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G U E R R A, chi vuole che ci sentiamo in guerra?

G U E R R A

Parigi dice siamo in g u e r r a, forse non si ricorda di averla fatta prima lui la guerra bombardando Raqqa, prima ancora bombardando Tripoli e ancora avanti con le loro scelte di politica Coloniale e post coloniale.

Ma perché in Europa si sente tanto bisogno di guerra?

Un nemico comune è utile.

g u e r r aMa un nemico in casa è distruttivo.

Dobbiamo isolare i terroristi non coltivargli il consenso. Il terrorismo va sradicato non innaffiato.

Smettetela, smettiamola con la cultura del pregiudizio e della diffidenza.

Domandiamoci perché ci sono terroristi Francesi o di altra nazionalità, giovani, islamici, disposti a fare quegli atti che abbiamo visto ed ancora vedremo, se troviamo una risposta, forse, riusciremo a correggere le storture che ne sono la causa e la ragione, ma se non lo facciamo non li capiremo e non potremo neutralizzarli, solo combatterli, ma combattere significa essere in guerra e noi vogliamo vivere in pace, non morire in guerra.

G U E R R A

Questi giovani trovano nutrimento in internet, blocchiamo quei siti che propugnano la Jihad, ma soprattutto creiamo le condizioni per cui non sono nessuno in patria e cerchino la gloria combattendo in casa una guerra di altri per interessi di altri, contro di noi, il nostro stile di vita la nostra cultura, che dovrebbero essere anche loro.

Forse abbiamo sbagliato tutto?!

Non continuiamo così, non prendetevela con il vicino, con il profugo, con il rifugiato, con il pezzente emarginato, prendetevela, prendiamocela con chi li manda, li smista, li trasporta. Con chi pone le condizioni che debbano fuggire.

Ma non prendiamocela neppure con il giovane arabo di seconda o terza generazione, che abbiamo cresciuto senza valori nel mito di glorie passate e lontane che qualcuno non smette di evocare.

G U E R R AColpiamo chi le evoca, chi s’ingrassa coi vermi dell’odio.

Togliamogli il terreno sotto i piedi.

Ceppoduro

Venti di guerra.

Venti di guerra

La tragica uccisione di due Italiani in Libia riaccende venti di guerra appena appena sopiti.

libia

 

Niente, il governo sembra deciso, i media soffiano  sul fuoco, gli esperti incalzano, dobbiamo intervenire e prima lo facciamo meglio è.

Sembra siano pronti 50 incursori per un intervento rapido.

isis

 

Nel vuoto gli avvertimenti di Berlusconi e di Prodi per non intervenire, se non su legittima richiesta del governo unitario, che non c’è, ne come richiesta ne come governo.

Ma secondo il corriere della sera è già pronto un decreto, secretato, (perché secretato?) del governo con i piani di intervento, la catena di comando e tutto quel che serve di contorno all’azione.

“Sarà l’Aise, il nostro servizio segreto per la sicurezza esterna, a dirigere le operazioni di unità speciali militari italiane in Libia.”

Schermata del 2016-03-03 21:59:01

 

Forse non ho letto bene la COSTITUZIONE ITALIANA, che allo

Art. 11

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Eppure il testo della Costituzione è riportato nel sito del governo, da dove ho tratto l’art.11, in quello del senato, della camera, del quirinale e pure su Wikipedia. Possibile che la nostra bella Costituzione continui ad essere un libro intonso?

Noi non possiamo intervenire, se non ci viene legittimamente chiesto dai legittimi rappresentanti della Libia.

Certo, lo so, lo abbiamo già fatto una volta contro Gheddafi.

Complimenti.

Facciamolo ancora.

Visti i risultati, poi.

Via, signor Renzi, ci ripensi!

E lei signor Mattarella, cosa pensa?

mattarella

 

 

Bucine,

per un mondo libero e senza guerre.

 

Fonte

Il fatto quotidiano

Il corriere della sera

governo.it

Della Siria non si parla più, come del gatto di Bigazzi.

Della Siria non si parla più

L’ANSA titola sulla Siria:

Madaya, nella città assediata da Assad si muore di fame”

Mostrando una foto raccapricciante di un ragazzo denutrito, tutto pelle ed ossa.

