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Un giorno

Era un pomeriggio uggioso

Si gettò nel vuoto, aprì le braccia e, sbattendole leggermente, volò, volò via; librandosi in aria come un uccello. Sembrava un giorno come un altro.

Fu così che Gino si accorse delle sue capacità mentali.

Bastava che pensasse di fare una cosa che, anche senza averla mai provata prima, riuscisse a farla.

Il volo era sicuramente la più bella, soddisfacente e spettacolare.

Riusciva anche a librarsi in aria da fermo; di solito spiccava il volo dopo un piccolo saltello in alto, ma ci riusciva anche semplicemente spiegando le ali, ehm… le braccia, piano piano.

Ma non era sempre stato così.

Non aveva molta fiducia in se stesso e nelle sue capacità, era timido, introverso e un po’ secchione.

Era incapace di qualsiasi azione, era un mentalista. Pensava, immaginava, viveva in un mondo tutto suo. Avrebbe voluto fare tante cose ma… ecco si bloccava, non riusciva ad esprimersi, non sapeva come fare, gli mancava lo spunto.

Un giorno

Un giorno conobbe una ragazza. Quasi una bambina, ma bella, bella come le bambine non sanno essere, era bella come una donna, era una donna, doveva essere la sua donna, fu la sua donna.

Si chiamava Era. Era era li, di fronte a lui, ma lui non sapeva chi era. Lei disse qualcosa e lui capì. Voi avete presente quando si dice un colpo di fulmine, ecco una saetta passò fragorosamente da un corpo all’altro. Un botto tremendo, Gino capì anche che la fine, la sua fine era ad un passo da lui.

Quella femmina lo attraeva come l’antimateria attrae la materia, come il più attrae il meno. Sapeva che non aveva tempo, doveva decidere immediatamente, doveva capire cosa fare per evitare di annichilirsi con lei, fece tre passi indietro e si buttò.

Si gettò nel vuoto, aprì le braccia e, sbattendole leggermente volò, volò via; librandosi in aria come un uccello.

Poi tenne le braccia aperte, planando verso il basso.

Atterrò in un vicolo, si calò il cappuccio sul volto e camminò calmo verso casa.

La madre gli aprì la porta e gli chiese: “Oh, Gino, finalmente, come è andata oggi a scuola?

Ceppoduro

Tramonto

Ci siamo

Siamo arrivati al tramonto.

Uno spettacolo della natura, bello e scenografico.

La parte del giorno più densa colorata e comunque mai grigia.

Ma dopo il tramonto cosa ci sarà? Il buio, della notte, a volte profonda? La morte? Morte che come cantava Branduardi, è unica, viene una volta sola, come la vita, e come essa non torna più.

Io non mi aspetto gran che dopo il tramonto. Se potessi vegliare, organizzare i ricordi, passarli a qualcuno raccontandogli le storie, la mia storia. Ma non si vive di notte, almeno noi esseri umani. Di notte si dorme e ci si ripara al coperto, di notte si muore.

Allora, anche se dopo il tramonto non ci raggiunge la morte, il buio che viene nasconde i colori vividi di poco prima, le luce si spegne, il sole cala e nessuno sa se tornerà un domani.

La paura è l’unica cosa che può accompagnare la notte, mentre il sole infuoca un altro orizzonte e poi un altro e un altro ancora fino a domani,… forse.

Il tramonto è passato

Non ne resta che un debole ricordo, che svanisce via via lasciando il posto alla paura, alla paura del domani che mi assale pian piano.

Lo so… lo so… è un pensiero sbagliato, ci sarà un domani e sarà bellissimo, come lo è stato oggi, com’era ieri.

Ma…

Maledizione il buio è freddo e neppure la legna che arde riesce a scaldare il cuore.

Sono solo e infreddolito, impaurito.

Incapace di accettare la fine, la fine del giorno, la fine della vita, la fine di tutto.

Non posso neppure appellarmi ad un qualche dio, so che non risponderebbe, neppure ad indovinarne il nome.

Allora posso solo rintuzzare la brace, che non si spenga la fiamma e con essa speranza.

