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Il programma di Sviluppo rurale 2014-2020

Programma di Sviluppo rurale 2014-2020

“Cos’è

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020 della Regione Toscana consente di sostenere lo sviluppo delle aree rurali e il sistema agricolo regionale, attivando risorse pubbliche per 961 milioni di euro.

Il programma individua 6 priorità:

  1. Promuovere il trasferimento di conoscenze nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali;
  2. Potenziare la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e la2. redditività delle aziende agricole;
  3. Incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo;
  4. Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalla silvicoltura;
  5. Incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale;
  6. Promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali;

La realizzazione delle priorità avviene attraverso l’attivazione di un mix di misure e interventi rivolti al raggiungimento degli obiettivi regionali, ovvero:  crescita della competitività del settore agricolo

  • sviluppo delle zone rurali
  • salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio”

Questo, e molto altro ancora, si legge nel sito della regione Toscana.

Il programma è interessante ci sono un sacco di idee, più o meno buone, su come gestire 961 milioni di euro per aiutare l’agricoltura regionale.

Bello, direte, finalmente si fa qualcosa, si, ho visto un sacco di bandi aperti, un sacco di idee. Ma sapete come ho iniziato ad interessarmi alla cosa? Non perché sono giovane, ne agricoltore, ne perché ci siano in ballo un sacco di soldi, l’ho fatto per la pubblicità alla radio, ho cercato con Google il programma di sviluppo rurale 2014 2020, ed ho trovato il sito della regione Toscana che ne parla.

il Programma DSC_5286_lzn

Ma la pubblicità cosa dice?

Parla ai coltivatori, ai forestali ai giovani imprenditori agricoli che dovrebbero continuare a salvare l’Italia dale frane, dagli smottamenti, dalle slavine e dalla desertificazione?

il Programma DSC_5290_lznNooo!

il Programma DSC_5289_lzn

Consigliava di bere il Chianti, di cercare la “C” del Chianti e berlo fresco a 16 gradi circa, ma con moderazione.

Ma a che cazzo serve?

Chi l’ha pagata ‘sta cosa?

E chi l’ha pensata? Soprattutto.

Tutte le belle parole scritte sul sito della regione si trasformano, miracolosamente, in uno spot radiofonico. Speriamo non vadano a finire tutti li i soldi del piano.

Non è che altre regioni non abbiano fatto lo stesso, mi ricordo altri spot radiofonici simili.

Ora, per la verità mi ricordo poco lo spot, magari invitava a cercare in negozio la S di Sagrantino, ma insomma, non sono andato nelle marche o negli Abruzzi per quelli spot, ne mi ricorderò di comprare il Rosso Piceno al Lidl o la Passerina al Penny Market.

Sicuramente non lo ricorderà nessuno per comprare il Chianti alla Coop.

il Programma DSC_5270_lzn

Ma dai almeno per quanto possano aver speso è tutto speso bene, nessun trattore è stato maltrattato per realizzarlo e neppure è servito un abuso di fitofarmaco. Insomma uno spot green G di Green, G di Ghiandi, bevete il Ghiandi, ma con moderazione.

il Programma DSC_5302a_lzn

Mentre i fossi si riempono, le rane ed i rospi muoiono la radio continua a gracidare parole su parole, su parole, soltanto parole parole parole, parole per te.

Ringraziamo, in stretto ordine alfabetico, tutti quanti hanno contribuito alla riuscita del programma:

Italiani

Italiani.

e

Italiani!

o

Italiani?

Ceppoduro

Il Job Act Francese, passerà o non passerà ?

Il Job Act Francese

In Francia stanno discutendo di una legge sul lavoro come il nostro “Job act”.

Visto come è andata in Italia ci stanno provando tutti a cambiare le regole del gioco (del lavoro).

Ma non sta andando proprio come da noi: Operai e sindacati sono in sciopero. Le manifestazioni sono vere e proprie battaglie (che ci siano i “Blocs noirs” anche lì?).

