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Addio alle Poste. Ecco i numeri.

Addio alle Poste

Le poste italiane non sono più le nostre, addio alle Poste, il governo ha dato il via libera alla loro privatizzazione, il 40% finirà sul mercato a breve.

“Eh ma allora? Più della metà resta pubblica, dai!” Mi sembra di sentirvi.

“Prima non funzionavano, forse ora miglioreranno!” diranno altri.

Va beh! Non gliene frega niente a nessuno, lo immaginavo.

D’altronde non suona più due volte, il postino, anzi non suona mai, qualche volta lascia la posta altre volte… “le poste? Che sono le poste?”.

Intanto, per metterle in borsa non hanno badato a spese: Una ricca campagna promozionale in TV (tho!). Consegna a giorni alterni nei paesini e case sparse (tho e ancora tho!). Sparizione dei francobolli nei vari tabacchini e negozi di souvenir d’Italia (aha, insomma, basta!). Stabilizzazione dei precari (con contratti a tutele crescenti, presumo).

Ma questa è una bella notizia? No era brutta quella dell’impiego dei precari, gente che non sapeva neppure dove abito, che ora non si possono chiamare più così, li chiameremo fissi a tutele precarie, speriamo imparino almeno il mio indirizza di casa nei lunghi anni di lavoro che li attende.

A parte le notizie altalenanti:

Poste Italiane: crollo dell’utile nel 2014, ma PosteMobile tiene ()

31 luglio 2015 Poste Italiane: fatturato e risultato operativo in crescita Il Consiglio di Amministrazione approva i risultati semestrali 2015

ecco i risultati ufficiali:

– Ricavi totali: €16 miliardi, +7% (€15 miliardi al 30.06.2014)
– Risultato operativo: €638 milioni, +26% (€506milioni al 30.06.2014)
– Utile netto: €435 milioni (€222 milioni al 30.06.2014)
– Masse gestite/amministrate: €469 miliardi, +1,5% (€462 miliardi a fine 2014)¹
– Raccolta diretta Bancoposta: €45 miliardi, +2,7% (€44 miliardi al 30.06.2014)²
– Raccolta premi Poste Vita €9,4 miliardi, +15% (€8,2 miliardi al 30.06.2014)
– Ricavi per corrispondenza: -6,5%, rallentamento del calo (-9% al 30.06.2014)

Da cui si deduce che:

Dalla privatizzazione si potrebbero ottenere fino a 8 miiardi, ma ne otterremo, ragionevolmente 4 se va tutto bene.

Venderemo un gioiellino, la più grande azienda Italiana, o una delle più grandi, ed useremo i 4 miliardi per ridurre il debito pubblico. Addio alle Poste.

Debito pubblico

Il debito pubblico è pari al valore nominale di tutte le passività lorde consolidate delle amministrazioni pubbliche (amministrazioni centrali, enti locali e istituti previdenziali pubblici). Il debito è costituito da biglietti, monete e depositi, titoli diversi dalle azioni – esclusi gli strumenti finanziari derivati – e prestiti, secondo le definizioni del SEC 2010.

Il valore si riferisce al 31 dicembre di ciascun anno.

Anno Debito Pubblico (milioni di €) PIL (milioni di €)
2011 1,907,479 1,638,857
2012 1,988,901 1,615,131
2013 2,068,722 1,609,462
2014 2.134.920 1.616.048

Che da 2 mila 134 miliardi passerà, speriamo d’amblé, a 2 mila 130 miliardi di Euro (in culo alla Merkel che ci tratta da pezzenti).

Ma siamo ridicoli, siamo veramente ridicoli, le Poste fruttano 222 milioni, ma nulla toglie che  potrebbero fruttare molto di più se amministrate meglio, un miliardino ogni quattro anni 4 miliardi in sedici e noi la vendiamo per sempre.

Anzi credo che ora la vendiamo e poi la ripagheremo, come Alitalia come le Ferrovie come tutto il pubblico privatizzato in Italia. E in più c’è un tesoro, non vorranno mica rubarcelo? Il tesoro sono le Masse gestite/amministrate: €469 miliardi, la Raccolta diretta Bancoposta: €45 miliardi, la Raccolta premi Poste Vita €9,4 miliardi.

Ma non credeteci, non ne ho mai indovinata una, come mai ho azzeccato un terno al lotto. Addio alle Poste.

Godetevi l’ebrezza dell’inversione di tendenza del debito pubblico, che invece di salire, salire, salire, salire, salire, calerà. Come nelle migliori giostrine del lunaparck, prima si sale su e poi si cade giù.

