Sulla pittura:
Ho dipinto ancora.
Ancora un paio di oli.
Del capanno nei Pianacci, ne avevo già parlato in un precedente post.
Ho dipinto ancora:
Ho fatto anche un paio di acquerelli.
Giancarlo
Ho dipinto ancora.
Ancora un paio di oli.
Del capanno nei Pianacci, ne avevo già parlato in un precedente post.
Ho fatto anche un paio di acquerelli.
Giancarlo
Alcuni paesaggi sono meglio, o peggio, di altri.
Si può riuscire a cogliere, del tutto o per niente, la magia di un posto.
Ne ho fatti alcuni che vi voglio mostrare.
Sogna, è il migliore per me.
E’ un paesino del comune di Bucine, perduto e poi recuperato per i turisti, ma bello, bello, bello.
Anche Montebenichi non è male, sempre nello stesso comune, sempre bello, meriterebbe una visita, mettetela in programma.
Poi ci sono paesaggi più mentali come Valparaiso, la valle del paradiso, l’Eden perduto dove ritrovarsi., dai colori chiari, rilassanti, culla di nuova vita.
Ma c’è pure la Valle dell’Inferno, dopo Levane, verso Monticello, proprio accanto alla diga del Enel di Bandella. La valle, dove ha trovato ispirazione il grande Dante Alighieri, traghettato di là d’Arno dal mitico Caronte, traghettatore levanese del tempo, è blu come il fiume e si perde nella nebbia del tempo. Il tempo di trovarla e ritrovarla sempre uguale, alta e vorticosa, da capogiro, da perderci l’anima, oltreché la testa.
L’anima di Jill, che lotta la sua personale battaglia e che,
come tutte le più belle cose, visse solo tre giorni,
come le rose.
Ricordatevi questi paesaggi, immaginateli domani e ricordatevi anche che non c’è speranza, ne futuro, nella guerra.
Un nuovo orrido si delinea in medio Oriente e noi dobbiamo fare qualcosa, trovare un compromesso, una soluzione, evitare un nuovo conflitto Israelo-Palestinese, che, come in passato, rischia di cambiare tutto, in peggio.
E non sarà un belvedere.
Giancarlo
Negli ultimi tempi ho realizzato acquerelli. Dateci un occhio.
During the last time I’ve made some watercolour. Have a look.
Aiutatemi,
Criticando questi disegni, è molto importante per me avere un feedback.
Help me
Criticizing these drafts, it would be important to have a feedback, please do it.
Giancarlo
dopo quattro anno dalla pubblicazione, nessuno ha commentato, nessuno mi ha suggerito qualcosa. Forse nessuno ha visto il post, forse nessuno lo vedrà mai.
Che tristezza.
Today, after 4 years from the issue, no one has commented, neither suggested something. Maybe no one has read the post. It is possible nobody will ever read it, never.
How it is sad.
Fatta Rebecca, non poteva mancare lei Giuditta.
Ma è ora di cambiare devo cambiare motivo, tecnica e colori.
…
…
Giancarlo
di Antonio Cammisa
Per ricevere il tuo labbro
Non ho l’ombra di una rosa
Seta o petali di blu
Come il mare sul tuo viso
Senza vento o schiuma d’onda;
Non ho il cuore di un neonato;
La dolcezza di una foglia
Sopra un fiume in piena forza;
Vuote mani o mente aperta.
Per ricevere il tuo labbro
Non ho niente da donare
Solo vizio soldi e noia
Ferro pieno, laghi vuoti
Di una mente incontrollata
Cane strabico di fede
Chiesa madre di cemento
Dalle luci illuminata
Di una strada senza uscita
Scherza col fuoco
la foglia che trema.
Imbandisci la mia tavola
tu che suoni le note
delle mie pupille.
Scaraventata nel sogno
sognato nei secoli dei secoli
festeggio l’anniversario
del nostro secondo primo bacio.
Illustrami dunque lo scopo
del nostro incontro se non
la resa imbastita e cucita
da un dio burlone e scaltro.
Schiaccio la testa del serpente
com’era in principio
ora e sempre.
in una accademia tenuta dagli «eccitati.»
Qual novell’aura or agita
Le già riposte corde?
Come mia muta cetera,
Par che da sè s’accorde?
Sento, io ben sento l’impeto
Che, Ambiver, da te viene;
Che tu, mio vero Apolline,
M’infondi nelle vene.
Varco dell’aria i spazii,
Dietro al giocondo invito;
E miro di Betulia
Il popolo smarrito,
D’un improvviso gaudio,
Empir l’aer d’intorno;
Chè d’una gran vittoria
Lieto a lui sorse il giorno.
Fra il suo confuso fremito,
Il nome di Giuditta
Chiaro s’intende; e chiamasi
Grande, famosa, invitta.
Ella s’avanza, e seguono
Timpani, cetre e squille:
Il degno oggetto ed unico
Di mille sguardi e mille.
Di casta luce splendono
Le umili altere ciglia;
L’intatta guancia rosea
Il bel mattin somiglia.
Tingono l’ale i zefiri
Nel profumato crine;
E sulla fronte ondeggiano
Le gemme peregrine.
Di sè maggior, l’intrepida
I suoi trionfi ascolta.
Fra gl’innocenti folgori
Di sua bellezza, avvolta.
Non innocenti, all’empio
Indomito tiranno.
Che amò il baleno, ah misero!
Dell’ultimo suo danno.
