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Draghi

Draghi

Anche Mario Draghi si è accorto che la qualità del lavoro è peggiorata, ma Renzi no.

Draghi

Renzi continua a dare la colpa del suo fallimento al presidente della Repubblica, che non ha voluto farci votare nelle finestre del 2017, ai populisti, alle campagne d’odio, alle fake news e via discorrendo.

Dice di non voler fare un governo con i 5 Stelle, dice che se lo devono fare con la Lega, perché gli Italiani gli hanno dato mandato e maggioranza.

Perché entrambi sono disseminatori di odio, no vax ecc. ecc.

“Quando gli Italiani si accorgeranno di quanto hanno fatto i governi Renzi e Gentiloni”, dice ancora Matteo, “gli riconosceranno il valore avuto”.

Renzi, oh Renzi, anche Mario Draghi si è accorto che non è stato fatto nulla, che il lavoro, dove aumentato è qualitativamente peggiorato. Anche lui si è reso conto che il Jobs Act rende precari, non liberi.

Renzi, che fake news vai dicendo?

Gli italiani il mandato di governarli non lo hanno dato a te, dopo tutto se ne è accorto anche Draghi, ma al partito democratico si.

Gli italiani non vogliono governissimi con Berlusconi, ma non vogliono neppure la Lega al governo. La lega è aumentata ma ha preso meno del PD, il PD è il secondo partito e deve governare con i 5 Stelle.

Non tu, il PD deve aiutare l’Italia, tu l’hai già rovinata abbastanza e prima vai a sciare, a pescare o fare quello che ti pare, meglio sarà per noi Italiani.

Dai retta.

Dai retta a me, Renzi, lascia.

Draghi

Lascia, vedrai come il mondo sarà migliore ed un governo per gli Italiani sarà possibile.

Anche Draghi lascerà, presto, ed anche lui ha detto di aver creato 7,5 milioni di posti di lavoro, ma ha sollevato dubbi sulla loro qualità. La sua politica ha favorito la quantità, le tue scelte hanno determinato la (bassa) qualità. Non potevi scegliere diversamente?

Che ti mancava?

La ripresa c’è stata.

Potevi scegliere tra salvare banche o utenti.

Potevi scegliere tra riduzione o ampliamento dei diritti.

O potevi scegliere tra non mandare in pensione i lavoratori o non far lavorare i giovani.

Potevi scegliere tra favorire la scuola privata o la pubblica.

Oppure potevi evitare di dare mancette da 80 €/mese, da 500€ una tantum, da contratto collettivo e relativi aumenti (da fame) siglato con le elezioni alle porte.

Potevi scegliere e l’hai fatto, anche tramite Gentiloni, ma hai scelto male e non sei riuscito di evitare quei favoritismi feudali.

Ed ora, con qualche superstite Renziano, pretendete di dettare la linea.

Draghi
Sintel

Draghi

Che draghi!

Lascia, Matteo, lascia come sta per fare Mario.

Ceppoduro

Renzi lascia…

Renzi lascia

Renzi lascia, anzi no, resta fino all’insediamento del parlamento e poi del governo.  Ha detto.

Se quegli impenitenti dei Cinque Stelle hanno i numeri per governare governino, ha detto. “Ma sintanto che non governano io resto”.

Poi la Lega, non l’ha nominata come non ha nominato chiaramente i Cinque Stelle, ma in cuor suo spera non riesca a fare un governo, così per intanto non si dimette.

“Orfini” che si aprano le danze, ma non prima che governino bene come lo facevamo noi”.

Renzi lascia

Renzi lascia

Lascia un vuoto incolmabile, nei voti del PD, mai caduto così in basso. “Ma perché, perché, non ci hanno votato nonostante la bella campagna elettorale”. Ha gridato. “Perché ci hanno lasciato, nonostante i toni pacati della nostra campagna elettorale, mai contro, mai urlata, sempre a favore”! Del centro destra gli ha gridato qualcuno.

“Nonostante tutte le cose che abbiamo fatto, cose belle, utili per il paese, da forza di governo Europeista e responsabile”.

Renzi lascia

Renzi lascia

Lascia stare Renzi. Ma davvero vuoi prenderci ancora per il culo? Cosa cazzo hai fatto per noi, per gli Italiani?

Il Jobs Act?

La riforma costituzionale (fortunatamente bocciata dagli Italiani)?