Qui ha protestato solo l’accademia della Crusca, contraria ad usare un termine Inglese inutile per la legge sul lavoro.

In una settimana sono finite le scorte dei carburanti, hanno spento le centrali nucleari e non so cos’altro si sono inventati. A che nostalgia quando anche in Italia si scioperava per qualcosa. Fosse anche solo per ridurre l’orario di lavoro dei piloti Alitalia. Che nostalgia per le manifestazioni dei controllori FFSS.

Purtroppo dopo la Fornero siamo entrati in depressione e non riusciamo più a protestare. E da questa depressione non ci siamo ancora ripresi, nonostante l’ottimismo del governo.

A nulla sono valsi gli incitamenti alla lotta e alla ribellione di Bersani, Anche i sogni di rottamazione sono finiti in qualche cassetto che nessuno apre più. Gli psicofarmaci non sembrano funzionare, come fanno invece i dopanti  e gli anabolizzanti.

Meno male che ancora possiamo indignarci per la sorte dei Marò e per il naufragio di un barcone a 35 miglia  dalla costa Libica, durante l’avvicinamento per il salvataggio in mare. Da notare che 35 miglia sono circa 56 km  e 570 km è la distanza tra Mazara del vallo a Tripoli. 506 km da Siracusa, 350 da Malta e 300 da Lampedusa.

Il Job Act Francese 0

Naturalmente se non vogliamo impegnarci troppo, possiamo sempre manifestare contro le buche di Roma.

Ma no! Non lo faremo, siamo Italiani, ci siamo evoluti. Ormai non ci importa più niente del lavoro che non c’è, cose plebee. Non ci importa della vita, ne della morte, cose di chiesa. Ci basta amore, salute e amici (della Defilippi).

Povera Italia

Povera.

Il Job Act Francese

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Ceppoduro

Fonte:

Il fatto quotidiano

La repubblica

Il ponte di Pogi, qualche volta ci riserba delle sorprese.

Il ponte può sorprenderci.

Ieri era una bella giornata di sole.

Sono andato a prendere il pane al forno di Pogi portando con me la macchina fotografica.

Ho pensato che avrei fatto delle belle foto.

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Il ponte non è solitario.

Ho fatto anche un bell’incontro.

Qualcuno con un cavalletto armeggiava davanti al ponte, lungo la riva destra.

Ho pensato che fosse un fotografo, non ero stato il solo a ricordarmi del ponte ieri.

Poi l’ho visto dall’alto, era un pittore “en plein air”, che stava ritraendo il ponte.

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Takuma Kaneko, pittore Giapponese

 

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Mi sono avvicinato, era un signore gentile, educato, come immagino siano tutti i Giapponesi, mi ha detto che risiedeva in una struttura agrituristica o qualcosa del genere e dopo aver visto il ponte,,,

Sono meravigliato che questo ponte riesca ad attirare persone da così lontano. Bhe certo che è bello, ma insomma… dal Giappone.

Mi ha detto di chiamarsi Takuma Kaneko e il suo mestiere è girare il mondo e l’Italia, per dipingerne gli scorci.

Mi ha dato il nome del sito dove mostra le sue opere, nella sua biografia dice di aver studiato anche a Firenze.

E’ molto bravo e fa delle cose stupende, visitate il suo sito anche voi, forse, tra non molto, ci sarà anche il dipinto di ieri.

Grazie Takuma è stato un piacere conoscerti e vederti all’opera.

Se passi di nuovo, ti faccio vedere come l’ho dipinto io il ponte di Pogi.

Viva il ponte di Pogi.

Giancarlo

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In Autostrada possiamo capire il mondo ed i suoi abitanti

In Autostrada

Viaggiare in autostrada. Viaggiare per scoprire il mondo. Osservando dalle strade e le strade possiamo capire i popoli. Naturalmente i popoli ricchi avranno molte strade e molte autostrade come i Tedeschi, quelli più poveri molte di meno.

Google maps ci aiuta, anche senza viaggiare.

