Marte
Volevo andare su Marte.
Avevano aperto il bando, si cercano volontari per la colonizzazione del pianeta rosso. Decisi di partire, tanto non avevo niente da perdere, non avevo più niente. Dopo la morte dei miei, non potevo pagare la successione e la mia casa era tornata alla banca.
Anche il cane era scappato, chissà dove.
Che ci facevo li?
I marziani
Ci hanno addestrato e portato su. All’inizio è stata dura, ma ce l’abbiamo fatta.
Ci siamo fatti una nuova vita, abbiamo costruito una base, poi una città, ora siamo una Nazione. Tutto sotto una cupola di plastica immensa. Uno spettacolo.
Chissà se dalla Terra ci chiamano Marziani? Sono sicuro di si.
Non ci sono più contatti diretti, se non per i vecchi film che ci propinano in TV.
Le marziane
All’inizio eravamo solo maschi, ma si sa… Quindi sono arrivate alcune prostitute, numerose e ben pagate. Ma si sa… poi è nato qualche figlio, adesso siamo in tanti. Non ricordo a quale generazione di indigeni siamo arrivati.
Però nessuno è tornato sulla Terra, ed anche volendo non saprei come fare.
Stiamo bene, la nostra economia si basa principalmente sugli scambi commerciali con la Terra. Molte aziende scavano il suolo, lo fanno i robot, ed inviano i minerali alle compagnie terrestri.
Il futuro di Marte
Io sono vecchio, troppo vecchio, forse tra i pochi sopravvissuti dei primi coloni.
Non mi sento più terrestre, nessuno qui si considera tale, dopo tanto tempo.
I ragazzi non sanno nemmeno che significhi terrestre: Americano, Asiatico, Africano o Europeo. Si lo hanno studiato, ma nessuno sa bene dove sia l’Italia, se esista sempre l’Italia, la Francia o la Germania.
Si sentono superiori. Loro sono i diretti discendenti di quelli che hanno fatto il grande passo, quello che ha cambiato l’umanità. Sono i migliori, non come quei debosciati terrestri sfruttatori.
Già sognano l’indipendenza, la rivolta, la libertà.
Chissà se riusciremo a stare in pace ancora a lungo?
Chissà?
Ceppoduro