Morandi

MORANDI

Morandi

Morandi non è un cantante, era un ingegnere.
Ha costruito alcuni ponti, uno è crollato un mese fa.

Trentuno vittime, Genova divisa in due, monconi di ponte pericolanti su case e impianti industriali.

Un disastro.

Oggi tutta Italia commemora il giorno della tragedia.

Morandi

Voci di Genovesi e di intervistati a vario titolo, all’inizio dei GR e delle trasmissioni di approfondimento, come ormai e diventata consuetudine.

Cordoglio, tanto cordoglio, con un filo conduttore, un filo sottile: guerra al governo.

Piove: governo ladro.

Sembra essere tornati ai tempi, e forse lo siamo, di chi lanciava quello slogan. Gente che oggi dovrebbe essere al governo, invece è all’opposizione.
Un’opposizione feroce, mordace, cagnesca.

Ma che morde per mordere, senza un perché, senza sapere dove.

Morde e basta.

Morde a caso.

Tutto quello che si muove, anche se non si muove.

Quella opposizione che trova ancora credito nei mezzi di informazione, in mano a grandi gruppi industriali o in pugno all’opposizione stessa come la RAI.

Niente Spoil System

D’altronde il nuovo governo non ha voluto buttare fuori a calci quelli messi li da quelli prima, non hanno voluto fare come loro, che prima di tutto hanno cambiato i vertici dell’informazione pubblica e poi dietro tutti gli altri gregari.

Non hanno voluto fare come loro ma ora li hanno tutti contro.

L’informazione non deve essere prona al potere, siamo tutti d’accordo, ma nemmeno falsa e prona all’opposizione, siamo tutti d’accordo.

Si parla di Genova divisa in due, si paventano esodi di massa dei Genovesi, si stigmatizza che ancora non è stato fatto ne deciso alcunché, si ripete, ossessivamente che dal consiglio dei Ministri di ieri è uscito un deCretino, che non è un diminutivo di decreto. Si fanno parlare sfollati che non dicono nulla salvo l’ovvio. “Il crollo ha cambiato la mia vita, ora voglio viverla”, “vogliamo rientrare in casa a prenderci i nostri affetti, le foto, i dischi”, “Ho una vespa del ‘71 in cantina, non posso lasciarla li”.

Ma Morandi, come si fa?

Queste son davvero queste le parole dei Genovesi?

Queste le loro preoccupazioni vere?

Si critica un governo perché con il “decretino” non ha ancora scelto il commissario?

Dovevano fare come gli altri, nominare l’amico dell’amico? E l’amico secondo suo vice?

Cosa hanno deciso (di onesto) gli altri?

Non hanno ancora ricostruito il ponte? Ma le leggi non andavano seguite? I giornalisti e gli esperti le conoscono? Perché la stessa veemenza nel chiedere conto del disastro Ligure non l’ho ascoltata per gli altri ponti crollati? Dove era il Governo, lo Stato? Quanti ne sono stati ricostruiti dopo un mese? Quanti ne sono stati ricostruiti ancora? Nessuno!

Perché si raccolgono le voci degli sfollati, tristi, delusi e giustamente arrabbiati, e non gli si chiede perché la loro casa fosse sotto un ponte autostradale? Fosse ancora sotto un ponte? Potevano e dovevano averli sistemati prima in un luogo più sicuro, anche se quel ponte non fosse mai crollato.

Un giornalista, uno bravo, avrebbe chiesto questo, avrebbe cercato di farci capire di chi è la colpa, non mandarci i “giusti” piagnistei di chi ora è in difficoltà. Persone che, ragionevolmente, dovrebbero essere solo contenti di esser ancora vivi.

Che se fossero morti nel crollo non gliene sarebbe fregato nulla della Vespa del settantuno.

Ceppoduro

 

 

 

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