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Ergastolo

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A che serve l’ergastolo?

Ero in auto.

Tornavo a casa.

Radio 1.

Sotto inchiesta, la conduttrice cinguetta con un ospite che aveva ipotizzato l’ergastolo per quanto fatto dai due amanti, medico ed infermiera, in questi giorni alla ribalta nella cronaca di molti media e quotidiani cartacei ed on line.

Lei dice:” siii, ergastolo, che poi non è mai ergastolo, poi riduzione delle pene per buona condotta ecc. ecc. ”

E lui:

“beh, se ci sono i presupposti…”

E lei:

“temevo questa risposta”

E lui:

“Bhe allora se la mettiamo su questo piano diciamo che sono tutti colpevoli e li condanniamo tutti alla massima pena…”

E poi non ricordo se sono le parole esatte, potete andare a scaricare la trasmissione in Podcast se volete saperlo esattamente, ma il concetto è li, il pensiero è tutto li. Nel giorno che si festeggia la Toscana ed il suo Granduca che abolì oggi la pena di morte.

Oramai, in questi tempi depravati, non viene più imprigionato a vita nessuno, massimo gli danno trent’anni, quasi certamente meno.

Come se trent’anni fossero pochi.

Ma a cosa serve l’ergastolo?

Il reo potrà mai essere recuperato alla società in galera a vita. E quale speranza ha il detenuto, di morire presto per ridursi la pena?

Ergastolo
http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_03/1983lagabbia.html

Comprendo bene i sentimenti di chi è stato vittima di un reato, ma i sentimenti dell’offeso non possono guidare il giudizio del giudice, del legislatore, del popolo, ancor meno del conduttore del programma radiofonico della radio pubblica.

La comunità deve fare di tutto per perseguire il reo ma non vendicarsi, quel sentimento posso capirlo, a caldo, dalle vittime o dai parenti delle vittime, che comunque non possono cercare vendette, iniziare faide, innescare ulteriori tragedie.

Signora Falcetti, si controlli in certe esternazioni che è solita avere, la seguo ed ho avuto modo di sentirla altre volte, lei sembra molto accanita, vendicativa quasi, ma forse è solo l’euforia, l’ebbrezza di chi chiede giustizia a gran voce e vuole enfatizzare questa richiesta, per il consenso che ne viene. Ma stia attenta, che i forcaioli non finiscano appesi.

Dobbiamo misurare le nostre reazioni.

Meglio indignarsi per cause migliori, per cose peggiori, che per un assassino o un criminale, volontario o meno, presunto o meno.
Indigniamoci per chi corrompe e per chi si lascia corrompere.

Facciamolo per chi non paga le tasse e per chi permette che qualcuno non le paghi.

Forse sarebbe meglio fermare chi sta rubando il futuro ai nostri figli disoccupati, a noi sottopagati a loro nullatenenti?

Senza imprigionarlo, però, ma mandandolo al lavoro, quello vero, mettendolo alla manovia ad applicare il mastice alle suole delle scarpe, che può causare malattie degenerative terribili. Oppure gli potremmo far pulire le stive e le cisterne delle navi da trasporto in porto, che esalano miasmi velenosi. O anche spostare i blocchi di marmo in cava per metterli nei camion e portarli via, che ogni tanto cadono addosso a qualcuno.

Non è chi uccide in un incidente o in una rissa il criminale, il criminale fa intossicare per anni i suoi operai facendoli ammalare tutti e tutti i discendenti ed i vicini di casa di mesotelioma o di qualche altro cancro maligno.

Il criminale fa pagare il fallimento della banca ai correntisti ed assolve in tribunale i top manager della stessa, perché devono prendersi la buonuscita.

Manuela, perché non sento tutta questa indignazione, la stessa indignazione che ho sentito per un povero disgraziato che non conosco e che non so nemmeno chi sia, che pare si credesse Dio e di conseguenza sterminava gli uomini?

Manuela?

Oh! Manuela.

Manu.

Ceppoduro