La legge elettorale?

Le leggi elettorali perché anche quelle precedenti e indecenti come questa erano passate dai vostri voti, con i vostri voti.

Renzi lascia stare, vai a casa alla svelta, che un paese normale avrebbe bisogno di una forza di sinistra: DI SINISTRA, non quella pagliacciata in cui hai trasformato un partito che fu serio.

Renzi lascia

Renzi lascia

Che bella notizia, fosse vera e senza se e senza ma. Ma già una volta doveva andarsene e non se ne andò. Va beh! Partire è un po morire, ma non prenderlo alla lettere, vedrai che se te ne vai in pensione, senza prendere il vitalizio però, vedrai che un posto in banca te lo danno.

Ah già di quello non c’è bisogno, il posticino l’hai già trovato in Senato, ma te lo sei meritato?

Ma lascia, Renzi, lascia.

Ceppoduro

Calenda

Calend-air

Calenda

Mi meraviglia il ministro Calenda.

Calenda che dice di non voler parlare con quella gentaglia. Quelli che vogliono licenziare cinquecento persone entro un mese. Nel mese elettorale. Quelli che non vogliono applicare ammortizzatori sociali. Quelli a cui piacciono gli incentivi Slovacchi, tasse e costo del lavoro compresi.

calenda

Ma Calenda non si ricorda di essere stato ministro dello sviluppo economico nel governo Renzi. Governo che ha approvato, orgogliosamente, il Jobs Act. D’accordo lo strumento legislativo è precedente alla sua responsabilità ministeriale ma in quel periodo lui era viceministro dello sviluppo economico, quindi quei provvedimenti li ha pensati e voluti chiaramente anche lui.

E non pensava, allora, che quell’infausto provvedimento che avrebbe dovuto favorire l’assunzione di lavoratori, con incentivi economici alle imprese, a scapito della sicurezza del posto di lavoro, poteva essere preso anche da altri governi Europei?

Calenda, ora che è la Slovacchia…

Ora che è la Slovacchia a dare incentivi, ora che l’Italia non se lo può più permettere, il ministro si lamenta della multinazionale che vuole licenziare qui, e lo può fare, per andare di la, a prendersi gli sgravi che qui non ci son più?

Ma dove vive il nostro ministro?

Ma veramente pensava che il capitale internazionale gli fosse riconoscente, evitandogli l’imbarazzo di licenziamenti nel periodo elettorale?

E chi sosteneva il governo Renzi e magari sostiene ancora ancora quelle idee, chi pensava l’avrebbe preso in culo alla lunga?

Certo Calenda è anche il ministro che afferma non sia corretto ridimensionare l’Alitalia in un mercato in “forte” espansione come quello del trasporto aereo in Italia.
Ma allora si metta in gioco si dimetta e rilevi lui l’azienda e fondi la sua Calendair, tanto se non va, potrà sempre licenziare tutti anche lui.

E’ il Job s Act baby!!!

Meno male che presto votiamo, almeno dopo, per un po’, non sentiremo vomitarci addosso tutte ‘ste fregnacce.

Ceppoduro

Promesse

Promesse

Promesse elettorali.

Che senso ha promettere prima delle elezioni se poi tutti sanno che non verranno mantenute le promesse?

Intanto si promette per farsi votare da più persone possibili. Si promettono cose irrealizzabili perché lo fanno anche gli altri e se qualche partito non fa promesse mirabolanti non sarà votato. Molti ragionano in maniera semplice, anche se istruiti:

Metti che lo facciano, meglio mandarli al governo, che magari ci guadagno.

Nessuno degli elettori è interessato a farsi rappresentare da chi non dica che farà il suo interesse. Cioè non è interessato a che la nazione, quindi anche lui, sia retta bene, che sia promesso di fare bene nell’interesse comune.

promesse elettorali
Promesse elettorali

Un tale partito non sarà votato.

Poi ci sono i voti ideologici, quando esistevano le ideologie li ho dati anch’io.

Chi si riconosce in un’area politica non cambierà e voterà turandosi il naso, sperando di riceverne un vantaggio comunque.

Va tenuto conto anche che ci sono gruppi e persone che nel disastro generale ci guadagnano, ci hanno guadagnato e lo faranno anche in futuro.

Non hanno nessuna voglia di mettere al governo gente competente incorrotta e incorruttibile, loro che vogliono farsi corrompere e sono corruttibili.

