiamo pagarli l’assegno, non credete?

TUTELA DEL LAVORO

Nuovi strumenti per sostenere chi perde il lavoro o è temporaneamente sospeso, ampliando la platea dei beneficiari e sostenendo quelli più svantaggiati

E’ giusto, qui son d’accordo al 100%, chi non ha lavoro deve essere aiutato, cosa stiamo assieme a fare se non aiutiamo che sta peggio di noi? Ma chissà che vuol dire allargare la platea dei beneficiari?

Vediamo.

Se comprendo bene si tratta di dare sussidi anche a chi oggi non li prende, perché apprendista o lavoratore a nero. Ma il lavoro nero si deve prima far emergere. Sarà istituita un’apposita, nuova, agenzia del lavoro per questo. Mi viene in mente una canzone  il cui testo diceva: “…parole, parole, paroleee…”

SEMPLIFICAZIONE

Meno adempimenti burocratici ed un quadro normativo chiaro sono la chiave per creare più lavoro

E qui casca l’asino. Solo per questo “meritava di farlo”, sto maledetto Jobs Act.

Instaurare un rapporto di lavoro e gestirne le varie fasi sarà più facile. 

Certo se ti assumo o ti licenzio lo decido io, più facile di così. “Ti piace vincere facile?”.

Via, via, via, eliminare i contratti strani: Saranno eliminati i contratti scarsamente diffusi, o che sono stati utilizzati in maniera distorta ed elusiva come le associazioni in partecipazione e le collaborazioni a progetto.  

Ma si potevano anche eliminare prima o senza cambiare altre regole no? No!

Il passaggio verso la forma di lavoro stabile e subordinato permetterà alle aziende non solo di non incorrere in sanzioni, ma anche di usufruire degli incentivi introdotti dall’ultima Legge di Stabilità (Legge n.190/2014) per le assunzioni a tempo indeterminato, garantendo così un cambiamento qualitativo del mercato del lavoro.

Aha, sempre per dare soldi alle aziende e per non sanzionarle. Mi sembrava strano che la semplificazione fosse veramente a favore del lavoratore o dei disoccupati.

…aver tolto i lavori…

Bene, direte voi, anche solo per aver tolto i lavori precari, il Jobs Act, merita di essere ricordato. Niente più partite IVA (sicuri?) niente cococo, niente quaqquaraqqà, niente ‘a fà’.

Ma però non dimentichiamoci i VOUCHER, utilizzati per retribuire prestazioni di lavoro accessorio. Chi lavora con un voucher è tutelato? No, fino a poco tempo fa era anche sconosciuto, poi, il governo ha “dovuto” introdurre VOUCHER nominativi altrimenti era come agevolare il lavoro nero.

Quindi chi ne trae beneficio? Ma sempre l’azienda, ovvio, Ti può far lavorare per qualche minuto, ed è a posto con le leggi, e lo stato ne riscuoterà dei contributi ma non ci pagherà mai pensioni.

Che furbata, questi sono geni.

E l’ombrello del Cipputi lo prende sempre in quel posto il lavoratore.

Lavoratore che con i voucher non avrà futuro. Con quel voucher non potrà avere prestiti, mutui, decurtazioni del quinto, niente. Non gli cambierà nulla, tutto resterà come prima. Ma se accetta un lavoro pagato con voucher, quali sono le sue condizioni. Soprattutto quali saranno le sue prospettive, le sue possibilità?

Insomma una bella riforma, su cui guadagnano in pochi, i soliti, e perdono tutti gli altri, i soliti.

La costituzione, disattesa, dice che l’Italia è una Repubblica basata sul lavoro. Il lavoro è dignità, autonomia, indipendenza. Infatti nel Jobs Act si parla del non lavoro, di aiuti a chi non ha lavoro o lo perde, a sostegni, recuperi, aiuti per ritrovarlo. Voglio dire che parla solo del lavoro che non c’è. Forse perché il Job Acts contribuisce ad incrementare la mancanza di lavoro, la sua precarietà. Forse il Job Acts tenta di aumentare il numero dei senza lavoro, per giustificare il Jobs Act stesso. o forse il governo ha creato lavoro per se stesso, per potersi occupare di disoccupazione.

