Mostri

Interessante guardare Sanremo, si possono vedere dei mostri

Ma mostri veri, mica fantastici, come succede nei film.

mostri

Stasera c’era Pippo c’era Ornella. Mamma mia che tristezza.

E meno male che Ornella canta bene! Ma come possiamo credere alle parole della melodia se neanche lei riesce ad accettarsi com’è? Per accettarsi deve tirarsi come la pelle di un tamburo, salvo lasciare alcune parte, scoperte, nello stato reale, o surreale, attuale. Le quali, viste vicino alle zone restaurate, vanno ben vedere bene l’azione distruttiva del tempo, le vene varicose, la pelle flaccida e allungata. Ma che è il bello della vita, vissuta, e dell’età, raggiunta. E’ la realtà, la verità, non come la maschera inebetita, da un sorriso botulinico, inconcepibile altrimenti. Ma questa maschera non è che l’apoteosi del carnevale sanremese 2018, tutti i vecchi miti più o meno restaurati, per accontentare i vecchi fan di quando tutti erano più giovani, fan e cantanti.

Mostri in mostra

Così il surgelatore di Sanremo ha messo in mostra nel suo banco del pesce tutta la merce conservata per anni, mai buttata, sempre scongelata e ricongelata subito dopo. Un pena, in quest’Italia che invecchia e non vuole. Nessuno che si mette da parte, mai, nemmeno dopo i terremoti fisici e mentali, inevitabili nel tempo che passa. Nessuno che voglia andare in pensione, farsi da parte e lasciare il posto a chi non c’era prima. La Fornero ci ha visto bene, ha anticipato il trend, l’aspirazione, tutta Italiana’ all’immortalità.

L’oblio non fa parte di noi. Nel tempo, nella nostra lunga e grande storia Italiana e pre-Italiana, non ci siamo scordati di nessuno: Papi, imperatori, artisti, pittori, scrittori, architetti e inventori. Solo che loro son rimasti tra noi con le loro opere. Oggi, che nessuno è più capace di fare niente restano loro a testimonianza di se e di quello che hanno fatto. Non certo di quello che fanno o che faranno, sempre più mediocre, anche se ben intonato.

Povera Italia.

Come ti sei ridotta.

Poveri Italiani, ormai non più (ius) soli.

Ceppoduro

Le prostitute

Si parlava di prostituzione

Come al solito qualcuno se ne vien fuori con la necessità della riapertura delle case chiuse.  “Si potrebbero fare i controlli sanitari”, “le prostitute pagherebbero le tasse”, “Non sarebbero più sfruttate e potrebbero avere anche la pensione, versando i contributi”.

La pensione non la daranno a noi figuriamoci ad una “puttana da casino”, a meno che non sia considerato lavoro usurante, allora…

A parte la pensione, sic, vogliamo sfatare tutte queste “seghe mentali” e mai termine fu più appropriato, pensateci.

Che la prostituzione in strada non sia un bel vedere, credo  siamo tutti d’accordo, che sia un problema spiegare ai propri figli chi siano e cosa facciano quelle “signore” no. Ogni persona adulta è in grado di farlo, se non lo è cerca di evitare di passarci davanti, se inavvertitamente comunque lo fa, può svicolare con le parole.

Non possiamo ridurre il problema della prostituzione alla sua spiegazione ai figli, altrimenti abbasso la saracinesca e vado via.

“Se una donna decide di fare la prostituta, meglio sotto un tetto, al caldo o al fresco che all’aperto”.  Anche un’affermazione del genere è una puttanata, nessuna donna lo fa per scelta, solo per necessità o per costrizione. Specialmente quelle sfruttate da un magnaccia, specialmente quelle in strada. Le nere, le straniere, le tossiche.

In Italia, se una donna decide di doversi , volersi, potersi prostituire può farlo liberamente, senza protettore, senza casa di appuntamenti.

A che serve un protettore? A sfruttarla. Chi sostiene la riapertura delle case chiuse dirà che serve a proteggerla. Peccato che, giusto o sbagliato la protezione, l’induzione, lo sfruttamento della prostituzione sia reato.

Chi vorrebbe che le puttane pagassero l’IVA o le tasse sul reddito, dovrebbe sapere che su qualsiasi reddito si pagano le tasse, anche le vincite al lotto, ma non esiste un modo per esigere questi soldi. Invece è reato non pagare una prostituta dopo che ha elargito le sue prestazioni, il reato si chiama stupro.

Prostitute

In ITALIA

La prostituzione, lo scambio di servizi sessuali per denaro, è lecita, mentre è illegale ogni altra attività collaterale come il favoreggiamento lo sfruttamento, l’organizzazione della prostituzione in luoghi chiusi come bordelli ed il controllo in generale da parti terze.

La legge Merlin (L75/1958) divenne operativa il 20 settembre 1958.

