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Biennale d’arte a Città di Castello Perugia

Biennale

Come sapete quasi 150 artisti hanno esposto a Città di Castello per la Biennale di Ciao Umbria, in programma dall’11 al 19 marzo al Quadrilatero di Palazzo Bufalini.

Visita la pagina informativa.

biennale

L’iniziativa organizzata assieme a Marco Giacchetti raccoglie esponenti affermati e talenti emergenti, rappresentativi di quanto di meglio si muove sia in Umbria che fuori. Sono stati selezionati ed invitati i nomi più interessanti nel panorama artistico attuale e a loro è stata proposta l’installazione di una mini personale, che renda l’idea della loro opera meglio di un singolo quadro.

In palio c’erano dei prestigiosi riconoscimenti: soprattutto il Premio Roberto Quacquarini, la punta di diamante delle molteplici attività dell’Associazione Culturale Gruppo Amici Arte e Ciao Umbria.

La Biennale è intitolata ai maestri Pierluigi Paracucco, Daniela Casula, Monacchia Giuliano, che in modi e in tempi anche diversi hanno regalato all’arte e alla cultura originali eccellenze.

Marco Giacchetti, che per la manifestazione tifernate si avvale di Donatella Masciarri, artista di Città di Castello, membro del direttivo, ha trovato in lei un riferimento per l’organizzazione e la progettazione della biennale.

Di seguito le opere esposte

Pierluigi Paracucco

Daniela Casula

Giuliano Monacchia

Alessandra Mapelli

Donatella Masciarri

Giovanni Mapelli

Edoardo Giannattasio

Marco Giacchetti

Carmela di Prima

Fernando Pettinelli

Monia Brozzetti

Giulia Sanna

Silvana Iafolla

Massimo Fusconi

Cinzia Prosperi

Alfiero Coleschi

Garcia Yoanky

Diego Baglioni

Arnaldo Renzini

Giuliano Belloni

 

Philip Needham

Artista sconosciuto opera Punti di Visita

Samir Auboriche

Fabrizio Fabbroni

Alfiero Coleschi

Giuseppe Boriosi

Marco Manni

Andrea Gambelunghe

Alvaro Vicaroni

Sergio Massetti

Daniele Sbaffi

Mihaela Pascu

Rita Tassini

Antonella Maranghi

Carlo Rossi

Luciana Urbinati (LUBY)

Giancarlo Arrigucci

Chiara Dionigi

Giuliana Bissi

Rosanna Salari

Susanna Montescuro

Giuliana Arena

Andreina Vannuzzi

Giuseppe Dragoni

Mariateresa Corrado

Carla Medici

Donatella Tomassoni

Paola Musio

Costantino Gatti

Tiziana Befera

Arianna Gasperini

Bruno Giustinelli

Giampiero Giannoni

Santuccia Petretti

Mariana Stoian

Talita Pinti

Damà

Davide Pennecchi (Picaro)

Roberto Albasi

Irene Rossi

 

Natascia Baccaro

 

Marcello Tosti

Virginia Pesce

David Urru

Adriana Gigliarelli

Maria Teresa Arca

Annamaria Veccia

Alessandro di Bari (Blacksmith)

Mariangela Baldi

Silvia Carizia

Giovanna Germani

Joy Stafford Boncompagni

Elisabetta Grappasonni

Laura Bordi

Manuela Trottolini

Teresa Marcyzic

Luisa Spagnoli

Donatella Alunni Chiaravalle (Doni)

Roberta Bizzarri

 

Carlo Paolo Granci

Mariastella Giovannelli

Alessandro Mazzoni

Riccardo Fiorucci (Riky)

Franco Gaburri

Fabrizio Pruscini (da Cavargine)

 