…preoccupati…

Anche noi ce ne siamo preoccupati, vedete, il lavoro aumenta, il Jobs Act funziona.Jobs 2015_018_paese_di_strada

Però, dobbiamo dirlo, se siamo in piazza non è colpa del governo, che ha cercato di metterci una pezza, come ha potuto (male) e come ha saputo (male) o come gli è stato possibile (anch’io mi domando come questo sia stato possibile).

L’economia globale, la globalizzazione, permette agli imprenditori di andarsene, se vogliono, dall’Italia. Occorreva togliergli la grana del reintegro, non potevano andarsene e mantenere l’impiego ai lavoratori. Devono potersene andare, licenziando e salutando, senza altri problemi.

Grazie al governo Renzi ed al Jobs Act ora possono farlo.

Diciamo grazie Governo.

Grazie Renzi.

Grazie.

Ceppoduro

 

Un radioso futuro

Un radioso futuro

Quando ero piccolo non c’erano trattori, la mezzadria era ancora la principale occupazione nelle campagne. Ma tutti si aspettavano un radioso futuro

Praticamente tutti lavoravano a mezzadria. Anche se c’era gente che andava a Firenze a fare il muratore o il carpentiere. O ancora meglio il piastrellista o l’intonachino. Questi lavoravano a cottimo, per guadagnare di più.

Poi, piano, piano, tutti se ne sono andati da far questi ed altri mestieri. C’è stato il boom, poi la crisi adesso la deflazione. Insomma il mondo del lavoro è cambiato. I posti di lavoro sono cambiati. Le donne sono andate a lavorare, un lavoro importante a scapito della cura familiare. A volte no, non della famiglia, ma sempre a scapito di qualcosa. Tanto che se oggi, in famiglia, non lavori almeno in due sei alla, o vicino alla, canna del gas.

Tanti lavori sono spariti. Cambiati o cambiati di mano. Sono passati a quelli venuti dall’est, dal sud da altrove.

Sono stati inventati i computer, con tutto quello che ne segue. Adesso un agricoltore ne ha, minimo, due, di trattori. Con tanti attrezzi al seguito, specializzati in lavori speciali.

E poi le auto, una per uno, qualcuno due o più. E gli spostamenti sempre migliori. Sempre più facili, più caotiche su strada, su nave, per l’aria e per l’etere.

Poi hanno inventato l’Euro. Euro che, in associazione con la concorrenza dei lavoratori stranieri, ha mantenuto i salari a livelli infimi, da fame. Abbiamo anche quella, non dichiarata, ma tanti Italiani patiscono la fame. Vanno alle mense della CARITAS per mangiare.

Comunque siamo ottimisti. Si sta ancora bene. Solo che non si vede.

Si prospetta un radioso futuro

L’educazione si è persa, molti ragazzi, molti adulti, non sanno usare bene la lingua. Che la scuola avesse perso dei pezzi era evidente, sono trent’anni che la stanno smantellando. Con i tagli lineari, con le non ristrutturazioni, con i soffitti che crollano, dopo le ristrutturazioni. Con le aule che non ci sono. Inserite in fatiscenti edifici, che andrebbero ristrutturati completamente per poterli utilizzare per questo scopo. E invece sono rabberciati alla meglio, forse imbiancati, forse, ogni tanto.

Come ogni tanto tagliano l’erba lungo le strade. Ma tardi, a fine Giugno, così non ricresce e non si deve ritagliare una seconda volta.

Geniale.

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Un radioso futuro  SANYO DIGITAL CAMERA

Dimezzata, forse anche tri-mezzata la spesa per tagliare le erbacce.

Intanto fino a Giugno crescono e crescono bene, che piove sempre. Di la dal guard rail, una selva.

Ma ci sono anche erbe eleganti. Come l’avena sativa dal lungo stelo. Da cui si diramano i piccioli, esili e allungati, dei semi, che in coppia ricadono verso il basso. Aprendosi a forbice. Il grappolo che si diparte dallo stelo ha forme lineari, leggermente curve; bellissime.

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Rende bene anche in pittura per dei primi piani, di contorno, sofisticati.

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2014 acrilico su tavola San Leolino di Giancarlo Arrigucci http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_14/2014_0037_San_Leolino.html

Speriamo in un radioso futuro

Forse non tagliamo più l’erba per non vedere emergere i rifiuti. Scaricati dalle macchine in corsa. Ben coperti dall’erba si espongono a noi, in tutta la loro bruttezza, al taglio dei margini delle strade. E nessuno che passi a pulire, nessuno che eviti di sporcare. Meglio non tagliare.

