Stazione di Bologna
Ecco son passati 36 anni da quando, a Bologna, scoppiò la bomba.
Son passati inutilmente.
Ancora non sappiamo chi furono i mandanti di quell’atto terroristico così grave, che assieme alla strage della banca dell’agricoltura in piazza Fontana del 1969 ed alla strage dell’Italicus del 74, cambiò l’Italia definitivamente.
Terrorismo? Ma quale? Di matrice Islamica? Ma no, allora non c’era ancora l’ISIS!
Forse Mu’ammar Gheddafi? No, lui sembra fosse invischiato con l’abbattimento del velivolo di ITAVIA sui cieli di Ustica, ma niente coinvolgimento in treni, ne in stazioni.
Saddam Hussein? No! Osama Bin Laden? Neanche! Al-qaeda? No, no! Questi sono icone moderne del terrore ed a quei tempi non si diceva chi terrorizzasse ed ancora oggi non è stato detto.
Chi furono?
Quelli che fecero quegli attentati erano dei nostri. Italiani e cattolici! Si son divertiti tanto a terrorizzarci, ci volevano far paura, e non solo, ci volevano piegare, e forse lo hanno fatto. E non ce ne rendiamo neppure conto. E non sappiamo neppure chi fossero. Non ancora.
Alla stazione di Bologna, quante ragazze son salite su un treno? Quanti ragazzi, studenti, militari di leva? Quanti lavoratori pendolari, insegnanti pendolari, ferrovieri o chissà? 85 di loro sono morti quel 2 Agosto 1980. 200 furono i feriti. E intanto sono passati 36 anni, il sindaco di Bologna Virginio Merola è ottimista: “è stato approvato il reato di depistaggio“, chi, ancora oggi, depista verrà punito.
(depistaggio de·pi·stàg·gio/sostantivo maschile
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Sviamento di un’indagine condotta dalla polizia o dal magistrato; estens., manovra o tattica mistificatoria.
E quindi?