Morsi

Morsi

Morsi d’amore

Morsi, la strinsi, forte, tra i denti e la morsi.

Morsi

Era un morso appetitoso, un boccone da ghiotti ed io l’avevo tra i denti. Quasi non mi pareva vero.

Lo ammetto, era succosa, quasi irresistibile. Ma, d’altronde, era un po che la ciancicavo e la carne, viva, si era irrigidita, turgida, come se sapesse che stavo per addentarla. La paura può far accapponare la pelle e quella non era solo pelle, c’era tutto un sistema ghiandolare sotto.

Mi piaceva molto tenerla tra le labbra, masticarla piano, aspirare e poi soffiare come a tentare di asciugare la pelle, come si fa con l’inchiostro appena scritto.

Eccitanti, i brividi che sentiva erano proprio eccitanti, ed il turgore riempiva le labbra e premeva nel morso. Non frenai.

Si la morsi, forte, forte come non mai, come per farla gridare. Come per staccare quel morso dal resto del corpo e ingoiarlo. per tenerlo per me.

Morsi d’amore, amorevoli morsi.

Ne volevo un po e non sapevo come, non avrei mai affondato i denti, se non su richiesta di lei. Ma lei non lo chiese. Io fremevo, la mia voglia cresceva. Uno spasmo. Un contorcimento. Un crampo. Sapevo che lei lo voleva come lo volevo io, ma non faceva il primo passo. Io non trovavo il coraggio di calmare i morsi della fame.

Morsi

Allora decisi l’avrei costretta a gridare, di un piacere perverso, che mi avrebbe permesso di nutrirmi, un morso, uno solo, ben dato, deciso, pieno.

Albeggiava e capivo che non avevo nulla tra i denti.

Pensavo.

Fantasticavo.

Nessuno era con me e neppure vicino. Ero solo.

MI ha assalito la malinconia, disperato per aver fallito. Per non aver lottato. Perché lei non c’era. Non c’era più. Lei se n’era andata, già tanto tempo fa.

Ma quale morso, provavo solo rimorso.

Ceppoduro

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