Un roseto

Un roseto.

Non avevo mai visitato un roseto.

Passavo per i giardini pubblici senza guardarli. Tuttalpiù ricordo se c’era una fontanella, perché l’acqua è importante ed io non sono abituato a portarmi la bottiglia. L’acqua ed il vetro sono pesanti, preferisco portarmi la merenda, se proprio voglio avere con me qualcosa.

I fiori sono belli, ma sembrano tutti uguali, con quella puzza di letame intorno.

Poi, come no? C’è sempre un qualche insetto posato sopra o nascosto al suo interno. Se ti avvicini rischi una puntura.

Mi sono sempre piaciuti di più gli alberi.

Anche in inverno mantengono la loro maestosità, anzi vedere il cielo tra i rami nudi fa un’impressione terribile.

Comunque, in estate, che c’è meglio dell’ombra di una querce o di un faggio? E non ci sono fiori li sotto.

Sotto un grande albero sto bene, mi rilasso e respiro a pieni polmoni. Sono vivo.

Perché

Perché dobbiamo andare al roseto? Gli ho chiesto. Lei mi ha guardato male. Come a dire:”Ma quanto sei fesso”. Io ho fatto finta di non capire, ho argomentato sul tempo, quello meteorologico e quello necessario.

Forse pioverà! Se piove ci infanghiamo tutti.

E’ Sabato, non sarebbe meglio far la spesa?

Ancora fa buio presto, alla fine rischiamo di non vedere nulla.

Niente da fare, siamo andati al roseto.

Meno male, devo dirlo.

Meno male che siamo andati, che spettacolo meraviglioso.

Un roseto Un roseto un roseto un roseto un roseto un roseto un roseto

Rose fiorite ovunque, rose antiche, rose moderne. Profumate, monocolore, screziate. Dalle infiorescenze singole o a mazzo.

Una gamma cromatica incredibile, non avevo mai visto una tavolozza così.

Poi le rose ti incuriosiscono, cominci a leggere i cartelli scopri chi le ha selezionate, dove, quando.

Ti viene la voglia di fotografarle, sai che non sei capace, che molte immagini saranno mosse, sfuocate o semplicemente inquadrate male, ma le fai.

Speri di cogliere la magia di quei fiori che la settimana dopo non ci saranno già più e solo la foto potrà restituirtene le emozioni.

Bello.

Sono proprio soddisfatto, anche delle foto.

Giudicate voi.

Ceppoduro

La congettura di Goldbach

La congettura di Goldbach

La congettura di Goldbach non è stata ancora dimostrata, quindi non è mai diventata un teorema.

Goldbach stava studiando mezza matematica, nel senso che stava analizzando i numeri pari.

Non è cosa da poco, visto che sono sì la metà dei numeri naturali esistenti, ma sono pur sempre infiniti.

Verso la metà del diciottesimo secolo disse che tutti i numeri pari meno il primo (il due) si potevano scrivere (scomporre) come somma di due numeri primi, intendendo che il numero primo poteva anche essere ripetuto come nei primi due casi della lista che riporto qui sotto.

4=2+2

6=3+3

8=3+5

10=3+7

12=5+7

14=3+11

L’affermazione

è stata verificata negli anni per numeri sempre maggiori, fino ai giorni nostri in cui si è superato il traguardo dei duemila miliardi.

La congettura di Goldbach
In questa immagine sono rappresentati gli interi pari da 4 a 28 come somme di due numeri primi: anche gli interi corrispondono alle linee orizzontali. Per ogni primo, ci sono due linee oblique, una rossa e una blu. Le somme di due numeri primi sono le intersezioni di una linea rossa e una linea blu, contrassegnate da un cerchio. Quindi i cerchi su una determinata linea orizzontale danno tutte le partizioni del numero intero corrispondente nella somma di due numeri primi. Apri il file originale su: https://en.wikipedia.org/wiki/File:Goldbach_partitions_of_the_even_integers_from_4_to_50_rev4b.svg

Tanti ci hanno provato, ma ancora senza successo, a dimostrare la verità della congettura.

Meriteresti un premio per la congettura di Goldbach

Se riuscissi a dimostrare la congettura meriteresti un premio. In effetti un premio a chi la risolve è stato già promesso e mai riscosso.

E’ stato offerto all’inizio di questo millennio, con la pubblicazione di un libro che si intitola “Lo zio Petros e la congettura di Goldbach”, romanzo scritto da Apostolos Doxiadis. E’ un racconto interessante in cui questo Petros, per non fare iscrivere suo nipote alla facoltà di matematica ed indirizzarlo verso studi migliori, gli propone di tentare la soluzione del problema.