Poi ci sono gli altri, quelli che francamente non gli farei cibare il canarino, quelli che riempiono le trasmissioni televisive, che fanno comparsate da corrida. Quelli che dici ma è Bonolis a rimbecillirli o lo sono già da soli.

Come possiamo sperare che mandino a rappresentarli qualcuno migliore di loro. Questi catapulteranno nella scena politica tanti nuovi Razzi.

Promesse elettorali.

Tanti peones del partito tale e del segretario tal-altri.

Se non siam fatti di questa pasta

Insomma se non siamo di questa pasta possiamo solo sperare in qualcuno che ha già dimostrato di fare qualcosa. Non molto magari. Ma ha rinunciato ai soldi.

Ma non ha rubato, concusso e corrotto.

Non ha presentato leggi per lui, per gli amici e per i parenti.

Ci sono, sono pronti a dimettersi dopo poco tempo, per dare spazio ad altri e tornare ai loro mestieri.

Se non ne avevano se ne troveranno uno.

Povera Italia

Ceppoduro

Le prostitute

Si parlava di prostituzione

Come al solito qualcuno se ne vien fuori con la necessità della riapertura delle case chiuse.  “Si potrebbero fare i controlli sanitari”, “le prostitute pagherebbero le tasse”, “Non sarebbero più sfruttate e potrebbero avere anche la pensione, versando i contributi”.

La pensione non la daranno a noi figuriamoci ad una “puttana da casino”, a meno che non sia considerato lavoro usurante, allora…

A parte la pensione, sic, vogliamo sfatare tutte queste “seghe mentali” e mai termine fu più appropriato, pensateci.

Che la prostituzione in strada non sia un bel vedere, credo  siamo tutti d’accordo, che sia un problema spiegare ai propri figli chi siano e cosa facciano quelle “signore” no. Ogni persona adulta è in grado di farlo, se non lo è cerca di evitare di passarci davanti, se inavvertitamente comunque lo fa, può svicolare con le parole.

Non possiamo ridurre il problema della prostituzione alla sua spiegazione ai figli, altrimenti abbasso la saracinesca e vado via.

“Se una donna decide di fare la prostituta, meglio sotto un tetto, al caldo o al fresco che all’aperto”.  Anche un’affermazione del genere è una puttanata, nessuna donna lo fa per scelta, solo per necessità o per costrizione. Specialmente quelle sfruttate da un magnaccia, specialmente quelle in strada. Le nere, le straniere, le tossiche.

In Italia, se una donna decide di doversi , volersi, potersi prostituire può farlo liberamente, senza protettore, senza casa di appuntamenti.

A che serve un protettore? A sfruttarla. Chi sostiene la riapertura delle case chiuse dirà che serve a proteggerla. Peccato che, giusto o sbagliato la protezione, l’induzione, lo sfruttamento della prostituzione sia reato.

Chi vorrebbe che le puttane pagassero l’IVA o le tasse sul reddito, dovrebbe sapere che su qualsiasi reddito si pagano le tasse, anche le vincite al lotto, ma non esiste un modo per esigere questi soldi. Invece è reato non pagare una prostituta dopo che ha elargito le sue prestazioni, il reato si chiama stupro.

Prostitute

In ITALIA

La prostituzione, lo scambio di servizi sessuali per denaro, è lecita, mentre è illegale ogni altra attività collaterale come il favoreggiamento lo sfruttamento, l’organizzazione della prostituzione in luoghi chiusi come bordelli ed il controllo in generale da parti terze.

La legge Merlin (L75/1958) divenne operativa il 20 settembre 1958.

Questa legge, ancora in vigore, abrogò tutti le leggi precedenti in materia e vietò bordelli, e creò il reato di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento della prostituzione , reato commesso da chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui. La prostituzione  è proibita in luoghi come case, hotel, sale da ballo, e circoli di intrattenimento.  Proibisce il libertinaggio. Proibisce la registrazione e il controllo sanitario.

La legge è considerata la più avanzata nel mondo perché dichiara la prostituzione  lecita e legale,  sia quella stradale che in appartamento privato fatta dalle prostitute in modo autonomo,  mentre  dichiara illegale l’organizzazione sotto ogni sua forma di favoreggiamento e sfruttamento.

Lavoratrici del sesso singole in un appartamento sono tollerate. L’adescamento è lecito, ma in locali o club come quelli dove si svolgono spogliarelli o “lap dance” non possono avvenire interazioni con le ballerine.