Croazia
Situazione stradale Croata
Francia
Situazione stradale Francese.
Germania
La situazione stradale Tedesca
Italia
Situazione stradale Italiana (Nord).
Italia 2
Situazione stradale Italiana (Sud).
Olanda
La situazione stradale Olandese.
Polonia
Situazione stradale Polacca.
Spagna
Situazione stradale Spagnola.

Ma non è solo questione di numeri anche di qualità del sevizio, costi, condizioni del manto, connessione con le varie aree del paese.

Il numero di strade ed autostrade in Italia non è poi male, non per nulla le strade sono state inventate, o almeno sviluppate, dagli antichi Romani. e se vogliamo criticarne l’opera possiamo solo dire che non si trattava di opere pubbliche, socialmente utili, ma di opere belliche, strumenti di conquista e di controllo del territorio.

Comunque, qualitativamente, le nostre strade sono rimaste indietro, neppure quelle nuove riescono a farle bene. Per mancanza di regole, di controlli e perché se i soldi devono essere spartiti non possiamo anche pretendere di comprarci anche il materiale di ottima qualità e di far bene il lavoro.

Ma tanto a che servirebbe?

Non le sappiamo utilizzare.

In autostrada

E’ giusto che la prima corsia sia molto spesso dissestata dal passaggio dei tanti camion, a cui non è costruita per resistere, tanto non ci va nessun altro. Le auto mai. Eppure il codice recita che si deve occupare la corsia libera più a destra, si vede che la prima è troppo a destra e gli italiani vogliono mantenere il centro se non la sinistra.

E’ una questione politica.

Ma anche di prestigio, la prima corsia è ritenuta, erroneamente, riservata ai veicoli lenti e le auto che sono notoriamente veloci, non possono andarci in prima corsia. Qualcuno è addirittura convinto che sarebbe passibile di multa ad occuparla con la sua Fiat fiammante. E allora ecco che la seconda corsia è occupata da veicoli che procedono sui “centoallora” e non ti lasciano passare, tu che vai a “centoventi”, se non li sorpassi a sinistra, ma li è pericoloso, ci sono quelli che vanno a “cenquaranta”, “cencinquanta”.

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Tutti al centro.
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Centro-sinistra.
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Eh, si! Il codice è un po disatteso.

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Giovani, e meno giovani, piloti della domenica e del lunedì mattina, svegliatevi. Se non l’avete ancora capito usate la prima corsia a destra, nessuno vi multerà per questo. Il traffico scorrerà bene e tutti faremo un viaggio più sereno.

Ah, dimenticavo, se proprio volete stare al centro, dove vi sentite più sicuri, almeno buttate, ogni tanto, un occhio allo specchietto retrovisore, dovreste averne tre a disposizione, e se arriva un’auto più veloce della vostra e la corsia di destra è vuota, spostatevi e lasciate passare.

Giancarlo

Quello che non c’è. Cosa c’è in Italia.

Quello che non c’è

Cosa c’è in Italia?

Meglio dire cosa non c’è, dovremmo fare prima.

Non c’è la banda larga.

Non c’è cura per le carreggiate stradali.

Non c’è neppure per la segnaletica orizzontale.

Non c’è cura per l’erba che cresce.

Non c’è benzina o gasolio per le auto delle forze dell’ordine.

Non c’è il servizio militare di leva.

Non c’è buona scuola.

Non c’è buona università.

Non c’è buon governo.

Non c’è impedimento all’obiezione di coscienza, ma non a questa obiezione di coscienza.

