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Verità, cosa sarà mai?

La verità.

Oggi mi domandavo cosa sia la verità, guardando in ½ora su RAI3.

In verità parlavano di giornalismo, delle mezze verità delle mezze bugie, delle bufale inventate per orientare il pubblico, l’opinione pubblica, raccontate da giornalisti, da politici e da altri. Credo fosse in risposta ad un post di Beppe Grillo a proposito delle balle raccontate dai mezzi di informazione italiani, che Grillo vorrebbe, ironicamente, sottoposte al giudizio del popolo, del tribunale del popolo.

Quindi cos’è?

verità rosa

Tutto quello che corrisponde alla realtà delle cose o dell’essere è vero e quindi lo è. Una rappresentazione oggettiva del mondo lo è, una sua rappresentazione non oggettiva non lo è. Quando abbiamo coincidenza tra pensiero ed essere stiamo esprimendo qualcosa di vero. Un’idea che rappresenta la realtà è vera.

Ma come sappiamo che questi concetti rappresentano fedelmente l’essere e non ne sono semplicemente una interpretazione soggettiva, e quindi falsa?

Per Parmenide il primo a discuterne semplicemente l’«essere è», e il «non-essere non è». Poco cambia in seguito con l’idea di Platone. La caratteristica del vero in un discorso consiste nel «dire gli enti come sono», mentre la proprietà del falso è quella di «dire come non sono». Aristotele ne diede una definizione simile: «dire di ciò che è che non è, o di ciò che non è che è, è falso; dire di ciò che è che è, o di ciò che non è che non è, è vero».

Ma se un fatto o un idea, come nelle bufale di cui discutevano in trasmissione, possono essere, ragionevolmente, descritti in due modi opposti entrambi veri, per chi li propone e per chi vi si oppone, il dilemma su cosa sia vero resta.

la verità

Possiamo analizzare il problema con la logica per arrivare a stabilire quale sia il criterio che è necessario seguire per trovarla (la verità). Cartesio pensava che il pensiero fosse la chiave del metodo per scoprire il vero, pensiero che io traduco in dubbio. Dubitare aiuta a valutare lo stato di veridicità di qualcosa, idea, concetto, (interpretazione di un) fatto. Karl Popper ci ha detto che la verità possiamo trovarla, anche per caso, ma la certezza di averla non possiamo mai averla.

Penso

che sia chiaro che quando si parla di vero si finisce per relazionarla direttamente con una teoria, un idea, un concetto. Cioè non parliamo del vero in se, ma della verità del nostro pensiero, della nostra idea del mondo. Insomma si finisce o a dire che il vero è banale: 1+1=2 e non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlarne se non in casi particolari quali i paradossi. In questo caso non è facile verificare la coerenza tra affermazione e realtà. Ma come verifichiamo questa coerenza? Ad esempio possiamo confrontarci  con altri e se anche gli altri concordano, stiamo affermando il vero.

Ma questo

non risolve il quesito delle due versioni contrastanti della stessa verità. Se gli esperti non concordano nell’interpretazione quale è quella vera?

Già gli antichi greci ne discutevano e loro possono aiutarci.

La verità in greco antico si diceva disvelamento, togliere il velo che oscura la vista all’essere. Quindi il vero va ricercato e scoperto dalle ombre che ne privano la vista.

Cioè dobbiamo darci da fare per capire quello che è vero, che non è evidente ma normalmente occultato. Quindi occorre pensare per distinguere quello che è. Pensare è difficile e per evitarlo intervennero le religioni religioni con la fede, una verità rivelata a priori, senza problemi.

Ma nemmeno loro ci risolvono la questione, anche le fedi (differenti) possono sostenere verità diverse dello stesso fatto, della stessa idea.

la verità

Kurt Gödel ci può aiutare,

egli ha affermato che non sempre sia possibile dimostrare ciò che è vero. Perché ogni sistema viene valutato su degli assiomi e questi sono verità date che servono a spiegare il resto ma non possono spiegare se stesse. Le verità fondamentali non sono dimostrabili. Dobbiamo distinguere tra le verità di ragione e quelle di fatto nel primo caso non possono esserci divergenze nella valutazione nel secondo sì. Per una contingente (non necessaria) può avere un opposto anch’esso vero. Se analizziamo logicamente le due possibilità possiamo arrivare alla verità primitiva che sottostà ad esse.

Alla domanda

iniziale su cosa sia la verità possiamo rispondere che ce ne sono due: una oggettiva, che si basa sulla realtà dei fatti, e una soggettiva, che si appoggia alla nostra esperienza e visione del mondo. La soggettiva può avere due versioni contrapposte.

Allora se non possiamo esprimere il concetto con verità primitive e condivise, non riusciremo mai a mettere d’accordo i due partiti, ed è quello che succede sempre ognuno si convince della sua verità soggettiva, molto spesso senza curarsi nemmeno di verificare se ce ne siano altre oggettive a sostegno di questa, e contesta falsità all’altra visione soggettiva del mondo che ha la controparte.

E così ogni verità crea i presupposti per giustificare guerre (che qualcuno chiama anche peace keeping), uccisioni, ruberie, sfruttamenti, liti, scazzottate, lancio di pietre, di invettive, di macumbe, maledizioni vudù e amenità varie.

Così va il mondo ognuno ha la sua verità che diventa questione di fede, per cui si può giustificare di tutto.

Cogito ergo pugno.

Giancarlo

 

Abitanti, parliamo degli abitanti del valdarno.

Parliamo degli abitanti del Valdarno.