Se riuscirà dimostrerà di essere ferrato in matematica e potrà seguire i suoi desideri, altrimenti accontenterà lo zio e si iscriverà a Diritto per diventare giudice o avvocato, o magari un politico. Naturalmente, nonostante gli sforzi di tutta un’estate il ragazzo non riuscirà nell’intento e si avvierà ad altri studi.

Ma il premio per la congettura di Goldbach?

Le case editrici del libro (Bloomsbury USA negli stati uniti e Faber and Faber in Gran Bretagna) offrirono, per lancio pubblicitario del volume, un milione di dollari a chi avesse dimostrato la congettura. Si doveva farlo prima dell’uscita del libro in libreria, due anni dopo.

Il libro ha avuto grande successo ma il premio è rimasto in tasca all’editore.

Giancarlo

Immagine base di copertina:

By Christian Goldbach – http://www.mscs.dal.ca/~joerg/pic/g-letter.jpg, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1721422

When I was young

When I …

When I was young

Nice days when I was young.

During this time I used to stay out all the day.

I lived in a countryside because my parents were farmers. There used to work in the fields from sunrise to sunset and I had to go with them.

After a time I got used to playing alone, running behind a butterfly or trying to catch a wild rabbit.

when I was young

But suddenly I learned to fish, someone gave me a rod as a present, with a long line fixed to the top.

It was not an expensive item, it was a simple bamboo rod, cut somewhere in the neighborhood, but it seemed fantastic to me.

I immediately got used to it, fishing in the small river at the bottom of my parents’ fields.

Moreover I soon understood the fish’s thinking and habits.

I discovered where they preferred to live, when in the deep water when in the rush.

I used show my early booties to my parents, I would demonstrate my fishing ability .

Later on I learned to respect fish life and I used to set them free just after I had one in my hands.

Now I don’t go fishing anymore. But I feel sad, I regret the passing of such time. I was young, I was free.

No ropes, no ties, only freedom.

Any time to start, any time to finish. Any place to work in any duty.

I used to be free.

I could follow the stream of a small stream, looking for fish or for mushrooms.

Watching small birds or smelling wild flowers.

when I was young when I was young

Enjoying the shadows under some fresh bushes or laying under the sun on a small cliff.

I used to be young.

Now I am old and still alone.

I’m getting used to it.

Giancarlo

a presto

A presto

Nei suoi occhi, negli occhi di un amico, mi intravedevo… in piedi. A presto…

a presto
Il mio cane mi accompagna nelle mie uscite all’aperto, sia con il caldo che con il freddo. Il mio cane è il mio amico.
a presto
Sai, il mio cane si chiama Chicco, il nome non è un gran che lo so, ma era piccolo, un piccolo batuffolo nero, sembrava proprio un chicco.
a presto
Ma Chicco non è male, è un cane fiero.
a presto
Fiero di se e del suo amico. Tutti dovrebbero avere un cane così in Inverno.

Inverno

L’Inverno, sembra appena iniziato, il freddo, la pioggia sono arrivati presto. Dopo l’anno più calo del secolo ecco l’inverno più triste, umido e freddo della mia vita.

Se non hai un amico vero l’inverno non passa mai ed è ancora più buio e triste che mai.

a presto
L’inverno può essere molto triste, gli alberi secchi trafiggono il cuore ed i pensieri volano lontano, come gli stormi scuri stagliati nel cielo.

Solo un amico vicino ti ascolta.

a presto
E’ lui, è Chicco, che ti sta vicino. Ascolta i tuoi pensieri e li condivide. Ha un aria triste come l’animo tuo. Non sa cosa succederà ma aspetta che succeda. Non agisce ma interagisce con te, con i tuoi sentimenti. Empatia. Quello che mostra per te ed i tuoi pensieri scuri.

Ma poi

Ma poi succede qualcosa, ti accorgi che il mondo è cambiato, è migliore.

La vita ritorna a sorriderti e la vedi in maniera diversa da come la vedevi prima.

Son tornati i fiori alle Caselle…

a presto
I bucaneve sono sbocciati ancora, sanno che l’Inverno, appena iniziato, sta per finire.

…gli ultimi ci avevano appena lasciati…

a presto
I frutti carnosi delle rose di Maggio, belli e maturi come sono tutti i frutti.

…anche se tentavamo di tenerli stretti a noi…

a presto
Abbracciato alla vite, che non voleva lasciarlo, che voleva amarlo per sempre, fino alla fine.

…mentre altri non sono mai spariti…

a prestoa prestoa presto…ed altri presto torneranno.
A presto Primavera.

Giancarlo

Disinformazione

Parliamo di informazione

No, no! Non ne possiamo parlare. Possiamo solo parlare di disinformazione.

Non si era mai vista una radio televisione pubblica non filo governativa, e preferiremmo non vederla più. Però questa, invece di informare correttamente, tenta in tutti i modi di disinformare. Di raccontare in altro modo la realtà. Di mettere in ridicolo il governo. O di pomparne una parte per svilirne l’altra no, non s’era mai visto.