Fiorella Tozzini

Chiara Musio

Annarita Micanti

Lello Negozio

Luciano Colcelli

Annarita Campagnacci

Maria Nieves Valles

Mohan Testi

V. Gherardini

Fiorella Torrini

Armando Tordoni

Savino Napoleone

Massimo Zampedri

Gianni Maneschi

Clara Crocioni

Giancarlo Matteucci

Artista sconosciuto

Barbara Lunetti

Andrea Cagnetti

Valentina Angeli

Nicola Severino

Fernando Falaschi

Afid Abouriche

Marco Petturiti

Giuliana Capocchia

Patrizia Gaggioli

Federico Pecorelli

Monia Romanelli

Joanna Stys

Pietro Pecorari

Mario Antonini (Maran)

Giuliano Gustinelli

Koffi Dossou

Vittorio Gnaldi

Clotilde Balestrieri

Mariella Pelosi

Luciano Trombi

 

Sauro Montesi

Maria Emilia Ciannavei

Luigi Grasselli

Marcello Rigucci

Chiara Baioccio

Daniela Covarelli

Giovanni Perna

Luigi Rossi

Giosuè Falcone

Franco Taccogna

Francesca Calabrò

Francesco Coradazzi

Stefano Menichelli

Maria Antonietta Giannini

Carmen Forni

 

Giancarlo

 

 

Prendono Trump per populista incompetente protezionista.

Prendono Trump per…

Prendono

Prendono Trump per populista.

Perché promette, promette e non fa niente.

Mi! Mi par di vederli, questi populisti, governarci negli ultimi trent’anni. E, mi! Mi sembra che oggi siano ancora lì, al governo.

Prendono Trump per incompetente.

PrendonoPerché non sa nulla di politica.

Mi! Gli incompetenti mi sembra di vederli qua. Ma magari è vero. Mi! Magari fosse vero anche qui. Voi dite che è vero anche da noi? Mi! Se lo dite voi.

Prendono Trump per protezionista.

PrendonoPerché vuole metter dazi in un mondo globalizzato. Mi! Che senza dazi la fabbrichetta, o la fabbricona, l’han portata in Romania, Polonia e Bulgaria. Che poi se si va a vedere ben bene, son già arrivati anche in Bielorussia e tutt’attorno.

Qualunque cosa ne pensino i nostri eroi della finanza, coi dazi in entrata le fabbriche restavan qui, sicuro.  Però domandandoci a chi giovino i dazi rispondono: “Non ai  ticoon finanziari”. E allora giù a globalizzare, che è bello. Bello, bello, bello! Soldi che girano, vorticosamente. Soldi che vanno, soldi che vengono, impacchettati discretamente. In buste, bustine e bustarelle.

Soldi, tanti soldi, un fiume vorticoso, un fiume in piena. Soldi di tutti, che tutti stan bene, anche tu. Sinché non ti ti accorgi che i soldi son finiti. Soldi non hai. Soldi non fai! Chi ha un laghetto, di liquidità, continua a pescare e prendere pesci. Chi è al verde si può solo sparare.

Il risultato di questa liberalizzazione, globalizzazione e plutodemocrazia è la ghettizzazione della società. O stai nel ghetto dei ricchi o in quello dei poveri.

Nel ghetto dei ricchi si sta bene, tra i poveri c’è gara alla sopravvivenza.

I più poveri lavorano a meno ed impoveriscono di più.

I più poveri comprano a meno ma spendono tutto per comprare quel poco a meno.

La merce a meno si produce dove il lavoro costa meno (gli uomini che lavorano costano meno) e si consuma dove gli uomini che hanno meno sono di più e guadagnano sempre meno. E si continua così finché i sempre più numerosi poveri se lo potranno permettere. Mentre i dazi, che non ci sono, non riaggiusteranno mai il tiro. Mentre il lavoro si sposterà ancora ad est per scansare le richieste dei poveri e creare nuovi poveri. Sempre più in là.

Prendono Trump per il culo

Perché definisce il campo di gioco, le regole e le squadre a modo suo, senza sentire il parere dei politici.

Quando i politici dovrebbero imparare da lui.

Le fabbriche delocalizzate in Messico tornano in Texas, gli Statunitensi troveranno lavoro a casa e non all’estero, se vuoi investire ti conviene investire negli Stati Uniti per non pagare il dazio, i prodotti senza dazio, fatti in USA si venderanno meglio, a prezzi inferiori e ci si guadagnerà di più.