Un’ultima nota sul controllo sanitario delle prostitute

Non esiste modo di verificare che una prostituta o il cliente non siano infetti da malattie trasmesse sessualmente. Neppure lo stile di vita della prostituta o del cliente può essere conosciuto. L’uso di profilattici è necessario.

La richiesta di prestazioni sessuali può essere soddisfatta in altri modi, gratuiti.

La dignità delle persone, a volte ridotte in schiavitù per farle prostituire, non può essere scambiata con nessun altro interesse privato o collettivo, ma lo Stato non sembra in grado di agire contro gli schiavisti.

Forse per la pace sociale servono prostitute a buon mercato che solo la schiavitù può garantire. Ma se non ci piacciono le puttane per strada, le case chiuse non sono la soluzione e lo Stato non può o non vuole aiutarci. Se non ci piacciono dobbiamo/possiamo fare qualcosa noi: smettere di usarle e di sfruttarle.

Ceppoduro

 

 

 

 

 

Povera Italia

Povera Italia

Povera Italia.

Meno male che abbiamo la buona scuola (sic) perché ci manca del tutto il buon governo.

Il futuro di un paese dovrebbe essere coltivato dalla scuola. La scuola, di ogni ordine e grado è gestita dal MIUR, il ministero dell’Istruzione dell’università e della ricerca. Almeno questo è il significato dell’acronimo che lo definisce.

Nella patria di scrittori come il Manzoni, poeti come il Foscolo, scienziati come Galilei, matematici come Fibonacci, pittori come Modigliani, ingegneri come Olivetti, in un’Italia grande esportatrice di cervelli all’estero, ma non di cervelli da friggere con i carciofi, di cervelli pensanti, di geni. Per quanto si possa essere geni, nella moderna società tecnologica. Dove le specializzazioni sono spinte al massimo per creare mostruose macchine pensanti e facenti .

In questa terra gloriosa, dicevo, il MIUR si dovrebbe occupare della scuola, uso il condizionale, ma spero che sia giusto usare il presente “si occupa”. Non ho modo, da comune cittadino, di sapere e controllare cosa faccia il ministero, come passino il tempo i suoi addetti, impiegati, funzionari e dirigenti.

Surfando, surfando.

Ma da utente del web mi capita di vistare siti internet, anche quello del MIUR.

In realtà non è stato un caso, volevo prendere informazioni sugli eventuali adempimenti per l’iscrizione di mio figlio al prossimo anno scolastico. Sono entrato nel sito ed ho selezionato l’area famiglie.

D’altronde sono andato li anche lo scorso anno per l’iscrizione al primo anno, e tutto aveva funzionato bene.

Povera Italia

Che ti trovo?

In primo piano le modalità di iscrizione all’anno scolastico 2017/2018.

Di fine febbraio 2017 l’ultimo articolo informativo pubblicato nella sezione in basso. Tutti glia altri post presenti sono più vecchi, ben più vecchi. Controllate lo screen shot qui spra o andate voi al sito.

Beh, che ancora non ci siano informazioni sul prossimo anno scolastico sembra normale ma che ci siano ancora le istruzioni per quello che oramai volge al termine, e che non ci sia stato altro da comunicare alle famiglie da febbraio scorso, da un anno, non riesco a crederlo.

Sarà un bug, sarà un trojan della Casaleggio & Associati. Non sarà mica che sarebbe ora di mandarli tutti a casa?

A meditare sulla vita.

A studiare.

Giancarlo

Esperti

Gli esperti siamo noi.

Esperti di qui, esperti di la, mi sembrano tanti Figaro, barbieri di qualità, in quantità.

Tutto un gran parlare di esperti e, per contrapposizione diretta, di inesperti o neòfiti.

Esperto: colui che ha conoscenze specifiche in un ben delineato settore (Wikizionario).

Oppure, detto meglio:

Un esperto, nel senso di competente, è una persona alla quale, per motivo di professione oppure per una comunque acquisita competenza ed esperienza su una data materia, viene richiesto di fornire pareri scientifici su argomenti di dettaglio. (Wikipedia)
Spesso ci viene detto di affidare il fare delle cose agli esperti, di evitare gli incompetenti, i dilettanti ed i neofiti.

Ma è giusto diffidare?