Disinfrmazione
Di Laky 1970 – Laky 1970, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=70206238

La radiotelevisione pubblica è nostra, pretendiamo che ci informi, non che ci disinformi.
Finché lo fa qualche signora gonfiata e siliconata delle altre reti, può dire quel che vuole, anche falsità evidenti. Ma i dipendenti del servizio pubblico che pago con la mia bolletta della luce no. Pretendo trasparenza, non posso sentirmi coglionato ad ogni annuncio, ad ogni notizia.

Basta. Licenziamoli tutti.

Governo, non avete attuato lo spoiling system? Bravi, ma è ora di farlo. Fatelo e rinnovate quel parco buoi così malato che rischia di infettare tutto. Ed anche quando il nostro sistema immunitario, i nostri anticorpi, fossero sufficientemente forti da resistere all’attacco, il nostro cuore, la nostra intelligenza non ne possono più.

Non vogliamo più finanziare questa disinformazione

Anche la carta stampata, che benché privata si permette di attingere da contributi pubblici all’editoria deve essere messa  in condizione di finanziarsi da sola.

Basta soldi, basta sgravi, si facciano pagare dai lettori.

I giornali devono essere mantenuti da chi li legge. Già chi li legge? Chi rappresentano? Chi disinformano?

Non è libertà questa, non la nostra, che vorremmo sapere la verità sul quanto succede, in Italia e nel Mondo. Su quanto faccia o non faccia il governo.

Governo che non può farle tutte male.

Basta, mandiamoli a casa, diamogli a tutti il reddito di cittadinanza ed insegniamogli un lavoro, ma un altro che, onestamente, questo  non gli riesce proprio di farlo.

Ceppoduro

Surfando in Autosole

Come divertirsi

Voi come fareste a divertirvi in Autostrada? E’ facile, io mi diverto surfando in Autosole.

L’ Autostrada A1, meglio conosciuta come Autosole è un posto fantastico. Capitano tante storie in Autostrada, alcune brutte altre belle.

Ti fermi all’autogrill, o come si chiama ora, osservi e vedi l’Italia, insomma, gli Italiani.
Lo vedi da come parcheggiano, da come vanno in bagno, prendono il caffè. Li vedi fuori a fumare, sempre di meno ma sempre più incalliti.

A proposito è bello come i fumatori si siano subito adeguati ai divieti nei locali e non fumino altro che fuori, bravi! Se poi smetteste del tutto sareste ancora più bravi.

A proposito, al bar non si lasciano più gli spiccioli di mancia, bene! D’altronde con quanto costano i prodotti la mancia se la sono già caricata e non poco. Ho visto panini costare come una costata.

E ancora a proposito i bagni no, non sono cambiati molto. Sono quasi ovunque dei cessi scassati, anche se i hanno appena rifatti. Sarà colpa dei gestori o sarà degli utilizzatori? Sarà… che su certe cose non cambiamo mai.

Cambiamo discorso

Surfando
Di Blaskino – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4911425

Spostiamoci in corsia, alla guida delle nostre belle macchine fiammanti. Bolidi e carrette, ma le carrette sono diminuite di molto. Anche se chi le guida le considera d’epoca e non intende farle denigrare, anzi ci tiene al loro prestigio e pretende per loro un posto di tutto rispetto. Come i proprietari dei bolidi del resto. Tutti in sorpasso. Tutti perennemente in corsia di sorpasso. D’altronde son tutti convinti che la prima corsia, quella più a destra sia solo per i camion o per i veicoli lenti: che so, tipo le biciclette, i motorini o le Apine cinquanta.

Tutti sicuri che la prima corsia, la più importante, sia a sinistra.

Bella l’Autosole

Surfando
CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=178156

In dei punti, con grandi sforzi ed investimenti faraonici, sono riusciti a fare addirittura quattro corsie. Praticamente dopo Bologna diventa una pista di decollo o di atterraggio. Deve essere così tutti hanno paura che gli si pari davanti un bel 747 coi flap abbassati e tutti stanno da una parte,  sulla sinistra.

E  io scarto a destra, poi a sinistra,al centro e ancora a destra.
Surfando in Autostrada mi trovo delle praterie sulla destra. Tra un camion e l’altro ci sono chilometri di strada liberissima e nessuna macchina. Certo se arrivi dietro al camion davanti, devi scartare, poi c’è il camion in sorpasso e vai in terza, se sei sfortunato ti capita anche l’auto lenta  in terza e via la passi in quarta, non prima di aver fatto sfilare qualche pilota che arriva veloce.

Poi ritorni in prima e fai un virata spettacolare che i surfisti Californiani riescono a fare solo quando arriva l’onda perfetta.

