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401

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Ero di fronte al 401 senza sapere che fare.

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Ma un uomo deve prendere una decisione, a volte.

Deve saper prendere una decisione… ma quale? E perché?

Sono arretrato dalla porta, ancora incerto, poi ho pensato a lei…

Erano giorni che non riuscivo a vederla, avrei voluto che la porta si aprisse ed il suo sorriso illuminasse la strada, ma non successe nulla.

Primetta se ne era andata; chissà dove. Con quel suo nome d’altri tempi. Con quel suo fascino speciale, veramente una cifra distinta dalle altre.

Oggi è cambiato tutto, forse non abiti più al 401, forse stai più indietro al 397 o forse il tuo portone è avanti, con il 409 d’ottone lucidato da poco.

Non so più dove sei.

Come posso ritrovarti, prima della prossima primavera?

La verità è che non voglio dividerti con nessuno. In un primo momento avevo pensato avessimo qualcosa, un denominatore comune, ma uno solo è riuscito a stare con te.

E non sono io, neppure sembra che possa esserlo mai.

Resteremo sempre divisi.

Eppure…

Eppure sento che saprei essere speciale. Io saprei esserti pari.

Ma non posso raggiungerti e congiungermi a te, per quanto moltiplichi i miei sforzi e mi divida per te, non riesco ad averti. Mi contengo, ma ti contendo, contando di arrivarti.

Ma rimani sempre un passo avanti od uno indietro.
Ti vedo e non ti vedo, ti sento e non ti sento. Mi sfuggi.

Sfuggi come la mia vita che passa, inesorabile, e me ne accorgo solo ad ogni compleanno.

Ho pensato che…

Se ti avessi incontrato al 41, senza quella nullità in mezzo, il nostro rapporto sarebbe stato più fortunato. Anzi il 41 era proprio l’ultima chance di essere tra i fortunati, primo tra i primi e non ultimo dei diseredati, come mi sento ora senza il tuo affetto, senza di te.

Ah, i numeri, come sanno, a volte, essere crudeli con noi.

E prima di tutti, i numeri primi.

Ceppoduro