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Ma se non tagli l’erba ai margini, è difficile entrare agli incroci, non si vede chi arriva, se non quando ce l’hai addosso.

Ma non si può, si spende troppo. Il Comune, la Provincia, la Regione o lo Stato non hanno soldi da spendere. Ovvero ne hanno sempre meno. E certamente non da spendere per questo.

E’ strano, il lavoro costa sempre meno. Non ci sono stati aumenti significativi dei salari dell’entrata in vigore dell’Euro. Il potere di acquisto delle persone è, conseguentemente, diminuito.

Le macchine sono diventate molto comuni, non è che costino poco, ma ci sono. Ce ne sono tante e riescono a fare di tutto. Anche tagliare l’erba al margine della strada.

Oggi la Morte dovremmo rappresentarla con il decespugliatore, non con la falce fenaia; che non la ricorda nessuno, che nessun o sa a che serve.

Un radioso futuro Quando ero piccolo non c'erano trattori, la mezzadria era ancora la principale occupazione nelle campagne. Praticamente tutti lavoravano li. V0017612 Life and death. Oil painting. Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images images@wellcome.ac.uk http://wellcomeimages.org Life and death. Oil painting. Oil Published: - Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
V0017612 Life and death. Oil painting.
Credit: Wellcome Library, London. Wellcome Images
[email protected]
http://wellcomeimages.org
Life and death. Oil painting.
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Published: –
Copyrighted work available under Creative Commons Attribution only licence CC BY 4.0 http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
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Alla fine del tutto di Giancarlo Arrigucci 1979 http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_03/1979allafinedeltutto0.html

Un radioso futuro

Con i computer si riesce a fare molto più lavoro di un tempo. Il personale contabile è diminuito, enormemente, a causa di questo.

Potendo fare con meno gente, ce ne saranno tanti disponibili per altri lavori? Certo, infatti abbiamo un tasso di disoccupazione elevatissimo. In questo siamo primi, anche noi nei record, finalmente.

Le tasse non sono diminuite. Le entrate fiscali neppure. L’amministrazione è più snella, ma non ci sono soldi per tagliare l’erbaccia.

Come è possibile?

Dovremmo cominciare a fare i conti intasca a questi amministratori. Non sembrano capaci, oppure non sono onesti.

Dovremmo vivere in un mondo felice. La nostra agricoltura potrebbe sfamare il mondo, con prodotti di qualità. Ma non si sfama neppure per se ed ha bisogno di spot per vendere il Chianti, che altrimenti chi lo conosce, chi lo compra.

C’è qualcosa di profondamente sbagliato o mistificato, è evidente.

Dobbiamo solo imparare a distinguerla e denunciarla.

Qui cerchiamo di farlo, fatelo anche voi.

Che aspettate?

Avete paura?

O ci lucrate pure voi?

 

Non temete, costruitevi, ora, un radioso futuro.

Ceppoduro

Un radioso futuro Quando ero piccolo non c'erano trattori, la mezzadria era ancora la principale occupazione nelle campagne. Praticamente tutti lavoravano li. 1979P1200053_lzn
di Giancarlo Arrigucci 1979 http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_03/1979P1200053.html

Alla radio… ho sentito che la situazione è migliorata

Alla radio

Alla radio ho sentito che la situazione è migliorata,

Finalmente ci sono tanti posti di lavoro in più “cinquntunmila” credo di aver sentito. Non ricordo più se mese su mese o anno su anno, magari nel trimestre.

Peccato che nel contempo i disoccupati siano aumentati.

“”Ma è una buona cosa” ha detto il ministro” si è affrettato a dire il giornalista:”quando si creano nuovi posti, anche i disoccupati incalliti cercano nuovamente lavoro, sperando di trovarlo.

Ovvero noi non sappiamo chi lavori o meno, se sei occupato o disoccupato lo dichiari tu, se non ti lamenti vuol dire che va tutto bene. Che sei sazio e felice, senza problemi.

I giovani, poi sono sempre inoccupati quasi uno su due.

Ma sono stati creati posti di lavoro. Quale lavoro non è importante, con quale contratto, nemmeno.

Intanto  lavoratori di un “Call center” sono stati salvati dal licenziamento in tronco, grazie all’intervento del governo, il ministro a garantito qualcosa al datore di lavoro, così non chiude, per ora.

