il contenuto

Il contenuto è quello che cerchiamo?

Il contenuto.

Ciò che cerchiamo è il contenuto, ad esempio il contenuto di questo blog sono gli articoli, i post. Post che raccontano cose o esprimono opinioni, oppure sono le immagini. Questi contenuti derivano dalle conoscenze degli autori, dalle loro capacità espressive nel raccontarle, dipingerle o fotografarle.

In un trancio di prosciutto cerchiamo il profumo ed il sapore. Affettarlo, abbinarlo al meglio dipende da noi ma il suo contenuto dipende dal norcino. Norcino che ha preparato la carne. Dai macchinari di confezionamento usati o disponibili e dalla conservazione del trancio prima dell’uso.

Il contenuto di un capo di abbigliamento è la sua capacità di vestirci, proteggerci, abbigliarci. Capacità che viene dal gusto e dalle conoscenze tecniche di chi o ha progettato. Dalle capacità manuali di chi lo ha realizzato e dalla qualità dei materiali impiegati.

Lo stesso vale per un mobile o una macchina e andare avanti con gli esempi non credo sia necessario.

1979storia2part
http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_03/1979storia2part.html

Quindi

Possiamo anche dire che il contenuto delle cose dipende dalle conoscenze, dalle capacità, dalle possibilità e dalla volontà di chi le crea,

Quindi oggi abbiamo la possibilità di creare contenuti di enorme pregio e valore, le conoscenze ci sono, sono quasi illimitate, così come le capacità e le possibilità sono aumentate in maniera esponenziale, grazie al supporto di macchine che solo l’era informatica ci ha messo a disposizione.

Grazie ai “Computer”, ai “robot” CULTURA SCIENZA e TECNICA sono proliferate in maniera pandemica.

Ci aspetteremmo che la Terra sia diventata di nuovo l’Eden, che tutti stiano bene, che tutti abbiano tutto e di tutto il meglio, che la qualità del contenuto superi abbondantemente le difficoltà produttive, che sia una pacchia…ma non è così.

Non è così

Non è così??? Perché no? Cosa c’è che non va? Dov’è il baco?

Nel profitto!

Profitto è un concetto pericoloso, se un’attività non è proficua, non è utile a nulla e dovrebbe essere interrotta o resa profittevole. Questo è logico, forse è anche giusto: chi vorrebbe fare qualcosa non profittevole? Per me, ad esempio un’attività che insegna qualcosa è, proficua, profittevole. Ma non stiamo parlando di me, in genere per profitto intendiamo guadagno economico, soldi.

Allora

Allora, per profitto, si fanno scarpe che sembrano scarpe ma non lo sono. Perché una scarpa per essere tale deve essere fatta in un certo modo e non in un altro, ovvero deve avere le caratteristiche di resistenza, leggerezza, impermeabilità richieste dall’uso.

Deve traspirare ma non lasciar passare l’acqua piovane dentro, deve grippare al suolo ma non segnare i pavimenti con la gomma, deve piegarsi e raddrizzarsi, torcersi e ritorcersi forzare di lato e di punta e farlo tante volte al giorno per tanti giorni, al caldo al freddo al secco e all’umido, senza modificarsi, senza rompersi.

http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_03/1981luomochesaltaeballa.html
http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_03/1981luomochesaltaeballa.html

Ma, se possiede queste caratteristiche, dura troppo e costa troppo ed è più difficile e meno frequente trarne profitto, meglio che sembri una scarpa, che si comporti come tale, ma per poco, meglio che costi poco, anzi meno. L’importante, ripeto, è che sembri una scarpa, una bella scarpa, poi se la durata può essere controllata, ridotta, meglio! Così si programma il suo profitto, massimizzandolo.

Questo dovrebbe

Questo dovrebbe avere un senso solo per chi fa e/o vende l’oggetto ma non dovrebbe averlo per chi lo compra, lui dovrebbe voler comprare una volta sola l’oggetto e quindi si dovrebbero fare solo belle auto robuste e durature e non scatolette che perdono i pezzi dopo pochi km, ma non è così.

Perché oltre alle nostre possibilità economiche, che non ci forniscono risorse infinite, ci abbiamo voluto mettere in mezzo anche la MODA. Così siamo noi a voler robaccia che costi poco, da sostituire il prima possibile con qualcosa di nuovo, di meglio di più bello e di più performante (e più costosa ma non troppo, anzi meglio se più conveniente). Esempio ne sia, non la moda (i vestiti, gli accessori ecc.) che non sembra potersi esimere dalle mode, ma l’informatica. Ci vengono offerti telefoni, televisori, navigatori e computer già vecchi. Con l’aggiornamento e le nuove versioni già programmate (nella maggior parte dei casi già fatte); su cui devono solo finire di scegliere cosa inserire nella release attuale e cosa lasciare per la futura.

Insomma

Insomma la maggior parte dei contenuti che ci vengono offerti sono contenuti che potremmo definire con un francesismo “de merde”.

Ci vengono offerti in queste condizioni a causa della ricerca del profitto e li accettiamo come sono anche per moda.

Entrambi, profitto e moda, sono leciti ma degenerano facilmente.

Noi continuiamo a mentire spudoratamente affermando di volere il progresso ed inseguire la bellezza.

In realtà non siamo capaci di nulla.

Non ci interessa niente.

Ci piace solo soddisfare l’Ego.

Ci piace tantissimo apparire come non siamo.

E ci piace ancor di più avere quello che non abbiamo.

Vorremmo non dare, dare niente.

Vorremmo prendere tutto.

La condivisione è del tutto assente nella maggior parte di noi Qualcuno di voi ultimamente ha offerto qualcosa a qualcuno, a uno sconosciuto, senza aspettarsi qualcosa in cambio? Credo di no. So che non sarebbe stato facile, ma sarebbe stato bello.

E sarebbe un bel contenuto, perché (dis)interessato, perché (non) siamo egoisti e (non) vogliamo apparire migliori di quel che siamo, per questo daremmo il massimo nel dare quel dono.

Giancarlo

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