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Monumenti, due esempi di benvenuto esemplari, nel Valdarno.

Monumenti

Credo sia previsto, quando si realizzano opere pubbliche, di spendere un certo importo percentuale al costo dell’opera, in opere d’arte. In valdarno a seguito delle opere di viabilità, rotatorie e strade, per l’ospedale si son fatti due monumenti. Fortunatamente, adesso, con la crisi ed il taglio alle spese, i monumenti non si fanno più.

Comunque ritengo sia questa la ragione per cui, anni fa, hanno realizzato due opere piazzate all’ingresso di Montevarchi e di San Giovanni, due ridenti cittadine del nostro Valdarno superiore sud.

Grazie alla crisi, fortunatamente, dopo di queste non ne hanno installate più.

Monumenti a San Giovanni

Arrivando a San Giovanni, dalla statale 69 provenienti da Montevarchi ci imbattiamo nella statua a figura femminile meno bella che abbia mai visto.

Monumenti Panorama 1
Panorama 1
Monumenti Da dietro 2
Da dietro 2
Monumenti 3
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Monumenti 4
4
Monumenti 5
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Monumenti 6
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Monumenti Panorama 7
Panorama 7
Monumenti Di davanti 8
Di davanti 8
Monumenti 9
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Monumenti Di fianco 10
Di fianco 10
Monumenti 11
11

Non lo dico con soddisfazione, lo dico perché mi spiace che abbiano buttato i nostri soldi così male e inutilmente.

Monumenti

La statua saluta le genti del Valdarno che arrivano a San Giovanni, è posizionata in una bella e ampia  rotonda. Peccato che il muretto di contenimento della collinetta fiorita su cui è posta la statua si siano disgregati al primo gelo. Ma oramai quei mattoni porosi erano stati utilizzati. Che dovessero resistere al gelo, ne al progettista, ne ai muratori, era venuto in mente. La statua dicevo si erge al culmine di questo dosso artificiale, è alta e imponente. Ma informe, anoressica, senza culo, senza tette, con un gran capoccione e in una posa innaturale.

La miglior posa è da dietro, la numero 2, si vede un accenno di glutei, un bel polpaccio, peccato manchino le spalle e i fianchi e anche dei bracci se ne veda uno solo.

Nemmeno vista davanti, dal suo lato destro, è poi così male. Peccato che questo lato si possa vedere solo affrontando la rotonda verso Montevarchi e girandosi indietro. Un po pericoloso direi. Comunque anche qui, nonostante l’accenno di fianco destro e di poppe, il braccio si posa a lato del ventre come steccato. Seguito da una manona a paletta, con l’avambraccio girato al contrario. Più sopra, un naso Etrusco, esageratamente evidente.

I peggiori profili sono i due di fianco, si vede bene che il blocco di marmo, è dritto come un palo. Non è stato che appena appena abbozzato. Era un parallelepipedo quando fu estratto estratto dai cavatori, e un parallelepipedo è rimasto. Comunque il peggio riguarda le sproporzioni anatomiche, il braccio è scimmiesco e l’altezza è esagerata, più consona a modelle scandinave che a bellezze locali.

E poi la testa è enorme, pesante, speriamo almeno sia pensante; certo che di pensieri deve averne, eccome, grande com’è.

Epperò la testa, che di fronte o didietro sembra così maestosa di fianco perde volume nella calotta cranica, didietro, dove potrebbe stare la maggior parte dei neuroni. Come a dir che non v’è scienza, o forse che il sassotto s’è rovinato nel trasporto perdendo una scheggia, che era troppo sforzo riattaccarla.

Ma tant’è, quel che manca di dietro non è tolto di lato e la testa sembra enorme o carente. Peccato, l’idea era buona, arrivi a San Giovanni e trovi il bello di fronte a te, e cosa c’è di più bello di una bellezza locale? A saperla fare, nulla!