Ma se il “Call center ” era in crisi ed ora non lo è più è stata un scelta giusta aiutarli?

Quali benefici ne trarremo?

E i lavoratori saranno più produttivi? O più flessibili?

Ma forse non capisco nulla di economia.

Nemmeno di politica.

Che non ve ne siano più al mondo intero. Che si disperdano come polvere al vento. Per sempre.

call-centerB alla radio

Tanto quei disgraziati che ci “lavorano” qualcosa di meglio e più utile per tutti lo troveranno di certo da fare.

Voglio gridare, voglio dire a tutti. Viva la costituzione, viva la repubblica democratica fondata sul lavoro. Quello vero.

Ceppoduro

 

 

Il Job Act Francese, passerà o non passerà ?

Il Job Act Francese

In Francia stanno discutendo di una legge sul lavoro come il nostro “Job act”.

Visto come è andata in Italia ci stanno provando tutti a cambiare le regole del gioco (del lavoro).

Ma non sta andando proprio come da noi: Operai e sindacati sono in sciopero. Le manifestazioni sono vere e proprie battaglie (che ci siano i “Blocs noirs” anche lì?).

Qui ha protestato solo l’accademia della Crusca, contraria ad usare un termine Inglese inutile per la legge sul lavoro.

In una settimana sono finite le scorte dei carburanti, hanno spento le centrali nucleari e non so cos’altro si sono inventati. A che nostalgia quando anche in Italia si scioperava per qualcosa. Fosse anche solo per ridurre l’orario di lavoro dei piloti Alitalia. Che nostalgia per le manifestazioni dei controllori FFSS.

Purtroppo dopo la Fornero siamo entrati in depressione e non riusciamo più a protestare. E da questa depressione non ci siamo ancora ripresi, nonostante l’ottimismo del governo.

A nulla sono valsi gli incitamenti alla lotta e alla ribellione di Bersani, Anche i sogni di rottamazione sono finiti in qualche cassetto che nessuno apre più. Gli psicofarmaci non sembrano funzionare, come fanno invece i dopanti  e gli anabolizzanti.

Meno male che ancora possiamo indignarci per la sorte dei Marò e per il naufragio di un barcone a 35 miglia  dalla costa Libica, durante l’avvicinamento per il salvataggio in mare. Da notare che 35 miglia sono circa 56 km  e 570 km è la distanza tra Mazara del vallo a Tripoli. 506 km da Siracusa, 350 da Malta e 300 da Lampedusa.

Il Job Act Francese 0

Naturalmente se non vogliamo impegnarci troppo, possiamo sempre manifestare contro le buche di Roma.

Ma no! Non lo faremo, siamo Italiani, ci siamo evoluti. Ormai non ci importa più niente del lavoro che non c’è, cose plebee. Non ci importa della vita, ne della morte, cose di chiesa. Ci basta amore, salute e amici (della Defilippi).

Povera Italia

Povera.

Il Job Act Francese

Il Job Act Francese 3Il Job Act Francese 2Il Job Act Francese1

 

 

 

 

 

Ceppoduro

Fonte:

Il fatto quotidiano

La repubblica

Omaggio al primo Maggio, festa dei lavoratori. Festa insanguinata.

Omaggio al primo Maggio

Festa del lavoro

Secondo quanto riportato dal Fatto quotidiano, l’anno scorso, 1.172 persone che hanno perso la vita facendo il proprio mestiere. +16,15 per cento rispetto al periodo gennaio-dicembre 2014. A cui si sommano i 184 infortuni fatali che si sono verificati in Italia dall’inizio dell’anno. Registrati dall’osservatorio indipendente di Bologna del metalmeccanico in pensione Carlo Soricelli.

Che con 274 giorni lavorativi del 2015 significa oltre 4 morti al giorno. Oltre 70 morti in più rispetto all’anno precedente. Eppure il 12%, quasi, dei nostri connazionali non lavora, addirittura il 40% dei giovani. Eppure si continua a morire nel, per, sul lavoro.

Sarà per questo che ci sono meno assunzioni nel primo trimestre 2016. Molti hanno paura di morire, meglio disoccupati. Ho forse hanno paura del “Job Act”. Ma perché una definizione in inglese quando “legge sul lavoro” mi sembra altrettanto chiara e concisa? Non funziona di più “tolti gli sgravi fiscali”?