Penso che non sempre lo sia, ma prima mettiamoci d’accordo su chi possa fregiarsi del termine esperto.
Non è per auto-definizione e non è per tutti i settori.
Nei campi specifici, la definizione di esperto è stabilita dal consenso degli altri specialisti e non è necessario per un individuo avere qualifiche professionali o accademiche per essere definito un esperto.
Ma non sempre l’esperto è definito tale da specialisti, siamo soliti dare o darci dell’esperto informalmente, a piacere nostro, senza che ci siano criteri oggettivi per sapere quanto lo sia veramente.
Di solito il fattore tempo sembra determinante, col tempo si matura esperienza in quello che si fa o nel mondo in cui si opera.

Operare bene o male, questo è il nocciolo.

Si può affrontare un compito o un problema agendo bene o male. Possiamo trovare una o più soluzioni, creare modus operandi di successo, aumentare il benessere societario (collettivo o individuale), scoprire cure efficaci, inventare nuove macchine ecc. Ma possiamo anche non azzeccarne una, creare procedure insulse e fallimentari, impoverire la società (ditta o comunità che sia), favorire il diffondersi di pandemie, lesinare sulla qualità di attrezzi e macchinari prodotti, ecc.

In entrambi i casi siamo esperti del settore e della materia, perché vi abbiamo dedicato tempo e risorse, ma con scopo e risultati non certamente positivi.
Poi ci sono dei campi, come quello politico, che affidarli ad un neofita, possa essere di giovamento
Considerando i risultati politici dei politici esperti.
Considerando gli scandali in cui si sono cacciati.
Per non favorire favoritismi e scambi di piaceri.
Vogliamo un neofita come nuovo presidente del consiglio.
Vogliamo neofiti in tutto il parlamento.
Una squadra nuova, ma di gente con voglia di fare, che non si metta nulla in tasca.
Centinaia di persone che non arricchiscano, se non di esperienza, dall’esperienza politica.
Costruita dal nulla, facendo le cose per bene, giorno per giorno.
Ceppoduro

perché

Chiediamoci il perché

Perché abbiamo lasciato che accadesse?

Ed abbiamo permesso che si realizzasse la globalizzazione?

Perché

Il fenomeno causato dall’intensificazione degli scambi e degli investimenti internazionali ha portato, come ci ricorda Wikipedia, all’interdipendenza delle economie nazionali e, quindi, anche a interdipendenze sociali, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, unendo commercio, le culture, i costumi, il pensiero e beni culturali.

Wikipedia ci dice anche che tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno annoverati la velocità delle comunicazioni e della circolazione di informazioni (1), l’opportunità di crescita economica (2) per nazioni a lungo rimaste ai margini dello sviluppo economico mondiale, la contrazione della distanza spazio-temporale e la riduzione dei costi per l’utente finale (3) grazie all’incremento della concorrenza su scala planetaria.

Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio dell’aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell’autonomia delle economie locali, la diminuzione della privacy (4).

Ma perché?

Perché lo abbiamo permesso? Ci abbiamo rimesso tutti. Ci rimetteremo ancor di più, sempre di più.

(1) Le informazioni non sono un bene, sono un male, ci uccidono, piano piano. Ci fanno vivere nel terrore: il terrore del ROM, dei ladri d’appartamento, del vicino di casa, dello straniero, del terrorista Islamico.

Ci bombardano di notizie, dicendoci quello che vogliamo sentire, senza dirci quello che dovremmo sapere. Dovremmo chiederci perché certe cose succedono e di chi facciano il gioco. Ma non lo facciamo, non ce lo chiediamo, ne vogliamo saperlo.

(2) Anche la favola dei paesi in via di sviluppo è finita. Non ci sono paesi che si stiano sviluppando. Ma ce ne sono in recessione, dove tutti continuano a star peggio. Molti sopravvivendo in condizioni terribili.

Ma anche i paesi sviluppati e ricchi recedono. Recedono economicamente per le crisi artefatte, per la concorrenza interna di manodopera disposta a tutto per lavorare. Recedono per gli scandali, bancari, economici politici. I crack non vengono più pagati da chi li genera ma dalla popolazione, giustificandoli con le scuse più più banali. Quel 10% della popolazione che possiede il 90% della ricchezza non è disposta a pagare, mai.