Bravo Trump, non credo che tu sia un benefattore, ma almeno dici le cose come stanno, prendendo a schiaffi questi signori, servi di chiunque, ma grandi maestri di vita.

Ceppoduro

E’ vero! Ci stanno prendendo per il culo.

Allora

E’ vero?

Ci stanno prendendo per il culo.

Potevano facilmente evitare che ce ne accorgessimo. Ma forse ci hanno voluto schiaffeggiare, umiliare, deridere. Siamo proprio dei fessi.

è vero per il gasL’autority ha ridotto il prezzo del gas. Era ora! Erano due trimestri che lo aumentavano. Due trimestri lunghi e freddi, autunnali ed invernali.

Un bel risparmio, -2,7%, peccato che a Gennaio ci avessero rifilato un doppio aumento luce e gas +0,9 e + 4,7%. Acciderbolina, allora meno male che adesso la corrente sia aumentata solo del 2,9%, altrimenti sai che strike.

Allora

E’ vero!

Ci vuole proprio bene l’autorità.

L’autorità dell’energia controlla il mercato tutelato, i contratti tutelati possono essere variati solo dall’autorità. Chi sceglie il mercato libero ha prezzi diversi decisi dal gestore.

Nel mercato libero, le offerte sono buone, i rincari, terminata l’offerta, anche. Ma non tutti son così, ci sono anche quelli che si comportano male e ti fanno pagare anche quello che non vuoi. Talvolta anche quello che non hai. Ma sono pochi, non conviene neppure parlarne. La maggior parte degli operatori sono bravi e non ti derubano.

"E' Vero"Peccato abbiano aumentato l’elettricità, ora che viene il caldo, stavo pensando di acquistare un condizionatore. Ora non posso più farlo. Sbaggetterei la spesa, non ho “lamp sum” da dedicarci, no; non comprerò. Se questo determinerà un aumento della recessione, pazienza. Se per questo licenzieranno in una fabbrica di elettrodomestici, ri-pazienza. Che devo mantenerla io l’economia?

Peccato però, sarei stato proprio bene al fresco.

Allora sai che faccio? Visto che il gas è calato, ora che viene il caldo, invece di spegnere il riscaldamento lo accendo e trasformo la casa in sauna e bagno turco. Poi, il prossimo autunno, quando ri-aumenteranno anche il gas, starò al freddo, quel freddo che mi hanno negato ora, con l’aumento dell’energia elettrica, per questa estate, torrida, che verrà.

Si farò così, per contestare l’autorità. Per dirgli che non sono d’accordo con i movimenti dei prezzi che fa. Che io non la riconosco. E se anch’io non accetto le sue direttive che autorità volete che sia? E allora: “abbasso questo”, “abbasso quello”, “viva VERDI”.

L’Italia risorga.

Ceppoduro

Fonti:
Il salvagente.it

Repubblica.it

sostariffe.it

Tasse

Tasse: la costituzione non ne parla, se non indirettamente negli articoli:
Articolo 2 e 53.

TASSE e COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività

Questo sembra tutto, a parte altri cenni sul pareggio di bilancio, nessuna menzione a tasse e gabelle.

Quindi contribuire economicamente alle spese della Repubblica è richiesto inderogabilmente a tutti in ragione della capacità contributiva (della disponibilità personale).

Bene, bene, bene.

Si devono pagare le tasse, o almeno si deve contribuire alla ricchezza pubblica e deve concorrere di più chi ha di più.

Ma chi paga le tasse?

Sicuramente i cosiddetti “consumatori”. Sono i migliori pagatori. Ci sono tasse come l’IVA che non sono “evitabili”, loro le devono pagare. In molti casi il balzello è del 22% del valore della merce, non poco direi, ma accettabile se tutto gira bene donare un quinto del valore acquistato è ragionevole e possibile.

Però questa è una tassa ingiusta, colpisce allo stesso modo, per lo stesso importo, sia chi ha tanto che chi ha poco. Qualcuno cerca una giustificazione nel fatto che il ricco spenderà molto ed il povero meno, il che riequilibra la tassa ma non le differenze sociali. Differenze, d’altronde, che non mi sembra vogliano essere riequilibrate da nessuno, ma forse sbagliamo.