Addio alle Poste La nave dei Pirates
La nave dei Pirates

 

Addio alle Poste

Saluti
Giancarlo

Fonte: Il giornale.it

Dipartimento del tesoro

Il sole 24 ore

POSTE ITALIANE

POSTE ITALIANE (31 Luglio 2014)

Che le Poste Italiane non facessero più le poste ce ne eravamo accorti da tempo, ora stanno facendo anche le assicurazioni, le banche, le biblioteche, le ludoteche ecc. ecc. e lo fanno per bene eh! Sono dei maghi, manipolano tutto e, come re Mida, lo trasformano come lo toccano. Come certi bambini, sono iperattivi e non stanno mai fermi.

Ora, incredibile, ho sentito dire che vogliono fare anche gli aviatori. Gli aviatori, si.

POSTE ITALIANE Sono entrati nel capitale sociale di Alitalia. Hanno portato un mare di soldi. Soldi sublimi (qualcuno dice sublimati, ma non so perché), come una lettera d’amore che ancora qualcuno si ostina a scrivere ed inviare (tramite le Poste).

Ma non basta, la finanza si sa è un gioco, ed il gioco, non si stancheranno mai di ripetercelo, può dare dipendenza. Quindi hanno giocato a fare i finanziari, hanno perso, come era chiaro. Ma rigiocheranno ancora, tentando la fortuna, come anno molti buoni padri di famiglia che, sotto questa dipendenza, si giocano la vita. La loro e quella delle loro famiglie. Ma solo perché sentono di poter vincere. Questa sarà la volta buona, così risolveranno ogni cosa, definitivamente.

Comunque sono stati bravi.

Non hanno ancora perso sul serio. I soldi ce li hanno, tanti da non saper dove metterli. Almeno così sembra da voci di corridoio. Le poste ci riprovano. Daranno soldi all’Alitalia o all’Ethiad, o comunque si chiamerà la nuova co. Soldi buttati, ma per farne tanti di più, tanti, tanti, ma tanti.

Ma che c’azzeccano le poste con l’Alitalia? Si chiederà qualcuno. Alitalia ormai compagnia sempre meno aerea e sempre meno italiana. Ma nemmeno pensando alla posta aerea, mi par di poter accomunare le due cose. E perché due governi a fila la vogliono convincere ad investire in cielo? Che sia vero che, nonostante i tanti mestieri innaturali, le Poste hanno tanti soldi. Ma quei soldi di chi sono? Della banca d’Italia? Del governo? Forse del presidente, del CEO o dell’AD di Poste Italiane?

Non credo. Forse sono dei correntisti, dei clienti, di chi si affida ancora ai postini. Professionali, professionisti, ma anche a precari. Postini che sono diventati perfetti sconosciuti, che ignorano l’area dove operano e chi vi abiti. Molti di loro cambiano di tre mesi in tre mesi. Accettano il lavoro precario per sopravvivere, a volte miseramente. Per poi, magari passare al “call center”, in centro, dalla padella nella brace.

POSTE ITALIANEIl postino precario fa guadagnare bene le Poste. Se le poste guadagnano bene allora: perché  non investire i soldi in attività ancora più redditizie? Per moltiplicarli e stabilizzare i postini. Che metteranno su famiglia e spedendo gli inviti di nozze, facendo rifiorire un business “letterario” che auto alimenterà la vocazione “postale” di Poste Italiane, rigenerandole.

Le operazioni redditizie su cui basare la rinascita delle Poste ci sono.

Sono molteplici. A scegliere la migliore ci pensa il governo. Sembra che permanga nell’intento di far investire Poste Italiane in Alitalia che s’offre o in Ethiad che gioisce, ancora non si capisce bene.

POSTE ITALIANE

Alta finanza, suppongo, ma non ci ‘chiappo un gran che in queste cose. Ma il membro del governo che ha avuto l’idea, e quando dico membro sapete a cosa mi riferisco, è un genio della finanza. Dell’alta finanza. Mi chiedo se non sia sottopagato? Non sarebbe il caso di promuoverlo? Di elargirgli qualcosa? Un premio di partecipazione, un “incentive”, una una tantum?

Mi faccio portavoce di questa  mozione sicuramente condivisa da molti. Devo dire che Renzi è proprio bravo, non si limita a rottamare, come promesso, ma disfà, macina, polverizza, smonta questo vecchiume, che non se ne può più. Tutta ferraglia arrugginita. Via! Sciò!

POSTE ITALIANESono proprio contento.

Sono sereno e fiducioso in un futuro radioso.

Vado a letto a dormire.

Domani, forse, piove. ma resta Luglio  lo stesso, anche se per un ultimo giorno.

Domani sarà bello, lo sento, anzi, voglio mandarmi una cartolina per vedere quando arriva. Un attimo, c’è sempre al posta aerea? Se c’è arriverà in un lampo.

Saluti

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