Ei, nel suo sangue naufrago,
Inutil tronco giace:
Stringe l’immonda sabbia
La cruda man rapace.
Passeggia per Betulia
Il capo orrendo intanto;
La bella man sostienelo
Ch’ebbe del colpo il vanto.
Quel nero sangue livido,
Quel fosco orror di morte,
Rallegra l’alme vergini
Sulle giudaiche porte.
Miran il chiuso ciglio,
Che un ferreo sonno strinse,
Sopra cui man feminea
Tante minacce estinse.
O d’Israello gloria,
Gridano intanto, o invitta
Giuditta incomparabile,
Castissima Giuditta!
Ma tu, mia imbelle cetera,
A tenui carmi nata,
Lascia alle trombe eroiche
L’impresa alma onorata,
A quel Signor magnanimo,
Il cui favor t’adorna,
Poche umil note mormora,
È al muro tuo ritorna.
Rebecca una bellezza incredibile.
Seni superbi.
Chioma leonina.
Occhi di ghiaccio.
Una bellezza unica.
Giancarlo
Ogni giorno di più mi scopro difettivo:
manca il totale.
Gli addendi sono a posto, ineccepibili,
Rebecca abbeverava i suoi cammelli
e anche se stessa.
Io attendo alla penna e alla gamella
per me e per altri.
Rebecca era assetata, io famelico,
ma non saremo assolti.
Non c’era molt’acqua nell’uadi, forse qualche pozzanghera,
e nella mia cucina poca legna da ardere.
Eppure abbiamo tentato per noi, per tutti, nel fumo,
nel fango con qualche vivente bipede o anche quadrupede.
O mansueta Rebecca che non ho mai incontrata!
Appena una manciata di secoli ci dividono,
un batter d’occhio per chi comprende la tua lezione.
Solo il divino è totale nel sorso e nella briciola,
Solo la morte lo vince se chiede l’intera porzione.
A lungo attesi Rebecca.
Non venne e mi addormentai.
Sognai i suoi gemiti in una casupola
ai margini del parco, dopo
mi feci silenzio e attesi
scorgendo le catene invisibili,
quelle che non si infrangono,
quelle che legano ogni uomo a un altro,
ogni uomo a tutto, così
dissi fra me, quale altro fine è nobile
quanto scrutare un mistero?
Pensai che i demoni
avessero incantato gli attimi
che burlai con l’agio minimo
di un cabalista zingaro, cantando.
Le donne, intanto, con le loro nacchere
donavano echi alla casa,
danzando al ritmo lieto
delle canzoni del capraio.
Furono bei tempi, poi
mi feci silenzio e attesi.
A lungo. Attesi Rebecca
ma non venne e mi addormentai.
Albero acquerello delicato.
Giancarlo
A Georges Ribemont-Dessaignes…
En argot les hommes appellent les oreilles des feuilles
In gergo la gente chiama “foglie” le orecchie
c’est dire comme ils sentent que les arbres connaissent la musique
è come se sentissero, come se gli alberi conoscessero la musica
mais la langue verte des arbres est un argot bien plus ancien
ma la verde lingua degli alberi è un gergo ben più antico
Qui peut savoir ce qu’ils disent lorsqu’ils parlent des humains
chi può sapere cosa essi dicono quando parlano agli uomini
les arbres parlent arbre
gli alberi parlano albero
comme les enfants parlent enfant
come i bambini parlano bambino
Quand un enfant de femme et d’homme
Quando un figlio di donna e uomo
adresse la parole à un arbre
rivolge le sue parole a un albero
l’arbre répond
l’albero risponde
l’enfant entend
il bambino capisce
Plus tard l’enfant
Più tardi il bambino
parle arboriculture avec ses maitres et ses parents
parla arboricoltura con maestri e genitori
Il n’entend plus la voix des arbres
più non intende la voce degli alberi
il n’entend plus leur chanson dans le vent
più non intende la loro canzone nel vento
Pourtant parfois une petite fille
Eppure a volte una fanciulla
pousse un cri de détresse
scoppia in un grido disperato
dans un square de ciment armé
presso una piazza di cemento armato
d’herbe morne et de terre souillée
di erba triste e terra sporca
Est-ce… oh… est-ce
questa è … oh… questa è
la tristesse d’être abandonnée
la tristezza di essere abbandonati
qui me fait crier au secours
che mi fa gridare aiuto
ou la crainte que vous m’oubliiez
o la paura che mi dimentichiate
arbres de ma jeunesse
alberi della mia giovinezza
ma jeunesse pour de vrai
la mia gioventù per davvero
Dans l’oasis du souvenir
Nell’oasi del ricordo
une source vient de jaillir
una sorgente è appena sgorgata
est-ce pour me faire pleurer
è per farmi piangere
J’étais si heureuse dans la foule
ero così felice nella folla
la foule verte de la forêt
la folla verde del bosco
avec la crainte de me perdre et la crainte de me retrouver
con il timore di perdermi e di ritrovarmi
N’oubliez pas votre petite amie
non dimenticate la vostra piccola amica
arbres de ma forêt.
alberi della mia foresta.
Ho fatto qualche nuovo acquerello, un paio sono venuti bene, spero.
L’acquerello è una tecnica veloce ma molto difficile.
Ancora devo capire molte cose.
Mi impegnerò.
Puoi vedere il filmato anche da questo link.
Altre cose su http://www.arrigucci.altervista.org/
Giancarlo
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