Le tasse più giuste, anche se molto salate, sembrano essere quelle sul reddito, se tutti lavorano (sic), tutti contribuiscono, ed in proporzione al guadagno.

Peccato che non tutti paghino: Qualcuno legalmente con gli sgravi fiscali, che altri invece non hanno. Qualche “contribuente” non paga perché non è conosciuto o si nasconde al fisco. Questi “non contribuenti”, confidiamo, saranno ricercati, trovati e perseguiti. Ricercati sicuramente. Trovati raramente. Perseguiti mai.

Questa sembra una forte sperequazione. Ma non è la sola. Abbiamo tasse sugli immobili, sulle automobili, sui mobili, sui fermi e sugli infermi e chi più ne ha più ne metta, che anche loro non sono ne eque ne solidali. Per questo… possiamo dire che…

Le tasse ci sono.

Ma a pagare sembrano sempre i soliti, soprattutto senza proporzionalità.

E’ una questione di cultura, di etica: si cerca di pagar meno nascondendo l’importo versato e, contemporaneamente, si sfoggia ricchezza mostrando di avere più di quanto sia possegga veramente.

Dovremmo insegnare ai nostri giovani ad essere orgogliosi di contribuire più di altri alla vita comune, orgogliosi di mostrare non quello che si ha ma quello che si paga di tasse.

Questo non precluderebbe di possedere più di altri, perché ci verrebbe chiesto in proporzione a quanto abbiamo, a tutti.

Ma prima dovremmo far piazza pulita dei ladri, dei corrotti e di tutti gli approfittatori che girano intorno a noi. Non sarà facile ma possiamo vincerli se non li invidiamo, se non li consideriamo furbi, se non lo faremmo anche noi se potessimo. La sfida è solo culturale. L’etica si insegna, prima, in famiglia con l’esempio e poi a scuola con le parole.

tasse

Invertiamo la rotta.

Insegniamo ai nostri figli.

Pretendiamo una scuola migliore.

Denunciamo pubblicamente che imbroglia.

E speriamo bene perché la vedo dura.

Ceppoduro

 

 

Con l’era industriale

Noi Europei.

Con l’era industriale abbiamo migliorato le condizioni di vita generali:

Non soffriamo più la fame (non tutti, escluso 795 milioni di persone nel 2015).

Non dobbiamo lottare con animali feroci per procurarci cibo o vestiti (ma 4 milioni e 600 mila Italiani sono in povertà).

Non moriamo più per molti agenti patogeni letali del passato (anche se ci sono altre cause di morte: Ischemie cardiache e malattie cardiovascolari ecc).

Con l'era
Cause di morte i n Europa fonte http://ec.europa.eu/eurostat
Con l’era moderna, comunque, abbiamo perso il controllo delle cose.

Macchine, oggetti, abiti e cibo non sono più prodotti da noi, non sappiamo più come e di cosa sono fatti. Questa perdita di controllo non è banale, dobbiamo fidarci di altri che non conosciamo, che neppure stanno vicini a noi. Per questo nel tempo si è sviluppata una fitta legislazione su come debbano essere fatti gli oggetti, particolarmente stringente sui cibi, per far si che il “consumatore” finale potesse conoscere sia la composizione che il valore nutritivo dei cibi.

Ma è sufficiente la legislazione? Funzionano i controlli? Cosa c’è in realtà nei e sui cibi? Noi non lo sappiamo.

Sulla frutta cosa troviamo? Quali additivi vengono usati per conservarla? Cosa contengono le confezioni e cosa cedono alla frutta, alla carne, al gelato, alla verdura. L’insalata sarò contaminata dalle radiazioni di Chernobyl? E il grano delle merendine, quello economico, per tenere bassi i costi di produzione, dove sarà cresciuto?  Quelle belle pere da dove verranno, e lì, quali garanzie saranno date per il consumatore?