Cosa AngkorWatAbortionAD1150
Bassorilievo raffigurante un aborto datato intorno al 1150 A.C. Malcolm Potts – Potts, M. et al. “Thousand-year-old depictions of massage abortion,” Journal of Family Planning and Reproductive Health Care, volume 33, page 234 (2007)”. Bas relief of a massage abortion. The operator is a demon rather than a traditional birth attendant. The pregnant woman’s abdomen is darkened from being touched by pilgrims to Angkor Wat. The bas relief dates from about A.D. 1150. Dettagli dell’autorizzazione L’autorizzazione per l’uso di quest’opera è stata verificata ed archiviata nel sistema OTRS di Wikimedia ed è accessibile esclusivamente agli utenti con un account OTRS. Se vuoi riutilizzare quest’opera altrove, per favore consulta le indicazioni di Commons:Riuso del contenuto al di fuori di Wikimedia. Se sei un utente di Commons e desideri avere conferma dell’avvenuta autorizzazione o per eventuali richieste, per favore contatta qualcuno con un account OTRS oppure lascia una nota alla OTRS noticeboard. Link al ticket: https://ticket.wikimedia.org/otrs/index.pl?Action=AgentTicketZoom&TicketID=2655961 Mostra altro CC BY-SA 3.0vedi termini File:AngkorWatAbortionAD1150.JPG Creato: 25 February 2009

Non c’è laicità.

Non c’è liceità

Non c’è lavoro.

Non c’è verso di avere la pensione.

Non c’è pace.

Non c’è onestà.

Non c’è…

Cosa?

E’ interessante sentire gli argomenti di chi sostiene l’attuale governo, di chi sosteneva i precedenti, di chi sosterrà i futuri.

Nessuno ha, o aveva o avrà, dubbi.

Finalmente un cambiamento, finalmente possiamo fare. Possiamo cambiare. Possiamo,,,

Ma non importa quale sia la maggioranza in parlamento, sempre la sessa storia, alla fine non è stato fatto per colpa delle opposizioni, o delle forze oscure, o del vento, di scirocco.

Abbiamo un’infinità di accise, tasse e pseudo tasse, contributi volontari e donazioni, 2, 3, 4 otto per mille; ma mai un soldo da spendere per quello che ci si proponeva, con le buone intenzioni, in campagna elettorale.

Quello che viene fatto, viene fato male: tanto possiamo migliorarlo dopo.

Intanto abbiamo delle leggi dementi che non verranno mai corrette se non da altre altrettanto dementi; che non le cambieranno ma si aggiungeranno ad esse, complicando la materia.

Sincerely

Ceppoduro

 

Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti.

Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti. TTIP

Transatlantic Trade and Investment Partnership. TTIP

Cos’è? E’ un trattato che ha lo scopo di creare una zona di libero scambio tra USA ed Europa. Abbattendo barriere doganali ed uniformando regolamenti e legislazioni si creerebbe un’area commerciale, probabilmente, la più grane del mondo. Vasta e libera. Libera di esportare, senza controlli senza divieti.

Si stima che il pil mondiale aumenterà entro il 2030 di mezzo punto percentuale, se il trattato verrà fatto.

Sarà possibile esportare i nostri formaggi i America senza dazi, finalmente uno sfogo commerciale alla stagnazione di mercato per i pastori Italiani.

Insomma sembra bello, almeno stando a chi è favorevole.

Non è che finora fosse facile giudicarne gli scopi, il trattato è stato ufficialmente desecretato nel 2014 ma solo oggi i deputati Italiani hanno la possibilità di leggerlo, in un’apposita sala di lettura in parlamento. In realtà ci sono alcune limitazioni, ma  altrimenti si può cercare on-line, dove si trova tutto e di tutto.

C’è chi è favorevole, dicevo, ma c’è chi è contrario, come Greenpeace e l’associazione campagna stop TTIP.

Ci sono molte ragioni per condividere le preoccupazioni dei contrari.

In primo luogo la segretezza: non è bello far le cose di nascosto.

In secondo luogo la vaghezza degli scopi dei promotori e dei vantaggi per la comunità.

Terzo la perdita di etica. Non si vive di sola etica ma della sua mancanza si muore.

Aumentare il profitto a scapito della qualità offerta, non è etico. Imporre regole meno stringenti sui controlli e sui limiti accettabili non è etico, è criminale.

Abbiamo veramente bisogno di questo trattato?