Nell’articolo si dice che i bimbi di Madaya mangino, per sopravvivere, foglie, cani e gatti.

Poi dice che il governo siriano si è impegnato a far giungere aiuti umanitari alla città che è sotto assedio delle truppe dello stesso governo, ma… per ora…

Si racconta di come in questa cittadina siano 40.000 le persone assediate su un totale di 400.000 intrappolate nelle stesse condizioni in altre zone, nella maggior parte dei casi dai governativi o loro alleati, ma in altre aree dai miliziani dell’ISIS.

L’articolo si conclude con: “Speriamo di arrivare prima che altre persone muoiano di fame”, ha affermato oggi Melissa Fleming dell’Unhcr”.

Bene, speriamo.

E’ una vergogna, chiunque sia l’assediante che cose del genere succedano ancora. Mi vergogno di non poter fare nulla se non ricordarvi, a tutti, quello che sta accadendo ora.

E’ Interessante ricordare anche che in Italia, la nostra RAI, la televisione pubblica, cinque anni fa abbia revocato il signor Beppe Bigazzi dalla trasmissione “La prova del cuoco” a cui partecipava come presentatore, per aver detto in trasmissione di aver mangiato in passato carne di gatto, e che fosse tradizione comune in tutta Italia farlo in certi periodi dell’anno. Ecco spiegato perché nessuno parla di Madaya ne della Siria.

Comunque la pensiate, sulla RAI, sulla Siria, sul gatto, che volete che mangino in quel paese sotto assedio da tempo? Ecco come si presenta il paese visto dall’alto, quattro case in mezzo al deserto, credo sia difficile anche trovare foglie, figuriamoci gatti o altro:

Siria Schermata del 2016-01-09 00:09:55Che possono trovare in paese ed intorno?

Siria Schermata del 2016-01-09 00:11:45Ricordatevi di Madaya, la prossima volta che vi sembrerà poco appetitoso il piatto della vostra mensa e non continuate così a sostenere questa guerra infame, come le altre, come lo sono tutte del resto.

Giancarlo

Fonte: ANSA

Droni, cosa vuole farci Renzi con i droni armati?

Droni

In un articolo del corriere del 17 Aprile di quest’anno si legge che Renzi ha chiesto ad Obama di usare droni armati contro la Libia. Già questa richiesta è assurda, irrispettosa del dettato costituzionale. E si chiama “dettato” proprio per non lasciare dubbi, non possono esserci interpretazioni:

L’Italia, men che meno un suo rappresentante ufficiale, non può usare armi per risolvere le controversie tra gli stati ed i popoli (Articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana), la costituzione, che il capo del governo dovrebbe conoscere a menadito, essendo lui a fare le leggi, le quali leggi, sarebbe opportuno non fossero incostituzionali, e a tanto dovrebbe servire la cultura costituzionale del presidente del consiglio. Quindi non potendo non conoscerla, il testo della “Carta” è anche sul sito del governo, non può ignorarla o, peggio, violarla apertamente. Certo che se il Renzi ha azzardato una richiesta del genere non vedo cultura, se non di insalata, poveri noi.

Eppure sembra sia vero, l’America ci ha dato il benestare possiamo armare i nostri droni con i loro missili.

Secondi solo all’Inghilterra avremo in dotazione le terribili armi killer senza pilota.

Gli Stati Uniti ci venderanno le armi, cosa gravissima secondo me, ma ancor più grave è che lo abbiamo chiesto noi, di averle e poterle usare. Loro sono i venditori di morte, noi la portiamo allegramente in giro in loro vece.

Droni
Un aereo senza pilota americano in azione
© Defense.gov

 

Ma come si fa, ancora oggi, a spender soldi in queste cazzate? Armi che devono uccidere persone, vigliaccamente, non c’è nemmeno il pilota, che almeno rischia del suo, da chi può rispondergli mentre cerca di bombardarlo.

MA COME SI FA IN ITALIA AD IGNORARE E OFFENDERE LA NOSTRA COSTITUZIONE?

Ma come si fa?

Come?

Ma via.

Via, via.

Giancarlo

Droni stop

Fonti

Corriere.it

Liberoquotidiano.it

Ilmanifesto.info

Repubblica.it

Kobane

Kobane. Come era come è adesso.

Una cittadina nel Kurdistan.

