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A Castiglion Fibocchi

A Castiglion Fibocchi si è aperta una mostra, una mostra di pittura.Una mostra bella, bella davvero. Una mostra da vedere. Una mostra che vi consiglio di visitare.

Castiglion Fibocchi è un comune italiano della provincia di Arezzo in Toscana.

Andate in piazza delle Fiere al numero 1, li, da una parte, c’è il palazzo delle Stigmatine, lo vedrete subito. La mostra è all’interno. Quattro stanze sono arredate con le opere di quattro pittori:


Elda Lenzi Pittrice di Arezzo
www.artmajeur.com/elda-lenzi-1


Matteo Benetazzo Pittore di Pieve a Presciano (AR)
www.matteobenetazzo.com


Paolo Bisighin Pittore del Friuli Venezia Giulia
http://www.paintingoil.eu/


Giancarlo Arrigucci Pittore di Bucine (AR)
www.giancaarrigucci.altervista.org
www.bucine.altervista.org

Storia di Castiglion Fibocchi

(Da wikipedia l’enciclopedia libera)

Il paese di Castiglion Fibocchi sorge sulle ultimi propaggini del massiccio del Pratomagno che degradano verso la piana di Arezzo, lungo l’antica Via Clodia (o Cassia Vetus).

Il territorio comunale già abitato nella tarda età repubblicana (I secolo a.C.), attorno all’anno mille fu castello dei Conti Guidi a guardia della strada che collegava il Valdarno al Casentino.

Nel 1385, con la vittoria di Firenze su Arezzo cadde anch’esso sotto il dominio della Repubblica di Firenze.

LXXVIII – 2020 – Giancarlo Arrigucci – Casa turrita Leopoldina – Olio su tavola – 18×30 cm (Collezione privata)

Lungo l’attuale strada dei Setteponti si possono osservare alcuni esempi della tipica edilizia rurale: le Case Leopoldine, con la colombaia, la loggia e il portico, fra le più belle della zona.

A monte del capoluogo si trova la piccola frazione di Gello Biscardo con il suo borgo antico splendidamente conservato.

Sulla collina si possono osservare i ruderi di San Quirico, la pieve paleocristiana di cui si hanno testimonianze già dal II secolo.

Il marchesato

Il marchesato di Castiglion Fibocchi, San Giustino e Castiglion Fibocchi fu concesso dal granduca Ferdinando II al suo valoroso generale Alessandro del Borro di Girolamo, vincitore dei Turchi, il 10 ottobre 1644.

La sua abilità militare – combatté vittoriosamente nella Guerra dei trent’anni per conto del granduca, cognato dell’imperatore – gli fece guadagnare il titolo di barone boemo e a 35 anni divenne nobile aretino, poi dal 1642 di primo grado.

Uomo di cultura e erudito di matematica e fisica, elaborò col Torricelli un progetto per prosciugare la Val di Chiana.

Dopo la sua morte a Corfù (1656) ne ereditò il titolo il figlio Niccolò (-1690) e i suoi eredi che lo mantennero fino alla legge di abolizione dei feudi granducali del 1749.

A Niccolò, privo di eredi maschi, successe nel feudo il fratellastro generale Marco, che divenne governatore di Livorno (1677-1701) e morì privo di eredi maschi.

Ancora

I del Borro, patrizi aretini, furono già signori del castello del Borro dal 1254, da cui presero il nome presso Loro Ciuffenna, quale ultimo territorio del distretto aretino in Valdarno.

I marchesi incrementarono la produzione agricola del feudo con il conseguente aumento della popolazione.

Al plebiscito organizzato per l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna, Castiglion Fibocchi si espresse con schiacciante maggioranza a favore del mantenimento del regno separato (su 293 aventi diritto, 169 votanti, il regno separato ebbe 106 voti contro 46 che andarono all’annessione e 17 nulle).

Qualcuno dice che questo risultato si ebbe perché fu l’unico posto in cui furono organizzate votazioni libere.