Forse che non riusciamo a trovare uno smart-phone americano in vendita nei nostri negozi? O forse ci vorrebbe una maggiore disponibilità hamburger ad un prezzo migliore, si forse sarebbe meglio trovare del vero Gallo Nero Californiano negli scaffali delle nostre enoteche e non quell’insulso Chianti che abbiamo.

Siamo sicuri che i pastori Sardi Toscani riusciranno ad esportare il pecorino o il marzolino in Alabama? O non dovranno chiudere bottega perché non potranno competere con il formaggio della North Carolina, fatto con latte ormonale di mucche ormonate che  producono “latte” a fiumi, come piovesse in Ambrella.

I nostri agricoltori saranno in competizione con i Rancheros, finalmente, era ora che aziende di pochi ettari si confrontassero con altre che coltivano aree più grandi delle nostre ex province. OGM, pesticidi polli al cloro, ci dovremo adattare al loro stile di vita, uno stile “Awuanagana” mentre il “made in Italy” sarà sempre più made e meno in Italy, ma la cola non ci mancherà, colà.

Insomma il TTIP non ci piace.

NHJ
Bigmac_McDonald’s・Tokyo,_Japan photography day, 2006/10/24 photography person kici ja:日本マクドナルド Nessun autore leggibile automaticamente. Kici presunto (secondo quanto affermano i diritti d’autore). – Nessuna fonte
Ci piacciono le cose semplici, Italiane, verdure, salumi, carni fresche o secche, pesci , uova, pasta e riso, ma tutto fatto come sappiamo farlo noi, con i nostri metodi e le nostre regole. Non abbiamo bisogno di altro.
Cheeseburger
A cheeseburger. Renee Comet (photographer) – This image was released by the National Cancer Institute, an agency part of the National Institutes of Health, with the ID 2652 (image) (next). Questo tag non indica lo status del copyright dell’opera ad esso associato. È quindi richiesto un normale tag di copyright. Vedi Commons:Licenze per maggiori informazioni. English | Français | +/− Dettagli dell’autorizzazione This image is a work of the National Institutes of Health, part of the United States Department of Health and Human Services. As a work of the U.S. federal government, the image is in the public domain. Mostra altro Pubblico dominiovedi termini File:Cheeseburger.jpg Creato: 1 January 1994

Guardatevi una di quelle oscene trasmissioni sui cibi americani, Chili con carne o carne (ribs) coperta con salsa barbecue, oppure solo carne tritata e formaggio Cheddar, il tutto addolcito con un mare di sciroppo d’acero è quello che troveremo nelle nostre tavole. Solo quello.

No!

Il TTIP No.

Ceppoduro

fonti:

Campagna stop TTIP

Wikipedia

Commissione Europea

ANSA

Greenpeace

Greenpeace 2

 

 

 

 

 

Noi Italiani. Noi Italiani siamo andati a lavorare all’estero.

Noi Italiani

Noi Italiani siamo andati a lavorare all’estero.

In molti non siamo tornati.

Noi Italiani siamo andati a lavorare al nord.

In molti non siamo tornati.

Noi Italiani non siamo andati a lavorare fuori per stare peggio.

Abbiamo sperato in un futuro migliore per noi ed i nostri figli.

Ci siamo rimboccati le maniche.

Abbiamo preso sputi e insulti, senza sentirli.

Ci siamo rimboccati le maniche.

Qualcuno ha fatto fortuna, qualcuno no.

Molti di noi sono morti in miniera, nei campi a dissodare la terra, in mezzo a mandrie di buoi impazziti.

Tanti di noi hanno mandato i soldi a casa.

Mantenendo una famiglia e, a volte, anche due.

Moltissimi sognavano di ritornare a casa, al paese.

Chi voleva tornare in calesse, chi in Mercedes, ma il sogno era lo stesso.

Tornare ricchi, vincitori, quasi Dei.

Noi Italiani

Molti si sono svegliati ed il sogno è diventato un incubo. L’incubo della realtà della vita da emigrante. Della miniera. Dei campi, del freddo, della fame, della lontananza.