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2013
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Luglio 2014
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lug 2015

Kobane, Kurdistan, Siria.

Erano alcune foto, cartoline di una ridente cittadina Siriana.

Giancarlo

Kobane map

Kobanê

  • Città in Siria
  • Ayn al-Arab è una città nel nord della Siria, nell’attuale Kurdistan siriano, situata nei pressi della frontiera con la Turchia. Wikipedia
  • Area: 7 km²
  • Altitudine: 520 m
  • Meteo: 29 °C, vento NE a 13 km/h, umidità 27%
  • Ora locale: lunedì 01:32

    Gemellaggi

Video reportage su Kobane (Siria) – Video di Marco Sandi (Rojava Calling Veneto)

Meditate, gente, meditate, è la guerra, quella che noi non abbiamo provato ne lo verremmo mai.

Ancora Giancarlo

Ancora sulla guerra, voglio farvela vedere.

Si parla ancora di questo

Guerra: ancora conflitti ovunque.

Da metà del secolo scorso, abbiamo sperimentato il più lungo periodo di pace mai avuto dal genere umano.

Ma lo abbiamo visto solo noi Europei, non tutti.

Si sente parlare di guerra come fosse niente,

La facciamo all’lsls , la facciamo al terrorismo…basta fare guerra… la facciamo subito.

 

Ma questa parola vuol dire morte.

E allora, ecco un “bel” cimitero di guerra.

Bello, ben tenuto, ma sempre cimitero, un posto dove si ricordano i morti.

Qui son finiti tutti che avevano da venti a trent’anni.

Non hanno nemmeno vissuto la loro vita, sono morti, senza conoscere molto della vita. Sono morti, probabilmente, senza saperlo.

A voi vorrei ricordare cosa significa, in fondo, quello che hanno fatto. è tutto scritto in quelle lapidi bianche. Che sono una accanto all’altra in file e righe infinite. E questo è solo un piccolo cimitero di guerra, piccolo piccolo.

Anche se qualcuno vorrà convincervi del contrario, date retta a me:

Fate l’amore, non fate la guerra.

guerra
Panorama
Altro panorama
Incroci di vite, incroci di morti.

guerra

Un soldato dell’esercito Indiano è onorato qui. Un milite ignoto.

guerra
Diciannove anni, un fuciliere, un ragazzo.
guerra
Era la piccola sezione delle forze armate Indiane cadute nei pressi di Arezzo.
guerra
Quante lapidi, tutte uguali, tutte in fila.
Un soldato

Welcome

Giancarlo

Nel blog ci occupiamo spesso di questo argomento, ne abbiamo già parlato:

Qui, qui, qui, qui qui, qui, qui, qui e qui.

Fiesta i guerra

Mercatale

Fiesta y guerra. E’ festa a Mercatale Valdarno, è la sagra del Marrone, c’è la banda, tanti banchini, dolciumi e ninnoli, poi funghi, funghi, marroni e funghi e tanti animali da vedere, da allevare, se si vuole.

Una bella festa insomma. Fiesta y guerra también.

Solo, qualcosa stona, ogni tanto si vedono dei militari in giro, o paramilitari o chissacché.

Vestiti in tuta, anfibi, cappello tutti rigorosamente mimetici, occhiali neri mafiosi, ma molto hi-tech, insomma dei ganzi che facevano la loro porca figura.

Ma chi erano che volevano, soprattutto, che ci facevano alla festa.

Ma facevano festa, fiesta y guerra, è ovvio, sparavano come matti con mitra pistole, fucili e chessoio ad aria compressa.

Fiesta 20141012_160453 Fiesta, 20141012_160446 Fiesta 20141012_160442

Su una parete

Su una parete, anch’essa mimetica con fronde d’albero e teli bicolore, avevano attaccato lattine di coca e qualche bersaglio. E sparavano come indiavolati, come a indiavolati, pallini di plastica dura. Per terra ce ne erano fiumi.

Erano uomini e ragazzi di varie età. Poi, cosa che mi ha dato molo fastidio, più che fastidio nausea, interna, profonda, quasi da vomitare, c’era una donna. Forse mamma, forse gentile, forse bella. Ma armata e bardata di tutto punto, mimetica, anfibi, cappello occhiali ecc, come d’obbligo, come di moda.