Il nome

Da qui l’appellativo di “re di Castiglion Fibocchi” dato a Ferdinando IV di Toscana, succeduto all’ultimo sovrano regnante di Toscana, Leopoldo II di Toscana.

Il paese deriva il suo nome Da Bocca o Bocco de’ Pazzi di Valdarno, che non hanno niente a che vedere con i Pazzi della famosa congiura contro i Medici.

Il nome è riportato in antichi documenti come Castilium Filiorum Bocchi (Fi.Bocchi) e la sua cinta muraria era guarnita con sette torri.

Di queste ne rimane solo una, però due porte sono ancora in piedi: Porta Fredda e Porta San Clemente.

La fiera (del bestiame) era ed è tuttora la prima domenica di ottobre.

Di seguito le opere esposte a Castiglion Fibocchi

(Cliccateci sopra per ingrandirle)

Conclusioni

Non mi resta che consigliarvi vivamente di andare a vederla, ci sono delle belle opere.
Buon divertimento.

Giancarlo

Il divano rosso

Il divano rosso era li, in mezzo alla stanza, indifferente.

Il rosso non era sgargiante, ne volgare, era rosso, sì, ma poteva essere anche di un altro colore.

L’uomo attraversò la stanza con passi lenti ma decisi, guardando innanzi a se, preso nei suoi pensieri, quasi sognante. Quasi inciampò nel divano rosso, si ravvide appena in tempo e lo scansò, ma senza distogliere lo sguardo dalla parete opposta, a cui continuò ad avvicinarsi.
Dopo averlo superato l’uomo si fermò a circa metà strada dalla parete per un tempo che sembrava non finire mai. I movimenti, quasi impercettibili, della sua bocca lo facevano apparire, a chi in quel momento gli fosse stato vicino per guardarlo, ora sorridente, ora angosciato. Come se il suo umore variasse al movimento dei suoi occhi, movimento molto più ampio ma meno frequente di quello della bocca.

Ma insomma

Quasi ansimava come un pesce fuor d’acqua che si avvicinò ancora e più si avvicinava più appariva meravigliato, estasiato, beato.
Quasi inebetito dalla vicinanza con quella parete anonima che, in apparenza non aveva nulla di strano, nulla di diverso dalle altre della sala con al centro il divano rosso.
D’improvviso accelerò, quasi fino a sbattere sul muro, ma senza farlo.
Era così vicino che poteva vedere ogni particolare, ogni forma, ogni segno.
Avrebbe voluto toccare quella superficie ma non lo fece, indietreggiò invece. A più riprese.
Deglutì alcune volte, sentiva la gola secca ardere, se avesse avuto dell’acqua avrebbe bevuto in maniera indecorosa, rumorosamente a garganella. Sembrava sudato, forse lo era, certamente non stava più bene come quando si era avvicinato alla parete. Forse adesso era preso da tachicardia, il suo cure batteva e batteva e batteva, forte, sempre più forte.
Si sentì svenire, come stesse cadendo; cadde.

Fortuna che c’erra il divano rosso

Cadde sul divano rosso, che nel frattempo gli era sopraggiunto ai polpacci.

Quel signore ero io.

In una sala del MART di Rovereto ammirando “La sera romagnola” di Ubaldo Oppi.

E le gambe mi mancarono come a Stendhal.

Giancarlo

PS
In copertina

Due figure mitologiche Giorgio De Chirico 1927

Guardare un’opera d’arte

Guardare un’opera non è difficile, ci mettiamo davanti ad un dipinto, alla giusta distanza, e lo ammiriamo. Nel caso di una statua dovremo scegliere anche la posizione attorno o, meglio, cambiarla più volte. Quindi osserviamo quello che c’è e quello che non c’è. Cambiamo più volte anche la distanza dall’opera, almeno passiamo da più lontano a più vicino. Il gioco è fatto: secondo quello che ci avrà trasmesso, piacere o dispiacere, sapremo se l’opera è un’opera d’arte o meno.

In realtà non voglio insegnarvi a guardare un’opera d’arte.