Se ci sono nazioni dove certi diserbanti sono consentiti, certi antiparassitari non sono ancora stati vietati, certi metodi di raccolta e stoccaggio sono ancora tollerati… dove trovano sbocco le loro merci?

Saranno capaci i “mercati” di proteggerci da questi pericoli?

Forse si, forse no.

Ma le neoplasie al colon, al pancreas, al fegato ed allo stomaco, anche se non sono le maggiori cause di morte sono pur sempre tra le maggiori e allora:

Con l’era industriale

ci stanno AVVELENANDO E NON LO SAPPIAMO?

Può darsi. Dovremmo difenderci.

La soluzione potrebbe essere l’uso del biologico, ma il biologico non può essere la soluzione per tutti.

Forse dovremmo ricominciare a produrre da noi: l’orto nel balcone, l’orto si che ci permette un controllo maggiore del cibo.

Poi penso all’inquinamento delle città, nella maggior parte delle quali i limiti delle PM10 sono superate molto presto dall’inizio dell’anno e mi scoraggio.

Abbiamo tolto il piombo dalle benzine rosse che ora, verdi, emettono il benzene, se le marmitte catalitiche non funzionano. E sappiamo che se andiamo da casa al bar le marmitte catalitiche non funzionano, si devono scaldare prima di funzionare, quindi anche se andiamo lontano finché non si scaldano non funzionano.

Sarà per questo che le neoplasie ai polmoni alla trachee ed ai bronchi assieme alle malattie respiratorie croniche contribuiscono così tanto alla nostra morte?

Forse sì, forse no.

Magari dovremmo ripensare la nostra vita. Forse dovremmo ritornare a patire un po di fame, a spostarci a piedi o in bicicletta.

Con l'era

O forse sarebbe ora di smettere di costruire, e se costruiamo costruire bio, e con più rispetto per noi e per la terra.

Forse sì, forse no.

E’ un suicidio,

forse.

Giancarlo

Una estemporanea

25/02/2017 – Bastiola

Una estemporanea di beneficenza per l’ANGSA, si è svolta sabato a Bastiola,

Una estemporanea organizzata dal gruppo amici dell’arte “ciao Umbria” di Bastia Umbra, presieduto da Marco Giacchetti coadiuvato da Donatella Masciarri, , Giovanni Mapelli e Silvana Iafolla, ha avuto un’invidiabile adesione con partecipanti da tutta l’Umbria e dalle regioni vicine.

L’associazione ANGSA si occupa di Autismo ed organizzerà un asta con le opere prodotte per raccogliere fondi.

seguono le foto dei quadri.

Una estemporanea

Una estemporanea Una estemporanea Una estemporanea

Una estemporanea
Quadro fotografato durante l’esecuzione, poi perso da me nel finale
Lo stesso quadro finito ma recuperato da una foto d’ambiente scattata alla fine.
Una estemporanea
Particolare di una foto scattata duante la manifestazione, del quadro finito non ho traccia.

Ecco un altro cavallo, in corsa con òa criniera al vento. Metafora della libertà, della forza della bellezza.

Penso

di non aver fatto le foto di tutti i quadri prodotti durante la manifestazione, se i pittori eventualmente esclusi avessero la foto delle loro opere sarebbe interessante completare la galleria (lasciate un commento con informazioni su come contattarvi)

Prossimamente cercherò di aggiornare l’articolo anche con la lista dei partecipanti.

Intanto vi mostro alcune foto della manifestazione.

 

un estemporanea
Ecco un soggetto che troverà molto appeal nella giornata: Il cavallo. Ad esempio il cavallo degli scacchi, negli scacchi è bello e importante. Bello per la forma e importante per come si muove, come non può fare nessun altro pezzo, insomma un fascino speciale.