Questa legge, ancora in vigore, abrogò tutti le leggi precedenti in materia e vietò bordelli, e creò il reato di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento della prostituzione , reato commesso da chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui. La prostituzione  è proibita in luoghi come case, hotel, sale da ballo, e circoli di intrattenimento.  Proibisce il libertinaggio. Proibisce la registrazione e il controllo sanitario.

La legge è considerata la più avanzata nel mondo perché dichiara la prostituzione  lecita e legale,  sia quella stradale che in appartamento privato fatta dalle prostitute in modo autonomo,  mentre  dichiara illegale l’organizzazione sotto ogni sua forma di favoreggiamento e sfruttamento.

Lavoratrici del sesso singole in un appartamento sono tollerate. L’adescamento è lecito, ma in locali o club come quelli dove si svolgono spogliarelli o “lap dance” non possono avvenire interazioni con le ballerine.

Un’ultima nota sul controllo sanitario delle prostitute

Non esiste modo di verificare che una prostituta o il cliente non siano infetti da malattie trasmesse sessualmente. Neppure lo stile di vita della prostituta o del cliente può essere conosciuto. L’uso di profilattici è necessario.

La richiesta di prestazioni sessuali può essere soddisfatta in altri modi, gratuiti.

La dignità delle persone, a volte ridotte in schiavitù per farle prostituire, non può essere scambiata con nessun altro interesse privato o collettivo, ma lo Stato non sembra in grado di agire contro gli schiavisti.

Forse per la pace sociale servono prostitute a buon mercato che solo la schiavitù può garantire. Ma se non ci piacciono le puttane per strada, le case chiuse non sono la soluzione e lo Stato non può o non vuole aiutarci. Se non ci piacciono dobbiamo/possiamo fare qualcosa noi: smettere di usarle e di sfruttarle.

Ceppoduro

 

 

 

 

 

La luna

Nel pozzo c’era

la luna.

la luna

Ma chi vuoi che la veda. Il pozzo è in disuso da tempo. Solo in estate ci calano una piccola pompa, con il motore elettrico, usata per innaffiare l’orto. Poi tornano a riprenderla a fine Settembre. Ma l’ortolano non guarda nemmeno più in giù. Eppure sarebbe bello vederla, la luna nel pozzo, il fondo la ingrandisce un pochino e l’acqua che si muove per qualche brezza lieve la fa ondulare dolcemente.

Che bella la luna

con la sua faccia piena e sincera. Lei ci vede e sorride, lievemente. Come sapesse di noi. Come ci conoscesse uno ad uno.

Beh, in fondo ci conosce per davvero, nelle calde notti d’estate ci viene a trovare spesso, mentre dormiamo. Si riflette nei vetri delle finestre aperte ed entra nelle nostre case. Ci guarda sognare, ci ascolta respirare, ci vede nascere e morire.

La luna

Non c’è sempre, ma se apriamo la nostra mente, come le finestre, ci viene di certo in aiuto.

Ci guida nel pensiero, nella riflessione e nelle decisioni. La luce della luna ci indica la strada, non è accecante come quella del sole, è una luce riflessa, filtrata, non ci ingannerà mai, possiamo starne certi.

E’ strano però, come da sempre gli uomini cerchino di farci disprezzare la luna. Chiamano lunatici quelli che si comportano stranamente, che sono incoerenti. Non è bello esser definito lunatico, accostarci alla luna non sembra un bene! Sembra che il genere umano preferisca cercare aiuto nel sole, la verità nel sole. Chi è solare, è una bella persona, positiva.

Ma non possiamo guardare in faccia i sole e cercarvi alcunché, dobbiamo affidarci alla luna per non rimanere accecati, storditi e perdere il senno, la vita.

la luna

La luna invece ci aiuta, per questo molti animali, molto meno stupidi di noi, la guardano ogni sera e gli ululano una canzone.

Giancarlo

La strada

Era solo,

camminava lungo la strada.

La stradaDario Persici, classe 75. Si diplomò nel 93 come geometra, ma non trovò nulla da fare. L’università non lo attirava, avrebbe voluto lavorare come geometra, ma non trovò occasione. Si sarebbe accontentato anche solo di lavorare, ma non aveva amici, o conoscenti, che potessero aiutarlo. Nessuno che lavorasse in uno studio tecnico. Nessuno che potesse dargli una spinta per entrare alle poste o in ferrovia. Poi non assumevano più nemmeno lì, oramai.

Per fortuna, trovò da vendemmiare, in agricoltura si guadagnava bene, stava all’aperto e in compagnia, Si scherzava, si rideva. Forse era meglio coltivarla, la terra, che misurarla. Nell’azienda vicina si raccoglievano le mele. Un’altra aveva le mucche da accudire.

Un anno passò veloce, quell’anno fu il più bello della sua vita. Trovò anche una ragazza. Una tipa strana, che parlava poco, ma anche lui non era di molte parole.

