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Eremo di Pale

Eremo di Pale

Ho letto un articolo  su Umbria Oggi, sull’Eremo di Pale: Eremo di Santa Maria Giacobbe, a Pale di Foligno (PG).

Uno scrigno incastonato nella roccia.

Se avrete voglia di leggere l’articolo del giornale Umbro online, vi troverete interessanti notizie sulle opere d’arte che contiene e vi farete invogliare a visitarlo.

Io non l’ho mai visitato, anche se penso dovrei farlo prima o poi.
Il posto è incantevole, almeno così appare visto da lontano.
Perché io lo conosco solo da lontano.
Percorrendo la statale 77 della val di Chienti, prima di arrivare al bivio per pale, si percorre un tratto di costa che fronteggia l’eremo. Da li si può vederlo, ma per notare la sua presenza devi essere molto distratto o molto fortunato. Si vede piccolo piccolo incastonato nella pendice del monte di fronte.
La struttura è perfettamente integrata nel territorio, nel fianco del monte e non sembra altro che un’asperità della montagna, non si nota facilmente che ci sia una costruzione.

Eppure

Eppure ci si rende conto subito di essere in un posto speciale:

Il nome del posto, dal monte Pale, che evoca il lavoro dell’uomo attraverso strumenti semplici, le pale, che aumentano la forza delle braccia umane. Le pale sono leve, in fisica sono moltiplicatori. Ma il fiume è un sottrattore, si chiama Menotre (-3).

Incredibile, un fiume matematico.

Perché il fiume sottrae quello che il monte ha aggiunto.

Il monte aggiunge sempre qualcosa (ammucchiare), il fiume porta sempre via (scorrere, defluire).
Chissà se gli abitanti abbiano aggiunto una via Trinità alternativa al percorso di via Menotre, per pareggiare i conti (3-3=0) e lasciare intatto il monte? (Guarda la mappa).

Comunque l’Eremo è un gioiellino anche ammirato dalla statale, anche da lontano.

Mi è piaciuto così tanto l’Eremo di Pale che l’ho dipinto.

Eremo di Pale
Pale by Giancarlo Arrigucci – Olio su cartoncino (cm 40 x 30) (Collezione privata)

Il risultato mi piace, a mio avviso coglie bene lo spirito di unione con la natura.

Devo dire che anche stavolta sono rimasto stupito da come l’uomo possa integrarsi con la natura antropizzandola senza abbrutirla pacchianamente, ma incastonandone la pura bellezza.

Giancarlo