la strada

La strada

Era solo,

camminava lungo la strada.

La stradaDario Persici, classe 75. Si diplomò nel 93 come geometra, ma non trovò nulla da fare. L’università non lo attirava, avrebbe voluto lavorare come geometra, ma non trovò occasione. Si sarebbe accontentato anche solo di lavorare, ma non aveva amici, o conoscenti, che potessero aiutarlo. Nessuno che lavorasse in uno studio tecnico. Nessuno che potesse dargli una spinta per entrare alle poste o in ferrovia. Poi non assumevano più nemmeno lì, oramai.

Per fortuna, trovò da vendemmiare, in agricoltura si guadagnava bene, stava all’aperto e in compagnia, Si scherzava, si rideva. Forse era meglio coltivarla, la terra, che misurarla. Nell’azienda vicina si raccoglievano le mele. Un’altra aveva le mucche da accudire.

Un anno passò veloce, quell’anno fu il più bello della sua vita. Trovò anche una ragazza. Una tipa strana, che parlava poco, ma anche lui non era di molte parole.

Maria, si chiamava Maria Nicastro. Un paio d’anni  più giovane di lui, molto carina.

Era stato fortunato, Dario, aveva incontrato Maria lungo la strada. Mentre lei guardava la vetrina di un negozio di scarpe, le si era avvicinato e le aveva chiesto indicazioni per un indirizzo. Si erano conosciuti così, si erano trovati. Si erano rivisti. Quando era assieme a Maria ne era preso completamente. Quando non era con lei la pensava. Lei studiava, al liceo classico, lui lavorava un po’ di qua e un po’ di la. Maria gli  fece scoprire il mondo. Lo portò al cinema, a teatro, per la prima volta nella sua vita, ed ai concerti. Con lei cominciò ad interessarsi ed a discutere di Filosofia. A leggere, leggere Romanzi.

Nessuno lo aveva mai eccitato così.

La strada

La strada

Arrivò anche l’estate.

In Agosto, tutti gli Agosti,  la famiglia Nicastro andava al mare, come ogni famiglia benestante. Dario, invece, non aveva mai visto il mare, al massimo era stato al lago, a pescare. I suoi non si erano mai concessi la villeggiatura. I Nicastro, invece, affittavano una casa, grande, che c’era sempre qualche parente o amico da ospitare. La zia, vedova, era un ospite fisso. I nipoti. I compagni di scuola e chissà chi altro ancora.

A lei venne naturale chiedergli di seguirla al mare, in Agosto.

Lui accettò , non senza esitazione, non aveva mai pensato di conoscere i suoi genitori.

Non fu facile ma, insomma, lo fecero.

I genitori generalmente hanno grandi aspettative per i figli. Si sa. Le aspettative tradite  diventano, delusioni,  a volte rancori.

Questo è quello che deve esser successo.

Si capisce:  lui non aveva un mestiere sicuro, ma era molto bello e forte, accidenti se era bello. Si capisce anche che: lei era stupenda, una dea, ma con la puzza sotto il naso.

Forse aveva studiato troppo, sicuramente lo aveva stregato, lo avrebbe plagiato, lo aveva già plagiato. Questo pensarono i genitori di lui.

Lui l’aveva stregata, lui l’aveva plagiata, questo pensarono i genitori di lei.

Ma nessuno lo disse apertamente, fecero solo grandi sorrisi ipocriti, ipocriti sorrisi di cortesia.

Dario era figlio unico, forse per questo Maria non fu ben accetta, non piacque. Voleva portarlo via.

I Persici non avevano niente, forse per questo la madre di Maria restò indifferente, distante da lui.

Solo il padre di lei tifava per Dario. Forse gli ricordava se stesso, da giovane.

Al mare

Comunque andarono al mare assieme.

Le giornate passarono lente come solo in Agosto, al mare, lo fanno. Le ritualità giornaliere scandirono il tempo, come in un mantra: Colazione, mare, pranzo, pennichella sulla spiaggia. Passeggiata in centro, cena, passeggiata in centro da soli o in giro con vecchi e nuovi amici. Che nessuno conosceva, che nessuno avrebbe mai conosciuto, che non erano, ne sarebbero mai stati, amici di nessuno.

Qualche notte passata sulla spiaggia, qualcun’altra in discoteca. Sempre la solita storia.

Meno male che dall’alba a colazione e poi sotto l’ombrellone, Dario poteva fare quello che voleva. Gli altri dormivano ancora e lui leggeva. Gli altri prendevano il sole e lui continuava a leggere. Divorava i libri. Libri interessanti, di filosofia, di matematica e di Storia. Idee e concetti gli frullavano in testa alleviandogli la prigionia. Sì, quel rapporto si era trasformato da esplosione di libertà, da anarchia, in prigionia, in dittatura.  Anche Maria, piano piano, cambiò atteggiamento. Lui sembrava assomigliare sempre di più a suo padre, ci andava troppo d’accordo, e continuava a non piacere a sua madre, cominciava a non piacere neppure a lei.

Quell’estate finì con la fine di Agosto. A Settembre cominciarono le piogge autunnali, piogge che lavano la polvere estiva.

Lei si preparava all’ultimo anno di liceo.  Rivide i vecchi amici di scuola. Erano amici che la volevano per loro. Maria era troppo bella, l’ho già detto. La presero.

la strada

Lui decise di lasciare il paese, andare in città ed iscriversi all’università, a “Lettere e Filosofia“.

Non si rividero più.

Io non li ho più rivisti. Solo Dario, una volta.

Era primavera, di mattina, presto. Dario era solo ed a piedi percorreva una strada. L’ho visto felice, con un ampio sorriso sulle labbra, forse perché non era in una strada qualsiasi.

Era una nuova strada, quel la strada, era la sua strada. L’aveva scelta lui.

Ceppoduro

 

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