Abitanti

In particolare mi vorrei soffermare sugli abitanti di Bucine e su quelli di Levane.

I primi sono detti Bucinesi ed i secondi Levanesi.

Nei secoli non è mai corso buon sangue tra le due comunità, a causa di certi scherzi e sfottò che si sono sempre scambiati.

Comunque sia, oggi le due comunità vivono in quiete tra loro, tra l’altro sempre meno Bucinesi e Levanesi vivono nei rispettivi paesi, la globalizzazione ha portato genti di tutto il mondo a diluire le specificità.

Ma noi, per la nostra trattazione assumeremo che a Bucine vivano tutti Bucinesi ed a Levane vivano tutti Levanesi. ogni comunità con le sue specificità distinte tra loro ed indistinte tra compaesani.

Inoltre vorrei dirvi che dovrete credermi per forza anche quando le mie affermazioni vi parranno assurde o paradossali e per questo mi guarderò bene dall’affermare che tutti i Bucinesi sono bugiardi, vi dirò invece che gli uomini di Bucine  dicono sempre il vero mentre le donne di Bucine dicono solo falsità. I Levanesi, stranamente si comportano esattamente al contrario. E quando parlo di donne ed uomini mi riferisco al sesso degli individui di tutte le età, bambini o centenari che siano.

Abitanti

Chiaramente sapere queste cose aiuta molto chi volesse sapere se un abitante qualunque dei due paesi è uomo o donna, è sufficiente chiedergli  “Sei di Bucine ?”  e sentire se risponde si o no. Possiamo anche domandargli se è di Levane con le risposte invertite. Poi per sapere di dov’è, di Bucine o di Levane si chiede “Sei un uomo? e risponderà si o no. Al contrario si può chiedere se è donna con le risposte al contrario. Se qualcuno ti dice “sono un uomo di Levane”, allora significa che è una donna di Bucine. Se dice “o sono una donna o sono di Levane”, allora significa che è una donna di Levane. E via andando.

Vi ho raccontato come vanno le cose in Valdarno,

Abitanti

ma in realtà sia Levane che Bucine oltre che trovarsi in Valdarno si trovano ancorché in Valdambra dal torrente Ambra, affluente di sinistra dell’Arno, che da il nome anche ad Ambra una ridente cittadina nel comune di Bucine i cui abitanti sono detti Valdambrini.

I Valdambrini maschi si dedicano tradizionalmente all’edilizia e sono sostanzialmente o muratori o manovali. i muratori dicono sempre il vero e i manovali sempre il falso. Ad Ambra nessuno può dire «sono un manovale». Se di due Valdambrini uno dice “siamo entrambi manovali”, allora lui è un manovale, ma l’altro no. Se dice “almeno uno di noi è un manovale”, allora lui è un muratore, ma l’altro no. Se invece dice “o sono un manovale o siamo entrambi muratori”, allora entrambi sono muratori. E con la banda andando.

Credo che ora, sarete in grado di praticare la zona senza sorprese e fraintendimenti.

Se, paradossalmente, la lettura di questo post vi ha resi ebrefenici, paranoici o catatonici io posso solo aggiungere che, con John Cage, “Non ho niente da dire, e lo sto dicendo”.

Giancarlo

Abitanti

Il post precedente

Il post precedente non era ne interessante ne intelligente.

Ho fallito.

Il post precedente

Natural-mente!

Il post Precedente

Non potevo aver successo.

Lo devo ammettere, anche se a malincuore, devo dire la verità.

Il post precedenteIl post precedente è vero.

Giancarlo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La storia del Valdarno.

Nel Valdarno superiore sono stati rinvenuti numerosi reperti che testimoniano la presenza di insediamenti umani sin dall’età della pietra. Numerosi sono stati i popoli che hanno abitato la valle, tra cui gli Etruschi, i Liguri e i Romani, grazie alla fertilità e all’abbondanza di fauna.

Sul Valdarno, si ha un maggior numero di fonti storiche risalenti al Medioevo, un periodo in cui la Toscana era una delle zone più ricche e importanti d’Europa. Durante l’Età di mezzo cominciano ad essere edificate sorgere le prime cerchia murarie, e i paesi assumono dimensioni notevoli per l’epoca.

Nel Basso Medioevo, in età comunale il Valdarno si trovava al centro di tre grandi centri in lotta fra loro: Arezzo, Firenze e Siena. Conseguentemente il Valdarno fu teatro di molti scontri; la valle, oltre ad essere strategica dal punto di vista geografico, era importante anche per le risorse alimentari.

Dopo la vittoria di Firenze nella battaglia di Campaldino la vallata fu posta sotto il governo della Repubblica fiorentina. Furono creati due presidi militari per ridurre le incursioni aretine e senesi, e per limitare o togliere il potere ai signori locali che potevano fomentare una rivolta contro lo Stato fiorentino:

San Giovanni (oggi San Giovanni Valdarno);

Castel Santa Maria (odierna Terranuova Bracciolini).

Dopo aver sottomesso Arezzo, Firenze doveva combattere altri nemici per continuare ad avere l’egemonia nella valle: l’imperatore del Sacro Romano Impero Arrigo VII e il papa Sisto VI. Per questo motivo i fiorentini fecero costruire mura attorno a Montevarchi e a San Giovanni, ma ciò non riuscì a scongiurare la conquista da parte delle truppe papali.

Il Valdarno fu flagellato dalla peste, oltre che dalle periodiche esondazioni dell’Arno, che ogni volta mietevano un gran numero di vittime, distruggendo i campi e mettendo a dura prova la sopravvivenza dei valdarnesi[.