Voglio insegnarvi a valutare se l’opera è arte. Per voi, certo, ma se non lo è per voi non ha senso dedicargli altro tempo, almeno non subito. Magari in futuro la situazione potrebbe cambiare, ma questo è un altro discorso.

E’ noto che un’opera d’arte si guarda con gli occhi, con il cuore e con la testa.
Voi limitatevi a guardarla con gli occhi, se volete anche con il cuore. Per osservarla con la testa bisogna conoscere tante cose: Storia dell’arte, dell’artista, del movimento artistico oltre alla situazione politico-economica e sociale del periodo in cui è stata fatta. Ma osservarla con la testa non è veramente necessario, ci può far cambiare idea come ho detto poc’anzi ma se vi sarà piaciuta con gli occhi e con il cuore lo sarà sicuramente anche con la testa.

Certo c’è il rischio che un’opera che vi piace non sia considerata arte dagli esperti, ma resta il fatto che a voi ha dato piacere e tanto deve bastare.

Lo so, mi direte che l’arte deve anche dire qualcosa, avere un messaggio, ma se di arte si tratta quei messaggi li capirete comunque, senza bisogno che voi sappiate di più di quel che vedete.

Non era forse questo il compito dei dipinti, delle pale e degli affreschi nelle chiese? Spiegare il vangelo a poveri analfabeti. Tutti potevano leggerli senza che ci fosse scritto nulla.

Bene.

Se vi chiedono un giudizio su un quadro non scusatevi dicendo che non ve ne intendete. Osservatelo dalla distanza che vi permette di vederlo nell’insieme e da vicino per capire l’autore e la sua tecnica, per osservare i dettagli.

Esprimete un giudizio estetico o sentimentale.
Così si guarda un opera d’arte.

Se poi volete saperne di più e conoscere tutti i retroscena dovete studiare o, ahimè, fidarvi di Sgarbi.

Giancarlo

P.S.

Quello appena letto è un corso per “Dummies”, cioè per principianti.
Seguendolo rischiate che vi piaccia una riproduzione dozzinale de “Il Bevitore” di Teomondo Scrofalo senza sapere nulla del “Bevitore” di Giuseppe de Curtis o ignorando completamente “Il bevitore” di Paul Cézanne.
Ma si sa, senza sforzo nulla viene.

Il MOBA

E’ un gioiello poco conosciuto

Il MOBA. Museum Of Bad Art ovvero il museo dell’arte brutta. Arte troppo brutta per essere ignorata.

E’ un museo vero, anche se in condominio con un teatro.

Si trova in Massachusetts a Somerville nei sotterranei del teatro cittadino.

L’ingresso è compreso nel costo biglietto cinematografico e l’orario coincide con l’apertura per le proiezioni dei film.

La collezione del museo è di circa 600 pezzi (ad oggi) e ne vengono mostrati circa un decimo per volta.

Il museo è mantenuto da volontari tramite un’associazione senza scopo di lucro che si è data lo scopo di collezionare, preservare, esibire e celebrare l’arte brutta in tutte le sue forme ed in tutta la sua gloria.

Le opere non sono solo brutte, in un modo o nell’altro si discostano dalla mera incompetenza, diciamo che l’artista nell’eseguirle non è stato capace di tenere a bada la passiore artistica ne di frenare la propria esuberanza e neppure il pennello che è risultato nettamente fuori controllo.

Il MOBA è il solo museo

Il MOBA è il solo museo dedicato a detenere la migliore arte brutta per la maggiore fruizione possibile.

Agli inizi, 1993, è stato un clamoroso successo mediatico, del MOBA hanno parlato prestigiose riviste e programmi televisivi, tutt’oggi la sua audience continua a crescere.

I suoi estimatori si possono collegare tramite Facebook o YouTube, inoltre ci son a disposizione MOBA News e MOBA Books.

Nella parte prettamente commerciale del sito avrete la possibilità di acquistare tutto il merchandising che desiderate: Calendari, tazze, magliette e stampe per un regalo, per voi o per i vostri amici, davvero speciale.