Monumenti a Montevarchi

A Montevarchi non volevano essere da meno. Anche loro un bel monumento nella rotonda a salutar coloro che vengon via da San Giovanni. Che se uno vien da Laterina, non ci vogliono aver niente a che vedere, e men che meno fargli trovare una statua di benvenuto sul cmmino.

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Beh, loro sono stati più onesti, forse d’arte non capivano e d’arte nulla hanno fatto. Poi non volevano distrarre troppo il guidatore, di lato due paletti di ferro lisci lisci, come i paletti di marmo della statua del paese vicino, di fronte un  pezzo di ferro ammiccante ad un possibile monte di varchi o di archi, che non si sa se abbia niente a che fare con il logo del Monte dei Paschi. Monumento spartano, iconografico e crittografico. Forse un po pesante con quei pieni laterali alti che sembrano indebolire la struttura di base. Forse è per questo che le torri, che in cima devono essere più leggere per evidenti ragioni statiche, non le costruisce più nessuno. Torri e campanili forse sono troppo banali. Come il monumento di San Giovanni anche questo ha da avere la tesa grossa e pesante. Sarà campanilismo?

Verdetto finale

Giudicate voi ma, a mio parere, vince Montevarchi.

Tra tutti e due i monumenti chissà i soldi che ci son costati.

Io, allo scultore dei Sangiovannesi, i soldi del compenso li richiederei indietro e, sempre io, se fossi quello scultore i soldi li renderei tutti per non farmi infamare e per non sentirmi chiedere anche i danni.

Non me ne vogliate o genti del Valdarno, ma quel che va detto va detto e, giuro, avrei preferito tesser le lodi di quel che c’è.

Giancarlo

 

Nocino Onicon

Nocino Onicon

Qui trovate la ricetta del Nocino Onicon in formato PDF: 11_Nocino_Onicon

Abbiamo preparato il famoso Nocino Onicon, si fa il giorno di San Giovanni, oggi 24 Giugno, e si beve il più tardi possibile.

Si beve con moderazione perché è maledettamente alcolico.

Se si beve non si guida.

Ingredienti del nocino Onicon
Ingredienti del nocino Onicon
Ingredienti visti da vicino
Ingredienti visti da vicino
Preparazione e tagli noci nel nocino Onicon
Preparazione e tagli noci nel nocino Onicon

Giancarlo

Nocino Onicon o Nocino?

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.  

Origine e leggenda

Le origini del liquore sono incerte. Si sa che esistono versioni di liquore di noci in molti paesi europei, dall’Italia, agli Urali, all’Inghilterra. Documenti romani antichi riportano che i Picti, popolo dei Britanni, si radunavano “nella notte di mezza estate e bevevano “da uno stesso calice uno scuro liquore di noce”. Fonti successive riportano che tra i francesi era in uso un liqueur de brou de noix, o ratafià di mallo.

Il liquore fece il suo probabile ingresso in Italia dalla Francia, diffondendosi prima nella zona del Sassello e poi nel Modenese. Il noce mantenne sempre un alone di leggenda, legato alla presenza di streghe e incantesimi, che si trasmise alla preparazione del liquore. Infatti, per tradizione, le noci venivano raccolte nella notte di San Giovanni dalla donna più esperta nella preparazione che, salita sull’albero a piedi scalzi, staccava solo le noci migliori, servendosi delle sole mani e senza intaccarne la buccia.

Lasciate alla rugiada notturna per l’intera nottata, si mettevano in infusione il giorno dopo. La loro preparazione terminava la vigilia di Ognissanti, cioè la notte del 31 ottobre. La tradizione prescrive di non usare attrezzi di ferro per la raccolta dei frutti, in base alla credenza secondo cui quel metallo fosse in grado di compromettere le proprietà delle piante officinali. L’usanza è comunque molto antica e già i druidi la seguivano cogliendo il vischio con un falcetto d’oro.