Natale
A Natale siamo tutti più buoni! O no?
E’ Natale, è una festa religiosa, c’è chi fa l’albero, chi il presepe, chi si veste da Babbo Natale, chi segue omelie su Radio Maria o su internet.
E’ Natale, è una festa commerciale, c’è chi compra lo stretto necessario e chi il superfluo, Chi spende e chi no. C’è chi ha fatto buoni affari e chi tenta di raddrizzarli ora.
E’ Natale, qualcuno si lamenta perché qualcunaltro, da qualche parte, vuole fare o non fare il presepio o l’albero di Natale o perché a scuola si permette o meno l’esecuzione di canti Natalizi.
Siamo tutti scontenti pro o contro qualcosa o qualcuno e, ognuno per le sue ragioni, non tolleriamo l’altro e non sentiamo ragioni, altro che le nostre.
Non è un bel Natale il Natale quest’anno in Italia.
L’Italia è diventata decisamente e velocemente multietnica, sempre meno Italana. E’ la globalizzazione, è l’immigrazione, lo sfruttamento, sono le guerre a fornire il materiale umano. Genti, costumi e religioni si mescolano senza incontrarsi, senza condividere idee ed esperienze, gli uomini si incontrano e le religioni si scontrano. E contro le religioni nulla è possibile. Neppure il pensiero laico riesce a far pace, anzi la laicità sembra essere un grosso handycap, sembra essere il problema.
Il laico ma, son convinto, anche il religioso moderato, tende a non voler imporre qualcosa agli altri, si rende conto che siamo tanti, tutti diversi, e cerca di convivere, pacificamente. E qui sbaglia, lo ammetto, non si può parlare di fede in pace. Di tolleranza, di convivenza civile, se non offrendo il fianco ad ogni bigotto che voglia dire la sua a sproposito.
Alcune persone laiche (non atee, laiche) hanno pensato che gli spazi, laici, del vivere comune, come le scuole, dove a volte intere classi sono a minoranza Cristiana, non debbano proporre, imporre ed ostentare simboli religiosi potenti, come canti, presepi o altro, per rispetto degli altri, di tutti gli altri.
E questo ha dato il “LA” all’intolleranza, a piccole guerre di religione comunali, cittadine, a volte di quartiere perché il credente si sente usurpato delle sue tradizioni, forse anche giustamente, devo dire; d’altronde il presepe in classe lo abbiamo sempre fatto, perché ora non dovremmo farlo più? E’ vero, gli “altri” si dovrebbero adattare venendo a vivere qua ed adattarsi qua ad altre usanze di la, sembrerebbe piuttosto ridicolo.
Quindi ammetto di non aver grandi argomenti pro e contro presepi e cantici vari, facciamoli, se li vogliamo fare, altrimenti no, non vedo il problema.
Però basta dividersi, Guelfi contro Ghibellini. Che facciamo? Ci affrontiamo in singolar tenzone sinché un’idea non prevale? Meglio trovare una soluzione condivisibile. No? Ma a chi affidare il giudizio?
A un cittadino?
A un insegnante?
A un prete?
Allo Stato!
Penso che sarebbe meglio che se ne facesse carico lo Stato, lo Stato Laico può decidere per credenti Cattolici, Teisti, Monoteisti e Panteisti o non credenti Atei ed Agnostici senza dubbio, con giustizia ed equità.
Per la nostra Costituzione:
Art. 19.
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Quindi la Carta ci dice che si può non fare niente oppure fare il Presepe e pregare verso la Mecca, anche insieme. Ma avvicinare le religioni è difficile, neppure al più ecumenico dei papi mai eletto, Francesco, è ancora riuscito di avvicinare i Cristiani, figuriamoci gli altri.
Comunque la disputache ho romanzato non è neppure ben argomentata, da una parte il rispetto per gli altri, dall’altra le radici Cristiane. Se rispettassimo gli altri non faremmo qualcosa contro di loro, senza bisogno di leggi. Se le nostre origini fossero Cristiane chi erano gli antichi Romani, i popoli Italici e gli Etruschi? Popolazioni indoeuropee pre-Cristiane, certamente Altroteiste e Politeiste, forse Pagane. Oppure qualcuno crede veramente che le nostre radici arrivino da una grotta di Betlemme e per quelle si debba ancora fare crociate?
Tolleriamo, datemi retta, che la convivenza è, purtroppo, forzata, mentre l’intolleranza è una libera scelta.
Giancarlo
Fonte: