sotto la luce della luna

Sotto la luce della luna.

Sotto la luce della luna.

Sotto la luce della luna tutto mi pareva bello.

Ero uscito di casa a sera.

Mentre l’orizzonte si stava inzuppando nel Chianti, sempre più intensamente.

Sotto la luce della luna

Le scure colline, in lontananza, si facevano ancora più scure per la caduta del sole al di là del cielo. I pendii perdevano i dettagli che, fino a qualche minuto prima li caratterizzavano. Restavano solo i contorni. Molte creste sembrano uguali o indistinguibili.

Il rosso, piano piano virò al blu, attraverso un viola profondo per poi perdersi nell’oblio della notte.

Allora tutto scurì ed apparve migliore. La mia vita, persa, sembrava avere riacquistato un senso anche se un senso non poteva averlo più.

Avevo perso il mio lavoro. Ero perso. Non sapevo chi fossi, ne perché fosse capitato proprio a me. Io che avevo sempre aiutato tutti. Ma Dio esisteva? E se c’era, che faceva? Perché non interveniva? Perché non mi aiutava? Aveva sicuramente di meglio da fare!

Dio non c’è!

Non c’è, Dio! Ma nemmeno un dio minore c’è! Uno piccolo, poco importante! Anche usato, liso, consunto, deriso, abbandonato. Come me.

Sotto la luce della luna

Non si vede alcun dio al buio, neppure si vedono le cose della terra, al buio, ma si vedono bene quelle del cielo. Quante cose ci sono in cielo! Ma senza consolazione per noi. La terra è la nostra vita, qui nasciamo e, poi, moriamo. Nel frattempo crediamo di vivere, viviamo credendo. Credendo nelle relazioni che intratteniamo con gli altri. Conoscendoli, riconoscendoli, facendoci conoscere e riconoscere a nostra volta.  Facendoci apprezzare per quel che diciamo, per quel che facciamo, per il nostro lavoro. Quello che facciamo per noi e per gli altri.
Già il lavoro. L’avevano detto che non era importante. C’era tanta gente che voleva lavorare, anche gratis. Schiavi, prostitute schiave, deportati schiavi di ogni colore. Ma ora non si distinguono più i colori, quando è notte fonda, nel buio. Come erano bui i miei pensieri.

Sotto la luce della luna

Lo avevano detto che occorreva riformare il lavoro, che occorrevano nuove leggi, che superassero i privilegi di molti, per tutelarci di più.

Per tutelare chi?

Non me!

Io sono stato fatto fuori, tutti saremo fatti fuori.

Mi avevano pagato sei mesi.

Quanto mi restava da vivere.

Prima di ammazzarmi.

Ceppoduro

 

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