E…

Giù sparare e giù a caricare e ricaricare il fucile del ragazzo. Il quale, a raffica, aveva già distrutto il povero bersaglio che, di carta o di cartone che fosse, si era lacerato. Distrutto tra atroci grida. Poi in pianto dimesso. Ma lui continuava imperterrito, rifornito di munizioni dalla mammina, a sparare. E a massacrare il povero bersaglio e le malmesse lattine.

E’ stata dura: fiesta y guerra. Mentre erano tutti li a discutere e far vedere i muscoli. E le armi, i mitra a tracolla di dietro. Le mimetiche, gli occhiali neri, a rete, protettivi. E le pistole, al cinturone, in una tasca laterale o infilate dietro la cintura, insomma tutti come Tex Willer, armati fini ai denti.

Poi ho saputo che vanno nei boschi a combattersi ed a spararsi i pallini di plastica dura. E ci portano anche i ragazzi, anzi è pieno. E si massacrano fino a notte, a volte fino a giorno. Poi dopo chissà che risate, che sfottò, che racconti alla mamma ed al papà. E come dormiranno? E i sogni la notte dopo? Chissa che bei ricordi, adrenalinici e vividi. E’ la fiesta y è la guerra.

Che pena, la festa, che uomini, che ragazzi, che donne, alla guerra!

Business is business e sui gusti non ci si sputa, ma io le mie sentenze le sputo lo stesso e sono sentenze di condanna, senza appello.

BRUTTO!

Anche diseducativo.

Sì ma a loro che gli frega?

Ma al comitato organizzatore? …macché gli frega anche a quelli? Tutto fa festa, “Venghino signori, venghino”.

Eppure continuo a pensare ad un mondo migliore, con altri valori, con altri business.

“VENGHINO SIGNORI, VENGHINO”

Giancarlo

A proposito di quanto sta accadendo in Ucraina…

A proposito…

A proposito di quanto sta accadendo in Ucraina

La Russia, scontenta della cacciata di Janukovič e della conseguente perdita potere, vuole rifarsi, almeno in Crimea. Poi che si limiti ad al controllo tattico militare del territorio oppure arrivi all’annessione dipenderà da vari fattori, diplomatici e non, vedremo come va a finire.

Ora, perché mi sono allacciato a questa notizia?

Perché ho sentito tanti commenti alla radio, tra questi chi vorrebbe un intervento dell’ONU, della EU, magari del Papa e via elencando.

Adesso, potrei essere favorevole all’intervento del Pontefice, del Dalai Lama e/o di qualsiasi altro Sant’uomo, le cui parole o i fatti non faranno male anche se facilmente non saranno risolutivi del problema.

Ancora mi preoccupa l’idea che tutto possa risolversi in un conflitto, fratricida, una faida tra Ucraini e Crimei russofoni, e poi Tatari, Bulgari, Rumeni, Turchi e tutte le minoranze di cui la Crimea si nutre, fomentata dall’Europa, dagli USA e dalla Russia.

Le guerre non servono a niente, come recita il bel articolo 11 della nostra bella Costituzione, il cui incipit: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”

Le guerre, in fondo, possono anche servire, se ricordate, ad evitarne di nuove.

Allora bisogna ricordarsi di ricordarle.

Stamani sono andato a visitare il cimitero di Guerra di Arezzo…

A proposito Arezzo War cemeteryEcco la guerra, qui si può vedere in un colpo d’occhio cosa sia la guerra.

A proposito EntranceUna bella fila d croci, ogni croce un uomo.

A proposito elencoEcco cos’è, una lista di nomi, di ragazzi, di uomini morti, dei loro paesi di origine.

Si può capire facilmente quanto poco abbiano vissuto e quanto non abbiano vissuto.

Non dimenticatelo.

altareNon fatela la guerra, non vorrete essere visitati assieme a tanti altri.

A proposito aP1220826 A proposito aP1220824 aP1220823Tutti in fila, allineati e coperti a dimostrare che voi c’eravate, voi avete combattuto.aP1220822 aP1220818 aP1220817Che tristezza.

aP1220816 aP1220815Un soldatoGiancarlo

aP1220829

Battaglia esiziale. Battaglia pubblicitaria in TV.

In battaglia.

Battaglia pubblicitaria.