Nessuno di loro pensava che avremmo avuto, un giorno, l’Europa unita, senza confini.

Alcuni avrebbero voluto girarla liberamente, altri volevano solo tornare a casa, alla svelta.

Nessuno pensava che sarebbe stato possibile lavorare in Europa da Europei, liberi di farlo, ovunque volessimo. Nemmeno oggi tanti lo pensano. Siamo liberi di andare ma di lavorare un po meno.

Se hai studiato e sei una mente fertile, forse lavorare in Europa è l’unica possibilità.
Noi Italiani
http://giancaarrigucci.altervista.org/Pagine_03/1984.html Cultura e Fatica 1984

 

In Italia non c’è lavoro, ne ci sarà. Ne per le menti ne per le braccia.

Sinché reggeranno quelli di oggi, poi sarà tutto finito, nessuno lavorerà più.

Ma siamo sicuri che volevamo lavorare all’estero?

E siamo sicuri che non vogliamo fare i lavori pesanti?

O siamo certi che vogliamo i lavoratori stranieri?

Siamo sicuri di voler competere con una massa di stranieri disposti a tutto per sopravvivere, come lo eravamo noi anni fa?

Forse non è bello riempire l’Europa di schiavi, fuggiti dalla fame e dalle guerre.

Se i nostri Emigranti , quelli che non hanno avuto successo, i morti i feriti, i mutilati, gli ammalati, in guerra e nel lavoro, sapessero a cosa è servito il loro sacrificio.

Se sapessero, dicevo, che è servito ad ingrassare, una pletora di persone che non ha saputo approfittare degli avvenimenti internazionali per sviluppare il nostro paese, per arricchirlo, ma che hanno usato il loro potere per arricchirsi, loro stessi, ed una banda di sodali e parenti disseccando, inaridendo, desertificando, insomma distruggendo quello che c’era nella nostra bella Italia.

Che non hanno saputo neppure mantenere le ricchezze che abbiamo, anche queste messe insieme da sfruttatori di altri tempi, d’accordo, ma che almeno non essendo finanziari ne internazionali, qualcosa di solido lo hanno costruito e ce lo hanno lasciato.

Se sapessero, dicevo, si vergognerebbero di noi, che a Marzo 2016 abbiamo raggiunto un debito pubblico di 2 228 miliardi di Euro, in crescita.

Si sono mangiati tutto e a noi non hanno lasciato nulla.

Le strade sono in condizioni pietose.

I palazzi non sono restaurati se non quando crollano, come a Pompei.

I servizi costano sempre di più ed offrono sempre di meno.

La sanità resiste solo in alcune regioni, sin quando?

La pensione non ci verrà mai elargita, anche se abbiamo pagato per anni quanto richiestoci per averla.

I soldi non sono più nostri.

L’energia non è nostra.

I posti pubblici sono spartiti.

I soldi pubblici spariscono nel nulla.

Ci avvelenano l’aria, il cibo, l’acqua.

Ma…

…ma che cazzo ci siamo andati a fare all’estero a farci un culo così?

Ceppoduro

 

ESTEMPORANEA a GUALDO TADINO

ESTEMPORANEA a GUALDO TADINO

ESTEMPORANEA a Gualdo. Ieri, Sabato 7 Maggio 2016, si è svolta a Gualdo Tadino, in concomitanza con la manifestazione Arte e vintage tra le fonti, un’estemporanea di pittura organizzata dal Maestro Marco Giacchetti e dalla Confcommercio locale.

Tra le altre cose Gualdo è una cittadina molto bella, tutta in salita, ma vale la fatica di percorrerne le strade, ricche di immagini e dipinti, monumenti storici, chiese e quant’altro i vostri occhi possano apprezzare.

In questo periodo vi si svolge una interessantissima mostra intitolata  “Arte e Follia” con molte opere di Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi.

Solo questa opportunità merita il viaggio fino in Umbria ed una visita a Gualdo Tadino.

