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Elogio dell’incompetenza.

 

Ancora elogio dell’incompetenza.

Oggidì sento un gran vociare .

In strada gente che bercia per farsi notare, strilloni davanti all’edicola che mantrano: “iiiooo, …saprei come fare!”, “iiiooo, …ho la soluzione ai problemi!”, “iiiooo, …che ho tanta esperienza…”, “iiiooo, …che da vent’anni…”, “iiiooo, che ho gli amici giusti….”,  “Lasciatemi fare a me, che conosco com’è”, “iiiooo… “.

E sento altri urlare contro: “Non siete capaci di nulla”, “Siete tutti Imbranati, senza nessuna esperienza”, “Non sapete nemmeno quello che fate”, “Non fate nulla, combinate solo disastri perché non conoscete la macchina che vorreste guidare”, “Li avete messi li, ma combineranno disastri, vedrete, vedrete…”, “Anzi, non combineranno niente, non sanno comandare”.

“E Roma non è orma d’amor, ne ramo di mora, ne Livorno, ne Parma ne Torino”.

“Voi vorreste fare cosa?”

“E’ giunta disgiunta la giunta di Roma che aroma d’arrosto c’è giunto or or”

Elogio

E io… resto attonito. Io… non capisco che succede. Io… non capisco cosa non va e nemmeno capisco perché dovrebbe andare meglio in altro modo.

“C’han provato tutti da dritta da manca, e per questo ch’arranca di Roma l’onor”.

Io… sono esterrefatto. Eppure il cambiamento l’ho voluto anch’io: “Togliamo di mezzo tutti i parrucconi, i vecchi, i baroni, aggrappati alle loro laide cattedre. Largo ai giovani. Largo al cambiamento, di facce, di teste, di paradigma. Facciamo le cose  per il bene comune, non per interesse personale, fermiamo il sistema ormai marcio e mafioso”.

Poi d’incanto qualcosa

Poi d’incanto qualcosa simile a quel che pensavo accade, ed invece di elogi sento il fervore di inquisizione, i ferri e le gogne per il nuovo e di molti l’accanirsi sui pochi, vedo forche e forconi levarsi in alto contro i giusti, vedo pestare l’acqua della riva per intorbidire lo stagno.

Mi rendo conto che anche prima c’erano berciatori di strada, mestatori di acque, affumigatori di gente ed accaniti censori.

Ma non son più gli stessi. Quelli che ora si stracciano ora le vesti, sono i benpensanti di prima, chi ora si rivolta e s’indigna, prima, allegramente, leccava il culo ai potenti.

Elogio

Ma che cosa è cambiato?

Di chi è la ragione?

Perché succede tutto questo?

Cui prodest?

Elogio

Certo chi ora non detiene il potere è logorato dalla sua mancanza, ma finora sembrava che la perdita dello stesso potere non lasciasse scontenti i perdenti.

Un po’ di riciclo, un cambio casacca, di qua e di la, a manca e manritta, l’un con l’altra girandosi intorno come in un valzer Viennese, lo scambio a distanza tanto ravvicinata da non distinguere differenze.

Anzi

Anzi abbiamo visto, subito semmai, le uguaglianze e un certo vanto, becero, a dir di far meglio (peggio) dell’altra parte avversa, sicché molte volte (sempre) non siamo riusciti a percepire il cambiamento. A parole, negli scopi dichiarati magari sì, ma nella sostanza no, mai.

Poi sono arrivati gli altri, i terzi, i terzi esclusi, alla spicciolata, alieni, si sono seduti sullo scranno ed hanno cominciato a guardarsi intorno, e, contando le stelle, hanno cominciato a dir di no. Respingendo i cani famelici, li attorno abbrancati all’osso, hanno tolto l’osso e smesso di smembrare la preda, cercando di rianimarla, dove non fosse già morta.

Hanno, non miracolosamente, ma scientificamente fatto risorgere le città che hanno preso, a volte velocemente, a volte le han dovute assediare, ma sempre han detto di volerne la rinascita, la resurrezione.

Io credo in questa gente, onesta e disinteressata, che non bercia e si lascia insultare con orgoglio, perché crede in quello che fa e crede che anche gli altri ci credano.

Vogliono un domani possibile, vogliono consegnare qualcosa ai nostri figli.

Dobbiamo credergli, dargli fiducia. Se non saranno “alti” (all’altezza) gli tireremo le pietre, se saranno “brutti” (faranno male) gli tireremo le pietre, se saranno “belli” (faranno per se) gli tireremo le pietre, ma se saranno e faranno quel che dicono di voler essere e fare, li ringrazieremo e gli chiederemo di chiamarne altri con se, che portino avanti le loro idee e proseguano nel loro percorso, dopo di loro, dopo di noi, per loro e per noi.

Credono all’occasione che fa l’uomo ladro, per questo si spogliano come Francesco dei loro averi. Per questo non vogliono onori e dopo un po’ non vogliono neppure mantenere gli oneri del loro lavoro (Come Menenio).

E’ una grande ricchezza dell’Italia di oggi.

Elogio loro.

Elogio la loro idea.

Ancora elogio la loro onestà.

E pure elogio la loro incompetenza.

 

Ceppoduro.