Di solito quando si usano termini desueti o stranieri, non si vuol far capire il contenuto delle affermazioni. Quindi “amici” siate più chiari, “please”, e dite le cose come stanno.

Omaggio

Io non posso dire di conoscere bene il JA, ma togliere diritti e tutele per darne altri, inferiori e meno efficaci, non mi sembra una gran pensata. Ma tant’è; la pensata l’ha pensata chi l’ha pensata e se vogliamo lavorare dobbiamo adattarci. Se vogliamo lavorare ed avere un posto fisso … fisso? Ma no, che fisso, con le tutele crescenti, conviene licenziare più di prima. I primi a Tolmezzo, dopo solo otto mesi, se gli va bene  prenderanno un mese di stipendio di indennizzo, anzi quattro, che sembra sia il minimo, “che figata il JA, isn’t it”?  E’ il posto fisso, baby! Ma dai! Dai!

Omaggio a occupati disoccupati

Ma dove sono finiti quei capitani coraggiosi? Gli imprenditori con le idee? Quelli che volevano creare, costruire, produrre qualcosa, qualcosa che era la loro realizzazione personale, che contava più di loro stessi, più della loro vita e della loro famiglia. I costruttori di auto, moto, treni, palazzi, città che per farlo avevano bisogno di aiuto, da parte di ingegneri, di ragionieri, di inventori e di lavoratori. Di lavoratori… gente che mette in società non le proprie idee ma il tempo ed il lavoro necessario per realizzare le idee degli altri, dei dirigenti dei padroni, i padroni… gente che…

Omaggio

NON CI SONO PIÙ CAPITANI, coraggiosi o meno.

Omaggio

Oggi è meglio prendere in concessione un’autostrada. Un po d’etere. Di banda larga. Larga ma non troppo. Meglio fare il magnaccia che se qualcosa non va si cambia aria al più presto. Meglio contare i soldi di ogni esercizio, ogni anno si fa un bel RESET. E se l’anno dopo cala o va male si chiude baracca e non ci si pensa più. Gli imprenditori non sognano più, non vogliono essere ricordati per il bene che hanno fatto alla comunità.pre Periscono, più concretamente, che sia la comunità a fare del bene a loro. I grandi sogni sono spariti con il secolo passato, sono morti. Scomparsi con lui, malati terminali come i molti che hanno lavorato amianto.
Di quegli anni, della Milano da bere, sono rimaste delle belle foto pubblicitarie. Opere di grandi fotografi non più tanto (c)attivi e “scattanti”.

Come in tutte le cose, anche nell’offrire lavoro, alla fine, tutti hanno preferito prendere, non dare, e poi, quando il lavoro, il lavoratore non servono più, liberarsene.

Noi lavoratori o disoccupati, manuali o concettuali, proletari o meno, auto-smartfono muniti, totalmente brandizzati e omologati ci siamo liberati dal lavoro, ma abbiamo perso. Quando credevamo di aver vinto, quando ormai pensavamo di essere riusciti a mettere all’angolo il datore di lavoro, ci siamo distratti, ci hanno contrattaccato e subito ci siamo arresi.

Omaggio

Forse i figli dei nostri padroni sono stati migliori di noi, figli di lavoratori, loro non si sono imborghesiti, non si sono bevuti il cervello con la TV. Noi abbiamo eletto politici incompetenti, inconsistenti, impresentabili; anch’essi brandizzati e sponsorizzati, ma, come dai figli dei datori di lavoro, che come loro sono smodati, affamati, voraci, insaziabili.

Una volta si rubava con moderazione e per il partito, ora lo si fa alla luce del sole, alla grande, ovunque e comunque. E lo si fa per se e per i propri amici e conoscenti, dalla famiglia fino al Clan, mafioso o politico mafiosi che siano.

Omaggio

Un bel ritratto di questa politica Italiana lo ha fatto un certo signor Piercamillo Davigo affermando che i politici “non hanno mai smesso di rubare, hanno solo smesso di vergognarsene”.

Basta stupidaggini, volevo omaggiare il primo del mese delle rose. Ma mi son perso per strada tra morti e morti di fame.

Un altro mese è passato, come passano tutto e tutti su questa terra.

Passerà anche dell’altro.