Alcuni momenti della manifestazione:

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Le opere prodotte:

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Premiazione:

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Giancarlo

Leonardo e il Ponte di Bucine

Leonardo e il Ponte di Bucine.

leda_and_the_swan_1510_1515 attribito ad un allievo diLeonardo

Il ricercatore leonardesco Francesco Sordini è convinto che il ponte che si vede dietro Leda nel dipinto “Leda and the swan” (1510-1515) attualmente esposta alla Galleria Borghese di Roma ed attribuita ad un allievo di Leonardo, sia il ponte di Bucine, ponte Romano distrutto durante il secondo conflitto mondiale e mai ricostruito. Leggi qui.

Sembra che a questa conclusione lo studioso sia pervenuto studiando il paesaggio del quadro intorno al ponte, si vedrebbe con incredibile somiglianza il vallone in Pratomagno come lo si vede dal vecchio ponte di Bucine.

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Sarebbe interessante pensare di ricostruire il ponte, preservando per sempre l’integrità dell’unica arcata sopravvissuta.

DSC_3805_lzn DSC_3807_lznIl sindaco Tanzini potrebbe avviare l’iter necessario a fare in modo che ciò avvenga.

Ci sono varie ragioni per farlo:

(ri)costruire un ponte è sempre positivo, meglio di un muro al confine o di una barricata, è un’idea di pace.

Mantenere e preservare dalla completa distruzione il ricordo, ed i ruderi di un manufatto così antico dovrebbe essere il primo impegno di ogni persona civile.

Evitare che l’ingegno ed il sudore dei costruttori Romani dell’epoca vada perduto.

A pochi metri dal ponte sono nato io, dalla finestra della camera natale posso ancora vedere i resti del ponte di fronte al mio sguardo.

Non è comunque concepibile in un paese Italiano di non fare nulla per preservare questo monumento. A cosa servono le sopraintendenze? E tutti gli altri boureaux burocratique, Dislocati a destra e a manca tra comune provincia e regione? Pieni di tecnici di livello che saprebbero come fare, se solo gli dicessero di farlo, per recuperare gli antichi splendori del sito.

Ma sembra evidente che si preferisca piangerci addosso, volere i turisti a visitare il nulla quando potremmo averci delle cose.

Non abbiamo i soldi? Chiediamoli a chi il ponte l’ha devastato. Alla Germania, alla UE, agli USA. Presentiamo un progetto di recupero serio e portiamolo avanti.

Se qualcuno è d’accordo con me per favore commenti l’articolo. Vedi mai che non sia possibile riportare ai vecchi splendori un monumento che le ragioni della guerra volevano perduto.

Giancarlo

Fonte:

Comune di Bucine

Davigo, io sto con lui, quando dice che i politici…

Io sto con

Davigo, il nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Piercamillo Davigo, ha rilasciato un intervista al corriere che ha sollevato molte polemiche.

Io sto con lui. Devo dire che la classe politica, le classi politiche, che si sono succedute dopo mani pulite alla guida del paese, hanno dimostrato di non vergognarsi più.

Gli scandali ed i reati che li riguardano vengono scoperti giornalmente e non succede assolutamente nulla. Neppure una voce si leva, dalla nostra classe dirigente, per esprimere vergogna e biasimo per gli scandali e criticare i comportamenti che ne sono all’origine.

Quindi con semplice deduzione e sillogismo: sono tutti interessati a mantenere il silenzio e lo status quo.

Leggete un articolo che riporta l’intervista a da Davigo su questo link.

BB DavigoSostanzialmente ed in breve, Davigo ha detto, relativamente a cosa sia cambiato, dopo mani pulite, nel comportamento dei politici Italiani:

«Non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: “Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare”. Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti».

 

In realtà qualcuno denuncia, si scandalizza e si comporta differentemente.

Io, alle prossime elezioni, mi ricorderò di loro, di quelli che non rubano e lo dimostrano.

Fatelo anche Voi.

Giancarlo

 

Fonte: Il corriere