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Una volta

Una volta

Una volta ero giovane.

Non lo sono più.

Non che sia vecchio, se ascolto la radio, se leggo un giornale, se guardo la TV, mi dicono tutti che sono troppo giovane.

Ecco ora sono troppo giovane. Se qualcuno mi chiede quanti anni abbia, rispondo che sono troppo giovane.

Mi sento bene, molto bene, d’altronde esser troppo giovani ha i suoi vantaggi, non devo pensare troppo, l’aggettivo qualificativo è già nella mia condizione, non serve usarlo per quello che faccio.

Non importa se sto bene, il sistema mi suggerisce anche di non stare troppo bene, devo sentire qualche disturbo, qualche malessere, altrimenti non consumerò psicofarmaci. E non sta bene, veramente non sta troppo bene non usare medicine.

Le campagne

A cosa servono, a cosa sono serviti, anni di campagne di raccolte fondi in TV, di fondi per la ricerca se poi nessuno si droga. Mi devo drogare. E’ un dovere civico, prima che una necessità. Non scherziamoci sopra. Ma non devo neppure prendermi troppo sul serio: sono o non sono troppo giovane?

Lo sono, lo sono.

Me lo dicono sempre.

Non posso capire perché i politici abbiano preso quelle decisioni che ci hanno portato sull’orlo del baratro. Forse che convenivano a loro e non a me? Ma no! Sono troppo inesperto di politica, non posso aver ragione.

Ma questi nuovi, questi di ora, questi partiti nuovi, dai nomi strani. Questi che non stanno mai fermi, sempre in movimento, questi con la capa tra le stelle: perché sbraitano contro i vecchi politici?

Che abbiano ragione? Che quelli di prima mi abbiano fatto fesso?

Ma noooooooo! Subito un coro dai media. Ma noooooooo! Figurati, son questi nuovi che son giovani ed inesperti. Son troppo giovani ed inesperti. Che vuoi che ne sappiano? Ed anche te che vuoi saperne?

La penso come i giovani

una volta

Anch’io la penso così, i loro ragionamenti mi convincono, son come quelli che ho sempre fatto io. Viva i giovani ed i troppo giovani.

No! No! Sei scemo? Sei troppo scemo. Non pensare.

Sei troppo giovane per pensare, lascialo fare ai vecchi.

Va beh, allora smetto e vado in pensione.

Noooooooo, ma sei matto? Sei troppo giovane per andare in pensione.

Ma allora che cazzo faccio?

Fai un po’ che ti pare ma attento, se sgarri potremmo ricordarci di te, quando sarai troppo vecchio.

Ceppoduro

In ricordo della Fornero.

R.I.P.

Dice la Fornero

Dice,

Dice la Fornero a sua discolpa che quando era al governo, dovevano trovare i soldi per il mese dopo, che non c’erano alternative.

Lei dice, se guardate il video linkato sentirete anche voi, all’esodato che deve esser soddisfatto del suo lavoro (di lei), che ha fatto la cosa giusta per far tornare i conti che non tornavano, per trovare i soldi che non c’erano.

Ma che debbano pagare sempre i soliti dove è scritto? E che quelli che pagano debbano dirsi contenti, poi?

dice

Ma la Fornero dove vive?

Ah già, dice di avere un ufficio, perché lei è tornata all’università, a lei il lavoro glielo hanno mantenuto. All’altro no! Ma il suo problema non è essere esodato, non riscuotere pensione e non aver idea di quando potrà riceverla e ricominciare a vivere. Il suo problema non sono i figli da mantenere, non sono i lavoretti in nero che deve fare per vivere. Lo dice la professoressa, ex ministro, e se lo dice lei… Ma la proffe non dice proprio così, precisa, puntigliosa, che è il lavoro bianco che manca al suo interlocutore.

“Se ci fossero ancora i Vaucher, peccato siano stati aboliti, se ci fossero ancora potrebbe lavorare e contribuire pagandoci le tasse”. Per fare cosa, per andare in pensione prima? Prima o poi? Ma quando mai un lavoratore con i vaucher ci prenderà la pensione? Che fanno? Si cumulano col lavoro precedente?
E se anche si cumulassero, con alcuni giorni l’anno non andrà mai in pensione. Come con il lavoro nero. Solo che dai vaucher gli detrarranno anche tasse e contributi.

Complimenti.

E’ proprio vero, son tutti bravi.

Tutti professoroni.

Son tutti salvatori della patria.

Tutti: “Se non c’ero io chissà che disastro”.

Signora, lei ha sbagliato tutto, se voleva fare giustizia doveva togliere i soldi a chi se li era fregati, non a chi era stato derubato.

Il contratto sociale non è stato scritto dai lavoratori, i quali si sono limitati a pagare. Se i soldi erano spariti si doveva frugare nelle tasche di chi i soldi li ha chiesti e poi distratti.

Già ma non se ne è accorta, forse lei era un po distratta.

Peccato.

Ceppoduro.