(3) Anche la storiella della riduzione dei prezzi, grazie alla globalizzazione, non ci migliora la vita. Non facilita il consumo dei beni. I prezzi scendono se e per la diminuzione dei costi, che non viene da riduzioni di prezzo delle materie prime ma dalla riduzione dei salari (reali) e dei diritti.

(4) Gli aspetti negativi,invece, si sono verificati tutti e molto più incisivi di come teorizzato.

Ma come abbiamo fatto ad accettarlo?

Ma chi ce lo ha fatto fare?

Mha!

Ceppoduro

2 centesimi

Il governo ha messo un’imposta

2 centesimi (medi) su ogni sacchettino che si usa al reparto ortofrutta dei supermercati.

E’ il risultato dell’applicazione di una norma Europea (Direttiva UE 2015/720) che obbliga i paesi membri a dotarsi di regole che ne limitino l’utilizzo.

2 centesimi

E’ stata l’occasione per i detrattori di Renzi-Gentiloni-PD per scatenarsi sui social e non solo. Ma quale è il significato di questa manovra? Cerchiamo di capirne di più.

Scopo della direttiva Europea è ridurre l’utilizzo di buste di plastica leggere, non biodegradabili. Un materiale che nuoce gravemente all’ambiente a causa dei lunghissimi tempi di degradazione, all’accumulo dei detriti nel sottosuolo, nei fondali marini ecc.

Infatti la norma cita nelle premesse:

“Gli attuali livelli di utilizzo di borse di plastica si traducono in elevati livelli di rifiuti dispersi e in un uso inefficiente delle risorse.
Il problema è inoltre destinato ad aggravarsi in assenza di interventi in materia. La
dispersione dei rifiuti costituiti da borse di plastica si traduce in inquinamento ambientale e aggrava il diffuso  problema dei rifiuti dispersi nei corpi idrici, minacciando gli ecosistemi acquatici di tutto il mondo.”

E

Di conseguenza, le borse di plastica in materiale leggero diventano più rapidamente
rifiuto e comportano un maggiore rischio di dispersione di rifiuti, a causa del loro peso leggero  Continua descrivendo il basso tasso di riutilizzo ed il largo impiego di tali oggetti ed invita gli stati membri.

Cosa consiglia di fare agli stati membri la direttiva?

Al fine di favorire livelli sostenuti di riduzione dell’utilizzo medio di borse di plastica
in materiale leggero, gli Stati membri dovrebbero adottare misure per diminuire in modo significativo l’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, in linea con gli obiettivi generali della politica sui rifiuti e con la gerarchia dei rifiuti dell’Unione…

Inoltre

Le misure che devono essere adottate dagli Stati membri possono prevedere l’uso di strumenti economici come la fissazione del prezzo, imposte e prelievi, che si sono dimostrati particolarmente efficaci nella riduzione dell’u­tilizzo di borse di plastica, e di restrizioni alla commercializzazione, come i divieti in deroga all’articolo 18 della direttiva 94/62/CE, purché tali restrizioni siano proporzionate e non discriminatorie.

Suggerisce,

Tali misure possono variare in funzione dell’impatto ambientale che le borse di plastica in materiale leggero hanno quando sono recuperate o smaltite,…

Percui

Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron («borse di plastica in materiale ultraleggero») fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi ove necessario per scopi igienici oppure se il loro uso previene la produzione di rifiuti alimentari.

e

Gli Stati membri possono utilizzare liberamente i proventi generati dalle misure adottate in virtù della direttiva 94/62/CE allo scopo di realizzare una riduzione sostenuta dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero.
Riassumendo possiamo dire che la legge Europea recepita dall’Italia con la tassa sui sacchettini, si ripromette di ridurre l’impatto ambientale di borse e  “borsine” di plastica non biodegradabili.
Per il raggiungimento dello scopo permette ai membri di adottare politiche economiche di prezzo o di tassazione prescrivendo di utilizzare liberamente il ricavato allo scopo di ridurne l’utilizzo (delle borse non delle tasse).
 2 centesimi

Che cosa ha fatto il nostro governo

Che cosa ha fatto il nostro governo con l’avallo del nostro parlamento?
Oltre a misure precedenti sulle borse di plastica leggere ha vietato l’uso di sacchetti ultraleggeri  nei reparti frutta e verdura se non biodegradabili, ed ha tassato quelli biodegradabili che li sostituiscono.
La tassa è minima, cosa volete che influisca la tassazione  alcuni sacchetti in cui imballiamo frutta e verdura sfusa sul prezzo dei generi presenti nel carrello? Pochi centesimi su molti Euro. Ma a livello nazionale l’esborso deve essere significativo.
E’ evidente che lo scopo della legge sia fare cassa.
Se fosse stato quello di ridurre l’uso di sacchetti di plastica, sarebbe già stato raggiunto con il divieto ad utilizzarli. Sostituendo con plastica biodegradabile, dovremmo aver risolto anche il problema dell’inquinamento.