Dovrei dire a qualcuno ciò che conosco, non vorrei che fosse troppo tardi, non vorrei non avere tempo, non vorrei che non ci fosse un domani, e mai più neppure uno ieri.

Ceppoduro

Anno nuovo

Anno vecchio

L’anno vecchio passa, è passato, lascia il testimone all’ anno nuovo.

Ma che cambia? la convenzione vuole che finisca tra poco, ed anche tra poco più di un ora, e poi tra poco più di due ore e così via finché non finiscono i meridiani ed i fusi orari.

Accidenti che inutilità il passaggio dell’anno, serve solo ad invecchiare. Si conta il tempo passato finché non è più di quello rimanente. Sperando sempre che l’anno nuovo sia meglio di quelli passati, sapendo benissimo che non sarà così. I migliori anni della nostra vita sono sempre quelli passati. Perché non ritornano, perché li ricordiamo, li ricordiamo meglio di come erano ed erano meglio di come li abbiamo vissuti.

Attendo l’ anno nuovo

Ma che fare nell’attesa del passaggio? Mangiare, ballare, assistere ad uno spettacolo o stare con gli amici? Ma che fare di diverso dal resto dell’anno? Ma perché fare qualcosa di diverso dal resto dell’anno? Allora io penso e posso pensare poco, ci sono degli amici, c’è un po di musica, si gioca al tavolo.

Mi chiedo perché si festeggi l’anno nuovo? Ma infondo l’ho già detto perché vogliamo che sia migliore, non sapendo che ci inganniamo, l’anno che verrà non sarà mai migliore, almeno finché non finirà e ne saranno passati altri a farcelo scordare e ricordare migliore.

E allora festeggiamolo, anche se non lo sappiamo, sarà molto meglio di quello dopo. Ma anche lui poi passerà e sarà un anno bellissimo della nostra vita, godiamoci anche lui, godiamocelo tutto.

Per favore.

Intanto Alexa suona una canzone molto bella e ti parla con altrettanta seduzione.

Il tempo scorre come i tasti del computer, i pensieri frullano in testa e non ti lasciano solo, puoi pensare, ragionare, dirti delle cose, ma non puoi dirlo ad altri. Nemmeno a voi che leggerete, sarà tardi sarà un nuovo anno che dovrò dimostrare tutto il suo valore.

Ma lo dimostrerà passando più in fretta di quanto si sia fatto attendere stasera.
Buon anno!

Ceppoduro

Profumo

Capita

Oggi ho cambiato profumo

Non che puzzassi… non mi piaceva più il mio solito, quello che usavo da tempo.

Mi sono detto che era tempo. Potevo cambiare, dovevo cambiare.

Una nuova strada mi si parava davanti, dovevo solo prenderla, intraprenderla, portarmi avanti.

In realtà sono un tipo tradizionalista, non cambio facilmente,forse non cambio mai. Sempre la solita routine, sempre il solito tran tran.

Come dirlo… preferisco quello che conosco all’ignoto. Non preoccuparti, non ho paura, non sono fifone, non sono conservatore. Ma non mi manca nulla, non ho bisogno di nulla, specie le novità.

Se voglio qualcosa di diverso me lo invento, lo creo, lo determino, non vado pazzo per l’incognito, l’ignoto lo ignoro, lo evito se posso.

Alle volte

profumo

Ma può succedere che ti prenda la voglia. Come è successo a me. Ho pensato che lo steso profumo, alla lunga, puzzi. Non che puzzi veramente, ma alla fine non si distingue più a naso, e neppure si può apprezzare in altro modo, un profumo è immateriale, come il puzzo, il cattivo odore, il miasmo.

Sono fortunato, posso cambiare profumo senza che se ne accorga qualcuno. Le mie relazioni sociali sono molto distaccate, sia moralmente che fisicamente. Insomma non mi si fila nessuno, e allora posso approfittarne, non ci sarà nessuno a sentire la differenza e domandarmene la raone.

Di cambiare profumo

Se mi va di cambiare posso farlo e…

Niente “why?”, niente “because…”, anzi niente di niente.

Solo la soddisfazione di non essere adusi al momento, sentirsi liberi, sentirsi nuovi, sentirsi diversi.

