Impara l’arte e mettila da parte

Impara l’arte e mettila da parte.

Un buon proverbio, pieno di buon senso.

Per questo esistono le soprintendenze ai beni culturali. Per discernere l’arte e cercare di conservarla. Anche se a volte non siamo d’accordo sul fatto che si tratti di arte o che si debba conservarla. Se, primo fra tutti, il Granduca di Toscana non avesse istiituito quei comitati di esperti, che decidevano quali oggetti meritassero l’appellativo di opere d’arte. Che poi sono diventate le nostre soprintndenze. Non saremmo lo Stato con il più grande patrimonio artistico pubblico. Non avremmo i palazzi. Non avremmo le statue. Non avremmo i quadri, i tappeti, i mobili. Non avremmo nulla. Si stabilì allora che sulle opere d’arte prevale la proprietà collettiva inalienabile. Disgiunta dalla proprietà materiale del singolo. La nuda proprietà di fa possedere e godere dell’opera, Opera che però non può essere in alcun modo alienta dal pubblico dominio.

Senonché Franceschini la pensa diversamente ed un emendamento al ddl sul mercato e la concorrenza potrebbe permettere l’esportazione delle opere degli ultimi settant’anni semplicemente con un’auto-dichiarazione che il bene vale poco.

fontana

Ma sì. Dai Dario diamoci un taglio.

A cultura e arte.

Ma che ci volete fare
non vi sembrerò normale
ma è l’istinto che mi fa volare
non c’è gioco ne finzione
perché l’unica illusione
è quella della realtà, della ragione
però a quelli in malafede
sempre a caccia delle streghe
dico: no! non è una cosa seria
e così e se vi pare
ma lasciatemi sfogare
non mettetemi alle strette
e con quanto fiato ho in gola
vi urlerò: non c’è paura!
ma che politica, che cultura,
sono solo canzonette.

Ceppoduro

Fonti

la Repubblica

Il Giornale

Ancora la Repubblica

 

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