 

Altro tema gettonato, l’acqua nelle sua varie forme. Il fiume scorre via lento e sulla superficie si rispecchia il mondo. Panta rei.
un estemporanea
Sempre l’acqua: una marina speciale.
ancora dell’acqua azzurrissima.
Acqua di un tramonto sul mare.
Il pote che unisce ciò che l’acqua separa.
Sempre acqua, anche in bianco e nero.
Acqua sormontata da un sole immenso e caldissimo.
E l’acqua si iravede ovunque come tra le canne del lago.
L’acqua che spunta e si allarga ancora.
Terzo ed ultimo cavallo di oggi, fiero, invincibile ed invitto. Bianco come devono essere i cavalli speciali.
Una estemporanea

Giancarlo

Geometrie

Geometrie

Geometrie

Abbiamo detto in altri articoli che le necessità agrimensorie degli antichi Egizi hanno sviluppano la geometria occidentale. Ma in oriente, la geometria si è sviluppata per ragioni religiose.

Gli Induisti, ad esempio, costruivano altari vedici a forma di falcone stilizzato. Erano fatti di mattoni dalle geometrie particolari e i sacerdoti misuravano le dimensioni dell’altare  con l’aiuto di funi. A causa delle credenze dei “veda” di quella religione, i sacerdoti dovevano aumentare di una unità le dimensioni dell’altare ad ogni nuovo anno rituale.

Questo doveva continuare finché non si fosse aumentato di 107 volte il volume iniziale.

GeometrieEcco il falcone stilizzato: quattro quadrati per il corpo centrale, due per le ali con aggiunta di un quinto di quadrato per parte un quadrato la cosa con l’aggiunta di un decimo di quadrato il tutto per un area di 7,5 quadrati.

Naturalmente queste figure geometriche diventano cubi e parallelepipedi nella  solidità dell’altare. Non deve essere semplice aumentare di una unità il volume di un altare di area 7,5 quadrati. Ma anche se prendiamo un semplice cubo di misura 1, che avrà volume 1 cubi, non sembra facile raddoppiarlo. A meno che non gli affianchiamo un cubo uguale, nel qual caso però perdiamo la forma iniziale.

A prima vista si potrebbe pensare di raddoppiare il lato del cubo ma non funziona. Un cubo di lato doppio presenta un volume otto volte maggiore (2x2x2=8 invece di 1x1x1=1), Questo vale, in misura minore, anche per l’area, raddoppiando il lato si maggiora l’area di quattro volte.

Quindi il raddoppio è semplice solo nei segmenti, dove le misure si possono semplicemente sommare.

Come si raddoppia il quadrato

Per raddoppiare un quadrato il modo più semplice, anche avendo a disposizione solo una corda è misurare la diagonale. Con questa misura costruire un nuovo quadrato, che avrà area doppia.

GeometriePer verificarlo basta contare i triangoli

Geomerie

 

 

 

 

 

 

 

 

Altro modo di rappresentazione:GeometrieOppure

Geometrieo

Geometrie

 

 

 

Questo tipo di raddoppio ci porta a scoprire alcune proprietà del triangolo rettangolo isoscele, quello bianco in mezzo ai triangoli e quadrati a colori. Il quadrato costruito sulla sua ipotenusa uguale alla somma dei quadrati costruiti sugli altri cateti: verificate pure con i triangoli colorati. il che non è altro che l’enunciato del teorema di Pitagora, e questo è vero per tutti i triangoli rettangoli: la somma dei quadrati costruiti sui due cateti è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa.

Come si raddoppia il cubo

Abbiamo imparato a raddoppiare il quadrato ma come possiamo raddoppiare il cubo, come richiesto poc’anzi? Bene, fin’ora abbiamo fatto tutto con la riga ed il compasso con mosse semplici ed intuitive, purtroppo questo non si può fare anche per il cubo.

Questo coinvolge anche la soluzione del teorema di Fermat, ma lo vedremo un’altra volta con altre geometrie.

Giancarlo

 

Carnevale de i figli di Bocco

Castiglion Fibocchi (AR)

I figli di Bocco e il Carnevale

Il carnevale di Bocco è un carnevale unico dalle nostre parti; non ci sono carri, ma ci sono tante maschere. I costumi di queste maschere sono meravigliosi, anche i più semplici.
Le maschere sono disposte e dislocate nei vari angoli del centro storico del paese, molte sono quasi immobili statutarie, ma puoi fotografarle, puoi farle abbracciare dalla tua ragazza, dai tuoi figli, posano per te, altre interpretano un ruolo, un scenografia, hanno atteggiamenti studiati, che parlano per loro, altre ancora si muovono, disturbano quelle ferme, salutano, solleticano, si intromettono nelle foto.