No, no, non essere diversi, mai, siamo quel che siamo anche se non ci piace, e a me piace molto quel che sono, no…

A volte una spilla senza senso, senza appartenenza aiuta a cambiare, a far finta di cambiare.

Sono sempre cambiato pur rimanendo me stesso.

Voglio essere io

Solo sembrare un altro.

Non uno meglio, non di più, non più ricco…

solo diverso.

Ceppoduro

Fuoco

Un fuoco

Sono anni che il fuoco cova. Coperto di cenere, senz’aria per non avvampare, cova dentro.

Sembrava spento e pensavi che tutto sarebbe andato bene, che tutto stesse andando bene, che sarebbe continuato così, ma così non è stato… per via del fuoco.

Un fuoco covante è pericoloso, il più pericoloso; quando si mostra è tardi, brucia e distrugge tutto.

Non pensavo sarebbe accaduto.

Non ci pensavo più.

Poi sono scivolato.

Il terreno sotto di me cadeva ed io cercavo di non franare con esso. Ma più arrancavo, più mi aggrappavo agli appigli che mi si mostravano, più mi mancava terreno sotto i piedi e precipitavo.

fuoco

Una luce

Stavo bene nella penombra della mia vita. Non avevo più affanni, i pensieri nel senso di preoccupazioni, mi avevano lasciato libera la mente. Ero in pace con me e con il mondo.

Ero nel mio Nirvana personale, senza più vita, senza desideri. Finalmente non volevo, non invidiavo più alcunché. Nemmeno amavo o odiavo e non pensavo di potermi illudere ancora.

Non immaginavo di rivedere la luce. Invece l’ho vista, la vedo, è qui di fronte a me… sei tu!

E’ bastato sentire la tua voce per illudermi di nuovo. Non dovevo, non dovrei illudermi, ma non potrò farne a meno.

Ho ritrovato il desiderio e voglio, devo, bramo stare con te.

Il buio

Il buio si è rotto. Quel fuoco, con le sue fiamme vive, ha dissolto la tenebra, che ancora si mostra tra i suoi riflessi, ma ormai divampa così tanto che le tenebre sono scomparse sotto la luce potente dell’amore.

fuoco

So che è un illusione, che non durerà, non può durare in eterno, come vorrei. Sono conscio che verrà il momento nichilista, tornerà il buio, finiranno le illusioni e il desiderio sarà un ricordo.

Quando ti avrò perso morirò.

Ti perderò e morirò.

Ceppoduro

Le donne

Le donne

Ahaaa, le donne!

Belle le donne, anche quelle brutte. Belle perché diverse, le donne sono un’altra cosa.

le donne

Ma non serve catalogare i generi, le donne sono belle perché sorelle, amiche, compagne, amanti.

Belle perché esseri umani. Intelligenti, stupide, simpatiche, antipatiche, interessanti, noiose, colte, ignoranti.

Fra tutti queste definizioni quella più bella è “esseri umani”; un essere umano è diverso da un oggetto o un soprammobile, oppure da un animale, sia da lavoro che da compagnia.

Nonostante la storia mi abbia sempre smentito e continui a farlo tuttora, gli esseri umani non possono essere comprati ne posseduti, scambiati, schiavizzati, torturati o uccisi.

Se la storia mi smentisce, se tutt’oggi c’è la tratta degli schiavi, se esseri umani vengono uccisi ancora, sul lavoro, viaggiando o in combattimento, non significa che sia lecito privare della libertà o uccidere un essere umano.

Ma se non è lecito perché continuiamo a farlo? Perché prevarichiamo altri esseri umani? Perché ne continuiamo la tratta, la costrizione? Perché vengono sopraffatti e uccisi?

L’uomo bestia

Perché l’uomo è una bestia! Soprattutto l’uomo, la donna uccide poco, anche se…

Potrebbe fare molto sul versante educativo, almeno all’inizio. Poi l’uomo si stacca e la bestia vien fuori.

Questo causa i conflitti, gli sfruttamenti ed i nostri difetti? Non lo so, ma vedrai che …

le donne
meitu.artwork-cn.com

Che è la nostra cultura, la nostra società, il nostro genere a spingerci a prevaricare, a possedere a togliere e a prendere con la forza. Dobbiamo prevalere in ogni campo, ovunque e dovunque.