Omaggio

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Un’ultima considerazione, nei secoli e nei millenni trascorsi i lavoratori sono stati sfruttati lo stesso. Ma i loro sfruttatori hanno li hanno usati per creare ricchezza e bellezza, di cui si sono circondati ed adornati. Per lasciare memoria di se, lasciandole a noi. E infatti oggi abbiamo palazzi statue, gioielli, opere d’arte ed un’infinità di reperti e manufatti che sono stati fatti dal lavoro di tanta gente. Ce li hanno lasciati in eredità perché ne potessimo godere come ne hanno goduto loro ai tempi.

A qualcuno in questi tesori piace guardare la fine fattura e la grande bellezza. Io preferisco ricordarne anche il sudore ed il lavoro che hanno richiesto, di cui ogni oggetto è impregnato fin nel profondo. Ma oggi, oggi non ci lasceranno nulla, ne arte, ne bellezza, ne sudore, ne altro, forse rimarrà solo denaro e neppure di metallo o di carta, ma elettronico, virtuale, come la nostra vita attuale.

Che pena.

Ceppoduro

 

Fonti:

Il fatto quotidiano

La stampa

 

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Electrolux

Electrolux

Interessante, l’Electrolux dopo una grande crisi e la minaccia di portare la produzione di frigoriferi in Polonia o in Ungheria, ha fatto molti sabati di straordinario, tutto il giorno, per la produzione di un frigo che vende bene; ancora oggi, da Settembre, alcuni sabati di straordinario sono richiesti, si stanno discutendo, si vedrà.

Una situazione “al limite”, se consideriamo che oggi l’impiego in Electrolux è ridotto al minimo e la spada di Damocle del trasferimento di lavoro all’estero pende sulla testa dei lavoratori rimasti. Comunque la si veda però “il lavoro resta lavoro e va fatto quando c’è”, sembra essere il pensiero di molti, sindacalisti compresi.

Sono d’accordo, non si sputa più nel piatto in cui si mangia, sulla possibilità che ti offrono di lavorare, poi così aiutiamo l’azienda ecc. ecc. Niente da obiettare il culo ci si fa quando c’è da farselo, non possiamo avere remore, ne passare la palla agli Ungheresi.

Certo però che questo tipo di imprenditoria Italiana, o multinazionale che sia, non sembra essere seriamente interessata al bene della comunità in cui opera. Dimenticavo, sono Svedesi, che gli frega di Pordenone, di Forlì o delle altre sedi Italiane. E poi è giusto la globalizzazione ci ha portato alla competizione, peccato che la gara sia sempre al ribasso, peccato.

Seriamente

Purtroppo le cose vanno in questo senso, smantellamento, delocalizzazione, competizione Europea, ma è la direzione giusta? Possiamo fare qualcosa? Idee?

No. Non possiamo nulla, solo aspettare la fine, poi si ricomincia, nel frattempo lavorando anche la Domenica, se necessario.

Ah, dimenticavo, potremmo decidere, politicamente, di non stare più al gioco della globalizzazione e applicare altre regole, migliori per noi, ma quale politico Italiano o Europeo lo farebbe mai? Chi lo voterebbe? Poi chi ci comprerebbe i frigoriferi? E chi ci stamperebbe la cartamoneta? E il welfare? la sanità, gli asili, le scuole, i servizi e il gas? e…?

Eh cari signori, ci siamo fregati con le nostre mani, abbiamo deputato qualcuno a rappresentarci che ha fatto il doppio gioco, o che nemmeno ha capito a che gioco giocassero, ma forse non ha nemmeno capito che ci facesse lui lì o di cosa parlassero gli altri. Ah se avesse studiato! Se gli avessero “imparato” meglio l’inglese! Forse qualcosa avrebbe capito, forse avrebbe parlato diversamente, ma non preoccupiamoci non ci crollerà il cielo addosso, che era la fissa di Obelix, ma pioverà gentilmente, piano piano, con il sole e l’acqua calda ci bollirà, come la rana in pentola, piano piano.

Che peccato, non saremmo mai stati ricchi, ma avremmo potuto essere tutti benestanti.

Ceppoduro

Fonte: il sole 24 ore

Il messaggero veneto

Il Gazzettino TV

QDPVNews

 

Electrolux secondo Wikipedia

Storia

Electrolux è stata fondata nel 1910 a Stoccolma come Elektromekaniska AB, per poi cambiare il nome in Elektrolux quando si unì alla Lux nel 1919. Elektromekaniska AB era nata per la produzione di aspirapolveri. La Lux a sua volta era stata fondata a Stoccolma nel 1901 per produrre lampade a cherosene.

