Ho sessantanni

Ho sessantanni, vivo in Toscana, in un posto bellissimo e sono solo.

Guardando indietro nella mia vita, rivedo tutto quel che è successo.

Maremma cane, ho sessantanni!

Sono un contadino, sono sempre stato un contadino, anche se ho un diploma ed ho fatto qualche studio universitario, ma senza laurearmi.

Il babbo

Mio padre era un contadino, mi ha insegnato a lavorare la terra ed ad allevare le vacche.

ho sessantanni

Ed io ho allevato vacche e coltivato la terra per nutrire le vacche. D’altronde non è facile avere la terra da coltivare io ce l’avevo, il mio babbo ce l’aveva per me e poi me l’ha lasciata, con un po di vacche.

ho sessantanni

Per un periodo è andata bene, più che bene.

Ero giovane, forte e bello. Avevo abbastanza soldi da permettermi auto e soddisfazioni, non che abbia mai esagerato, ma una bella sportiva, una spider, vestiti eleganti e scarpe nuove le ho sempre avute.

E andavo a ballare tutti i sabati e le domeniche sera.

Le donne

Ho avuto molte ragazze, mi fidanzavo spesso. Raccattare con una bella macchina e soldi da spendere non è difficile. Erano ragazze belle, alcune bellissime. Ogni fidanzamento un idillio. Poi quando venivano a sapere o gli dicevo che facevo il contadino, che coltivavo la terra, che allevavo le vacche, sparivano immancabilmente.

Avrei voluto morire. Ad un certo punto mi sono detto che non mi sarei più messo con nessuna, mai e poi mai più innamorato, non ne volevo più sapere.

Le donne dell’est

Ma quando è caduto il muro, sono arrivate altre ragazze, meno sofisticate delle italiane, con meno puzza sotto il naso.

Mi sono ricreduto, mi sono innamorato ancora e mi son sposato tre volte.

Poi ho capito.

Ho capito che cercavano un  marito, cercavano un passaporto, cercavano la libertà. Una volta raggiunta, sposandomi, se la prendevano e volavano via, sparivano come la neve al sole, come le altre, le Italiane.

Le ho riviste tutte poco più tardi, per il divorzio, ma più che altro le ha viste il mio avvocato.
Io non voglio più vedere nessuno.

La mamma

Ora ho sessantanni, sto con la mamma, che non sta nemmeno bene, ma almeno lei non mi lascerà.

Almeno finché vive.

Continuerà ad occuparsi di me, a prepararmi i pranzetti della mia infanzia, roba da leccarsi i baffi.

Ah, i baffi li ho tagliati, mi sembra che mi invecchiassero troppo.

Ceppoduro

 

perché

Chiediamoci il perché

Perché abbiamo lasciato che accadesse?

Ed abbiamo permesso che si realizzasse la globalizzazione?

Perché

Il fenomeno causato dall’intensificazione degli scambi e degli investimenti internazionali ha portato, come ci ricorda Wikipedia, all’interdipendenza delle economie nazionali e, quindi, anche a interdipendenze sociali, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, unendo commercio, le culture, i costumi, il pensiero e beni culturali.

Wikipedia ci dice anche che tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno annoverati la velocità delle comunicazioni e della circolazione di informazioni (1), l’opportunità di crescita economica (2) per nazioni a lungo rimaste ai margini dello sviluppo economico mondiale, la contrazione della distanza spazio-temporale e la riduzione dei costi per l’utente finale (3) grazie all’incremento della concorrenza su scala planetaria.

Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio dell’aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell’autonomia delle economie locali, la diminuzione della privacy (4).

Ma perché?

Perché lo abbiamo permesso? Ci abbiamo rimesso tutti. Ci rimetteremo ancor di più, sempre di più.

(1) Le informazioni non sono un bene, sono un male, ci uccidono, piano piano. Ci fanno vivere nel terrore: il terrore del ROM, dei ladri d’appartamento, del vicino di casa, dello straniero, del terrorista Islamico.

Ci bombardano di notizie, dicendoci quello che vogliamo sentire, senza dirci quello che dovremmo sapere. Dovremmo chiederci perché certe cose succedono e di chi facciano il gioco. Ma non lo facciamo, non ce lo chiediamo, ne vogliamo saperlo.

(2) Anche la favola dei paesi in via di sviluppo è finita. Non ci sono paesi che si stiano sviluppando. Ma ce ne sono in recessione, dove tutti continuano a star peggio. Molti sopravvivendo in condizioni terribili.

Ma anche i paesi sviluppati e ricchi recedono. Recedono economicamente per le crisi artefatte, per la concorrenza interna di manodopera disposta a tutto per lavorare. Recedono per gli scandali, bancari, economici politici. I crack non vengono più pagati da chi li genera ma dalla popolazione, giustificandoli con le scuse più più banali. Quel 10% della popolazione che possiede il 90% della ricchezza non è disposta a pagare, mai.

(3) Anche la storiella della riduzione dei prezzi, grazie alla globalizzazione, non ci migliora la vita. Non facilita il consumo dei beni. I prezzi scendono se e per la diminuzione dei costi, che non viene da riduzioni di prezzo delle materie prime ma dalla riduzione dei salari (reali) e dei diritti.

(4) Gli aspetti negativi,invece, si sono verificati tutti e molto più incisivi di come teorizzato.

Ma come abbiamo fatto ad accettarlo?

Ma chi ce lo ha fatto fare?

Mha!

Ceppoduro