Sai la frustrazione quando non riesci? Sai in che modi si sfoga? Nessuno ammirevole.

Ecco, conquistiamo, sottomettiamo e, per riuscirci o se non riusciamo, uccidiamo.

Anche l’amore non è altro che conquista e sottomissione. La persona amata deve essere sottomessa, se non vuole o non vuole più, ucciderla è l’unica possibilità.

Le donne uccise

Lo chiamano femminicidio. Lo chiamavano delitto d’onore. Lo possiamo chiamare come vogliamo è solo la risposta fallimentare al fallimento degli obiettivi di questa cultura dominante, che ci spinge verso la conquista e il successo, ad ogni costo.

Che volete che sia “una vita” in cambio.

Ceppoduro

Nella giornata contro la violenza sulle donne

La Baigneuse, dipinto di William Bouguereau1870

Di William-Adolphe Bouguereau – sconosciuta, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=88590

Marta

Marta

Marta ha occhi chiari ed i seni grandi.

Conosco quasi solo questo di lei.

E’ strano che ricordi così poco, perché l’ho incontrata per la prima volta alle elementari. Io facevo la quinta, lei la prima; ma ricordo solo il nome, non rammento come fosse a quel tempo, non ricordo nulla.

Marta

L’ho rivista al liceo, io sono all’ultimo anno e lei il primo. Ora però non passa inosservata.

La corteggiano tutti. È giovane, ma è bellissima.

Mi è entrata in testa, anche se lei non mi caca, anzi, penso neppure mi veda.

Eppure ne sono perso, cerco un contatto in corridoio passando, macché… mille volte cerco di sfiorarla, ma lei niente, nemmeno si accorge di me.

Andiamo Marta …

Marta

Patisco. Ritengo si sia messa con qualcuno, no, non è vero, con nessuno.

È sempre solo con le amiche.

Grande!

La sento ridere, cristallina. Vedo il volto luminoso. Immagino i suoi seni sotto la maglietta.

Grandi!

Ho pensato cento colte come come conoscerla, ma niente, non so come fare.

Tonto!

Oggi gli ho telefonato dieci volte, risponde un uomo… ho smesso.

Tanto…

Tanto sono davvero imbranato, anche se vorrei non esserlo. È un ossessione.

Sogno.

Sogno che mi arrivava da dietro e mi copre gli occhi con le mani ed io, anche se non parla, sento che è lei e grido il suo nome. Lei ride, ride e scappa via. Io la rincorro e la raggiungo e allora, pop, lei svanisce, proprio quando sto per abbracciarla.

Segno.

Segno che sono proprio rimbambito, segno che devo smetterla con queste seghe mentali, non posso vivere così, o l’affronto o la smetto.

Smetto.

Smetto di farmela sotto. Incontro Marta all’uscita della palestra. La saluto. Mi saluta.

Marta

Le dico chi sono e lei: “Lo so, sei di quinta C”. Ed io: “Mi conosci? Scusami anch’io ti conosco dalle elementari, ma…”

“Ma…?”

“Ma che fai oggi pomeriggio? Ci sono i mercatini di Natale, ci andiamo?”

Ceppoduro

Picino

Picino

Picino. Non è un diminutivo, ne un vezzeggiativo. Non vuol dire giovane e neppure di piccole dimensioni.

Forse corrisponde meglio ad infantile, però forse lo penso più come cattivo, come può esserlo solo un adulto. Maligno e pure stronzo ed invidioso.

Ecco come sei

Picino
Occorre aggiustarlo

Sei picino.

Non hai un grande cuore, nemmeno una mente sviluppata, perdi il tuo tempo nel livore e nel rancore.

Invece di fare o tentare di fare qualcosa, trovi tutte le scuse possibili per cercare di dimostrare che non è colpa tua, ma della sfortuna, della fortuna dei colleghi. Sempre colpa degli altri.

Poveretto, capitano tutte a te. Tu che sei il più bravo, tu che ti impegni tanto. Nemmeno la salute ti assiste, ipocondriaco dalla nascita, hai tutti i sintomi delle peggiori malattie.