Battaglia
Heinrich Leutemann [Public domain], attraverso Wikimedia Commons
Ho visto una réclame in televisione.

Una nota softer-house pubblicizza l’ultima versione di un gioco di guerra, guerra totale, niente mai visto prima, per gli amanti del genere, della lotta, della battaglia o del conflitto totale.

In guerra contro tutti, da soli o in gruppo; e giù battaglie, sparatorie, massacri, distruzioni, di edifici, di veicoli e di cose; ecatombi a go go.

Una battaglia esiziale.

Ce ne sono molti di questi programmi, più o meno ben fatti, dal punto di vista grafico e sonoro. Ce ne sono troppi, in troppi ci giocano. Vecchi, che hanno fatto il loro tempo, e giovani che devono ancora farlo.

Amanti del genere, amatori, che strana parola per chi gioca a distruggere a uccidere a massacrare, anche nei modi più osceni e ripugnanti.

Chissà se quelli che il gioco lo hanno fatto, quelli che lo propongono, quelli che lo usano hanno mai letto la Costituzione Italiana.

All’articolo 11, recita:

«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.»

A cui tutti dovremo attenerci a voler essere e sentirci Italiani.

Un Italiano non dovrebbe andare in battaglia, non dovrebbe promuovere l’uso delle armi. In Italia dobbiamo imparare, se non lo facciamo già, ad uniformarci al dettato Costituzionale, alle regole democratiche e pacifiche che i nostri padri ci hanno consegnato e per cui molti di loro hanno combattuto.

A giocare sembra di non uccidere realmente ma è il gesto che conta non la realtà.

Quando saremo costretti ad andare in battaglia, ci sembrerà normale farlo, chissà quante “vite” penseremo di avere. Non ne avremo più di una e potrà durare poco, troppo poco. Pensiamoci

Giancarlo

Gino e la prima guerra mondiale, una storia di sangue e di …

Gino andò in guerra, come molti, come troppi, di li a poco avrebbero fatto.

Gino e la prima guerra mondiale.

Lui era li in trincea e la guerra, la Grande Guerra, sembrava non finire mai. Su, in montagna a difendere un lembo di terra, dura, pietrosa, ostile come può esserlo solo in montagna.

I giorni passavano, lenti, nella trincea, ogni tanto uno sparo, nostro o loro, nulla più.

Ah si, anche un colpo di mortaio, a volte; l’obice ti manda un saluto, un fischio leggero, man mano più forte.

A volte passa sopra a volte no.

Gino in trincea
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Italian_trench_WWI.jpg

E gli schizzi di sassi e terra e merda e sangue, fumo, polvere, polvere da sparo bruciata, carne bruciata.

Lui, chino su se stesso, per ripararsi non si sa come e da cosa.

Gino che piange, che beve, che ascolta, che ride che sogna, che dorme e si sveglia, e…, Gino,     Gino,                        Gino,                                      G i n o. No.

Oh no! C’è qualcuno, di là.

Si alza, lo vede, anche lui lo vede, Gino lo vede prendere la mira e sparare. E’ troppo tardi per scansarsi, per tornare giù, Gino è fottuto, lo sente. Ma il pensiero è veloce, più della pallottola, e calcola e misura e pensa: “Ecco ha fatto mezza strada”. (La pallottola N.D.A), “Altrettanta ne farà e sarò spacciato”. “Dove mi colpirà? Tra gli occhi, in bocca? No! Oh No!”.

E la pallottola continua ad andare. Va verso di lui veloce come il vento, ma non come la sua mente che pensa, ragiona, calcola: “Ancora un’altra metà della distanza”. Metà percorso è quanto gli restava da vivere, prima di morire. Quanto tempo? Ancora un po. La palla di piombo correva veloce, ma non riuscì che a fare ancora una metà del tragitto rimanente. E la sua mente, come un navigatore satellitare “ricalcolò”, ancora una volta, la metà di quanto rimaneva alla meta. Via via la palla rallentava, sinché si fermò, come sospesa in mezzo senza riuscire più ad imbucarsi nella zucca di Gino. Che ancora oggi, vivo e vegeto, dopo un’infinità di”ricalcoli” si chiede: “Quanto mancherà?” E manca sempre la metà della metà.

E cosi via.

Giancarlo