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Arte povera

Arte povera

Arte povera o… povera arte?

Povera arte direi… perché l’arte è sempre stata povera e l’artista pure. Poi, dopo qualche anno, il commercio dell’arte può farla diventare ricca, ancor di più se in quel che si commercia l’arte non c’è. Basta che qualcuno, esperto, suggerisca il contrario e le quotazioni volano alte… alte, alte, alte. Vedi tanti “artisti” che altro non sono che “oggettisti” (La “ Fontana” o l’orinatoio di Duchamp), o “installatori” (come i 99 lupi di Cai Guo Qiang al museo d’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato) o “tipografi” (La Marylin Monroe o i barattoli di pomodoro Campbell di Andy Warol) senza arte ne parte.

Beh la parte la fanno tutti questi ed anche quelli che non ho menzionato, la parte di Mida, trasformare in oro tutta la merda che toccano.

Ma non è arte; è solo commercio, promozione e studio delle esigenze di mercato, fortuna.
D’altronde cosa c’è di meglio che creare il nulla e farselo pagare a peso d’oro? Specialmente se non ci vuole un grande impegno e, men che meno conoscenza a realizzarle, ma “solamente” un’idea originale; magari dissacrante (l’orinatoio che diventa fontana). Il sogno alchemico, la scoperta della trasmutazione che diviene realtà.

Anche se per completezza d’informazione ed onestà intellettuale, dovrei dirvi che Duchamp era un DADA, insomma uno che non credeva nell’arte o nella fattibilità dell’arte. Tutta l’arte che sto cercando ferocemente di criticare è realmente dada.

E allora l’arte povera?

E allora, e allora, forse ci sono certo artisti bravi, che fanno cose belle e originali partendo dai fondamenti, conoscendo quello che è stato fatto prima, sapendolo fare, ma, se ci sono, hanno successo?

Non so, però se sono ancora poveri no non lo hanno. Il successo si misura coi soldi. E magari sono gli unici artisti rimasti a fare arte.
Posso aggiungere che, anche nell’arte minore, tra i semiprofessionisti ed i dilettanti, siano essi allievi, juniores o d’eccellenza, valgono gli stessi principi.
Non si fa arte, non si crea, si da in pasto qualcosa al pubblico, alle giurie, ai comitati, gli si da quello che questi soggetti vogliono vedere.

Sperimenti all’inizio, quando non sei nessuno tra i nessuno, poi, magicamente trovi la sequenza di note che danno un motivetto orecchiabile.
E’ il successo… e poi… poi fai sempre lo stesso quadro, sempre uguale a se stesso, sempre appetibile per l’occhio critico del professore delle medie, del vicesindaco e del presidente della pro-loco.
Qualcuno comincia ad imitarti, se non a copiarti di brutto, la stessa cosa che fai tu per quel futile orgoglio che non ti permette più di sbagliare un colpo. E per non sbagliare non cambi più.

La tua arte è morta, l’Arte in genere è morta, e non risorgerà.
Non che qualcuno si dispiaccia troppo per questo.


Giancarlo