Per non parlare delle allergie, le allergie sono malattie tremende, basta che le trascuri un attimo e sei finito.

Quella volta che sei entrato in un auto che aveva investito un gatto… il gatto si era salvato per un pelo, ma quel pelo era entrato nell’impianto di condizionamento. Meglio non ricordarti le conseguenze.

Picino picino

Picino

Poi ci si mette anche la famiglia, sono anni che devi assistere i tuoi genitori, ormai vecchi, devi assisterli tutto il giorno, ogni giorno.

Lascia perdere le scuse, sei un vigliacco, pensi di avere tutti contro cosicché infami tutti, preventivamente. Senza ragione, senza senso, senza pace. Questa rabbia ti distrugge. Se qualcuno ottiene una posizione migliore della tua, sociale o aziendale, ne muori. Perché lo sai che dovrai leccargli il culo per portarlo dalla tua parte, per trarne vantaggio.
Ma avresti dovuto ottenerla tu quella posizione.

Anche se sai che non la hai nemmeno chiesta. Anche se sai che non sei all’altezza del compito. Ma vorresti esserlo, vorresti essere stato scelto tu. Tu che sei nobile di cuore, tu che sei bianco di spirito, tu che sei infallibile.

Maledizione, perché hai perso i capelli, se non avessi avuto l’alopecia apicale, ora avresti sicuramente una posizione apicale. Saresti in vetta.

Merda

E allora giù merda, su tutti, come piovesse. D’altra parte anche gli altri avranno già parlato male di te, sicuramente.

Nel caso non lo avessero (ancora) fatto sarebbero davvero fessi. Sono tutti fessi. Tutti incapaci, ma hanno fatto tutti carriera, cretini!

Ma non meritano nulla.

Nessuno merita nulla.

Ma perché sei l’unico a non meritare, ne ottenere, mai nulla?

Basterebbe emigrare, all’estero guadagnano molto di più che qua.

Ma tu non ci puoi andare in Inghilterra, hai dei genitori anziani e sono così malandati e bisognosi di cure.

Ah se fossi vaccinato, non ti saresti raffreddato.

E avrebbero scelto te.

Non preoccuparti dei tuoi pensieri, non hai il cuore nero e neppure la mente contorta.

Sono gli altri, tutti gli altri, che meno valgono, meno si impegnano è più vanno avanti.

Incredibile!

Ceppoduro

Dio non c’è, davvero!

C’è guerra nell’area sub Sahariana Africana.

Dio non c’è, non c’è Dio dove la guerra è.

E se anche ci fosse, sarebbe un Dio incazzoso, che scaccia la gente, che depreda, che uccide, che…

E allora io e mio fratello andiamo più a nord. Ho sentito che li si sta bene, ho sentito che la costa Libica è bella. Ci sono le palme datteri per tutti. Lo ha detto Ibrahim, lui sa. C’è stato e, se Dio vuole, ci andremo anche noi.

Partiamo una notte buia, senza stelle nel cielo.

Sento solo il calpestio dei piedi dei miei compagni di viaggio ed il respiro regolare del dromedario, che porta le nostre cose.

Camminiamo, al buio, seguendo il compagno davanti. Non so dove andiamo. Non so dove andare, ma andiamo. Senza una stella davanti a noi.

La libia.

Mi chiedo come sarà la Libia? Ho paura. Ecco la vedo, è bellissima.

dio non c'è, davvero

Sotto la luce dell’alba è bellissima e sterminata. Peccato finisca in un campo, ci portano li. D’altronde non ne possiamo più di vagare in qua e in la e non possiamo neppure restare in giro. I Libici hanno paura di noi, dicono che gli rubiamo gli animali, che gli entriamo in casa. Ma è solo perché non ci conoscono, almeno non conoscono me. Non ho mai rubato, non ho mai ucciso, io.

Fortuna che lasceremo presto il campo. Mi han detto che si stanno organizzando per portarci più avanti. Mio fratello è dimagrito tantissimo, speriamo resista.

