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Peter, andiamo a Firenze?

Peter, andiamo a Firenze?

Lo scorso Agosto eravamo in veranda a giocare a carte, Rosi, suo marito Peter, mia moglie Michela ed io.

Faceva caldo

Faceva caldo, in veranda come ovunque, avevamo appena finito di pranzare e, non sapendo che fare, avevamo iniziato una partita. E’ un bel gioco, si svolge su nove partite, ogni volta con regole diverse, si contano i punti e dopo la sesta partita si fanno le somme parziali, chi ne ha di più decide se le ultime tre mani si pagano semplici o doppie. Dopo queste tre si conta tutto, vince chi ha meno punti e guadagna la differenza con gli altri giocatori. E’ proprio ganzo, ma era estate, era caldo, si sudava anche a reggere le carte. La partita e l’umore languiva.

La Rosi fa: “Peter, andiamo a Firenze a prendere un caffè?”. “Mah”, fa lui, “Più vicino no! Eh?”. La Michela chiosa: “Ma si, è tanto che non torno a Firenze. Giancarlo, prendi la macchina?”. “Sarebbe meglio il treno, almeno si sta freschi, ma se poi non ha l’aria condizionata?… Meglio non rischiare, andiamo in auto”.

Ne avrei fatto volentieri a meno ma se l’idea piaceva a tutti, perché fare il bastian contrario, andiamo, divertiamoci.

Dopo una breve preparazione, si parte, giù verso il casello con il condizionatore a bomba, fuori il termometro segna 35°C, ma insomma.

Ci fermiamo in autostrada a far gasolio, nel frattempo le donne approfittano del bagno. “Noi no, noi non siamo mica sempre a pisciare, vero Peter? Poi il gasolio è fatto, ormai si riparte, si farà a Firenze.” Via di nuovo in pista “Ma, maledizione! Che succede? Proprio ora? Il condizionatore si deve essere sgasato, fatto sta che se fuori ce ne sono trentacinque, dentro butta aria a quaranta, almeno sembra.

A Firenze, finalmente

A Firenze, finalmente ci possiamo rinfrescare, ma solo se saltiamo in Arno da Ponte Vecchio, perché i bar son tutti chiusi, Oh, ma una volta, quando ci venivo da ragazzo non era così. Non c’è più nessuno che voglia lavorare, che abbia voglia di farlo. Meno male che qualche fontanella butta ancora. Se poi l’acqua sia potabile chi lo sa. Ma io la bevo lo stesso, meglio morto rinfrescato che vivo riarso. Bene a bagnarmi ci riesco, ma dissetarmi, no. L’acqua sarà a quarantacinque cinquanta, poco poco ti ci fai un ovetto alla coque, se c’avessi l’ovetto “fresco” per tentare l’esperimento.

Ed ora che ho bevuto vorrei tanto essere andato in bagno all’autogrill, che a Ponte Vecchio non la posso fare e nemmeno al porcellino, e di un locale col bagno nemmeno l’ombra.

Peter Ponte_Vecchio_Firenze

Peter 800px-Florencja_Il_Porcelino_RB“No!, Ragazzi, Un se ne po’ più. Che si torna a casa e si va a giocare a carte sotto la veranda? Son convinto che c’è più fresco. Poi una birretta in frigo si trova di sicuro.”

Decisione unanime.

Via a casa.

Di corsa.

Di corsa son parole grosse, si corre poco quando fori in autostrada. E meno male che la ruota di scorta è gonfia ed oltre al cric, c’è anche la chiave, che una volta m’è mancata e non vi dico come è andata. Si cambia la ruota, si tribola, si suda, ci si fa neri nelle mani, in faccia ed intorno alle tasche dei pantaloni, guardandomi le mani mi chiedo: “Ma mentre si guida che merda si respira?” Però, insomma, alla fine riparto, come uno sfollato rientrava al paese, immagino.

Peter 4879386-Jack-di-picche-di-carte-da-gioco-Archivio-FotograficoEccoci al tavolo della mia veranda, all’ombra, dietro una birra fresca, dopo una lunga doccia, distribuendo le carte la Michela chiede, come se lo stesse domandando a se stessa: “Ma che ci siamo andati a fare a Firenze? Non si poteva rimanere qui?”

Peter risponde per primo: “Come fai a dir di no alla tua bella mogliettina? Ho aderito subito.” Dico: “Mi sembrava una buona idea anche a me, li per li, quando ci ho pensato meglio non volevo fare l’asociale. Non ho opposto resistenza” E scarto un gobbo di picche. “Ma chi se l’aspettava?” Aggiunge la Rosi “Sembravate tutti annoiati, mi è venuto in mente di chiedervi di andare a Firenze, non è che mi interessava veramente.”

La Michela pelando una carta dal mazzo: “Bisogna imparare dai nostri sbagli. La prossima volta se ne discute bene prima e ognuno dice la sua, senza paura, senza timore di contrariare gli altri, vedrete che andrà meglio. Prenderemo decisioni più sagge.”

“Alla salute”

Disse qualcuno/a alzando il bicchiere di Weissbier, “Salute” risposero tutti trincando la birra fresca.

Eh si, ognuno, convinto erroneamente, delle preferenze degli altri, si è lasciato trasportare a prendere la decisione sbagliata, scegliendo quello che a nessuno piaceva veramente, senza nemmeno provare a sollevare obiezioni.

Meno male siamo andati solo a Firenze e non ad Abilene.

Giancarlo

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