Questo lo fanno anche i visitatori del carnevale, che non hanno riguardo, attraversano, entrano, si insinuano in ogni spazio libero, vogliono cogliere l’attimo, la photo mirabilis e non si rendono conto di rompere la scena, di rompere l’atmosfera, …di rompere.

Ma insomma se il tempo ti assiste, come domenica scorsa, al carnevale  di Bocco puoi vedere cose che gli altri umani neppure hanno mai immaginato.

Anche la musica, diffusa ovunque è bella ed intonata alla festa.

E bravi i figli di Bocco.

Gabriele D’Annunzio, Carnevale vecchio e pazzo

Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia a un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso,
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore Carnevale
e gli fanno il funerale,
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.

 

Gianni Rodari, Carnevale

Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
e con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
“Colombina,” dice, “mi sposi?”
Gianduia lecca un cioccolatino
e non ne da niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “È Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.”

Carlo Goldoni, Carnevale

La stagion del Carnovale
tutto il Mondo fa cambiar.
Chi sta bene e chi sta male
Carnevale fa rallegrar.

Chi ha denari se li spende;
chi non ne ha ne vuol trovar;
e s’impegna, e poi si vende,
per andarsi a sollazzar.

Qua la moglie e là il marito,
ognuno va dove gli par;
ognun corre a qualche invito,
chi a giocare e chi a ballar.

Sono i figli di Bocco.

Giancarlo

Figure geometriche, manipolandole si scopre qualcosa sui numeri.

Sempre sui numeri:

Manipolando le figure geometriche si scoprono altre caratteristiche dei numeri:

Le figure geometriche, lo studio delle loro dimensioni e i rapporti fra di loro nascono probabilmente con la necessità ricordare gli appezzamenti di terreno: la loro appartenenza o la loro posizione dopo una piena (ad esempio del Nilo), conoscerne, valutarne e riposizionarne la grandezza. Insomma il bisogno agrimensorio ha fatto nascere la geometria.

figure
Veduta dall’alto dell’esondazione del fiume Bacchiglione a Cresole di Caldogno, Vicenza. ANSA / VIGILI DEL FUOCO

L’area di un appezzamento, rettangolo, quadrato o triangolo che sia, poteva essere importante per recintarvi gli animali in numero congruo al nutrimento offerto dall’area stessa, e per questo si ritorna alla necessità di contare ed al concetto di insiemi. Ciò che si vuol contare va delimitato, ma non lo possiamo confinare a caso, gli animali devono essere in numero giusto o si disturbano o, peggio, si uccidono.

figure

Ma calcolare le grandezze dei campi, degli orti dei recinti non deve essere stato facile, ma deve essere venuto naturale quadrare queste misure, un passo in avanti, un passo di lato, un passo indietro e con l’ultimo passo siamo tornati alla partenza. Il perimetro è venuto da se; quattro passi. L’area, siccome tutti i lati sono uguali, è di un passo, un passo quadrato. Raddoppiandolo la figura da una lato il quadrato si trasforma in rettangolo e la sua area raddoppia, due passi quadrati: due passi per un passo. Facendo due passi per ogni lato è come raddoppiare dal lato lungo la figura precedente, il rettangolo torna quadrato, quindi la sua area diventa 4 passi quadrati, 2 passi quadrati + 2 passi quadrati o 2 passi per 2 passi. Dalla somma di due appezzamenti di 2 passi quadrati, siamo passati alla moltiplicazione: 2 per 2, cioè 4 passi quadrati.

Quindi il quadrato è la base di tutte le superfici, di tutte le figure geometriche e tutte vanno misurate in quadrati, ed è il padre delle quattro operazioni sui numeri.

figure https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/6/62/Quadratura_rettangolo.png
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Quadratura_rettangolo.png

Quella sopra è una dimostrazione pratica di come possiamo quadrare il rettangolo di base a ed altezza b, usando la media geometrica.

