Oggi sono stato all’IKEA, sono stato futurista.

Oggi sono stato all’IKEA

Bella, non ci sono dubbi, un posto immenso con tanta roba che forse ne avrò vista un decimo, massie, forse un centesimo di quella che c’era, ma oggi c’ero anch’io.

Pioveva, forse è per quello che dentro non si passava, tutti accalcati, tutti o quasi, che andavano in un’unica direzione; tutti bravi in fila, anche per le informazioni. Beh! Lì qualcuno passava, ma in genere solo per informazioni importanti che poteva leggere nei molti tabelloni, ma che nella bolgia, è sempre meglio chiedere.

Bene, le calca… impressionante, ma non faceva caldo, ovvero mi sono tolto il giubbotto ed ho usato le magnifiche sporte gialle per tirarmelo dietro con il minimo sforzo, poi vi si è aggiunto anche quello di mia figlia e qualche giocattolo, ma insomma, sono stato bene. Non è sempre così, nei luoghi affollati dove bisogna camminare patisco sempre come, immagino, si possa patire nell’inferno e sudo, sudo per vedere un articolo, sudo per provarmi le scarpe, i pantaloni, un giubbotto. Ah, il mio giubbotto, credo tenga bene i -40°C, ci potrei andare in un surgelatore industriale e non mi accorgerei della temperatura, ma li vendono così. In un’Italia che vedere -3 sul termometro dell’auto impressiona, dove un filo di foschia fa accendere fendinebbia che sarebbero più adatti ad un Boeing, non ti vendono giubbetti invernali ti vendono l’inverno che non c’è e che non ti accorgi nemmeno che non c’è, perché sono a scambio termico zero. Ma bastasse quello, tanto il cappotto io lo porto aperto, molte volte me lo levo e semmai lo lascio in macchina quando scendo, ma in macchina si lo tengo quasi sempre, tanto per far vedere che ne posseggo uno, se del caso. Ma bastasse il giubbone, dicevo, vedi gli altri, quasi tutti, imbacuccati come neonati da neo-mamme. Che hanno la sciarpa, quaranta giri di lana intorno al collo, e se non è lana è più fine ed i giri aumentano e poi la papalina, il berrettino di lana, anche qui se non è lana è peggio, meglio sia lana, credetemi, e i guanti, nemmeno fossero sulle piste in  Marmolada non se li tolgono mai, come gli occhiali da sole che forse sono protesi, che solo il barbiere può staccare da dietro le orecchie.

Ma insomma si stava bene e ho cantato, canzoncine stupide e irriverenti che nemmeno conosco, ma ero felice e cantavo, via, canticchiavo tra me e me, senza farmi sentire, che mi potevano prendere per pazzo, soprattutto mia moglie che meno male era sempre un po più avanti.

Ho anche osservato la gente, mentre acquistano qualcosa sembrano tutti architetti, e magari lo erano, ma sembrerebbe una combinazione troppo strana, non trovate?

Osservate la gente dove ce n’è tanta, Poi se è un posto di shopping c’è sempre da sorridere nei discorsi tra coppie, negli scoppi tra coppie (Invece di coppie avevo scritto copie, e in un primo momento lo volevo lasciare così ma poi ho pensato che gli individui non sono copie, nelle coppie sono diversi. Lui, è un luogo comune lo so, è quasi sempre lo scocciato, l’annoiato  e l’iracondo ma anche lei non è male nei suoi patemi d’animo.

Mi sono perso un paio di volte nell’osservare distinti signori (architetti?) che saggiavano con le nocche la consistenza del legno dei mobili che osservavano, giudicavano e valutavano, e forse non si rendevano conto della natura particolarmente esile di quelli in esame, e forse nemmeno della loro natura plastica, che i mobili in legno son più avanti e si vedevano bene di cosa erano fatti, se non altro bastava leggere il cartellino. Perché l’IKEA ti dice tutto e questa è una cosa meravigliosa.

Comunque ho speso, non è stata una gita infruttuosa, almeno per l’IKEA, son riuscito anche a caricare il tutto in auto ed arrivare sano e salvo a casa.

Peccato non ho potuto comprare le patatine, ma sarà per la prossima volta.

Devo anche provare il ristorante, ma oggi era veramente pieno di gente, da ogni apertura moltitudini ti si vomitavano contro e questo rigurgito continuo di gente vociante non era prodromo ad un rilassante pasto.

Il primo store IKEA nel 1965. sconosciuto - Historien om IKEA oggi
Il primo store IKEA nel 1965.
sconosciuto – Historien om IKEA

Bene ho finito, anche se non so cosa vi ho detto, si insomma lo so, vi ho detto che apprezzo l’IKEA, la sua organizzazione perfetta, anche per pagare ed apprezzo la gente, la calca, ha un che di futurista, forse mancano i motori rombanti e gli aerei sfreccianti o i treni fumanti, ma c’è il movimento, il movimento è futuro ed il futuro è certo, è certezza, è sicurezza.

Andateci, mi raccomando, andateci oggi o in un sabato piovoso all’IKEA o all’iperqualcosa od ad un Mac King qualsiasi, basta che sia grande abbastanza da permettere l’azione futurista alle masse e ascoltatele ed osservatele e poi ditemi cosa ne pensate, in un commento in fondo a questo post o in una mail a giancarlo(punto)arrigucci(at)gmail(punto)com o trovate un altro sistema, come vi pare, ma fatelo, andateci vivrete un’esperienza incredibile e ne sarete parte.

Saluti a tutti

un buon anno

VIVA L’IKEA.
Giancarlo

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