Surfando

E mentre ti rilassi ai 130 in prima ecco che sulla tua destra sfilano auto, camioncini e pulmini in seconda terza e quarta, che vanno più lenti di te e godi.
Certo non puoi passarli a destra ma come fai, ti sposti ti metti dietro e non succede nulla, la loro destra è un deserto dei tartari, ma non fanno nulla, come nel famoso libro omonimo.
Allora sfanali. Macché, niente.

A sinistra c’è il caos, un coacervo di macchine di tutti i colori che si ammassano senza senso, rallentando ed accelerando come in balia di onde tsunamiche.

Allora torni, mestamente sulla destra, in prima corsia e vai, vai fino al prossimo camion, senza guardare che c’è a sinistra, tanto chi c’è c’è, andrà dritto e non verrà mai sulla destra, stai sicuro.

Giancarlo

My life

My life.

That’s my life.

I’m clever. Indeed!

I learned so much, much more than any other I knew.

I was just born when my mother give me the first lesson of my primary education. The sound of her voice was so nice. I learnt a lot from her: to eat, to sleep, to ask, to refuse, to accept.

Later on she went back to work, she couldn’t stay all day long with me. Most of the time I was alone at home, sometimes with the neighbourhood children, who gave me my secondary education. I learnt a lot of new things; running in a forest or climbing up a river . I built a tepee, I fished and I hunted birds. During this time I learnt how to swim in a river and how to do it in a lake. I could understand which mushrooms are edible and which not.

At this time I started travelling alone; by train to reach Cortona, to my uncle’s house; on foot to visit my neighbours playing in the courtyard of other houses.

At six I went to school. My third education came in a small primary school, which had to be reached on foot, some kilometres far from my house. Most of the time I was together with other pupils walking toward or from the school.

The school was small with my class of three different levels and ages, I learned to stay with them and to have relationship with younger and older guys. My previous experiences were useful then.

My life

Go on

Fourth act of my education was at secondary school, in Bucine. I had to travel longer, to take a bus, many new first times, many changes these days. New subjects of study. Many new teachers . Not really so many as during my high school in Arezzo but enough. To go there, for the fifth act, I needed to take a train to go there , but I was already used to it, since I was so young it was great to get it again. Also there I found new subjects, facing chemistry, discovering scientific approaches. My new companions came from all the Italian regions. Fantastic.

Now, forty years after the “diploma”, I sob and cry remembering it.

My education continued with driving school, for a driving license.

Then another step with university, great!

Then an higher level with military service; where, for the first time, I taught someone else (I had to teach how to drive a lorry to lorry drivers).

Ninth level is the first job. Learning again, teaching again.

Then I had a family, a wife, children, my own dog and cats… a never ending story, until now: my life.

Giancarlo

Cosa è bene e cosa è male

Cosa è bene e cosa è male

Non ci domandiamo quasi mai cosa è bene e cosa è male. Non lo facciamo perché lo sappiamo già. In anni di vita abbiamo metabolizzato il concetto, lo sappiamo e basta.

Quando qualcuno ci presenta una tesi decidiamo subito se è bene o se è male.

Male. Malissimo. Il più delle volte, senza saperlo, ci facciamo condizionare nel giudizio, che non è più il nostro.

Finisce che giudichiamo come vuole il nostro interlocutore, perché non avrà esposto in modo asettico, ma, specie se è un buon oratore, lo avrà fatto in una certa maniera, tale che saremo portati ad dargli ragione.

Allora possiamo aderire ad una tesi dalla quale, senza il condizionamento oratorio, potremmo divergere. Siamo stati manipolati.

Accade tutti i giorni con la pubblicità di un prodotto che è sempre il migliore, per una serie di ragioni che ci sembrano giuste, anche se raramente lo sono. Accade anche al lavoro, al bar, in famiglia.

cosa è bene

In politica poi.

In politica, poi, questa manipolazione è spinta al massimo. I partiti illustrano le loro idee, i loro programmi come fossero i tuoi, come se solo tu ne fossi avvantaggiato, come se dopo averli attuati il mondo divenisse migliore. Questo anche quando in realtà l’idea è destinata a fallire o lo ha già fallito in precedenza. Rischiamo di aderire ad una tesi che alla fine non migliorerà la nostra vita, anzi la peggiorerà.

Se vi chiedete se e come possiamo giudicare prima, se e come possiamo capire le reali intenzioni dei nostri interlocutori e le conseguenze di quanto prospettato, la risposta è semplice, basta pensare con la nostra testa. Aspettare a giudicare, ponderare il nostro giudizio.

Domandiamoci sempre a chi giovi.

Alla latina: “cui prodest”.

Domandiamoci a chi giova prima di sposare un’idea. Quando capiamo a chi conviene capiamo cosa è male o cosa è bene. E’ bene saperlo, anzi è meglio.

Ceppoduro