Ma moltiplicando base per altezza (a*b) si ottiene lo stesso risultato.

Naturalmente se la figura geometrica non è ne quadrato ne rettangolo, cioè se non ci sono solo angoli retti tra i lati della sua figura il calcolo della quadratura non è così semplice.

Altre figure con angoli retti o meno, regolari o irregolari, sono: il triangolo, il pentagono, l’esagono, l’eptagono, l’ottagono e poligoni vari, fino ad arrivare al cerchio con un solo lato, senza linee dritte, solo una linea e curva.

Ma forse di questi altri numeri ne parleremo un’altra volta.

Avete presente l’incommensurabilità tra lato e diagonale di un quadrato? Fu il primo caso nel quale l’incommensurabilità fu dimostrata.

Ma ne riparleremo

Ne riparleremo,

Ne.

Giancarlo

I nostri numeri.

I numeri

I nostri numeri ci accompagnano ovunque. Ci siamo talmente abituati che li usiamo anche senza pensarci. Anche nel linguaggio enumeriamo senza renderci conto di farlo.

Una volta, uno che conosco…”

“Prenda una pasticca, due volte al dì”

“Facciamo due passi assieme?”

“Piovve sette giorni su sette

Come siano nati i nostri numeri non si sa con certezza. Sicuramente la loro nascita è molto antica. Sicuramente sono un astrazione delle cose reali, per poterne parlare, per ricordarle, per pensarle. Sono stati inventati perché sono utili.

Nostri numeriPer logica il primo numero pensato dovrebbe essere stato il numero “uno”, il più semplice, la base su cui iniziare a contare e costruirci sopra tutti gli altri aggiungendo ancora uno. Ma potrebbe essere nato assieme il concetto di “molti”, “tanti”, “Numerosi”, “Mucchio”, “Branco”, “Gregge”, “Gruppo, “Famiglia” insomma il concetto di insieme, che racchiude e da cui poi si estrae l’individuo, l’unità.

Può darsi che il primo sistema di numerazione sia stato semplice, si contava uno e tanti; forse anche tantissimi (innumerevoli). Pochi avranno pensato ad un’infinità, come probabilmente nessuno pensava “nessuno”, o “niente” oppure “nulla”, concetti questi più recenti. Inizialmente avranno contato quello che vedevano attorno, forse le operazioni sui numeri si sono sviluppate comparando e valutando i cambiamenti, tante capre altrettanti sassi, poi le capre muoiono e si tolgono i sassi, ne nascono e se ne aggiungono, vien naturale sottrarre e sommare.

Poi forse si è visto visto che

con i numeri si poteva fare di più che sommare (contare) e sottrarre (contare indietro, togliere), si potevano contare anche le volte che si sommava uno stesso numero o che si sottraeva (moltiplicare e dividere), i numeri cominciarono ad essere interessanti per se stessi e se ne scoprirono molte proprietà: l’essere pari i dispari, multipli o sottomultipli, quadrati o radici di altri numeri, iniziava l’astrazione dei numeri.

nostri numeri
http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_03/1979allafinedeltutto234.html
Con i nostri numeri si svilupparono anche differenti sistemi di numerazione, i più favoriti per i nostri numeri potrebbero essere stati quelli che si basano sulla nostra anatomia:

-Binario, uno, due, due e uno, due e due, due e due e uno, due e due e due, ecc. (si conta bene sinché i numeri sono piccoli)

-Usando le dita di una mano può esser stato inventato il sistema a base 5 Anche questa (finché i numeri non crescono troppo)

-Con due mani  vien bene a base 10

-Con anche le dita dei piedi si può arrivare a base 20.

Nostri numeri

La loro rappresentazione scritta o l’uso di abachi per contare è venuta molto dopo, come evoluzione dell’uso di piccoli sassi, conchiglie o semi.

I primi conti saranno stati fatti nella sabbia? O nella polvere? O su una parete rocciosa?

Forse solo nella testa dei nostri antenati.

Giancarlo

 

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Divertente storia dei numeri