Maria, si chiamava Maria Nicastro. Un paio d’anni  più giovane di lui, molto carina.

Era stato fortunato, Dario, aveva incontrato Maria lungo la strada. Mentre lei guardava la vetrina di un negozio di scarpe, le si era avvicinato e le aveva chiesto indicazioni per un indirizzo. Si erano conosciuti così, si erano trovati. Si erano rivisti. Quando era assieme a Maria ne era preso completamente. Quando non era con lei la pensava. Lei studiava, al liceo classico, lui lavorava un po’ di qua e un po’ di la. Maria gli  fece scoprire il mondo. Lo portò al cinema, a teatro, per la prima volta nella sua vita, ed ai concerti. Con lei cominciò ad interessarsi ed a discutere di Filosofia. A leggere, leggere Romanzi.

Nessuno lo aveva mai eccitato così.

La strada

La strada

Arrivò anche l’estate.

In Agosto, tutti gli Agosti,  la famiglia Nicastro andava al mare, come ogni famiglia benestante. Dario, invece, non aveva mai visto il mare, al massimo era stato al lago, a pescare. I suoi non si erano mai concessi la villeggiatura. I Nicastro, invece, affittavano una casa, grande, che c’era sempre qualche parente o amico da ospitare. La zia, vedova, era un ospite fisso. I nipoti. I compagni di scuola e chissà chi altro ancora.

A lei venne naturale chiedergli di seguirla al mare, in Agosto.

Lui accettò , non senza esitazione, non aveva mai pensato di conoscere i suoi genitori.

Non fu facile ma, insomma, lo fecero.

I genitori generalmente hanno grandi aspettative per i figli. Si sa. Le aspettative tradite  diventano, delusioni,  a volte rancori.

Questo è quello che deve esser successo.

Si capisce:  lui non aveva un mestiere sicuro, ma era molto bello e forte, accidenti se era bello. Si capisce anche che: lei era stupenda, una dea, ma con la puzza sotto il naso.

Forse aveva studiato troppo, sicuramente lo aveva stregato, lo avrebbe plagiato, lo aveva già plagiato. Questo pensarono i genitori di lui.

Lui l’aveva stregata, lui l’aveva plagiata, questo pensarono i genitori di lei.

Ma nessuno lo disse apertamente, fecero solo grandi sorrisi ipocriti, ipocriti sorrisi di cortesia.

Dario era figlio unico, forse per questo Maria non fu ben accetta, non piacque. Voleva portarlo via.

I Persici non avevano niente, forse per questo la madre di Maria restò indifferente, distante da lui.

Solo il padre di lei tifava per Dario. Forse gli ricordava se stesso, da giovane.

Al mare

Comunque andarono al mare assieme.

Le giornate passarono lente come solo in Agosto, al mare, lo fanno. Le ritualità giornaliere scandirono il tempo, come in un mantra: Colazione, mare, pranzo, pennichella sulla spiaggia. Passeggiata in centro, cena, passeggiata in centro da soli o in giro con vecchi e nuovi amici. Che nessuno conosceva, che nessuno avrebbe mai conosciuto, che non erano, ne sarebbero mai stati, amici di nessuno.

Qualche notte passata sulla spiaggia, qualcun’altra in discoteca. Sempre la solita storia.

Meno male che dall’alba a colazione e poi sotto l’ombrellone, Dario poteva fare quello che voleva. Gli altri dormivano ancora e lui leggeva. Gli altri prendevano il sole e lui continuava a leggere. Divorava i libri. Libri interessanti, di filosofia, di matematica e di Storia. Idee e concetti gli frullavano in testa alleviandogli la prigionia. Sì, quel rapporto si era trasformato da esplosione di libertà, da anarchia, in prigionia, in dittatura.  Anche Maria, piano piano, cambiò atteggiamento. Lui sembrava assomigliare sempre di più a suo padre, ci andava troppo d’accordo, e continuava a non piacere a sua madre, cominciava a non piacere neppure a lei.

Quell’estate finì con la fine di Agosto. A Settembre cominciarono le piogge autunnali, piogge che lavano la polvere estiva.

Lei si preparava all’ultimo anno di liceo.  Rivide i vecchi amici di scuola. Erano amici che la volevano per loro. Maria era troppo bella, l’ho già detto. La presero.

la strada

Lui decise di lasciare il paese, andare in città ed iscriversi all’università, a “Lettere e Filosofia“.

Non si rividero più.

Io non li ho più rivisti. Solo Dario, una volta.

Era primavera, di mattina, presto. Dario era solo ed a piedi percorreva una strada. L’ho visto felice, con un ampio sorriso sulle labbra, forse perché non era in una strada qualsiasi.

Era una nuova strada, quel la strada, era la sua strada. L’aveva scelta lui.

Ceppoduro