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Il sindaco

Il sindaco

Il sindaco di Firenze non ha capito la differenza tra centrale e locale, tra governo Italiano e governo di Firenze. Ma che ha capito il sindaco di Firenze?

Lui è un bonaccione, non è capace di dire di no agli amici. Se alcuni di loro vogliono ritrovarsi a fare l’aperitivo in piazza Santa Croce come fa ad impedirlo?

E se un sacco di pirla vanno tutti assieme in piazza della Signoria ad ammirare il Davide di Donatello, la copia, che l’originale è ben custodito da un’altra parte per salvaguardarlo da ammiratori troppo invadenti e da piccioni scagazzoni, come impedirlo?

Come fa il presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte a demandare a lui la scelta se e come chiudere una piazza per evitare troppi contagi. Che lo faccia Conte, che diamine! Il sindaco non può mica pensare a tutto per la sua città. Ma che modi, ma che prepotente questo Conte.
E poi come può fare il sindaco di Firenze, qualora decidesse di chiudere Piazza della Repubblica onde disperdere le file di gente per entrare al vicino orto botanico, a controllare che la gente, turisti e fiorentini, non disobbediscano e vi si accalchino lo stesso? Non ha mica centinaia di vigili urbani ai suoi ordini? Meglio se Conte decide lui e manda l’esercito a controllare. Suvvia Conte ti prego. Firenze val bene una messa!

Ma perché avrà voluto farlo?

Il sindaco intendo. Forse non aveva neppure immaginato che potesse scoppiare una pandemia, che dovesse prendere decisioni impopolari, per il bene della comunità, ma a volte le cose succedono e le decisioni amare vanno prese. E Giuseppe Conte, il nostro presidente del consiglio dei ministri, non può prenderle al posto del Sindaco se riguardano Firenze, o del presidente di regione, se riguardano la Toscana. No lui le prende solo se deve chiudere tutto o se deve commissariare un comune, per Firenze è stato eletto un sindaco e gli è stato demandato proprio questo genere di cose.

Piangere che Giuseppe Conte è cattivo non serve.
Lui ha deciso che se il sindaco vuole chiudere può farlo, ma non può sapere come vanno gli assembramenti in piazza Santa Maria Novella.

Capisco che se ci fosse stato il capo della opposizione al governo, forse più caro al primo cittadino, lui avrebbe deciso tutto, citofonando uno ad uno ai partecipanti alla ressa in piazza, ammonendoli di non fare queste cose in pandemia, ma purtroppo non è lui il capo e il sindaco di Firenze deve fare il suo mestiere.

Che è un mestiere difficile, ma che qualcuno doveva pur farlo e, se non si sentiva in grado, poteva evitare di farlo.

Ceppoduro

Immagine di copertina:

Di Connormah – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8246569

La nebbia

La nebbia

Succede sempre così, quando arrivano le elezioni sale la nebbia.

Siamo all’inizio di Maggio del 2019, tra qualche giorno in tutta Italia si vota per le Europee, anche a Firenze. Ma a Firenze si vota anche per il Comune. Si cambia sindaco. Speriamo. Non che Nardella non abbia fatto bene. Tutti i sindaci fanno bene, alla fine.

Si cambia per lo spirito di rinnovamento che si respira in Italia, quindi anche a Firenze.

Comunque per la campagna elettorale a Firenze i candidati sindaco competono all’americana.

Una bella tavola rotonda, tempi serrati per rispondere a domande dell’intervistatore, tempi che non possono essere sforati. Alla fine tutti hanno risposto, hanno esposto le loro ragioni. Gli spettatori hanno potuto farsi un’idea del candidato sindaco e possono decidere chi votare.

La nebbia

Ed ecco la nebbia salire

Alcuni parlano di sicurezza instillando paure ancestrali.

Alcuni sono nettamente contro l’aeroporto, altri a favore.

Qualcuno ha delle idee, qualcuno altre, qualcuno non ne ha.

C’è chi risponde bene e tiene bene il ritmo, chi lo fa peggio, magari per l’emozione o perché non avvezzo, chissà.

Poi finisce tutto e dovremmo esserci fatta un’opinione. Ma come? Certo quello che parlava meglio di tutti, dava l’idea di essere proprio bravo e capace. Ma lo sarà veramente? O è solo un impressione, appunto?

Non si nasce imparati a fare il sindaco, chi ha dedizione, idee ed è onesto, non può che fare bene. Specie se sceglie la squadra giusta. Il candidato sarà capace a farsi la squadra? Ho paura che non si veda in un dibattito.

Per chi votare

Non votare chi vuole fare l’aeroporto, lo abbiamo già fatto tre volte, sempre male. Sempre buttando i nostri soldi.

Evita anche chi parla di sicurezza, di maggiore sicurezza.

A Firenze non si viene continuamente ammazzati per strada. Due vigili in più non salvano il portafogli o la vita.

La sicurezza ci viene dalla cultura dei nostri concittadini, solo una società colta e rispettosa garantisce sicurezza.

Diraderò questa nebbia.

So chi votare.

Ceppoduro

Firenze

Firenze

Sono stato a Firenze.

Non mi ricordo quando, ne con chi fossi, ne perché.

Ero li, vicino al muso del porcellino a pensare in Inglese. Non che io sappia bene quella lingua, come dicono, da sognarci la notte. Però pensavo “porc”, mentre vedevo quel muso bronzeo e lucido in cima, di fronte a me.

Wild porc is called il cinghialone. Pensavo Inglese.

A dire il vero, forse non pensavo altro che “porc”, quella parola i rigirava in mente quasi come un ritornello.

Chissà se avevo bevuto? No, era anche troppo caldo per bere.

Forse il sole? No! Non c’era più il sole, oltretutto ero stato agli Uffizi tutto il pomeriggio. Poi, una volta uscito, ero passato sotto la loggia dei Lanzi, girando almeno tre volte intorno al ratto delle sabine. Affascinato. Impaurito probabilmente da Perseo, con in mano la testa di Medusa sanguinante, ero fuggito, via, via, lontano.

firenze

Avrei voluto raggiungere Ponte Vecchio, lì ci sarebbe stato qualcuno, ad aiutarmi.

Forse.

 

Allora a corsa giù per la strada, fino alla loggia del Mercato Nuovo.

Poi nulla. Finché non piove. Piove? Non è possibile. No!

No, è la fontana, l’acqua esce dalla bocca , sotto il muso lustro del porcellino. Porc, mi viene in mente. Wild porc, is called it.

Non c’è modo di pensare di più ne in Inglese, ne in Italiano.

Non riesco più a guardare, queste statue bellissime, sono nauseato. Sento i primi conti, rigurgito tutto e metto la testa sotto l’acqua che scorre e mi raffredda la testa. Mi sento meglio, libero, leggero.
Il porcellino mi guarda furbesco. MI scruta, si domanda chi sia, cosa voglia da lui.

Tutti cercano fortuna, la sua fortuna, e son disposti a lasciare un soldo fra i suoi denti, ma nessuno gli aveva mai vomitato addosso e son secoli che lui è lì.

Lo sento grugnire, non sono più certo che sia benevolo il suo sguardo.

Mi giro, mi alzo e vado via.

Ceppoduro