Il nome Electrolux è stato assunto nel 1957. Electrolux ha assorbito molteplici aziende nel corso del tempo. In alcuni casi continua la produzione con il marchio delle aziende che ha acquisito.

Electrolux ha 22 impianti produttivi in Europa, è il primo produttore nel continente, e detiene con i suoi marchi il 25% del mercato mondiale degli elettrodomestici. Nel 2011 acquisisce dal gruppo Sigdo Koppers la cilena CTI, uno dei principali produttori di elettrodomestici sudamericano e proprietario dei marchi Fensa, Gafa, Mademsa e Somela.

Marchi del gruppo Electrolux

  • AEG
  • Advance Tech
  • Alpeninox
  • Arthur Martin
  • Atlas
  • Beam
  • Bendix
  • Castor
  • Chef
  • Corberó
  • Dishlex
  • Dito
  • Dubix
  • Electrolux
  • Elektra
  • Electrolux Laundry Systems
  • Electrolux Professional
  • Elektro Helios
  • Eureka Vacuum Cleaners
  • Faure
  • Fensa
  • Frigidaire
  • Gafa
  • Gibson Appliance
  • Juno
  • Kelvinator
  • Leonard
  • Lux
  • Mademsa
  • Marynen/Marijnen
  • Menalux
  • Moffat
  • Molteni
  • Parkinson Cowan
  • Philco
  • Progress
  • Prosdocimo
  • REX
  • Rosenlew
  • Sanitaire
  • Simpson
  • Smart Choice
  • Somela
  • Tappan
  • The Boss
  • Therma
  • Tornado
  • Tricity Bendix
  • Volta
  • Voss
  • Wascator
  • Wascomat
  • White-Westinghouse
  • Zanker
  • Zanussi
  • Zoppas

Lavoro

Lavoro

Nel giorno della festa dei lavoratori.

Sempre nella trasmissione di cui parlavo nel mio post precedente, si parlava anche di lavoro.

Si diceva che l’Europa fa di tutto per migliorare la condizione lavorativa dei giovani. Si è parlato di

EURES (European Employment Services – Servizi europei per l’impiego) e della strategia Europea 2020, per portare il tasso di occupazione Europea più su, con un investimento miliardario, naturalmente.
Ore se volete potete vedere i numeri e sentire le interviste ai link che vi ho meso sopra, ma io volevo solo puntualiìzzare il concetto che ci sta dietro.
Durante la trasmissione si enfatizzaveno i risultati, posti di lavoro in più, o almeno, se non addizionali, trasformati da precari a fissi.
A parte il fatto che i nuovi fissi Italiani a tutele crescenti fanno si che se ti vogliono licenziare, es perché in cinta, ora lo possano fare, pagando, ma pagando niente.
Il programma Europeo prevede la mobilità dei posto in Europa, più posti dove ce n’è bisogno accessibili a chi ne ha più bisogno, sempre che abbia capito bene e che sia veramente così, mi sembra buono, un ricercatore potrà finalmente ricercare, un ingegnere ingegnarsi, un intellettuale intendere ed essere pagato per questo.
Ma un operai, un manovale, un muratore, un contadino un raccoglitore di pomodori un addetto all’autospurgo, magari con figli piccoli, magari con la casa ereditata dal padre morto di cancro da pagare a rate per la successione, come potrà usufruire di queste facilitazioni lavorative o d’impiego in Europa, come potrà muoversi per la Germania, per l’Inghilterra, meno male che almeno l’inglese, o il Francese, ogni Italiano lo conosce benissimo, almeno riuscirà ad intendersi con i nuovi colleghi e compagni di lavoro.
Meno male che almeno la famiglia che resta in Italia potrà aiutarlo ad inserirsi nel nuovo ambiente, grazie agli scambi culturali creati in 70 anni di gemellaggi e quant’altro Meno male che con Skype alla sera potrà vedere i figli rimasti in Italia crescere bene e giocarci per farsi amare e riconoscere come padre.
Meno male hanno pensato a tutto.
Sono contento.
Finalmente i mie soldi non sono stati buttati al vento, inutilmente.
Ora i mie figli potranno emigrare senza valigia di cartone e spago.
Che dire di quelli che parlano male dei burocrati Europei, definendoli con i peggiori epitaffi: parlano male.
E…pensare male è peccato, anche se molte volte ci si indovina.
Giancarlo