D’altronde non abbiamo cibo e quel poco che arriva non è facile prenderlo per se. E’ una lotta immane. Speriamo finisca presto.
Qualcuno si è ribellato. Lo hanno pestato. Qualcun altro non l’ho visto più, sarà già partito. Che Dio sia con lui.

Se hai un po’ di soldi parti subito, altrimenti aspetti o te li procuri in qualche modo.

Dio non c’è.

E’ buio, andiamo via. E’ buio, nemmeno una stella in cielo. Ora sento il mare, sento le onde frangersi sulla riva, ma è tutto nero, siamo tutti neri, non si vede nulla.

Non so quanti siamo, saliamo, è una barca?Si, deve essere una barca, oscilla lentamente.

Mi spingono avanti, si scende. E’ buio. Ci dicono di stare in silenzio. Stiamo in silenzio. In piedi che non c’è posto a sedere. Chissà quanti siamo? Ci sarà anche Dio, in piedi con noi?

Poi il moto si amplifica. Non riesco a immaginare le onde, la fuori. Ma è buio, non si vede il cielo ne si vedono stelle.

C’è puzzo di orina e di vomito. Chissà cosa hanno vomitato? Non mangio da giorni!

Ad un’onda più grande qualcuno cade, e dietro ne cadono altri. La barca sembra sul punto di ribaltare. Poi si ferma, poi di nuovo quasi ribalta, e ancora, ancora.

Non si vede una stella

Non si vede nulla.

Buio, orina e vomito.

Poi entra dell’acqua, è tanta, è fredda e salata.

Che casino.

Io vengo sbalzato fuori, mio fratello non so.
Dio dov’è?

Io non so nuotare, nemmeno mio fratello.

Mi attacco ad un rottame, guardo il cielo, ma è buio.

Non ci sono stelle nel cielo.

Non c’è Dio lassù.

E nemmeno quaggiù, tra noi.

Davvero.

Ceppoduro

Dumilio

Dumilio

Ha quasi vent’anni si chiama Dumilio . Lui fa parte della Generazione Z, quelli nati nel nuovo millennio, il terzo.

Anzi potrebbe esserne il primo, se non fosse nato in Italia che è un po’ in ritardo sul fuso orario mondiale, perché è nato poco dopo mezzanotte dell’anno 2000.
Da poco maggiorenne Dumilio ha votato alle scorse elezioni politiche.

Ha votato bene, ma in casa ci sono state discussioni. I suoi genitori non erano d’accordo con lui.

D’altronde loro

D’altronde loro facevano parte della Generazione X. Quella figlia dei figli dei fiori. Quella dei post Sessantottini. Che hanno fatto i figli tardi vivendo i mitici anni Ottanta e Novanta alla grande. Quella che ha distrutto il pianeta inquinandolo, sfruttandolo, cementificandolo. Poi ha rubato, deindustrializzato, delocalizzato, perdendo il lavoro o tenendolo a vita.

Chi ha potuto ha generato i Millennials, quelli della Generazione Y.

Dumilio

Gli altri prima per scelta, per godersi la vita e la gioventù, poi per i problemi economici e le incertezze sul futuro ci hanno provato nel nuovo millennio.

Ed è nato Dumilio

Che è stato cercato, voluto, desiderato.

È stato una scommessa, una ripicca, un capriccio.

Una speranza, forse un’idea.

Un figlio, nuovo, per un mondo nuovo. Migliore.

È stato il riscatto per angherie subite, per il disprezzo sfacciato dei potenti, dei ricchi, verso un popolo ridotto in catene, sbeffeggiato, derubato, impoverito.

Dumilio rimetterà a posto le cose, potrà vivere in un mondo nuovo, in accordo con la natura, senza inquinare, senza sfruttamento delle risorse. Dumilio sarà l’uomo del terzo millennio.

Ma Dumilio non ha votato PD, come fanno da sempre i suoi genitori.
Lui ha votato Cinque Stelle, come tanti con lui.
Ha votato chi portava istanze nuove, onestà, preparazione, concetti che i suoi genitori non capivano.

Uno di sinistra deve votare per chi si dichiara di sinistra, anche se poi si comporta come fosse di destra.

Dumilio invece no!

Ceppoduro