fiori

Fiori per Voi. Spero vogliate gradire. Saluti.

Fiori.

Ecco dei fiori per Voi

Spero gradiate.

fiore-fiore

fiore-fiore2 Iris-Rosa Geranio-Rosa fiori Geranio-Geranio fiori

Giancarlo

Erasmo Darwin

Gli amori delle piante

Dall’incipit del libro:

IL TRADUTTORE

A CHI LEGGE.

Per voi fervidi ingegni stanchi del monotono tenore delle ordinarie poesie; per voi spiriti applaudenti a’ nuovi liberi voli; per voi infine cuori bennati cantava Darwin gli Amori delle piante;

e per voi solo io ne ho assunta la traduzione. I pedanti sempre dormigliosi e mutoli sulle bellezze originali, che negar non possono, menano un romore, che vi assorda, o allorchè s’abbattono in que’ tratti di genio, che per non essere alla loro portata sembrano loro assurde stravaganze;

od allorchè sotto la inesorabile loro lente appare qualche lieve macchia sfuggita all’occhio dell’autore, più intento a crear nuove cose, che a limarne e pulirne le già fatte.

Questa impertinente genía,

tormento eterno delle menti non volgari, troverà molto onde latrare contro Darwin, per aver egli chiamato poema una raccolta di descrizioni.

Certo, se egli si fosse proposto di offrire un poema veramente didascalico, siccome alcuni si diedero stortamente a credere, poco felice potevasi giudicarne l’orditura e la condotta.

Ma il suo poema è puramente descrittivo, e vuolsi riputare un suo pregio accessorio, se talvolta v’istruisce.

Darwin non è ne’ suoi versi un institutore di Botanica:

egli è solo un zelante amatore di codesta scienza, il quale s’attenta, di destarne in voi tanta vaghezza, che vi sproni ad apprenderla:

ed allorchè vi riesce, non manca tosto nelle Note d’insegnarvi di molte cose, tra le quali non poche novissime ed ignote alla plebe de’ Trattatisti.

Il poema, che vi presento, fiori

in quanto a condotta s’allontana interamente da qualunque altro, che nel suo genere siasi tentato;

e se alcun mai gli si può paragonare, egli è l’Invito a Lesbia di Mascheroni, che tanti elogi si è meritato da’ più colti ingegni.

Il poema di Darwin è un giardino, in cui sorgono con bel disordine alberi e fiori diversi, ma da cui non sapete dipartirvi, se prima non gli avete ad uno ad uno contemplati, da qualunque parte abbiate intrapreso il vostro passeggio;

ed a cui ritornate qualora vi sia mancato l’ozio di tutti in una volta vagheggiarli:

egli è un gabinetto d’una Bella, dalle cui pareti pendono vaghe miniature appena avvinte insieme, come dice l’A. nel suo proemio, da una semplice ghirlanda di nastri;

ma benchè queste miniature presentino argomenti tra loro disparati, fiori

pur voi non ne rimovete l’occhio, se non dopo aver tratto diletto dalla contemplazione della rispettiva loro varietà: che è quanto dire, sì gli alberi ed i fiori, che adornano un giardino, come le miniature,

ond’è fregiato un gabinetto, interessano indipendentemente dall’ordine, dalla congiuntura, dalla progressione:

e ciò appunto si riscontra nella lettura de’ canti di Darwin, i quali interessano indipendentemente da qualunque macchina, di cui interamente mancano.

Laonde si potrebbe asserire,fiori

che degno di lode è ciò stesso, che viene generalmente a codesto poema attribuito come difetto; g

iacchè una macchina qualunque, tenendo lungamente sospesa la mente, finisce per istancarla; e niuno ignora che la stanchezza risolve in noia ogni qualunque ricreazione, e vi pone termine;

nè saprei qual altro egual vanto possa riscuotere la poesia, se la private del suo primo scopo, che è quello di ricreare.

Un’accusa non meno generale, fiori

che vien fatta a Darwin, si è d’essere troppo ardito, troppo forte nelle sue immagini, e troppo lussureggiante nelle sue descrizioni.

Primamente io farò riflettere a’ miei lettori, che gl’Inglesi non ebbero finora negli annali della loro letteratura un’epoca sventurata simile a quella, ch’ebbimo noi Italiani, dico il seicento:

la rimembranza della derisione, in cui furono poste le stravaganze di quel secolo, tarpa bene spesso le ali alla fantasia de’ nostri poeti;

laddove gli Inglesi, lontani da cotal timore, osano tentare voli, che noi schiveremmo per non arrischiare d’essere oggetto di scherno, e finiamo così non di rado per istrasciare al suolo.

Non comprendo poi,

come rimproverar si debba un poeta, il quale, se è ardito, forte, lussureggiante nelle sue immagini e descrizioni, lo è espressamente ed a solo fine di dare agli oggetti, che imprende a descrivere, quel carattere d’evidenza, che invano trovar si spera in opere meticolose, fiacche, grette e stentate.

Il talento di ben descrivere mentr’è sortito da pochi, gli è pur quello che distingue il vero genio da’ limitati scrittori.

Ma per ben descrivere un oggetto qualunque, è necessario primieramente d’averne ricevuta una viva impressione, e quindi di trasmetterla all’immaginativa degli altri per mezzo delle parole.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.