2 centesimi

La riduzione dei consumi, che una tassa o un’addizionale sul prezzo dovrebbe favorire, non è efficace per i sacchetti dell’ortofrutta, obbligatori.
Quindi la tassa non ci invoglierà a consumarne di meno, a meno che non acquistiamo la merce preconfezionata, che ha molta più plastica nell’imballo e molto più pericolosa per l’ambiente. Ad esempio la vaschetta in polistirolo che fa le palline di cui son ghiotti pesci e volatili, ma che poi non riescono, purtroppo, a digerire.
Questa tassa serve solo ad aumentare le tasse in genere, anche se di poco, invece di diminuirle.
 2 centesimi

2 centesimi

2 centesimi. Se non si cercavano soldi, bastava il divieto delle plastiche normali, non biodegradabili e l’ambiente ne avrebbe giovato allo stesso modo.
Probabilmente in ossequio alla direttiva o per semplice riconoscenza, vedrete che parte di questa raccolta fiscale della nuova tassazione, sarà impiegata in campagne pubblicitarie che ci raccomanderanno di non gettare i sacchettini nel water o di non fare qualche altra stupida bischerata.
Spot che passeranno in tutte le radio-televisioni.
Speriamo solo che i soldi raccolti con la tassa bastino per pagare quest’obolo.
Giancarlo

Diciottenni

Gennaio 2018

Diciottenni, oggi abbiamo diciottenni che andranno a votare a Marzo, invece di andare in guerra come quelli del secolo scorso.

Negli ultimi settanta anni abbiamo avuto il più lungo periodo di pace della storia dell’uomo.

Assieme ad altri diritti i nostri diciottenni potranno esercitare quello del voto.

Diritti non scontati, non regalati, conquistati, dai nostri padri, dai nostri nonni, anche quelli morti in quelle guerre che non abbiamo più fatto.
Diritti che dobbiamo difendere perché, naturalmente, cercano continuamente e cercheranno ancora di toglierci.

Questo ha detto il presidente…

Questo è in parte quanto detto dal capo dello stato nel suo discorso di fine anno. Bravo Dottor Mattarella, sono molto contento di queste sue parole. Tant’è che voglio dire ai diciottenni di oggi di continuare a fare come quelli di ieri, andare a votare chi questi diritti NON glieli ha tolti ne sembra intenzionato a farlo.

Ne abbiamo parlato più volte in questo blog di questi diritti.

Ma come capire chi ci garantirà i diritti e chi vorrà toglierli?

Non crederemo mica a tutte le promesse elettorali? Ne che un politico vorrà dirci la verità sulle sue intenzioni?

E allora?

Quante domande.

Intanto non fidatevi di chi prometterà l’impossibile.

Non potremo continuare così per sempre, dovremo rivedere il nostro stile di vita. Dobbiamo ridurlo, ma non per consumare meno, dovremo solo consumare meglio.

Basta telefonini, basta cibi esotici, basta usare l’auto, basta sprecare, basta accontentarsi di prodotti scadenti alla moda, basta spendere poco.

Oggi potremmo avere tutti tutto di qualità al giusto prezzo.

diciottenniDiciottenni votiamo

Allora votiamo per chi non ha bombardato nessun tiranno, per destabilizzare l’area. Chi non ha attentato alla nostra Costituzione, per trarne facili vantaggi. Allora votiamo per chi non ha destabilizzato il mondo, per chi quella Costituzione l’ha difesa.

Votiamo per chi non regala i nostri soldi a lobby bancarie, industriali o di servizi. Allora votiamo per chi non ci ha tolto neppure un diritto, o un articolo di statuto, anche se continua a ricordarci i nostri doveri. Come quello di pagarle le tasse, in base alle proprie capacità. Quello stesso che però non si mette in tasca quei soldi come fossero suoi o li regala ai suoi amici come non fossero nostri.

Ceppoduro