Se possedete un quadro brutto, brutto per tutto quello che riguarda l’esecuzione, la tecnica, l’inquadratura, la riuscita dell’opera, potreste effettuare una donazione ed oltre a conservare l’opera ampliarne la visibilità e la platea degli estimatori.

Giancarlo

Per i contatti vedi sito internet del MOBA

Quanto vale un opera d’arte?

Quanto vale  un quadro? Un dipinto, una scultura, un acquerello?

E’ veramente difficile valutare un quadro.

Specialmente quando non è stato realizzato da un artista famoso, da uno cioè che non è conosciuto e apprezzato e quindi non ha mercato.

Possiamo dire che artisti famosi hanno quotazioni oramai consuete e se le loro opere fossero vendute in una asta potremmo solo aspettarci forti emozioni speculative. Altrimenti, senza l’impulso speculativo non aspettatevi sorprese, il prezzo sarebbe quello che è e basta.

Anche se, devo dire, che ai grandi nomi dell’arte vengono perdonate cose che a me non lo sarebbero. Girando per musei, ad esempio,  ho visto dei “De Chirico”, pittore che amo, con errori madornali. Errori prospettici, errori di ombre ed errori di ogni genere, ma il quadro è un “De Chirico” e resta “De Chirico”  turandosi il naso e coprendosi gli occhi. Insomma ho visto “croste” di De Chirico, opere chiaramente tirate via, fatte tanto per fare, forse perché comunque in quel momento richieste dal “mercato” , esposte in bella mostra in importanti musei, senza problemi e senza vergogna.

Senza vergogna?

Vergogna!

Sono quadri che comunque costano e chissà se valgono il loro costo?

I miei quadri non costano così tanto, anzi non costano tanto, per superare i mille Euro devo darmi da fare su quadri di notevoli dimensioni.

 

quanto vale
Si, ma quanto vale?

E se un quadro ti piace non stare li a menatela.

Cazzo, se ti piace un quadro compralo e non rompere i coglioni, il prezzo è un di cui, non è così importante.

Si, dirai, ma quanto vale?

Vale la pena di comprarlo, farai felice te e chi lo ha fatto.

Ma quali sono i quadri più quotati?

Sono quelli meno validi!
Magari non sono bellissimi ma seguono la quotazione dell’artista e se l’artista è di moda…

Ma non comprare un quadro perché l’autore è in voga, un quadro deve esprimere un concetto, un’idea, qualcosa, altrimenti deve essere tecnicamente ineccepibile.

Non dice niente ma è tecnicamente perfetto? Prendilo e pagalo.

Non è tecnicamente perfetto ma ti appaga, ti soddisfa, ti piace? Prendilo e pagalo.

Ma che vuoi di più? Costa tanto ? Ma cosa sono pochi Euro per una opera che piace, che se lo guardi ti trasmette qualcosa?

Ci sono tanti dipinti, ci sono tanti pittori, non devi faticare devi solo guardare. Che te li hanno fatti a fare gli occhi, se non li usi?

Se poi il dipinto non ti piace, anche se quotato, che lo vuoi a fare? Lascia perdere e compra qualcos’altro.

Un quadro vale solo se ti piace.
Quanto vale quel quadro? Tanto quanto ti piace.

Conclusione:

Alla domanda “quanto vale un quadro?” Ti rispondo che non ha un costo, ha solo un valore.

Non comprare croste ma se una crosta ti piace non è una crosta, prendila e pagala quel che ti chiedono.

Vaffanculo.

Giancarlo

 

PS: Guarda ti mostro opere fatte da miei amici; se te ne piace una e la acquisti da loro, li renderai e mi renderai felice, senza spendere un capitale.

fonte:

Blog

Bucine in fiore, anche l’arte vuole la sua parte

Bucine in fiore

Bucine in fiore è stato anche arte, tanta arte.

Patrizia Petracchi esponeva alcune sue opere.

Bucine Anche Bandinelli Alessandra ha esposto qualcosa di interessante.

Collettiva di artisti di Montevarchi Arte non è stata da meno, esponendo opere di pregiata fattura..

Confidando sia stato di vostro gradimento.

Giancarlo

 

Ho dipinto ancora

Sulla pittura:

Ho dipinto ancora.

Ancora un paio di oli.

Ho dipinto Rinalda
Piccolo olio ma interessante.

Ho dipinto Capanno_nei_Pianacci_1
Un capanno che mi sono trovato di fronte camminando nei Pianacci.

Del capanno nei Pianacci, ne avevo già parlato in un precedente post.

Ho dipinto ancora:

Ho fatto anche un paio di acquerelli.

Ho dipinto Idra
Idra, dai capelli serpici.

Ho dipinto Capanno_nei_Pianacci_2
Il capanno incontrato passeggiando. Mi è piaciuto tanto da farlo anche ad acquerello.

Giancarlo

Franz Marc, un pittore tedesco nato nel 1880.

Franz Marc

Franz Marc era un pittore tedesco nato nel 1880  e morto nel 1916.

Volevo rifare una sua opera del 1914 (cento anni fa).

Fighting Forms conservata al museo di arte moderna di Monaco di Baviera
(Staatsgalerie moderner Kunst, Munich)

Ecco il risultato:

Gian Franz Marc Figting Forms Cento anni dopo trova nuova vita dai miei pennelli.
Gian Franz Marc Figting Forms
Cento anni dopo trova nuova vita dai miei pennelli e da i miei colori. La difficoltà della realizzazione di questo quadro è incredibile. Le linee ed i volumi si rincorrono, si incrociano nei modi più strani e imprevisti, non banali.

Replicare un opera di Franz Marc

Fare, rifare, un opera dopo cento anni dalla sua creazione è molto eccitante. E’ una bella responsabilità, pure.

Farla bene o male non dipende dalla tecnica ne dalla pratica nell’imitazione di Marc.

Quest’opera è unica. La tecnica, il senso, anche le dimensioni sono anomale per Franz Marc.

Egli dipingeva cavalli o altri soggetti bucolici. Mentre qui descrive la guerra, la sua voglia di intervenire in guerra.

Si illude che la battaglia possa essere dominata dai colori e dalle linee. Non sa che la guerra lo ucciderà. Interviene e muore.

Finisce subito così la sua guerra.

Finisce subito anche la sua (nuova) arte.

Peccato.
Il senso delle sue idee non mi piace, la tecnica si.

In chiave descrittiva, l’opera rende bene l’idea della guerra.

Un mostro, sanguigno, uscente da un vortice nero. Intorno i colori della vita risucchiati, pian piano nel buio, Questo nuvolone nero che può essere il fumo delle armi, la notte, il buio, l’incertezza del futuro.

Lo spegnimento del lume della ragione. Nero da cui esce il drago della battaglia, il furore del combattimento il demone che incita alla pugna. Le fiamme dello scontro. Un quadro bello quanto brutto è l’argomento.

Si trova anche qui al mio sito.

Fighting Forms – Franz Marc, 1914
Oil on canvas, 91 x 131 cm
Staatsgalerie moderner Kunst, Munich

Giancarlo

Una ragazza

Una ragazza

Quando

ho fatto i dipinti del post precedente, ho fatto questa ragazza, la figlia, di una bella famiglia, ma, devo dire non mi è venuta troppo bene. E’ il personaggio che ci ha rimesso di più nella mia rappresentazione.

Non conosco personalmente la ragazza, ne so se mai la conoscerò, ma volevo farla più bella.

Una ragazza

Non bellissima, che non mi riesce, ma più bella si.

Ho provato ad immaginarla tra qualche anno, nel fiore degli anni, e l’ho ritratta.

Speriamo bene.

Mi toccherà rifarla ancora.

chissà?

 

Giudicate voi.

Fatemi sapere, se volete.

Giancarlo

 

 

Una ragazza Senza nome, da grande. Acrilico su carta.
Senza nome, da grande. Acrilico su carta.

Ho fatto due nuovi acquerelli

Due nuovi acquerelli.

Ho fatto due nuovi acquerelli

Sono fiori.

Uno non mi dispiace.

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Giancarlo

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